In anteprima assoluta, presento la nuovissima silloge poetica di Tommaso Mondelli, della quale ho curato la revisione dei testi, studiato la copertina e scritto la presentazione. L'ho fatto, perché credo nelle capacità artistiche e nella grande cultura umanistica dell'autore. La partecipazione di Anna Montella è stata la ciliegina sulla torta, poiché si è occupata dell'impaginazione, dell'editing e perfezionato la copertina, che ha reso ad alta definizione, per non dire dell'assistenza costante fino alla pubblicazione su Ilmiolibro del Gruppo L'Espresso-Feltrinelli.
Il libro è acquistabile online al link qui sopra riportato, e se desiderate leggere le prime pagine dello stesso, cliccate sul link sottostante.
PRESENTAZIONE di Danila Oppio
L’autore ha ben sottotitolato con Il tormentone questa sua nuova raccolta
poetica, la decima, poiché tratta di argomenti spesso incentrati contro il
malgoverno. In una delle prime poesie, ha ripreso Tedeschi e Granduca di Giuseppe Giusti. L’ha fatto a ragion veduta,
in parte perché Mondelli si rifà allo stile metrico in quartine e in rime
alternate usate dal poeta vissuto nella prima metà dell’ottocento, e in parte –
e non è un caso – le opere dell’autore sono state comparate anche a quelle di
Trilussa.
Appare chiaro che Mondelli, sorridendo sotto i
baffi, si fa beffe del popolo pecorone e dei governanti che tutto fanno, meno
che governare. A chi si è ispirato,
riprendendo il sonetto di Giusti? Riporto l’ultimo graffiante verso del poeta
toscano, con la chiosa di Mondelli, così
che all’indovinello posto dall’autore, si può ben presto dare l’adeguata
risposta.
Il Granduca sta su per i
Tedeschi,
E i Tedeschi son qui per il Granduca;
E noi paghiamo Granduca e Tedeschi"
(Giuseppe Giusti)
Se voi sapete dove e chi
è Granduca
che sia oggi un buon
italo e toscano
saper che possa esser
sol più un Duca
un tanto nemmeno ad
essere italiano.
(Tommaso Mondelli)
Ho esordito con questo
stralcio di poesia, per lasciare una piccola traccia, l’impronta del pensiero
di Mondelli, e quale sia il suo stile poetico. Facile comprendere: ironico,
sardonico, divertito…ma pur sempre pacato. In quella quiete di chi sa
raccontare una storiella, con un sorriso serafico, usufruendo di una certa
“verve” travolgente e, nel contempo, con lingua tagliente mette a nudo le
debolezze umane, e senza alcun dubbio, certe verità che aprono gli occhi anche
a chi se li benda, per non vedere le nefandezze che ci gravitano attorno.
Tormentone…siamo tormentati da troppi problemi. Lavoro:
inesistente per molti giovani. Denaro: che rotola via dalle nostre tasche, per
confluire nelle Casse dello Stato. Sempre più tasse e meno reddito. Povera
Italia e poveri italiani!
E non basta. L’autore si
diletta a decantar personaggi mitologici ma, anche in questo, c’è un sottile
riferimento a situazioni attuali. E’ così che allora compone i suoi libelli
spostando il pensiero sulla vita, unico incommensurabile dono, sulla giustizia,
sulle tasse (gabelle) esose, sugli errori umani, sulle inutili riforme, sui
vecchi tabù e via di seguito.
Lascio ai lettori il
divertito piacere di leggere queste piacevoli composizioni poetiche. Sarebbe
bello impararne a memoria qualcuna, così come successe a me, ai tempi di
scuola, studiando la simpatica poesia titolata Sant’Ambrogio, il cui autore, nemmeno a dubitare, era il celebre
Giusti.
Vostra Eccellenza, che mi sta in cagnesco
per que' pochi scherzucci di dozzina,
e mi gabella per anti–tedesco
perché metto le birbe alla berlina,
o senta il caso avvenuto di fresco,
a me che, girellando una mattina,
capito in Sant'Ambrogio di Milano,
in quello vecchio, là, fuori di mano.
M'era compagno il figlio giovinetto
d'un di que' capi un po' pericolosi,
di quel tal Sandro, autor d'un romanzetto
ove si tratta di promessi sposi...
