POETANDO

In questo blog raccolgo tutti gli scritti, poetici e in prosa, disegni e dipinti di mia ideazione. Recensioni stilate da me e da altri autori. Editoriali vari. Pubblico poesie, racconti e dialoghi di vari autori.Vi si possono trovare gallerie d'arte, fotografie, e quant'altro l'estro del momento mi suggerisce di pubblicare. Sulla banda destra della home page, appaiono i miei e-book poetici ed altre sillogi di alcuni autori. Così come le riviste online de L'Approdo e de La Barba di Diogene, tutto si può sfogliare, è sufficiente cliccare sulla copertina. Aggiungo che , sempre nella barra a destra della home page ci sono mie video poesie, con sottofondo musicale. E' sufficiente cliccare sull'immagine per ascoltare testo e musica, direttamente da YouTube. Tutte realizzate dalla eclettica Anna Montella., Ci sono poi i miei libri scritti nel corso di circa 10 anni. Buona lettura e buon ascolto!

venerdì, novembre 12

Canto XXVI dell'Inferno di Dante di DANILA OPPIO



 

Ulisse e le sirene è un dipinto di Herbert James Draper, pittore inglese nato a Londra nel 1863 e morto nel 1920. Ho scelto questo quadro non solo per la sua bellezza, ma perché mi riporta alla tentazione in cui è incappato il personaggio del racconto di Renata Rusca Zargar, IL VIAGGIO. Ulisse si è fatto legare all’albero della nave, mentre Alfredo si è inabissato con l’aereo su cui volava, nelle acque del mare, evitando così di sbagliare. Entrambi sono comunque annegati.

Canto XXVI dell'Inferno di Dante

Il canto di Ulisse è ambientato nell'8° cerchio, il girone infernale dove sono puniti i consiglieri di frode. Tra questi, Ulisse è il più rappresentativo tra coloro che se ne sono macchiati.

Questo canto riporta due versi molto conosciuti, che sono quelli che ho evidenziato in grassetto:

Mi ha preso così tanto, questo Canto dantesco che, per conto mio, l’avevo imparato a memoria fin da giovane, solo a partire dal verso 90 fino alla fine. Ora che il tempo ha fatto i suoi danni, la mia memoria non è più quella di allora, e lo ricordo a tratti. Ho così deciso di ritrovarlo, e di pubblicalo qui, grazie al racconto IL VIAGGIO di Renata Rusca Zargar, che finisce proprio con lo stesso verso di Dante. 

Inizia così questo canto:

  Godi, Fiorenza, poi che se' sì grande, che per mare e per terra batti l'ali, e per lo 'nferno tuo nome si spande!                        

  Tra li ladron trovai cinque cotali tuoi cittadini onde mi ven vergogna, e tu in grande orranza non ne sali.   

E mi fermo al verso 90, quando comincia a trattare di Ulisse.

 indi la cima qua e là menando, come fosse la lingua che parlasse, gittò voce di fuori, e disse: 

"Quando

mi diparti’ da Circe, che sottrasse

me più d’un anno là presso a Gaeta,

prima che sì Enëa la nomasse,


né dolcezza di figlio, né la pieta

del vecchio padre, né ’l debito amore

lo qual dovea Penelopè far lieta,


vincer potero dentro a me l’ardore

ch’i’ ebbi a divenir del mondo esperto

e de li vizi umani e del valore;


ma misi me per l’alto mare aperto

sol con un legno e con quella compagna

picciola da la qual non fui diserto.


L’un lito e l’altro vidi infin la Spagna,

fin nel Morrocco, e l’isola d’i Sardi,

e l’altre che quel mare intorno bagna.


Io e’ compagni eravam vecchi e tardi

quando venimmo a quella foce stretta

dov’Ercule segnò li suoi riguardi


acciò che l’uom più oltre non si metta;

da la man destra mi lasciai Sibilia,

da l’altra già m’avea lasciata Setta.


"O frati," dissi, "che per cento milia

perigli siete giunti a l’occidente,

a questa tanto picciola vigilia


d’i nostri sensi ch’è del rimanente

non vogliate negar l’esperïenza,

di retro al sol, del mondo sanza gente.


Considerate la vostra semenza:

fatti non foste a viver come bruti,

ma per seguir virtute e canoscenza".


Li miei compagni fec’io sì aguti,

con questa orazion picciola, al cammino,

che a pena poscia li avrei ritenuti;


e volta nostra poppa nel mattino,

de’ remi facemmo ali al folle volo,

sempre acquistando dal lato mancino.


Tutte le stelle già de l’altro polo

vedea la notte, e ’l nostro tanto basso,

che non surgëa fuor del marin suolo.


Cinque volte racceso e tante casso

lo lume era di sotto da la luna,

poi che 'ntrati eravam ne l'alto passo,


quando n’apparve una montagna, bruna

per la distanza, e parvemi alta tanto

quanto veduta non avëa alcuna.


Noi ci allegrammo, e tosto tornò in pianto;

ché de la nova terra un turbo nacque

e percosse del legno il primo canto.


Tre volte il fé girar con tutte l’acque;

a la quarta levar la poppa in suso

e la prora ire in giù, com’altrui piacque.


infin che ’l mar fu sovra noi richiuso".


Danila Oppio con l'aiuto di Dante e di Draper...tutti e tre i nomi iniziano con la D

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