Re di una
lingua smarrita
Assaporai, come fosse acqua lustrale
Parole bibliche, suggeritemi da colui
Che di Dio è fratello e figlio.
Invano cercai di ritrovare,
nella mia vita, almeno di Salomone
un cantico riflesso.
In quei versi, chi può riconoscersi?
Quelli che amammo no, l’ora declina
E già non siamo, sillabe perdute
Se, Lassù, non le ascoltano le stelle.
Né lo potrà lui, Re di una lingua smarrita.
Eppur emerge, tra passato e presente,
un’assonanza, e il tempo si fonde.
In questa bruma d’ombre, in cui annaspo
Ora a me stessa domando
Se il suo sangue sia rosso.
Un tempo, quando vissi d’istinto
Chiamai colui per il quale ebbe un senso
L’Uomo, e ora, distratta a una luna enorme,
il Cantico dei Cantici mi confonde.
Danila Oppio
Il re rapito dalla sua grazia immortale, la vestì come principessa e adornò il suo collo con sfarzosi gioielli facendola vivere nel più bello dei palazzi. Ma mentre godeva delle sue carni morbide, capì la tristezza del suo cuore. Infatti l'amava un povero pastore che niente poteva offrirle al di fuori del suo amore. Quando il più saggio dei re compose il cantico dei cantici immaginò il dialogo fra i due innamorati piangendo di dolore per essere un usurpatore di altrui passione. E quindi lasciò libera la colomba di tornare nei monti della Galilea per cercare quell’uomo che l’avrebbe resa sposa migliore di quanto non era stato in grado di fare il re dei re.
Ma in questo Salomone mostrò la sua grandezza perché non amò una donna ma l’amore.
Antonangelo Liori (Microbiografo di Aristan)
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