POETANDO

In questo blog raccolgo tutti gli scritti, poetici e in prosa, disegni e dipinti di mia ideazione. Recensioni stilate da me e da altri autori. Editoriali vari. Pubblico poesie, racconti e dialoghi di vari autori.Vi si possono trovare gallerie d'arte, fotografie, e quant'altro l'estro del momento mi suggerisce di pubblicare. Sulla banda destra della home page, appaiono i miei e-book poetici ed altre sillogi di alcuni autori. Così come le riviste online de L'Approdo e de La Barba di Diogene, tutto si può sfogliare, è sufficiente cliccare sulla copertina. Aggiungo che , sempre nella barra a destra della home page ci sono mie video poesie, con sottofondo musicale. E' sufficiente cliccare sull'immagine per ascoltare testo e musica, direttamente da YouTube. Tutte realizzate dalla eclettica Anna Montella., Ci sono poi i miei libri scritti nel corso di circa 10 anni. Buona lettura e buon ascolto!

lunedì, febbraio 17

APOCALYPSE NOW? SAGGIO di DANILA OPPIO



APOCALIPSE NOW?
Desidero scrivere un breve excursus sulle religioni, almeno quelle più conosciute, per poi trarre alcune conclusioni anche su quello che dicono a proposito della fine del mondo. Sono convinta che bisognerebbe pensare sempre a quel che succederà se i governanti e tutti gli abitanti del Pianeta Azzurro si disinteressano dei guai che potrebbero accadere a causa della mancanza di attenzione  e cura dell’ambiente.
Uno sguardo sul mondo attuale, in questi ultimi tempi, mi porta a pensare che l’Apocalisse sia più vicina di quanto si creda. Vediamo cosa dicono le Scritture e non solo  quelle.





IL CRISTIANESIMO              
Mentre usciva dal tempio, un discepolo gli disse: «Maestro, guarda che pietre e che costruzioni!».Gesù gli rispose: «Vedi queste grandi costruzioni? Non rimarrà qui pietra su pietra, che non sia distrutta». Mentre era seduto sul monte degli Ulivi, di fronte al tempio, Pietro, Giacomo, Giovanni e Andrea lo interrogavano in disparte: «Dicci, quando accadrà questo, e quale sarà il segno che tutte queste cose staranno per compiersi?».  Gesù si mise a dire loro: «Guardate che nessuno v'inganni! Molti verranno in mio nome, dicendo: "Sono io", e inganneranno molti. E quando sentirete parlare di guerre, non allarmatevi; bisogna infatti che ciò avvenga, ma non sarà ancora la fine. Si leverà infatti nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno terremoti sulla terra e vi saranno carestie. Questo sarà il principio dei dolori.  Ma voi badate a voi stessi! Vi consegneranno ai sinedri, sarete percossi nelle sinagoghe, comparirete davanti a governatori e re a causa mia, per render testimonianza davanti a loro. Ma prima è necessario che il vangelo sia proclamato a tutte le genti.  E quando vi condurranno via per consegnarvi, non preoccupatevi di ciò che dovrete dire, ma dite ciò che in quell'ora vi sarà dato: poiché non siete voi a parlare, ma lo Spirito Santo.  Il fratello consegnerà a morte il fratello, il padre il figlio e i figli insorgeranno contro i genitori e li metteranno a morte.  Voi sarete odiati da tutti a causa del mio nome, ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato.  Quando vedrete l'abominio della desolazione stare là dove non conviene, chi legge capisca, allora quelli che si trovano nella Giudea fuggano ai monti; chi si trova sulla terrazza non scenda per entrare a prender qualcosa nella sua casa; chi è nel campo non torni indietro a prendersi il mantello. Guai alle donne incinte e a quelle che allatteranno in quei giorni!  Pregate che ciò non accada d'inverno; perché quei giorni saranno una tribolazione, quale non è mai stata dall'inizio della creazione, fatta da Dio, fino al presente, né mai vi sarà. Se il Signore non abbreviasse quei giorni, nessun uomo si salverebbe. Ma a motivo degli eletti che si è scelto ha abbreviato quei giorni. Allora, dunque, se qualcuno vi dirà: "Ecco, il Cristo è qui, ecco è là", non ci credete;  perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno segni e portenti per ingannare, se fosse possibile, anche gli eletti.  Voi però state attenti! Io vi ho predetto tutto. In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà e la luna non darà più il suo splendore  e gli astri si metteranno a cadere dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.  Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Ed egli manderà gli angeli e riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo.  Dal fico imparate questa parabola: quando già il suo ramo si fa tenero e mette le foglie, voi sapete che l'estate è vicina  così anche voi, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, alle porte. In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutte queste cose siano avvenute. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.  Quanto poi a quel giorno o a quell'ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre. State attenti, vegliate, perché non sapete quando sarà il momento preciso. È come uno che è partito per un viaggio dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vigilare. Vigilate dunque, poiché non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino, perché non giunga all'improvviso, trovandovi addormentati.  Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!
Ho ritenuto necessario riportare i brani evangelici che riguardano questo evento, per poi trarne qualche riflessione.
Chi è Gesù?

