Opera “Vivere!
Vasco”dell’artista Massimo Schirinzi per La Voce di Maruggio
Buongiorno Vasco! È mattina presto
ma oggi l’alba è chiara. Ci siamo appena lasciati. Discorrendo tra amici,
abbiamo esultato ieri sera in piazzetta a Campomarino, non appena l’argomento
è stato Vasco. Eravamo in tanti , seduti, stretti su un divanetto, sotto una
luce pallida della luna.
L’icona, la cui immagine irradia e
conduce, aprendo una breccia emozionale e mentale, annuncia la sua presenza, ed
è quasi tangibile. Questa forza, irrompe, con delicata, oso dire, prepotenza.
Difficile da comprendere, perché nascosta alla mia consapevolezza., ha
esercitato, in quel momento, un notevole influsso anche sui nostri corpi,
pensieri ed emozioni: ci siamo innescati in un forte abbraccio. Si è aperto un
fantastico sipario, immaginandoti in questa rotonda sul mare dai sette colori.
Di sicuro il tuo palco la occuperebbe
tutta e, per mancanza di spazio, noi tutti in mare, come tante “bollicine” di
coca cola e, senza la necessaria annaffiatura che ci arriva d’alto che, come
l’acquasanta, ci giunge a benedizione per essere riusciti a raggiungerti,
concertati e contenti. Un concerto in acqua, fantastico! Chissà. Sorridiamo,
sorrido, si anima anche la mia penna che già agita le sue ali per il suo sonoro
cinguettio in volo. Balbettando, dice quello che sente e, cerca di piacere con
tutto quello che ha, come oltre non sa fare.
“Vuole vivere, ha
ricordi senza tempo che non vuole dimenticare, vuole essere contenta, domani
starà meglio”. Vuole solo, nello spazio bianco, tra l’una e l’altra tua
canzone, che non è un punto, una virgola, ma tanti nostri puntini… che ci
tengono in trepida sospensione, inviarti il bacio che coinvolge a tempo, tutti
i tempi… Che stupidi che siamo! È come dici te: “almeno ci divertiamo”. Noi
staremo sempre meglio… perché tu, con tutto lo spessore che ti
contraddistingue, ci vuoi bene. Tanti, in della ognuno competenza, abilità e
ardire, hanno raccontato di te, del tuo stile. In quel momento chissà perché ho
pensato a “Il Mosè di Michelangelo” ai “fenomeni musicali che Freud
fece pubblicare sulla sua rivista lavori su opere specifiche“, ad
esempio “L’olandese volante di Wagner”.
E ancora, dove già
l’errore, lo accoglie la lirica: ed è poesia di quel canto. “…Pir meu cori alligrari,…-chi multu longiamenti –s enza alligranza
e joi d’amuri è statu, – mi ritornu in cantari, …dunca ben di cantar onni
amaduri…” (Stefano Protonotaro nacque a Messina, quando questa era
ancora parte del regno di Sicilia).
Anche qui, penso,
possono “arrivare gli angeli”. Infatti, Maruggio, da: “Paese nostro povero ma bello” conta poco più di
cinquemila anime. Io ne conto molte di più anche se non “Non siamo mica gli
americani”. Poi già notte nelle mie preghiere al Divino, è stato inevitabile
recitarne una per te che ci accompagni nel nostro cammino. Infatti, là in
fondo, nell’angolo più oscuro della nostra strada… di tante ”Sally” c’è sempre
sul muro dell’anima una spennellata di vernice colorata con un tuo tono,
scritto apposta per noi. Neanche una culla colorata per “Margherita” è mai
mancata, per amarci, quando è sera, un po’. Ora sono sotto la doccia e sei in
casa con me mentre ascolto una tua canzone alla radio. Mi piacerebbe
rimanere ed ascoltarti 24 ore su 24 ma, devo andare, come tanti pendolari e, in
tutta fretta, devo prendere la “corsa” litoranea che da Capo di Leuca conduce a
Taranto. Già la mia mia corsa, la mia fermata delle 6,18. Passami tu dai,
questa volta, l’asciugamano. Facciamo prima! È sempre lì, al solito posto: sul
divano.
Non si è mai sporcato, sebbene
imbevuto da tanto sudore, e ti dirò a questa salsedine non si può rinunciare,
ha anche il tuo odore: profumo del mare asciugato dal vento. Sapessi, quanto è
bello il nostro vento! Quando è in poppa poi, la musica si alza emettendo nuovi
suoni… E domani, sarà lo stesso. Qui lo scirocco ci ha adeguati
meravigliosamente alla natura selvaggia.
Sul bus siamo in tanti. Vedo dal
finestrino, ad ogni fermata, gli sguardi impregnati di significati, dei nuovi
passeggeri. Della vita che va o non va. Certo tutto ciò che vedo, è il punto,
dove si ferma il mio sguardo, forse… non è la verità.
