Ho
la vita che mi sanguina tra le mani,
non
conosce cespugli di rose
né
cotogne dorate al tramonto del sole
né
fari abbaglianti nel vuoto del cielo
né
raggi sbagliati su schermi giganti.
(Ho
ancora nel cuore quel ramo
del
lago di Como inutilmente operoso
per
scalzi scalini e preghiere nell’acqua).
Ma
non c’entra il singhiozzo
per
tutti i morti del giorno,
non
c’entra sapere che cosa succede
se
non ciuffi feroci di lacrime
e
palme sbadate lungo oasi
di
desideri.
(C’è
chi invoca il medioevo
lungo
sentieri di legno
già
disegnati dagli avi).
Siamo
al bivio del mondo,
il
mondo lo sa,
ma
gli uomini insistono
a morire di odio.
Lorenzo Poggi
Ormai, siamo tutti su una zattera.
RispondiEliminaLa stessa zattera, anche se talvolta sembra grande come un continente e talvolta piccola come è la nostra casa.
Tutta la Terra è un’unica terra, come se la deriva dei continenti li avesse di nuovo riuniti tutti insieme.
C’è il mare tutto attorno a noi e da lui arrivano le grida dei migranti sulle loro zattere microscopiche ansiose di sbarcare su un’altra terra che non c’è.
Intendo migranti poveri e migranti ricchi. I primi cercano solo la salvezza, i secondi cercano la salvezza nella ricchezza.
Due diversi modi di fotografare il fenomeno mettono in evidenza il destino in piccolo e il destino in grande.
Ma la zattera è una.
E’ venuto il tempo di sentirlo.
Che la Terra è una, una sola. Unica. Per tutti.
Non ci sono più zattere che navigano lontano, ognuna proteggendo la propria cultura e il proprio aspetto.
Ognuna è sbarcata dall’altra.
Il viaggio è arrivato al suo termine.
Cioè, finalmente, al suo principio.
Angela Fabbri