dal libro inedito Ravennah,
inizio anni ’80 del Novecento, pag. 47-48
Chissà quando vedrò la sera azzurra venire giù davanti
alla mia casa, entrare dalla finestra spalancata a colorarmi e a confondermi
con l’arredamento.
So che bianco il quaderno aperto e la scrittura nera
continueranno a avere individualità. Con alle spalle tutto un mondo, che sarò
io, mischiato con il buio a pensare.
E chissà quante quante persone penseranno in quella stanza
dove i muri e le sedie, le porte e il tavolo, tutto ha perso individualità e
acquistato il pensiero.
Questa sarà la mia sera, quando sarà.
Come sarà la sua?
Come sarà la tua?
Io la guardavo e volevo dirle delle cose.
Mi salivano dentro mentre ci guardavamo.
Ma come al solito, guardarla era la miglior cosa che
sapevo fare.
E tutto si posava, lentamente, come gli organismi morti
scendono sul fondo del mare a dormire testimoniando.
Io l’ho avuto il mio piccolo immortale momento
d’attenzione. Ma era come se mentre la guardavo, senza parlare galoppando fra i
miei pensieri, in realtà la stessi salutando.
I miei pensieri ti dicevano addio. E già provavo a sentire
come saresti stata come sarei stata senza di te.
Ma credo che non avrei potuto amministrare meglio quel
momento.
( Io scrivo meglio di come parlo. E penso meglio di
come scrivo. )
( A dire il vero
ci può essere
qualcosa di tranquillo,
come lo
spegnersi del motore
con l’auto già
in garage
mentre fuori
notti stellate
attraversano
l’emisfero.
Era una notte
di primavera
un puro caso x
la verità
e la mia testa
era stanca di avventure.
Di quella gente
di quell’esilio
di quella
città.
Io già lontano
tentavo di
trattenere il mio corpo.
Ma già presente
e pensiero
si erano
separati.
E dovevo
accettare
di non gustare
+ niente. )
Noi siamo state 2
GRANDI BARRIERE.
SCIENTEMENTE PUNTELLATE.
Per il giorno DESIDERATO in
cui 2
COLPI CONTEMPORANEI avrebbero
abbattuto ognuno la sua.
Con ogni parola riassestavamo la
pietra spostata dalle parole dell’altra.
E nei giorni, che passavano lenti
occupati in altre cose, sterminavamo le piante cresciute da sole a minare le nostre barriere.
( So che sei un altro mondo. E
del tutto diverso dal mio.
Ma ti ho sempre dolcemente sognato. Perché
sei sempre tu. E, quando sei tu, non mi fai paura.
Il
LUNGO AMORE per una persona lontana da parte di una
persona lontana.
Il
MISTERO, CADUTO CON
ME, diventerebbe il + grande
MISTERO. )
Prova
RispondiEliminaRingraziando, tengo a precisare che il Sistema Letterario Italiano (www.literary.it),depositario dell'originale qui postato, lo ha pubblicato nel numero di dicembre 2018.
RispondiEliminaAngela Fabbri