Ieri notte a cena a un certo punto Sixin mi ha ricordato quella volta che a
casa mia aveva mangiato il gorgonzola e quanto era stata male.
Certo! Il tuo stomaco non aveva gli enzimi per
digerirlo, e tu, sapendo di non averlo mai assaggiato, non dovevi solo badare a
che era buono, ma a mangiarne poco poco.
E ho cominciato a raccontarle una storia...
Non è un bel prato di fiori, ma l'immagine al microscopio degli enzimi.
Noi esseri umani siamo delle macchine e non abbiamo
il cervello solo nella testa, anche lo stomaco ce l'ha, e lo usa nel
suo laboratorio. Lo stomaco è un chimico: riceve delle sostanze, le
analizza, le scompone e, quando è soddisfatto,
le passa all'intestino. Quando i suoi
strumenti non sono in grado di identificare ciò che gli è pervenuto, ci provano
con altre analisi, altre scomposizioni altri liquidi altri solventi. E
intanto la 'sostanza nuova' resta lì, sullo stomaco.
O meglio sul tavolo del suo laboratorio. Getta via
la spugna, dicendo:
"Io non ci ho capito niente! ma questa roba non
può + restare qui", e passa il
reperto sconosciuto all'intestino. Che, purtroppo, ha al suo arco soprattutto
liquidi pulitori che annacquano la sostanza misteriosa, poi la asciugano
con cura e la sospingono verso la lontana uscita.
Da qui vengono certi mal di stomaco o mal di
pancia. E quel che ne deriva.
Il discorso sarebbe molto + lungo, ma un piccolo
sistema per evitare o alleggerire certi inconvenienti è quello di mangiare
molto poco di una sostanza mai mandata giù. Così lo stomaco, invece che
impensierirsi, preoccuparsi, infuriarsi nel suo non saper fare il suo mestiere,
si incuriosisce. Manda avanti tutto il resto del cibo e tiene per sé in
laboratorio quella piccola sostanza incredibilmente nuova e l'analizza, a
poco a poco. Così silenziosamente che noi non ce ne accorgiamo. E finalmente
costruisce un enzima mai esistito prima fra le pareti del suo laboratorio:
adesso sa di aver assolto il suo compito.
Un problema simile può accadere anche quando si
mangia un cibo dopo molti e molti anni. Lo stomaco lo ha dimenticato. Ma sa che
quella roba lì gli ricorda qualcosa. "Lo so, lo sento, ma è
stato tanto tempo fa..." E cerca fra vecchi scaffali, fruga, sposta,
spolvera, finché non trova quel che cerca, apre la provetta, versa l'antico
enzima lentamente e la 'roba' si lascia scomporre, lavorare, diventa qualcosa
che può essere assimilato. "Dovrò produrre un altro po' di questo enzima e
metterlo + in vista. Non si sa mai"
Questo discorso sarebbe ancora molto lungo e molto
bello da raccontare e potevo anche scriverlo meglio, ma, chissà, forse non ho ancora
trovato l'enzima giusto: perdonatemi.
Angie - Angela Fabbri
Dopo l'apologo di Menenio Agrippa ecco il suo "sequel", oggi credo che si dica così tra i sapiens (?)evoluti (????). Bello , geniale e fantasioso come il tuo solito. Da medico,nello specifico, potrei latinamente aggiungere : "castiga ridendo mores" alimentari!
RispondiEliminaCarissimo Unknown,non potresti aggiungere il tuo nome, al commento? Mi farebbe molto piacere!
RispondiEliminaPenso lei sia un amico di Angela Fabbri, ma mi piacerebbe averne conferma, anche per lei che scrive cose simpatiche.
Danila