Caterina di Jacopo di Benincasa, conosciuta come Caterina da Siena (Siena, 25 marzo 1347 – Roma, 29 aprile 1380), è stata una religiosa, teologa, filosofa e mistica italiana.
È stata proclamata santa da papa Pio II nel 1461 e dottore della Chiesa da papa Paolo VI nel 1970. È stata dichiarata patrona di Roma nel 1866 da papa Pio IX, patrona d'Italia insieme a san Francesco d'Assisi da papa Pio XII nel 1939 e compatrona d'Europa da papa Giovanni Paolo II nel 1999.
Caterina nacque a Siena, nel rione di Fontebranda, nella contrada dell'Oca, nel 1347, figlia del tintore di panni Jacopo di Benincasa e di sua moglie Lapa di Puccio di Piagente, ventitreesima di venticinque figli. Assieme a lei nacque una sorella gemella, battezzata con il nome di Giovanna, che morì a poche settimane di vita.[3]
A differenza dei fratelli, fu lungamente allattata dalla madre, come testimoniano le opere di Raimondo da Capua, suo grande estimatore, assiduo frequentatore della madre di lei a seguito della sua morte. Fece voto di verginità a sei anni, quando iniziò ad avere visioni.
Quando Caterina raggiunse l'età di dodici anni, i genitori iniziarono varie trattative per concludere un matrimonio vantaggioso per la figlia. Caterina, totalmente in disaccordo in quanto promessa a Dio, si scontrò con le aspettative dei genitori. A seguito di un dialogo con la sorella Bonaventura, Caterina sembrò accettare il suo destino, ma poi, a quindici anni, a seguito della morte della sorella di parto, dichiarò espressamente che si era votata al Signore e che non intendeva ritirare la parola data. Bisogna tuttavia tenere presente che, nel Medioevo, se una donna voleva consacrarsi a Dio con i voti religiosi, l'unica strada che poteva percorrere era quella di entrare in un monastero e versare a esso una dote; Caterina non aveva questa possibilità perché non possedeva una dote nei termini richiesti. Però non cedette, pur non sapendo come avrebbe realizzato il suo desiderio
Caterina scese così nel concreto pensando di entrare fra le Terziarie domenicane, che a Siena erano note con il nome di "mantellate" a causa del mantello nero che copriva la loro veste bianca. La giovane senese aveva da poco passato i sedici anni ed era quindi troppo giovane per garantire la perseveranza sotto la regola dell'Ordine, quindi monna Lapa, spinta dalle insistenze della figlia, si decise ad andare a parlare alla priora delle Sorelle della penitenza di San Domenico, ma ne ebbe un rifiuto perché esse non erano solite ammettere le vergini all'abito, bensì solo vedove o donne in età matura e di buona fama.
Caterina da Siena fu poco dopo colpita da una malattia: altissime febbri e penosissime pustole ne sfigurarono il volto, facendola sembrare più anziana e meno aggraziata di quello che era. Allora Caterina pregò la madre di recarsi nuovamente dalla priora per dirle che lei sarebbe morta se non l'avessero ammessa nella loro confraternita. La priora, a sentire quella accorata implorazione, mandò alcune consorelle anziane a sincerarsi della situazione e della costanza dei sentimenti di Caterina. Le suore furono impressionate dai lineamenti sfigurati dell'ammalata e dall'ardore del suo desiderio di ricevere l'abito domenicano e riferirono tutto fedelmente. L'ammissione di Caterina fu accettata a pieni voti. La buona notizia fu accolta con lacrime di gioia dall'ammalata a e ciò contribuì a farla guarire dalla malattia e nell'anno 1363 (il suo sedicesimo anno di vita), nella basilica di San Domenico, le fu dato l'abito dell'Ordine. Entrata a fare parte delle Mantellate, Caterina non aveva esperienza di preghiere, adunanze e pratiche penitenziali. Ma era soprattutto la preghiera comune la cosa più difficile per lei. Infatti le preghiere erano per lo più in latino, come la Messa, ma Caterina, salvo il Paternoster e l'Ave, non sapeva né capiva altro. Non sapendo né leggere né scrivere, chiese a una consorella più istruita di insegnarle quel tanto che bastava, ma non ne ricavò nulla. Per tre anni si isolò dalle altre suore.
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Ciclo su Seicento lombardo a Brera (Milano)
L’ESTASI DI S. CATERINA DA SIENA 80189
(Cairo)
Sei, Caterina, immersa nell’immenso
dramma di questa nostra Redenzione,
che vuol l’annientamento del Maestro.
Contempli inorridita tanto scempio
del Corpo suo santissimo. Vorresti
potergli almen lenire qualche pena,
facendoti tu stessa trapassare
il capo dalle spine sì pungenti!
(Milano 20-7-2017), Padre Nicola Galeno
Ciclo sulle Vetrate di S. Maria Segreta a Milano
S. CATERINA DA SIENA 80415
Caterina, pur povera, ti senti
ancor fin troppo ricca quando incontri
un mendicante: doni largamente,
vedendo in lui l’amato Salvatore!
(Milano 4-8-2017), Padre Nicola Galeno
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