POETANDO

In questo blog raccolgo tutti gli scritti, poetici e in prosa, disegni e dipinti di mia ideazione. Recensioni stilate da me e da altri autori. Editoriali vari. Pubblico poesie, racconti e dialoghi di vari autori.Vi si possono trovare gallerie d'arte, fotografie, e quant'altro l'estro del momento mi suggerisce di pubblicare. Sulla banda destra della home page, appaiono i miei e-book poetici ed altre sillogi di alcuni autori. Così come le riviste online de L'Approdo e de La Barba di Diogene, tutto si può sfogliare, è sufficiente cliccare sulla copertina. Aggiungo che , sempre nella barra a destra della home page ci sono mie video poesie, con sottofondo musicale. E' sufficiente cliccare sull'immagine per ascoltare testo e musica, direttamente da YouTube. Tutte realizzate dalla eclettica Anna Montella., Ci sono poi i miei libri scritti nel corso di circa 10 anni. Buona lettura e buon ascolto!

martedì, maggio 1

TITOLI ACCADEMICI DAVANTI AL PROPRIO NOME?


Dicono che mettere titoli davanti al nome, tipo dott. tizio dott.ssa caio sia da provinciali. E che sia più giusto, invece, mettere la qualifica sotto il nome, là dove sia necessario stabilire il ruolo di qualcuno. Voi cosa ne pensate?
Anna Montella




Direi che siamo solo noi italiani a fregiarci di titoli accademici. Nei paesi anglosassoni, per esempio, Doc. ovvero dottore, lo si dice solo al medico. Se si dovesse stampare un biglietto da visita, si dovrebbe mettere MARIO ROSSI e sotto il nome, Network Engineer, che è la sua specializzazione, si tratta infatti di un laureato in ingegneria informatica. Oppure PIETRO BIANCHI e sotto il suo nome, Civil Lawyer. Pardon, mi sono fatta prendere la mano dalla parlata anglofona. Mi spiego meglio. Si eviti di scrivere dottore, avvocato ingegnere davanti al proprio nome. Non c'è nulla di più triste nel vedere il biglietto da visita, mettiamo del Dott. Prof. PINCO PALLINO dove i titoli accademici vengono depennati, evidenziando un falso senso di modestia, ma che restano ostentatamente visibili.   Si scriva il proprio nome senza fronzoli e, se si esercita una professione, ci si limiti a scrivere, MARIO ROSSI, ingegnere informatico, PIETRO BIANCHI avvocato civilista, o MATTEO ROSSI, architetto. Ovvio che sono tutte professioni che richiedono la specifica laurea.


 Questo solo nei biglietti da visita che consegniamo a possibili clienti. Oppure qualsiasi tipo di professione si eserciti, laureati o no. Mai anticipare il proprio nome con Prof. Dott. Avv. E' pomposo e indice di  un ostentato senso di superiorità. Se al campanello o al citofono si esibisce l’etichetta  Dott. PONZIO PILATO, chi passa potrebbe pensare:
 "Devo ricordarmi che qui abita un medico, e se avrò bisogno di una sua consulenza, spero che non se ne lavi le mani."
E magari quel dott. appartiene ad una persona laureata in scienze politiche! E a quel punto, si laverà davvero le mani, perché è possibile che le abbia sporche, se alla laurea ha fatto seguito la carriera politica.


Qualcuno potrebbe confutare la mia tesi, dicendo che dopo anni di studio, si ha il diritto di ostentare il titolo accademico.  Ritengo sia superfluo, poiché se al dottorato segue una qualificata professione, ad esempio, se ci si è laureati in psicologia e si esercita la professione di psicologo, è evidente che questa specifica attività richiede tanto di laurea. Così per il Giudice.
Ma allora, chi non ha conseguito una laurea, è sminuito rispetto a chi l’ha ottenuta? Se un artigiano è specializzato nel suo lavoro, cosa c’è di male se il suo biglietto da visita dice:
PAOLO VERDI – mobiliere, e un ottimo cuoco come CARLO CRACCO, sotto il suo nome scriverà CHEF. E se MARA GIACCHETTI è una bravissima sarta, il suo biglietto da visita potrebbe apparire così:


Chiaramente è un titolo professionale non inferiore ad una laurea in letteratura, se il cuoco è un grande esperto di cucina o se la sarta conosce bene il suo mestiere. Intendo dire, e con questo chiudo:
Chi con lunga pratica ha imparato un vero mestiere
 e lo svolge con passione e maestria,
 ha lo stesso valore di chi ha studiato
 sui libri di scuola tanta teoria.

Danila Oppio

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