Si accede al Parco Vigeland di Oslo, in Norvegia, attraverso
pesanti cancelli in ferro battuto, a poca distanza da una congestionata arteria
cittadina. Ai visitatori che senza fretta procedono lungo i viali del parco,
200 sculture in bronzo e pietra, che si stagliano contro una verde cornice naturale,
illustrano un ritmo pacato, e tuttavia drammatico, le vicende delle stagioni
umane: infanzia, adolescenza, maturità, vecchiaia. Qui un vecchio dalla barba
fluente cinge con gesto affettuoso le spalle dell'anziana compagna che gli si
appoggia al ginocchio; là due giovani sposi, le teste vicine sino a toccarsi,
tengono il loro bambino in un unico abbraccio; più avanti, il primo incontro,
struggente e circospetto a un tempo, di due adolescenti.
Da ogni parte del mondo vengono ad
ammirare questo insolito «museo» [Parco Vigeland], monumento
imperituro alla visione poetica e all'energia creatrice dell'uomo che ha dato
vita a più opere d'arte di qualsiasi altro scultore: Gustav Vigeland.
Dal punto di vista artistico, Vigeland si può dire uscito da quello stampo gotico che è caratteristico
dell'Europa settentrionale, ove l'atto creativo è
di rado scevro da una sofferta agonia: basti ricordare il tormentoso dramma
di Ibsen, le tetre meditazioni del pittore Munch.
La più grande eredità che abbia
lasciato Vigeland è il parco. Appena si varcano i cancelli, il frastuono del
convulso traffico cittadino si attutisce come per incanto fino a spegnersi. Al
di là del ponte la possente fontana di Vigeland fa udire la sua voce sonora.
Peccato che durante la mia visita
fosse stata spenta.
Alla sommità del monumento [il
monolito con 121 figure] si trova la più segreta testimonianza resa da
Vigeland alla forza dello spirito umano: il viso scolpito di un bimbo, il
sorriso rivolto al cielo.
Avrei voluto fotografare ogni singola
statua, ma il tempo a mia disposizione era poco, considerato che passeggiavamo
con un piccolino di neanche un mese, il mio adorato nipotino Leon. Spero comunque che questi miei scatti servano a dare un'idea della mastodontica opera d'arte dello scultore norvegese.
Adolf Gustav Vigeland (Mandal, 11
aprile 1869 – Oslo, 12 marzo 1943) è
stato uno scultore norvegese. La sua
fama è legata soprattutto al Parco di
Vigeland, un'area all'interno del Frognerparken di Oslo dove
sono esposte oltre duecento sue sculture ed altri
lavori.
Vigeland nacque in una piccola città del sud della Norvegia da
una famiglia di artigiani e contadini. A quindici anni fu mandato ad Oslo per fare
l'apprendista presso un intagliatore, ma dovette abbandonare il posto dopo
nemmeno due anni, quando l'improvvisa morte del padre lo costrinse a rientrare
a Mandal per aiutare la famiglia.
Tornò ad Oslo nel 1888, a diciannove
anni, intenzionato a diventare scultore. Grazie al sostegno morale e
finanziario dello scultore Bryunjulf Bergslien, iniziò a
frequentare una scuola d'arte e nell'autunno del 1889 espose per
la prima volta al pubblico una sua opera ("Hagar e Ismaele").
Dal 1891 al 1896 Vigeland
fece diversi viaggi all'estero. Soggiornò a Copenaghen, a Parigi, a Berlino e a Firenze. Quelle esperienze
furono la sua formazione non accademica: a Parigi ebbe modo di frequentare lo
studio di Auguste Rodin, mentre in Italia entrò in
contatto con l'arte antica e con il Rinascimento. In quegli anni
cominciarono ad emergere nelle sue opere alcuni temi che dominarono nel tempo
la sua produzione artistica: la morte e il rapporto tra l'uomo e la donna.
Tenne le sue prime due mostre personali in Norvegia, nel 1894 e nel 1896, ottenendo pareri
molto positivi da parte di alcuni critici.
Dal 1897 al 1902 Vigeland fu
impegnato come scultore nelle opere di restauro della Cattedrale di Nidaros a Trondheim. L'esposizione
all'arte medievale contribuì un nuovo elemento alla sua produzione creativa
autonoma: il drago, simbolo del peccato ma anche della forza della natura, in
lotta contro l'uomo.
Rientrato ad Oslo, ottenne in prestito dal comune uno studio in
disuso dove poter lavorare. In quel periodo in Norvegia c'era un grande
fermento nazionalista, che culminò con l'indipendenza dalla Svezia nel 1905. Il paese voleva
celebrare la propria storia e la propria cultura. Vigeland, ritenuto lo
scultore norvegese di maggior talento, ebbe molte commissioni per statue o
busti commemorativi di illustri compatrioti come, ad esempio, il
drammaturgo Henrik Ibsen e il matematico Niels Henrik Abel.
Nel 1906 Vigeland
presentò un modello in gesso di una fontana monumentale che, secondo le
intenzioni iniziali del Comune di Oslo, sarebbe andata ad adornare la piazza di
fronte al Parlamento Nazionale. L'opera di Vigeland venne accolta con favore,
ma da più parti si sollevarono critiche sulla scelta della collocazione. La
realizzazione pratica della fontana venne perciò rimandata fino a quando non si
fosse trovato un accordo sul luogo dove costruirla. Nel frattempo Vigeland
ampliò il suo progetto originario aggiungendovi vari gruppi scultorei e,
nel 1919, un'alta colonna
in granito.
Nel 1921 il comune di
Oslo decise di abbattere il vecchio edificio dove si trovava lo studio dello
scultore per costruire una biblioteca. Si arrivò ad un
accordo: il comune avrebbe costruito per lui un nuovo edificio destinato a
studio ed abitazione, che sarebbe stato trasformato in museo dopo la sua morte.
In cambio, l'artista si impegnava a donare alla città tutti i suoi lavori,
sculture, disegni, incisioni, compresi i modelli.
Vigeland si trasferì nel nuovo studio in Kirkeveien nel 1924, a poco distanza
dal Parco Frogner, che era stato scelto come luogo
definitivo per la realizzazione della fontana. Nei successivi vent'anni
Vigeland si dedicò alla progettazione, alla realizzazione e all'allestimento
dell'area destinata all'esposizione permanente delle sue sculture, che da lui
prese il nome di Parco di Vigeland.
Nella casa di Kirkeveien visse e lavorò fino alla morte,
nel 1943, e lì ancora
riposano le sue ceneri, conservate nella torre. Come previsto, l'edificio è
stato trasformato nel Museo Vigeland, dove sono
esposte varie opere dell'artista e tutti i modelli originali in gesso delle
sculture del Parco di Vigeland.
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