È probabilmente la persona più conosciuta al mondo. Parliamo di Gesù. Ma chi era davvero Gesù? Su di lui si pensa di sapere molto. Ma qual era la sua vera identità? Era un visionario? un personaggio mitico non esistito veramente? solo un uomo? un profeta? un rivoluzionario? era Dio fattosi uomo? era una potente creatura spirituale con una esistenza preumana?
   La Bibbia ci dice chi fu veramente questo “Gesù”. C’è molto da scoprire, ma occorre mettere da parte le nozioni religiose date per certe e indagare invece le Sacre Scritture. Si faranno allora scoperte sorprendenti. Si scoprirà – tanto per cominciare – che “Gesù” non è il suo vero nome.
 Da notare è la motivazione che l’angelo di Dio adduce perché gli sia messo quel nome: “E tu lo chiamerai Yeshùa poiché egli salverà il suo popolo” (Dia). Perché quel bambino non avrebbe potuto chiamarsi – ad esempio – Beniamino o Simone o con un altro nome e salvare ugualmente il suo popolo? Doveva essere chiamato proprio Yeshùa e così salvare il suo popolo. Questo fatto, incomprensibile nella versione greca o nelle traduzioni in altre lingue, assume il suo valore pieno nel gioco di parole tutto musicale del testo ebraico:
וקראת את־שמו ישוע כי הוא יושיע את־עמו
vekarata et-shmò yeshùa ki yoshia et-amò
lo chiamerai Yèshùa poiché egli salverà il suo popolo
   Ecco allora che la seconda parte della frase (“poiché egli salverà il suo popolo”) diventa l’effettiva interpretazione del nome. Yeshùa significa infatti “Yah salverà”, essendo Yah l’abbreviazione del nome di Dio (abbreviazione che compare per la prima volta nella Bibbia in Es 15:2: “Yah [יה] è mia forza”) e shùa, derivazione di yeshuàh (ישועה) che significa “salvezza”.

 GESÚ E BARABBA: SONO LA STESSA PERSONA?

L’interrogativo può apparire un po’ forte, e senz’altro lo è per chi non ha adeguatamente approfondito la conoscenza delle sacre scritture, con specifico riguardo ai testi evangelici.

