Stan succedendo cose assai strane! Il mattino dopo averti scritto l'email di cui mi parli, ho dovuto decidermi a chiamare il mio dottore, spiegandogli come mi sentivo, o meglio quello che mi pareva di sentire, ero confusa. Lui è corso qui a casa appena finito l'ambulatorio, mi ha subito fatto un esame con quelle macchinette nuove e ha trovato una insufficienza respiratoria pericolosa, poi mi ha visitato e infine mi ha scritto un'urgenza per il 118, dicendomi anche di prepararmi qualcosa se mi avessero trattenuto. Mi sono spaventata e lui mi ha detto, lui che legge i miei libri: <<Angela! Se dovrai restare in Ospedale scriverai un altro dei tuoi pezzi sul web!>>
Intanto era arrivata Jamila, che è il mio unico
punto di riferimento e per fortuna
lavora qui vicino e ci siamo organizzati.
Alle 14 ho chiamato il 118, mi hanno caricato e
dato l'ossigeno e siamo
partiti per Cona, dove, a 15 km da Ferrara, adesso
sta il nostro Ospedale. Jamila mi ha seguito in
autobus.
Ha passato il pomeriggio con me al Pronto Soccorso
e alle 19 hanno detto che dovevano
assolutamente ricoverarmi. Me! che di Ospedali non
so neanche l'odore!
E sono rimasta là dalla notte del 10 fino a oggi
pomeriggio alle 15, quando
mi hanno rilasciata.
Ho avuto una paura fottuta quando ho capito che
DOVEVO trattenermi. Separata dalla
mia casa dalle mie cose dai miei libri! Avevo portato
per scrivere, ma non per leggere! Ma Jamila ha
trovato che in un salottino c'erano dei libri e io ne ho scelto uno e me lo
sono letto un po' alla volta: era del
mio vecchio Giovanni Arpino, uno degli autori da cui ho
imparato a scrivere da ragazza, solo che è un libro
e un modo di scrivere che mi intristisce e non
mi appartiene +. Ma ci ho scritto una critica
su.
Oh, è stata una vera avventura! ne avevo bisogno,
di essere tenuta da conto da qualcuno notte e giorno, di mangiare cose non
fatte da me, di chiacchierare con le persone + diverse. A
gennaio io mi sento sempre molto sola, per giunta quest'anno avevo finito le
cose da fare. Così sono stata sempre in compagnia. Ma giuro che mi
sembrava di essere sul bordo della luna, non potendo abbandonare il reparto per
via delle cure continue: Cona dista 15 km da casa mia ma era
come se fossi chissà dove, non sapevo dare una collocazione fisica al
luogo dove mi trovavo.
Lo spazio e il tempo erano stati sospesi. Lì c'era
solo un Angela in pigiama e giacca da camera, con un braccialetto al polso
che ne dava le generalità (caso mai
si perdesse) e nient'altro.
Ho capito che mi veniva fatto un altro dono, quello
di vivere essendo solo me stessa e l'ho accettato. E vissuto.
In giro, giravo sempre, fra una flebo e l'altra, ho
trovato il volantino di un parrucchiere che lavora al piano di sotto e fa
servizio in camera su prenotazione. Prenotato per lavaggio e asciugatura
dei capelli a soli 10 euro! Ahhh! stavo già meglio.
Poi parlavo, e chi mi resiste quando parlo? posso
risultare antipatica o simpatica, ma certo mai indifferente agli altri!
Eh, ho anche litigato, prima in
alto, coi medici che cercavano un po' di spadroneggiare e poi con le infermiere. Alla fine, con tutti, un abbraccio o
strette di mano. E ero sempre e
solo la piccola Angela in ciabatte, col suo pigiama e la giacca da camera blu...
Non avevo altro. Ma avevo sempre molto di più della 'mia Morta
Cagata' che poteva solo stare, muta nuda e merda
sotto gli occhi del becchino...
Qui nei reparti ci sono solo grandi stanze a 2
letti e in quello a fianco
del mio dormiva una signora sconosciuta, sempre
coperta dalle lenzuola.
Me ne sono occupata, ci siamo affezionate (ha 84
anni), adesso ha cominciato a
mangiare, e oggi l'ho salutata e mi ha sorriso e mi sono maledetta
perché non potevo portarla via con me. Ed è qui che
mi chiedo: a cosa serve saper stare in scena e rallegrare gli animi, se
poi non sai fare di+?
Ogni tanto Jamila passava da casa mia a prendermi
delle cose che mi servivano e mi raccomandavo della posta. Infatti,
mentre ero in Ospedale,sono arrivate anche le AGENDE... Una l'ho regalata
a un giovane e bravo
infermiere che si occupava della Vittorina (la
vecchia signora) come se fosse la sua vera nonna.
Comunque un pezzo l'ho scritto, una delle prime
notti, a matita sul quaderno, mentre io e Vittorina ce ne stavamo ognuna a
letto nella penombra e la spezzavamo a
turno col nostro problema di bronchi: " NOTTURNI di TOSSE” Bellissimi
perché non vissuti in solitudine.
Angie
ndr: di prossima pubblicazione anche i "NOTTURNI DI TOSSE".
Grazie della pubblicazione. Stanotte ti arrivano anche i Notturni di Tosse. Sono una piccola cosa, ma mi hanno insegnato che anche così si può comunicare con un'altra persona sconosciuta.
RispondiEliminaAngie