Savonese, impegnata in ambito sociale, studiosa di cultura islamica e indiana, insegnante in quiescenza di letteratura e storia nelle Scuole Superiori, abilitata pure in filosofia, ha pubblicato diversi saggi e romanzi anche con il marito Zahoor Ahmad Zargar. Della stessa collana, è già uscito “Che te ne fai di un’altra femmina?”. Cura un Blog, noto in Italia e all’estero, di cultura, ecologia e società: “Senza fine: Arte, Cultura e Società di Renata Rusca Zargar”.
Introduzione
Anche Savona, a suo tempo, ha avuto due streghe condannate dal Tribunale dell’Inquisizione.
Un soggetto che ho deciso di raccontare perché le “streghe” sono state donne come me che, nella maggior parte dei casi, cercavano solo di aiutare gli altri.
Donne di cui gli uomini avevano paura.
Infatti, l’uomo che ha paura delle donne pretende di sottometterle, in modi diversi a seconda dei tempi e dei luoghi, ma pur sempre a suo uso e consumo.
L’uomo non riesce ad accettare un ruolo paritario tra esseri umani.
In questa raccolta di racconti non ho trattato solo di streghe, perché il maschio è pure un infame che cerca il sesso con bambine schiave della povertà oppure stupra le ragazze e poi posta le scene intime sui social. Le cronache ne parlano spesso.
Perché, dunque, insistere su queste tematiche?
Io credo che sia doveroso, e spero di essere letta da quante più persone possibile.
Spero di essere letta soprattutto da quelli/e che non si rendono conto di quanto la donna rischi in tutte le relazioni, di famiglia e di lavoro, di quanto sia sempre in pericolo, molte volte fisico e spessissimo spirituale, nella sua dignità di essere umano.
Più o meno, viene uccisa una donna ogni tre giorni, però, tantissime sono picchiate, tormentate, insultate, violentate, denigrate.
Per cambiare, bisogna prima di tutto che gli uomini e le donne comuni come noi, e specialmente le mamme di bambini e bambine, prendano consapevolezza del problema.
Bisogna, insomma, che se ne parli, che si rifletta, per fuggire dalle situazioni a rischio, per acquisire sicurezza, per cambiare mentalità.
In occasione del 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, ho pubblicato già un’altra raccolta dal titolo illuminante: “Che te ne fai di un’altra femmina?”.
In occasione dell’8 marzo, Giornata internazionale dei diritti della donna, esce, infine, questo nuovo testo, ancora su questioni che riguardano le donne.
Sono convinta, infatti, che il dovere di una scrittrice sia soprattutto far ragionare le persone sulla parità, qualunque sia il genere.
L’8 marzo è la Giornata internazionale dei diritti della donna, celebrata per la prima volta nel 1911, in Austria, Danimarca, Germania e Svizzera. Nel 1908, infatti, 15.000 donne avevano marciato per New York chiedendo orari di lavoro più brevi, una paga migliore e il diritto di voto e, nel 1909, il Partito Socialista d’America aveva dichiarato la prima Giornata Nazionale della Donna. Allora, Clara Zetkin, attivista comunista e sostenitrice dei diritti delle donne, aveva suggerito la creazione di una giornata internazionale. Nel 1910, aveva presentato la sua proposta a una Conferenza internazionale delle donne lavoratrici a Copenaghen e le 100 donne presenti, provenienti da 17 paesi, avevano accettato all’unanimità. Non c’era, però, ancora una data fissa. Durante la guerra, nel 1917, ci fu uno sciopero delle donne russe che chiedevano “pane e pace”. Quattro giorni dopo lo sciopero, lo zar era stato costretto ad abdicare e il governo provvisorio aveva concesso alle donne il diritto di voto. Lo sciopero era iniziato l’8 marzo, perciò quella data è diventata la Giornata internazionale della donna. I colori di IWD (International Women Day) sono: il viola che significa giustizia e dignità, il verde che simboleggia la speranza, il bianco che rappresenta la purezza. Questi colori hanno avuto origine dalla Women’s Social and Political Union (WSPU) nel Regno Unito nel 1908, che ha lottato fortemente per ottenere il voto alle donne con la sua leader Emmeline Pankhurst.