C’è chi in maniera
spericolata, sale e scende. Sono in tanti ad avere o hanno conservato la faccia
pulita. Tuttalpiù qualcuna con un filo di rossetto dal colore passionale
rosso. Delle volte, penso che non ci sia ragione, per una ragionevole
soluzione, se non quella d’ingegnarci materiali più resistenti di tubature per
condotti vascolari. Ops! Una parola che si è scritta da sola, la lascio così
com’è anche perché… tu ci scorri nelle vene. “ed è tutto un equilibrio sopra
la follia”. Il proprio “senso” che fa ruotare tutte le cose e apre
nuove passioni. Chi con i libri, altri senza, ma che non hanno mai smesso di
andare a scuola! C’è sempre tanto da imparare! Parecchi ripassano, tanto
sicuri, a voce alta, troppo alta e, quando dicono di aver capito tutta la
lezione, io ci credo… anche se è un’altra bugia. Delle volte, mi sento la
regina degli ignoranti. “non te ne devi vergognare”, mi sussurra una vocina, in
verità mi vergogno un po’ e mi sento una nota stonata, anche questo con un po’
di presunzione…ma questa è un’altra melodia, se così si può definire, giusto
per sviolinarla un po’ senza uscire” fuori tema”, anche se la traccia piace a
molti: ci fa essere “liberi”.
Sappiamo dei tuoi vasti e colti
interessi per la lettura dei classici di: Tolstoj e Dostoevskij, giusto per
citarne alcuni.
Un passeggero ben informato ci ha
portato a questa conoscenza e, poi noi abbiamo approfondito…
Il pullman, già il
pullman, diventa centro culturale mobile che ingrana a ruote libere. Ed ecco le
nostre menti che sfogliano il diario di bordo del “Komandante “proponendo
le sue canzoni, la corale esulta. La nostra psiche si organizza tramite la tua
immagine. Si orienta verso di te e diventa la piacevole argomentativa di tutti
dal valore magico-simbolico. Noi siamo qua, ancora qua! Eh già! Ci raggiungi
con questa tua forza comunicativa dalle influenze culturali e di linguaggio.
Diventi uno di noi e ti siedi affianco e discorri con noi con una sorta di
familiarità.
Ci canti a tutta
voce ma non ci annoiamo, anzi, inizia il “walzer di gomma” che non
elimina i nostri problemi. Ma ci permette, sia pure per un attimo, di ballarci
sopra e godere di nuove energie, con una pulsazione interiore che eccita. Le
nostre nervature sensibili, attraverso la rete linfatica si duplicano e si
emozionano. La tua musica si riflette concretamente e ispira a dare vita a un
colore a un sapore a ogni arte. A vestire un corpo nudo con un abito sempre
nuovo, imbastito di tue parole e come nel “Canzoniere” di
Petrarca, inizia la poesia per “voi ch’ascoltate in rime sparse
il suono”.
“I buoni e i cattivi” cantano la stessa canzone e
provano a esternare forse la stessa emozione e come un assolo delle corde di
una chitarra che tocca i sensi del cervello, forse per un attimo, gli stati
d’animo si ascoltano e l’anima si esprime e, può accadere miralo. Ogni cosa
viva che ascolta la tua canzone, vive nel ricordo “stupendo” perché contiene la
propria parola segreta. “la memoria è lo scriba
dell’anima” (cit. Aristotele). Ode a Vasco. Alla sua capacità di
affascinare e muovere i nostri cuori. All’eredità di quasi mezzo secolo di suo
potere seduttivo. Di quelle tue vie, capaci di produrre effetti che ci
commuovono e senza sapere perché e da cosa, ci abbandoniamo a qualcosa di così
misterioso e piacevole. È vero “il tempo crea eroi” E
cosa vuoi che sia se c’è sempre qualcuno che dice no.
La prendo con
ironia perché noi siamo tanti: qui per restare. Sono a capolinea anche io devo scendere
ma dovrò risalire a fine giornata quando “continuo nella sera” che pur non
volendo niente da te, scenderà. Guarderò “le dannate nuvole”
ma lo dirò alla nuvola bianca senza meta, che per l’occasione si è fermata un
attimo per agghindarsi, in una conchiglia d’argento del nostro azzurro mare,
che mi sussurra, “dillo pure alla luna” dillo in
faccia che vuoi “smettere di parlare guardando il muro”.
Che tante di voi vogliono continuare a giocare cantando: giro, giro tondo,
quanto è bello …, Vasco, il tuo amor cortese per tante lei… arriva diritto al
cuore, a tanti cuori! Non smetterò mai di sognare il “mondo che vorrei” e senza nessun alibi, percorrendo il
litorale dell’aorta, seminata dai nostri padri… anche “un’anima fragile,
“l’uomo più semplice che c’è” mi fa continuare a vivere “come nelle favole” …”
E ho guardato dentro un’emozione – e ci ho visto dentro tanto amore – che ho
capito perché non si comanda al cuore…”e, m’illumino di tutto l’azzurro che
c’è, con un po’ di whisky, immersa in una conca d’acqua del mio mare.
Ma Raja
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