Che fa il nesci, Eccellenza? o non l'ha letto?
Ah, intendo: il suo cervel, Dio lo riposi,
in tutt'altre faccende affaccendato,
a questa roba è morto e sotterrato.
per que' pochi scherzucci di dozzina,
e mi gabella per anti–tedesco
perché metto le birbe alla berlina,
o senta il caso avvenuto di fresco,
a me che, girellando una mattina,
capito in Sant'Ambrogio di Milano,
in quello vecchio, là, fuori di mano.
M'era compagno il figlio giovinetto
d'un di que' capi un po' pericolosi,
di quel tal Sandro, autor d'un romanzetto
ove si tratta di promessi sposi...
Che fa il nesci, Eccellenza? o non l'ha letto?
Ah, intendo: il suo cervel, Dio lo riposi,
in tutt'altre faccende affaccendato,
a questa roba è morto e sotterrato.
Chiedo venia all’autore, per
aver riportato queste due strofe del poeta toscano, che credo rivelino, un poco
meglio, lo stile di Mondelli il quale, come ci narra la tradizione popolare
nella maschera di Arlecchino, ridendo e scherzando, dice la verità. E giù
bastonate!
Ridentem dicere verun: quid vetat? (Orazio, “Satire” libro
I) Dire la verità ridendo, cosa lo vieta?
Freud asseriva che scherzando
si può dire tutto. Sì, perché “la verità non è ciò che si direbbe una buona,
gentile e fine fanciulla” (Oscar Wilde). Mentre l’adulazione procura “amici”
(evidentemente a tanti piace esser presi
per il lato B!).
Dire pane al pane e vino al
vino (espressione con cui si vuole evidenziare il lodevole comportamento di chi
sa esprimere con franchezza e senza timori reverenziali verso qualcuno, il
proprio parere positivo o negativo) fa spesso passare per insensibili, ma
questa è tutta un’altra storia. Volendo, si può anche scegliere di mentire con
garbo. Non è il caso di Mondelli, che ama la sincerità e la verità e la usa,
anche andando contro l’attuale corrente, che è mistificatoria.
Conosco la stima che l’autore
ha nei riguardi di Winston Churchill.
Riporto volentieri un aforisma
del grande statista britannico: “A volte l’uomo inciampa nella verità ma, nella
maggior parte dei casi, si rialza e continua per la sua strada”. E aggiungo una
citazione di Friedrich Nietzsche, che condivido: “Le convinzioni, più che le
bugie, sono nemiche pericolose della verità”. Troverete conferma nella poesia
Tabutot, presente nella silloge, nel suo contenuto, lo stesso pensiero del
filologo e filosofo tedesco.
Le poesie contenute in questa raccolta poetica,
non solo mi hanno regalato un sorriso, ma portato a riflettere seriamente su
quanto poco sappiamo difendere i nostri diritti, su come spesso ci lasciamo
turlupinare da affabulatori che ci intortano con promesse che sanno benissimo
di non sapere o poter mantenere. Mi direte: “Ma non possiamo far nulla, per
controbattere ed ottenere giustizia, uguaglianza e buone leggi” e avete
ragione, però possiamo almeno prenderne atto, e sorridere, come simpaticamente
ha saputo fare l’autore, con questa sue piacevoli poesie.
In questi ultimi decenni, etica, morale,
rispetto per la vita, il desiderio che ognuno abbia una dignitosa esistenza,
sono ormai considerati di poco conto, mentre ipocrisia, indifferenza ed
egoismo, per non dire menzogna, si espandono a macchia d’olio. Se non ci
fossero scrittori e poeti che, come Mondelli, cantano le lodi ai sani principi
morali, ironizzando sui vizi e debolezze umane, si estinguerebbero i Cavalieri
che, senz’armi e armature, combattono per la difesa dei diritti civili. E
Mondelli Cavaliere è, sia nell’animo e per essere stato insignito
dell’onorificenza di Cavaliere, ottenuta dal Presidente della Repubblica
Italiana.
Il mio spassionato consiglio è di leggere e
gustarne il contenuto, che ci è stato cantato per le rime e in rima,
dall’estroso, geniale e produttivo poeta Tommaso Mondelli.
Grazie Tommaso, per il dono della tua saggezza
poetata con acuto e sagace intelletto!
Danila
Oppio
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