POETANDO

In questo blog raccolgo tutti gli scritti, poetici e in prosa, disegni e dipinti di mia ideazione. Recensioni stilate da me e da altri autori. Editoriali vari. Pubblico poesie, racconti e dialoghi di vari autori.Vi si possono trovare gallerie d'arte, fotografie, e quant'altro l'estro del momento mi suggerisce di pubblicare. Sulla banda destra della home page, appaiono i miei e-book poetici ed altre sillogi di alcuni autori. Così come le riviste online de L'Approdo e de La Barba di Diogene, tutto si può sfogliare, è sufficiente cliccare sulla copertina. Aggiungo che , sempre nella barra a destra della home page ci sono mie video poesie, con sottofondo musicale. E' sufficiente cliccare sull'immagine per ascoltare testo e musica, direttamente da YouTube. Tutte realizzate dalla eclettica Anna Montella., Ci sono poi i miei libri scritti nel corso di circa 10 anni. Buona lettura e buon ascolto!

sabato, giugno 19

HOPE: SPERANZA - ESPÉRANCE - ESPERANZA - HOFFEN - надеяться ( nadeyat'sya) - 希望 (Xīwàng) di DANILA OPPIO

HOPE - SPERANZA : PER TUTTO IL MONDO

Leggendo un comunicato di Padre Mauro Armanino, sono affiorate alla mia mente determinate considerazioni che avevo già in testa da parecchio tempo.

Mi ricordo che tanti anni fa la Nestlé aveva donato grandi quantità di latte in polvere, destinate ai neonati africani. Che poi morivano. No, non era il latte a causare la loro morte, ma la mancanza di adeguate istruzioni. L’acqua dei pozzi artesiani, quella dei fiumi o raccolta dalle piogge era colma di batteri, e inquinata da altri fattori. 

Se il latte in polvere non è stato accompagnato da spiegazioni chiare, che consistevano semplicemente in: “Fate bollire l’acqua prima di aggiungere la polvere di latte”, tutta quella carità pelosa non solo non è servita a nulla, ma ha causato distruzione.

Altra considerazione: già in Italia, al tempo in cui ho messo al mondo i miei tre figli, (avrebbero potuto essere ancora di più, se due di loro non hanno potuto vedere la luce, perché morti naturalmente nel mio ventre ancora in stato fetale, le coppie si limitavano ad accontentarsi di uno o due figli al massimo.  Quando, parlando con altre mamme,  e dicevo che avevo tre bimbi, mi guardavano stupite e mi dicevano che ero stata brava, ma un po’ incosciente. Tre figli?  Ero considerata quasi un’eroina!

Potevo permettermeli. Sapevo che avrei potuto offrire loro cibo, alloggio comodo, e permettere loro l’istruzione fino alla laurea universitaria. Cosa accaduta. 

Quel che mi lascia parecchio interdetta, è che proprio le popolazioni più povere mettono al mondo un’intera squadra di calcio, senza pensare che spesso il padre, privo di lavoro, non ha alcuna possibilità di nutrire la sua prole, ed è per questo che tanti bimbi muoiono nei primi mesi o anni di vita, denutriti, o ammalati  perché manca il modo adeguato di curarli e nutrirli.

Ricordo che anche nei secoli scorsi, in Italia e nel resto del mondo, sfornavano figli in gran quantità, debilitando le mamme, che spesso morivano ancor giovani. E poi non potevano prendersi cura di loro, sia dal punto di vista della salute, perché allora non c’era l’assistenza medica gratuita, e nutrirli, a meno che non appartenessero a famiglie contadine, che un piccolo pollaio lo avevano,(quindi uova e carne), una mucca per mungere il latte, e un orto e alberi da frutta che producevano un po’ di tutto. Ma gli altri? Quelli che vivevano in città? La battuta che correva di bocca in bocca era questa: “Allora non c’era la televisione e fare all’amore restava l’unico diversivo”. Certo, il controllo delle nascite era proibito dalla Chiesa, i figli sono dono di Dio, il rapporto sessuale deve avere come finalità la procreazione. Peccato che Dio non scenda dal Cielo per portare cibo e cure a tutte quelle creature. E il detto: “Aiutati che il Ciel t’aiuta” non vale per queste situazioni.  Senza andare troppo lontano, anche i coniugi Martin, genitori di Santa Teresina del Bambino Gesù, ebbero nove figli, ma solo cinque figlie giunsero all'adolescenza, e tutte cinque si fecero suore.

