Il cimitero dei bambini di Niamey
Piccole tombe di sabbia che le scarse piogge e il vento trafiggono e limano nel silenzio. Altre sono ricoperte da uno strato leggero di cemento sul quale si scrive il nome e talvolta la duplice nascita. Solo alcune portano piastrelle che sembrano sfidare con successo il tempo che scorre tra una stagione e l’altra. Il due novembre c’era un discreto numero di fedeli a rendere insolitamente animato il nuovo cimitero cristiano della capitale. Hanno riservato ai bambini tutto un settore del camposanto che si allarga con quotidiana determinazione. In alcuni casi i genitori e i parenti dei bambini hanno scritto il nome e la data dell’altra nascita su una lamiera saldata a un supporto a forma di croce dipinta di nero. Per altre tombe la croce è formata da due legni tenuti assieme da un filo di precaria speranza. Su alcune si trova una candela piegata dal calore del giorno. Altre, infine, tendono a scomparire e a confondersi con la terra alla quale sono tornate.
François René nato la prima volta il 14 gennaio del 2013 e la seconda il 24 di ottobre di quest’anno. Godwin nato e tornato lo stesso giorno, il 24 aprile di quest’anno. Gloria arrivata il 20 agosto dell’anno scorso e ripartita il 20 di giugno di quest’anno. Timothé nato il 26 di gennaio del 2020 e partito in fretta quest’anno nel mese di giugno. Ameline giunta l’11 dell’undicesimo mese del 2019 e salpata il 10 di settembre di quest’anno. Per Eli c’è una sola data scritta: il 19 aprile del 2021. Samson ha attraversato per un mese il Paese perché, nato l’11 febbraio di quest’anno ha pensato bene di ripartire lo stesso giorno del mese seguente. Di Aliya, la principessa migrante del Sahel avevamo commentato a suo tempo il breve transito. Giusto due mesi e qualche giorno per una malattia non curata con prontezza al dispensario. Per Gabriel i mesi di passaggio sono stati cinque, da maggio a ottobre dell’anno scorso. Gerard, infine, ha vissuto meno di un mese, l’anno scorso. Accanto alle date hanno scritto ‘ Tutto è grazia’.
Piccole tombe di sabbia, ricoperte di cemento o rese più visibili da piastrelle che cambiano di paesaggio, secondo il vento. Su una di queste hanno seminato una piantina che ha cominciato a crescere. Su altre non si trova nulla e su alcune, come detto, riposa una croce adagiata in attesa. In una di questa hanno deposto un paio di scarpine bianche perché la bimba possa continuare, altrove, a camminare. Nell’altra, infine, hanno sparso una manciata di biscottini e lasciato aperto il sacchetto nel caso dovesse tornare.
Mauro Armanino, Niamey, 2 novembre 2021
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