Questo sì che è scrivere bene!
Da Leggende popolari irlandesi di Henry Glassie
Cala la
notte, si leva il vento. La porta è chiusa, la tenda tirata. Il lampeggiare di
un fulmine proietta ombre contro la parete e le case sulle colline si chiudono
in se stesse, abbandonando il mondo alla sua tenebra. Il buio profondo accoglie
il vento che spazza gli oceani, rotola sulle montagne e si precipita infine
sulle colline a sferzare la casa. Gli embrici del tetto stridono ma reggono. Il vento si schianta tra gli alberi.
Nuvole
basse coprono la luna, e la strada che ho davanti si srotola dolcemente nel
vuoto.
- Una brutta notte – dice il mio ospite. Sono d’accordo.
La notte
è dappertutto e sale fino al soffitto. Una candela in un supporto d’ottone
forma un piccolo cerchio di debole luce sul tavolo accanto a noi.
Il
signor Nolan spezza un fiammifero e ne risucchia la fiamma verso i rimasugli di
tabacco sul fondo della sua pipa. Guardiamo il fuoco e fumiamo assieme. Un
fuoco di torba non avvampa e non schiocca. Brucia lento, avvolgendosi su se
stesso, e fornisce uno spettacolo non meno coinvolgente di quello della
televisione. Per un po’ la mente segue l’occhio attraverso le formazioni del
colore nel cuore rosso dorato del fuoco, scoprendo piccole screziature di blu e
di verde, e rosee volute di fumo che si levano al di là dell’uncino della
catena di ferro del focolare e curvano nella gola del camino annerita dalla
caligine. Un orologio ticchetta nel buio alle nostre spalle. Una luce brilla tra le ombre sotto il suo
cappello.
Levando
e cadendo e battendo ai ritmi dell’oceano, il vento soffia forti folate nelle
menti, e le folate impetuose portano racconti.
Connessioni.
Nel
momento in cui una vecchia stella in una brutta notte fredda racconta agli
uomini raccolti attorno a lei di un’altra vecchia stella che in una brutta
giornata di pioggia intrattenne degli altri uomini, facendo loro dimenticare le
condizioni atmosferiche grazie ad una burla, in quel momento la vecchia stella
stabilisce due connessioni simultaneamente e lo fa con grazia. Una è la
connessione che collega il narratore della storia alla sua fronte. L’altra è la connessione che collega il
narratore e i membri dell’uditorio.
E a
seguito di questo preambolo estratto da una più lunga introduzione del libro
che racchiude racconti e leggende irlandesi, ho deciso di pubblicare, di tanto
in tanto, qualcosa di loro.
IL PRIMO
SPECCHIO
Bene,
prima che me ne dimentichi, vi racconterò qualcosa a proposito di una coppia
che visse ai tempi antichi. Sapete che a quei tempi tutti quanti, soprattutto
gli uomini, passavano l’intera giornata fuori a zappare nei campi, tranne in
quei rari giorni in cui non potevano proprio. Ovviamente, le mani di alcuni
erano più coriacee di quelle di altri, e più le mani erano coriacee, e peggio era,
perché si spaccavano più facilmente., sanguinavano e si laceravano come voi ben
sapete. A quel tempo gli specchi non erano ancora in uso, li si conosceva a
malapena, tanto che avere uno specchio in casa era una cosa del tutto al di
fuori dell’ordinario. Ma poi nelle campagne si diffusero le scatole di vaselina
per il sollievo dei contadini, che così potevano finalmente applicare il
prodotto alle mani doloranti. Anche la nostra vecchia coppia di sposi ne comprò
una scatola e il marito, Paddy, la usava per ungersi le mani ogni volta che gli
facevano male. Un giorno torna a casa con una mano sanguinante e chiede
alla moglie: “Dov’è la vaselina?”. Sua moglie Rosie gli prende il contenitore e
dice: - - Ecco qui tutta quella che ci è rimasta, portatela appresso e mettila
sulle mani quando ti dolgono. Non ce n’è rimasta molta ormai-
Paddy
portò la scatola nei campi con sé, dopo un po’ la tirò fuori e fu allora che,
per la prima volta da quando era nato, vide la sua immagine riflessa in una
specchio, poiché sul coperchio di quelle confezioni di vaselina c’era infatti
un minuscolo specchio. Sono sicuro che tutti voi dovete aver visto una di
quelle scatole. Ma in quello specchio a Paddy parve di vedere suo padre. Era
morto ormai da tanti anni ed eccolo che ora ritornava! Così, ogni volta che
faceva una pausa per fumare, si metteva a rimirare la propria immagine nello
specchietto, credendo che fosse suo padre.
Quando
Rosie uscì a chiamarlo per il tè, vide il marito tutto preso da quella scatola
e fu assalita dalla curiosità di vedere anche lei ciò che tanto aveva ammaliato
suo marito. Ma, ora di notte, venuto il momento di andare a letto Rosie si era
già scordata di tutto. Paddy, stanco morto era già a letto e Rosie si stava preparando a
raggiungerlo. Dovete terner presente che a quell’epoca le vestaglie di notte si
contavano sulle punta delle dita. Ad ogni modo, fu proprio in quel momento che
la donna si ricordò dello strano fatto di quel giorno, così andò a frugare
nella sacca di Paddy e tirò fuori la scatola della vaselina.
Come
Paddy, anche lei si vedeva per la prima volta in uno specchio. Così, non appena vide la propria immagine
riflessa, lasciò cadere a terra l’astuccio, afferrò le tenaglie e corse a
lavorarsi Paddy che dormiva pacifico nel suo letto:
- Se è quello il genere di
vecchia signora che ti interessa così tanto - urlava Rosie al marito - allora
puoi star sicuro che non rimarrò un minuto di più.
Così
Paddy dovette parlamentare un po’ con lei assicurandola che tutto sarebbe andato
a posto: -Vedremo domattina - le disse - che cosa fare riguardo a questa
storia!.
La
mattina dopo Rosie si alzò, preparò la colazione e subito tirò fuori il
coperchio della scatola di vaselina. -Per Dio, penso proprio che finirà nel
fuoco - disse lei - e così si risolve il problema.
-Oh - fa
lui - sarebbe una follia, quello è mio padre.
- La cosa
mi suona piuttosto strana- fa lei - non ho mai visto tuo padre e immagino che
non lo vedrò mai, ma sono sicura di una cosa - fa la moglie al marito - di certo
non aveva i capelli lunghi e le tette come quelle della vecchia signora che ho
visto stanotte.
Ovviamente,
quando il vetro, gettato nel fuoco, si arroventò a sufficienza, esplose in
mille pezzi.
- Ecco - disse allora la moglie - Cosa ti avevo detto? Ma adesso è finita, ringraziando
Dio. Te l’avevo detto sin da principio che questa storia non mi piaceva per
niente.
Racconto
della contea di Tyrone. Narratore Michael McCanny. Scrittore Séamas O’ Cathàin
1976)
Molto bello. Amo le narrazioni irlandesi. Al centro dell'agosto 1983 ho letto quella meraviglia che è "La pentola dell'oro" di James Stephens. Ti sarà facile cercare riferimenti su Internet...
RispondiEliminaAngela Fabbri
Lo farò senz'altro. Per ora sto leggendo questa meravigliosa raccolta di racconti, leggende e favole irlandesi, raccolte dall'autore presso un villaggio dell'isola di smeraldo, tra tanti personaggi locali, e ognuno raccontava la sua. Mi è piaciuta molto l'introduzione, che qui ho dovuto tagliare per questioni di spazio.
RispondiEliminaGrazie
Danila