Dicono che mettere
titoli davanti al nome, tipo dott. tizio dott.ssa caio sia da provinciali. E
che sia più giusto, invece, mettere la qualifica sotto il nome, là dove sia
necessario stabilire il ruolo di qualcuno. Voi cosa ne pensate?
Anna Montella
Direi che siamo solo
noi italiani a fregiarci di titoli accademici. Nei paesi anglosassoni, per
esempio, Doc. ovvero dottore, lo si dice solo al medico. Se si dovesse stampare
un biglietto da visita, si dovrebbe mettere MARIO ROSSI e sotto il nome, Network
Engineer, che è la sua specializzazione, si tratta infatti di un laureato in
ingegneria informatica. Oppure PIETRO BIANCHI e sotto il suo nome, Civil Lawyer.
Pardon, mi sono fatta prendere la mano dalla parlata anglofona. Mi spiego
meglio. Si eviti di scrivere dottore, avvocato ingegnere davanti al proprio
nome. Non c'è nulla di più triste nel vedere il biglietto da visita, mettiamo del Dott. Prof. PINCO PALLINO dove i titoli accademici vengono depennati, evidenziando un falso senso di modestia, ma che restano ostentatamente visibili. Si scriva il proprio nome senza fronzoli e, se si esercita una
professione, ci si limiti a scrivere, MARIO ROSSI, ingegnere informatico, PIETRO
BIANCHI avvocato civilista, o MATTEO ROSSI, architetto. Ovvio che sono tutte professioni che richiedono la specifica laurea.
Questo solo nei biglietti da visita che consegniamo
a possibili clienti. Oppure qualsiasi tipo di professione si eserciti, laureati
o no. Mai anticipare il proprio nome con Prof. Dott. Avv. E' pomposo e indice
di un ostentato senso di superiorità. Se
al campanello o al citofono si esibisce l’etichetta Dott. PONZIO PILATO, chi passa potrebbe
pensare:
"Devo ricordarmi che qui abita un medico,
e se avrò bisogno di una sua consulenza, spero che non se ne lavi le
mani."
E magari quel dott.
appartiene ad una persona laureata in scienze politiche! E a quel punto, si
laverà davvero le mani, perché è possibile che le abbia sporche, se alla laurea
ha fatto seguito la carriera politica.
Qualcuno potrebbe
confutare la mia tesi, dicendo che dopo anni di studio, si ha il diritto di
ostentare il titolo accademico. Ritengo
sia superfluo, poiché se al dottorato segue una qualificata professione, ad
esempio, se ci si è laureati in psicologia e si esercita la professione di
psicologo, è evidente che questa specifica attività richiede tanto di laurea.
Così per il Giudice.
Ma allora, chi non ha conseguito una laurea, è sminuito rispetto a chi l’ha ottenuta? Se un artigiano è specializzato nel suo lavoro, cosa c’è di male se il suo biglietto da visita dice:
Ma allora, chi non ha conseguito una laurea, è sminuito rispetto a chi l’ha ottenuta? Se un artigiano è specializzato nel suo lavoro, cosa c’è di male se il suo biglietto da visita dice:
PAOLO VERDI –
mobiliere, e un ottimo cuoco come CARLO CRACCO, sotto il suo nome scriverà
CHEF. E se MARA GIACCHETTI è una bravissima sarta, il suo biglietto da visita potrebbe apparire così:
Chiaramente è un
titolo professionale non inferiore ad una laurea in letteratura, se il cuoco è
un grande esperto di cucina o se la sarta conosce bene il suo mestiere. Intendo dire, e con questo chiudo:
Chi con lunga pratica
ha imparato un vero mestiere
e lo svolge con passione e maestria,
ha lo stesso
valore di chi ha studiato
sui libri di scuola tanta teoria.
Danila Oppio
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