I CIELI DI GERUSALEMME
La
promettente scrittrice cagliaritana Laura Vargiu irrompe ancora sulla scena,
poco prima del Natale scorso, con due nuove pregevoli opere, a distanza di
breve tempo dall’aver pubblicato altri libri. Nel frattempo ha partecipato a
numerosi concorsi letterari, qualificandosi sempre ai primi posti, con racconti
e poesie.
Mi
riferisco a “VIAGGI Racconti mediterranei” un testo in prosa, e a “I
CIELI DI GERUASALEMME e altri versi vagabondi”, in poesia.
Desidero occuparmi, in particolare, della sua
notevole, profonda, alta e rigogliosa
opera poetica.
Le settanta pagine si leggono d’un fiato, ma
occorre tornare a rileggerle con profonda attenzione, per coglierne appieno i
frutti che il prezioso scrigno raccoglie.
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“Si specchiano i cieli di Gerusalemme /
nella vanità delle cupole d'oro ...”
L'oro e, a lato, sotto le rovine materiali e morali
di due popoli fratelli, cui non è dato diritto alla pace, che dovrebbero vivere
in armonia e benessere, mentre sono preda dell'avidità, voracità e ingordigia
di chi li usa come pedine degli scacchi, pro loschi affari. Non è solo una
vergogna, è una barbarie allo stato puro.
“Una sera ad Amman / vidi me stessa ...”
Un incontro geniale tra natura e uomo che sostiene
il confronto nella finalità dell'essere per l'armonia con la natura, per un
pacifico confronto, rispecchiarsi in lei, ma per questo dobbiamo conoscerla,
per non violentarla.
“Veloci e distratte / le strade del Cairo
...”
Dove si condensa la marea umana all'ombra di
maestose Piramidi pronte a testimoniare la grandezza e la miseria di un’antica
e solenne civiltà, custode di una preziosa biblioteca che ha conosciuto i fasti
gloriosi della cultura, come l'ignoranza e la barbarie dei primi roghi.
“Quel giorno, al confine dei giorni / quando
ritroverò il mio tempo / rimasto ad aspettare / sulla soglia delle stagioni
inespresse / e la felicità sarà / soltanto un infinito viaggio / che non impone
partenze / né attende ritorni ...”.
Il
pellegrino solitario di questa valle di lacrime, quando arriva dove il futuro
si blocca, non può che sedersi e voltarsi indietro per fare il bilancio del suo
passato e, nel rammarico di non poter convertire gli errori, si arrende al
destino che gli è stato assegnato: non essere il re dell'universo, ma una cosa
tra le cose.
E tra
“... parole e pensieri …” e voli
pindarici, di verso in verso, si legge: “Vorrei
un mondo solidale più che digitale ... un mondo dove d'indecente / resti sempre
l'onestà della tua mente”.
Guida e bussola della nostra terrena crociera fino
a che giungeremo stanchi all'ultimo porto.
“Resta solo il silenzio / a cova tra le
ceneri / del nostro tempo già spento...”.
Il tempo delle accese speranze e delle illusioni
perdute, le sconfitte subite, e non resta che il silenzio, il darsi per vinti o
reagire in modo energico per rimanere vivi sulla ribalta, e la poetessa Vargiu lo
fa con il suo forte estro per la scrittura e la genialità della sua poesia. Non
c'è qualcosa di leopardiano nei suoi struggenti versi? A mio parere sì, e
tanto.
Consiglio
vivamente di leggere queste sue toccanti liriche.
Tommaso Mondelli
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