Oggi ho avuto comunicazione di aver vinto il primo premio ex aequo per la pièce teatrale con la quale ho partecipato al concorso
Premio Nazionale DE LEO-BRONTË 2018
EDIZIONE SPECIALE PER IL 200esimo ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DI EMILY BRONTË.
In attesa di ricevere l'antologia nella quale verrà pubblicato, anticipo qui il testo, così come lo avevo pensato. Ovviamente in antologia non apparirà con le immagini che qui, per renderlo più completo, sono inserite.
Monologo
teatrale di Emily Brontë
Preambolo
Hi, gentile pubblico, grazie della vostra presenza.
Stasera interpreterò la parte della scrittrice inglese Emily Brontë,
che vi racconterà qualcosa del suo romanzo Cime Tempestose, il cui titolo
originale è Wuthering Heights, pubblicato nel 1847
(e in seconda edizione postuma, nel 1850).
Il romanzo, che oggi è molto popolare e che col tempo ha guadagnato il consenso
unanime della critica, fino a diventare un “classico”, tratta temi fondamentali del Romanticismo, come l’amore, la solitudine,
l’odio, la vendetta. In particolare, anche nella ricezione del romanzo presso i
lettori dell’epoca, la descrizione cruda e diretta delle passioni umane ha il
suo punto d’irradiazione nel personaggio di Heathcliff e nel suo amore distruttivo per Catherine
Earnshaw.
L’ambientazione è quella della suggestiva brughiera inglese, presso
la casa colonica di Wuthering Heights, che dà il nome al
libro.
Cime tempestose è di struttura complessa, organizzata per successivi flashback, così che una
narrazione interna ne richiami un’altra ambientata nel passato che a sua volta
ne richiama un’altra e così via, come in un gioco di scatole cinesi.
Un momento di silenzio, l’attrice esce dalla scena, e
rientra nelle vesti di Emily.
Immagino che vorrete saperne qualcosa di più, direttamente
da me, e allora vediamo quando e dove ho ambientato questo mio romanzo.
L’azione comincia nel 1801 quando il nuovo
inquilino del casale di Thrushcross
Grange, Mr. Lockwood - sulle cui note ho costruito buona parte del
romanzo - s’informa presso la governante Nelly Dean, sul suo singolare padrone
di casa, Heathcliff, che vive a
Cime tempestose, un antico maniero nella brughiera inglese. Lockwood
è
stato particolarmente colpito dalla figura dura e scontrosa dell’uomo, dopo
aver trascorso una notte proprio nella sua proprietà, a causa di un’improvvisa
tempesta.
L’attrice che impersona Emily si zittisce, poi
cambia tono di voce e, in maniera più enfatica, inizia a recitare alcuni brani
estrapolati dal romanzo.
- La violenza e il
tradimento, sono armi a doppio taglio: feriscono più gravemente chi le usa, di
chi le soffre.
- Solo gli inquieti
sanno com’è difficile sopravvivere alla tempesta, e non poter vivere senza.
- Il mio gran
pensiero, nella vita, è lui. Se tutto il resto perisse e lui restasse, io
potrei continuare a esistere, ma se tutto il resto durasse e lui fosse
annientato, il mondo diverrebbe, per me, qualche cosa d’immensamente estraneo:
avrei l’impressione di non farne più parte.
- Non dirò a lui
quanto lo amo, e non perché sia attraente, ma perché è per me più di quanto lo
sia io stessa.
- Io gli ho dato il
mio cuore, e lui l’ha preso e l’ha stretto crudelmente fino a ucciderlo.
- Ho sognato nella mia
vita, sogni rimasti sempre con me, e che hanno cambiato le mie idee; sono
passati attraverso il tempo e attraverso me, come il vino attraverso l’acqua,
ed hanno alterato il colore della mia mente.
- Ci deve essere,
fuori di noi, un’esistenza che è ancora la nostra. A che scopo esisterei, se
fossi tutta contenuta in me stessa?