L’UDI (Unione Donne in Italia), creata nel 1944, a Roma, per iniziativa di donne appartenenti al PCI, al PSI, al Partito d’Azione, alla Sinistra Cristiana e alla Democrazia del Lavoro, aveva celebrato l’8 marzo nel 1945, la prima giornata della donna nelle zone dell’Italia libera, mentre a Londra veniva approvata e inviata all’ONU una Carta della donna contenente richieste di parità di diritti e di lavoro. Con la fine della guerra, l’8 marzo 1946 fu celebrato in tutta l’Italia e vide la prima comparsa del suo simbolo, la mimosa, sia perché fiorisce tra febbraio e marzo che perché è un fiore economico, secondo un’idea di Teresa Noce, Rita Montagnana e Teresa Mattei. Solo dagli Anni ‘70, però, la Festa è stata accettata ufficialmente.
È un po’ difficile, quest’anno, pensare a una Festa quando vediamo ovunque donne e madri colpite dalla guerra, con figli uccisi e feriti, vittime o soldati. A chi possiamo donare la mimosa? Ai profughi che hanno perso casa, lavoro, speranza, o a chi ha mariti e figli a combattere?
I diritti della donna, infatti, possono esistere solo in un mondo pacifico perché non ci sono diritti se la propria vita e quella dei propri cari non sono salve.
Possiamo, comunque, lottare per la pace e perché nel mondo si raggiunga la parità di genere, quale che sia il proprio genere.
Per tutta la vita io mi sono impegnata nella società per i diritti delle donne e, nel 2021, in occasione della Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne, il 25 di novembre, avevo voluto che uscisse il libro “Che te ne fai di un’altra femmina?”, una raccolta di storie di donne occidentali e orientali che amano eppure subiscono violenza. In uno dei racconti, avevo persino immaginato un altro Pianeta dove, però, si perpetuava la stessa mentalità terrestre: la donna è un oggetto e come tale può essere distrutta. (qui si può leggere l’estratto: CHE TE NE FAI DI UN’ALTRA FEMMINA?: storie di donne del mondo orientale e occidentale con una puntata su un nuovo Pianeta (RACCONTI DI DONNE) eBook : RUSCA ZARGAR, RENATA: Amazon.it: Kindle Store)
Per l’8 marzo, ho, inoltre, pubblicato “Storia della strega di Savona e altri racconti di violenza”, testo che, come il precedente, fa parte della collana “Racconti di donne”.
Avevo letto, infatti, che, anche Savona, a suo tempo, aveva avuto due streghe condannate dal Tribunale dell’Inquisizione. Le “streghe”, lo sappiamo, sono state donne che, nella maggior parte dei casi, cercavano solo di aiutare gli altri. Donne di cui gli uomini avevano paura e delle quali bisogna onorare la memoria. In questa raccolta di racconti, però, non ho trattato solo di streghe, ma anche di sesso con bambine schiave della povertà, di stupri e di cyber bullismo. Fatti di cui le cronache parlano spesso visto che, in Italia, viene uccisa una donna ogni tre giorni e tantissime sono picchiate, tormentate, tradite, insultate, violentate, denigrate. Credo, allora, che il mio dovere, come scrittrice e come donna, sia soprattutto far riflettere le persone sulla parità e sulla dignità degli esseri umani, qualunque sia il genere, il colore, la religione. (Si può leggere l’estratto del volume al link: STORIA DELLA STREGA DI SAVONA: e altri racconti di violenza (RACCONTI DI DONNE) eBook : RUSCA ZARGAR, RENATA: Amazon.it: Libri)
(Renata Rusca Zargar)
Formato cartaceo
Formato Kindle
Sono storie molto interessanti, vi invito a leggerle!
Danila Oppio per Renata Rusca Zargar
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