Patrick Brontë, Pastore Anglicano, e quindi di buona cultura, ha messo al mondo sette figli, due dei quali sono deceduti in tenera età e anche  l’unico figlio  maschio Branwell e le sorelle, scrittrici di fama, morirono molto giovani.  Eppure non mancava la possibilità economica, anche se non del tutto agiata, però la tubercolosi viaggiava nei secoli, ed ha colpito i figli del Pastore e anche Santa Teresina di Lisieux. Il motivo lo conosciamo: allora esistevano solo cure palliative,  la penicillina non era stata ancora inventata. 

E non lo era neppure quando mia nonna paterna ha avuto ben 11 figli, e gli ultimi  3, una coppia di gemelli nati prematuri (allora non c’erano incubatrici e la possibilità di salvare con adeguate cure i piccoli), e l’altro è deceduto a 3 anni per difterite, proprio perché i vaccini e la penicillina non erano ancora in produzione. Gli altri otto sono sopravvissuti. Perché tanti figli? Perché il nonno aveva possedimenti terrieri, una fattoria da mandare avanti e servivano braccia giovani. Intanto mia nonna era sfibrata da tanti parti. Incoscienti! Questo è il termine che ripeto davanti a tanta prole.

Ho conosciuto una coppia di sposi senegalesi, lui era Consigliere Economico del suo Paese e viaggiava per l’Europa, tra Milano e Bruxelles, quindi dal punto di vista economico non aveva problemi. Quando li conobbi, avevano già dieci figli, tutti belli, sani ed educati in modo perfetto. Lei era già incinta dell’undicesimo, e doveva trascorrere tutta la gravidanza a letto, altrimenti rischiava di perdere la creatura. Alla mia domanda rivolta alla signora: “Perché tanti figli?” Ottenni questa risposta: “Una moglie musulmana ha il dovere di dare al marito tutti i figli che Allah le manda”. Ho saputo da conoscenti che ha messo al mondo un totale di 14 figli. Che  Allah l’aiuti.  Pur trattandosi di gente di cultura, certe mentalità sono dure a morire. 

In ogni caso, loro potevano permettersi il lusso di crescere una numerosa prole, che tantissimi altri emulano, ma è loro negata la possibilità di dare ai figli ciò di cui hanno bisogno. 

Oggi però ci sono tutti i medicinali per aiutare chi è ammalato, perfino i vaccini contro il Covid, (che poi non siano ancora stati  testati a lungo, lo sappiamo, ma si spera producano l’effetto desiderato). 

Si buttano via tanti soldi per cose inutili, e mi riferisco non ai singoli privati, ma alle Nazioni del Mondo.  

Cosa serve andare sulla Luna, arrivare fino a Marte, spendendo cifre astronomiche, se non pensiamo prima agli abitanti della Terra?

Però, non potendo spaccare la testa per sostituire il cervello di tanta gente che si crede padrona dell’Universo, possiamo tornare a più miti consigli e sperimentare il proverbio: “Aiutati che il Ciel t’aiuta”. Come? Educando le popolazioni più povere al controllo delle nascite. Non si mettono al mondo figli come fossero coniglietti, sperando nella loro sopravvivenza. Non si fa, se non siamo certi di poter offrire loro un futuro decente. Ma anche, nell’immediato, almeno cibo e cure mediche. 

E non si mettono al mondo creature contando su aiuti esterni. Che spesso non arrivano a sufficienza e non per tutti. 

Stiamo raggiungendo il numero di quasi otto miliardi di abitanti nel mondo, e neppure il Covid ha ridotto di tanto il numero. Questa è una battuta cinica, lo so, però penso che qualcuno abbia causato questa pandemia proprio con l’intenzione di ridurre la popolazione mondiale. 

A mio avviso, ci staremo ancora tutti su questo nostro pianeta, se solo si mettesse in pratica vera condivisione per non creare un così forte divario sociale.  Proprio i Paesi più sovraffollati e poveri, mettono al mondo tanti figli, ben sapendo che nessuno garantisce la loro sopravvivenza. I genitori per primi. 

I missionari fanno il possibile per fare giungere aiuti, ma mi fido poco delle associazioni benefiche, poiché alla fin fine gli aiuti sono ridotti per un giro d’affari che non mi pare del tutto pulito. 

E mi fido ancor meno di certi governi che pensano agli affari propri e se ne infischiano se le popolazioni del Paesi che governano, che hanno vita non facile, anzi, piuttosto vacillante e senza futuro. 

La sabbia nel Sahel appartiene al deserto, ma si è infiltrata anche nelle menti di chi ha la responsabilità di dare pace, sicurezza e futuro agli abitanti delle Nazioni. Le teste ripiene di sassi e sabbia non producono altro che polvere. 

Danila Oppio

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