Sullo schermo, posto alle spalle dell’attrice,
appare la proiezione dell’immagine di copertina, in edizione recente, del
romanzo della Brontë.
L’attrice, sempre nelle vesti di Emily, dopo un
breve silenzio, riprende in tono discorsivo.
La storia continua, in un dramma da saga familiare,
dove i sentimenti si mescolano e i personaggi che li vivono si dibattono tra
amore e odio, che tracima in vendetta, avvolti in un senso di solitudine e
sofferenza interiore, tanto che, alla fine, il dramma giunge alla catarsi.
Tralascio la
parte centrale, e arrivo verso la fine del romanzo. Heathcliff si è impadronito,
attraverso varie vicende, di entrambe le magioni della brughiera. Termina qui
il resoconto di Nelly a Mr. Lockwood, che abbandona Thrushcross Grange per
Londra e tornerà nella brughiera solo alcuni mesi dopo. In questa circostanza,
Lockwood viene a sapere che l’iniziale astio tra Cathy e Hareton sta diventando
un sentimento di intesa, mentre Heathcliff, ormai estraniato dal mondo,
è ossessionato dalle visioni del fantasma di Catherine. Dopo quattro
giorni senza cibo, egli è rinvenuto cadavere nella camera dell’amata, accanto
alla quale sarà sepolto. Cathy e Hareton si sposano, mentre, secondo le dicerie
popolari, i fantasmi di Heathcliff e Catherine vagano insieme, liberi, per la
brughiera.
In effetti, non è per questo mio ormai celeberrimo
romanzo che la migliore critica anglosassone mi annovera come la scrittrice più
"dotata" rispetto alle mie due sorelle, bensì per i miei testi
poetici che rifulgono come diamanti nella letteratura inglese
dell'Ottocento. Per esempio questo, che reciterò nella versione inglese e
nella traduzione in italiano (e perdonate se non pronuncio bene la vostra
lingua).
Love and friendship
Love is like the wild rose-briar,
Friendship like the holly-tree
The holly is dark when the rose-briar
blooms
But which will bloom most constantly?
The wild rose-briar is sweet in spring,
Its summer blossoms scent the air;
Yet wait till winter comes again
And who will call the wild-briar fair?
Then scorn the silly rose-wreath now
And deck thee with the holly’s sheen,
That when December blights thy brow
He still may leave thy garland green.
Amore e
amicizia
L'amore è come la rosa canina,
Amicizia come l'agrifoglio
L'agrifoglio è scuro quando fiorisce la rosa canina.
Ma quale fiorirà più costantemente?
La rosa canina è dolce in primavera,
I suoi fiori estivi profumano l'aria;
Eppure attendi che arrivi l'inverno
E chi mai cercherà la rosa canina?
Quindi disdegna ora la stupida ghirlanda di rose
E rivestiti con la lucentezza dell'agrifoglio,
Che quando dicembre ti massacra la fronte
Potrebbe ancora lasciare la tua
ghirlanda verde.
Il mio atteggiamento verso l'amore, in questo poema è più che altro
narrativo, tenuto conto di quanto io stessa abbia preso le distanze dalla
gente, nella mia stessa vita. Mentre ero molto vicina alle mie sorelle,
Anne e Charlotte, non mi avventurai molto al di fuori della cerchia
familiare. Preferivo la compagnia degli animali alle persone. Avevo un
mastino di nome Keeper, che adoravo.
Non mi sposai mai, morendo single a trent’anni, un'età che, all'epoca,
era sufficiente per essere considerata una "vecchia zitella".
Segue una breve risatina
In "Amore e amicizia" ho voluto paragonare l'amore con una
"rosa canina selvatica", una metafora che usai in seguito molte altre
volte. Tuttavia, durante i periodi difficili - rappresentati dall’inverno - la
rosa canina non regge; muore, e non lascia dietro di sé neppure uno dei
suoi bellissimi fiori. L’agrifoglio, invece, vive anche nei mesi più
freddi, ed è la pianta che fiorirà più costantemente. L'amicizia, quindi, sopravvive
anche quando le romanticherie d’amore svaniscono. Ho evitato l'amore, la mia vicinanza con le sorelle ha motivato la mia
visione di amicizia in questo poema. Siamo cresciute insieme, quasi in
simbiosi, sostenendoci reciprocamente, dopo la morte di nostra madre e delle
nostre due sorelline e quel verso - "quando dicembre ti massacra la
fronte" vuol riferirsi allo strazio subito. Siamo state legate a doppio
nodo anche dalla comune passione per la scrittura.
Si spengono
le luci, l’attrice che impersona Emily esce di scena, si riaccendono le luci e ricompare
nei suoi consueti abiti.
Sullo schermo
appare il quadro di Friedrich.
Possiamo ora
analizzare il contenuto del romanzo, sotto il profilo psicologico. Chi non
conosce lo splendido “Viandante sul mare
di nebbia”, dipinto da Caspar David Friedrich nel 1818 - guarda caso che
coincidenza! - lo stesso anno in cui nacque Emily? Rappresenta
emblematicamente la solitudine dell’eroe romantico: apice e crisi.
E’ infatti consuetudine simboleggiare visivamente il romanticismo nordeuropeo con il celebre
dipinto. In quest’opera vediamo un uomo, di spalle, in cima a un
cocuzzolo, con lo sguardo rivolto verso un vasto orizzonte: sotto di lui, un
estesissimo banco di nebbia, come un mare. La solitudine dell’uomo di fronte alla natura.
È
un topos fondamentale della cultura romantica
e di tutta quella occidentale. Nel romanzo della Brontë questo tema è celebrato ma, nello stesso tempo,
radicalmente capovolto. Nella concezione romantica la solitudine è una forma di libertà, oltre che luogo
mentale dell’esaltazione dell’io rispetto all’altro (basti pensare al tema del
titanismo, spesso invocato per la lirica di Alfieri o Foscolo, o per
Frankenstein di Mary Shelley).
In Cime tempestose osserviamo
invece il fallimento di questo
ideale romantico: restare soli, cercare la solitudine, consente
di guardar meglio dentro se stessi e di attingere alle proprie emozioni,
dai
risvolti spesso ambivalenti.
Mr.
Lockwood
all’inizio del romanzo
confessa di desiderare solo la pace solitaria:
“Ne ho
abbastanza di cercare piaceri in società, non importa dove, se in campagna o in
città: un uomo assennato dovrebbe trovare compagnia in se stesso”.
Non
esita però a lasciar tutto e a tornare a Londra quando il racconto di Nelly gli
illustra il pericolo di quell’essere compagno di se stesso nella solitudine
della brughiera.
Analogamente, quando la solitudine è rifugio
da una pena d’amore - come Heathcliff
e Hindley dopo la morte delle donne che rispettivamente amavano, Catherine e
Frances - l’incontro con le proprie emozioni produce l’odio e la crudeltà e
infine, la morte.
La catarsi, dal punto di vista di Platone, si trova in
alcuni passi delle sue opere, in cui il filosofo ne accenna, come liberazione
dai piaceri e dalle paure del corpo, ma anche la morte, come purificazione e
separazione definitiva dell’anima dal corpo.
E ora, dopo questa mia breve esposizione relativa al
romanzo della scrittrice inglese, vi
lascio alla visione del film interpretato magistralmente da Juliette Binoche e
Ralph Fiennes. Non scordate però di leggere il romanzo, possibilmente in lingua
inglese, perché come ben sapete, l’opera integrale non corrisponde quasi mai
alla versione cinematografica, a meno che il copione non sia stato scritto
direttamente dallo stesso autore. E’ doveroso ricordare ancora una volta, in
questa speciale serata, il bicentenario della nascita della acclamata e amata
scrittrice inglese.
E incomincia la proiezione del DVD.
Danila Oppio
Davvero molto interessante e coinvolgente. Complimenti :-)
RispondiEliminaGrazie Anna per i complimenti e per aver pubblicato il tuo commento! Significa che hai letto il mio test. E questo non lo fanno tutti!
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