Eppure, sulla “lezione” Gesù Barabba esiste una vasta letteratura che conferma che durante il processo al cospetto di Ponzio Pilato si trovavano due personaggi: il primo Yeoshua Barabba (Gesù Barabba) ed il secondo Yeoshua Bar-Abba (Gesù Bar-Abba).
Che significato ha questa distinzione e cosa indicano questi nomi?
Barabba è al contempo un nome proprio di persona oppure un titolo che significa Figlio Del Padre (da Bar=Figlio ed Abba=Padre) Nella letteratura ebraica il suffisso Barabba è considerato un patronimico (ovvero un suffisso che indica la paternità di una persona). La stessa cosa che notiamo nel suffisso (patronimico) Yoshua Bar-Yoseph (Gesù figlio di Giuseppe) o, più in generale in Yeoshua Bar-Abba (Gesù Figlio Di Dio).
Peraltro, nella cultura ebraica (anche contemporanea) il nome “Dio” non può essere nè trascritto nè pronunciato.
In Matteo 27,16-27, il copista scrive “Avevano allora un noto carcerato, di nome Barabba. Essendo dunque radunati, Pilato domandò loro: «Chi volete che vi liberi, Barabba o Gesù detto il Cristo?” .
Alcuni manoscritti tra cui il Codice Q, f1, il 700 e alcuni codici già noti ad Origene, menzionano Barabba sotto la denominazione di Gesù Barabba. Secondo eminenti studiosi la lezione Gesù Barabba è quella genuina per le seguenti ragioni illustrate dalla prof. C. Mazzucco.
L’espressione originaria usata in Matteo 27, 16-17 pertanto è:
“Avevano allora un noto carcerato, di nome Gesù Barabba.
Essendo dunque radunati, Pilato domandò loro: «Chi volete che vi liberi, Gesù Barabba o Gesù Bar-Abba?
Le traduzioni normalmente omettono in entrambi i casi “Gesù”. Qui è evidente che la forma “Gesù Barabba” costituisce una lectio difficilior: a  nessun copista sarebbe venuto in mente di aggiungere “Gesù” se non lo avesse trovato  nel testo. Può apparire scandaloso che Barabba si chiami anche Gesù. Per questo fu cancellato nella grande maggioranza dei manoscritti”. Commenta anche A. Mello:99 “‘Gesù Barabba’ è lezione conservata solamente da una piccola famiglia di manoscritti,  ma ha un’alta probabilità di essere quella originaria, poiché più difficile.
La lezione Gesù-Barabba era già nota a Origene, il quale la esclude per il motivo (di carattere religioso) che nessun peccatore può portare il nome di Gesù: i copisti devono aver fatto altrettanto, per gli stessi motivi reverenziali (l‘evangelo  di Matteo è l’unico in cui la variante si sia conservata).
Dunque, per Matteo, l’alternativa  di Pilato è molto netta: ‘Chi volete che vi rilasci: Gesù Barabba o Gesù Figlio Del Padre (Bar-Abba)?‘ (v. 17). Matteo non colora Barabba a tinte fosche, come Mc 15,7 (un sedizioso, un rivoltoso, un omicida): dice solo che era ‘famoso‘, e l’aggettivo non  comporta un giudizio negativo. Si tratta di scegliere tra due ‘Gesù’ […], uno dei quali  è ‘chiamato Figlio Del Padre': tutto il peso della scelta consiste in questo riconoscimento messianico” . 
Questa indagine ermeneutica può condurre all’interpretazione per cui Gesù Barabba e Gesù Bar-Abba sono la stessa persona. Uno sdoppiamento che ha consentito alla patristica i di adeguare la dottrina ad una lettura (e trasmissione) del codice evangelico consona ai riferimenti culturali e religiosi del IV secolo.
Lo sdoppiamento sembra ispirarsi alla pratica dei sacrifici ebraici: il giorno dell’Espiazione il Sommo Sacerdote prendeva due capri (da qui l’espressione di “capro espiatorio”) e svolgeva la cerimonia nel seguente modo: metteva le mani sulla testa dei due agnelli e dopo aver confessato i peccati del popolo accollandoli alle due bestie, mentre uno lo sgozzava per purificare col suo sangue il Tempio, l’altro lo cacciava nel deserto perché si portasse dietro le colpe degli uomini.

Il Cristianesimo, impossessatosi di questo concetto di remissione dei peccati attraverso il sacrificio dell’agnello, lo trasferì in Gesù Barabba presentandocelo come colui che aveva versato il proprio sangue per riscattare i peccati degli uomini di cui si era fatto portatore rilasciando il suo omonimo e doppione che si sarebbe portato dietro la sua vera pelle di lupo, quella di chi fu condannato.


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Riprendendo gli ammonimenti di Cristo relativi ai fatti che accadrebbero “prima” della fine del mondo, mette sull’avviso di  fare attenzione ai falsi profeti.
 In Siberia c’è Vissarion, “colui che viene dalla foresta”, è un ex poliziotto russo che, all’età di 31 anni si autoproclamò reincarnazone di Gesù Cristo. Tenne la sua prima pubblica predica il giorno in cui si dissolse l’Unione Sovietica, e i fedeli non tardarono ad arrivare. Oggi, in Siberia, la comunità di credenti conta circa 4mila membri, soprattutto russi, ma anche bulgari e tedeschi. Secondo i dettami dell’”Ultimo Testamento” vivono in autarchia, sono vegetariani, si riproducono quanto possono e rifiutano il denaro. Chi lavora deve versare il 10% del reddito alla setta e 18% alla comunità.
   


In Centro e Sudamerica, tra le tante sette o presunte chiese, c’è la Chiesa di Dio Ministeriale di Gesù Cristo Internazionale, guidata da sorella Maria Luisa Piraquive, fondata a Bogotà e diffusa in molte parti del mondo, tanto per citarne una, ma ve ne sono molte altre che qui non serve elencarle. Pensiamo solo alla scissione degli Anglicani o dei Calvinisti o Luterani, che non condividevano i dogmi del cattolicesimo o certi comportamenti degli ecclesiastici.  Citiamo pure i Testimoni di Geova. Secondo la Chiesa Cattolica che si affida alle parole dell’Antico e Nuovo Testamento, tutti coloro che si dichiarano novelli Cristo sono considerati falsi profeti.
Da quel che sappiamo, Gesù tornerà: In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà e la luna non darà più il suo splendore e gli astri si metteranno a cadere dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.  Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. (Parusia)
Quindi dobbiamo sapere che nessun uomo che calpesta questa nostra Terra, così già fortemente ferita, potrà dichiararsi Cristo. Sarà qualcun altro, ma non Lui.
E fin qui mi pare di non peccare di eresia.
 Vorrei però esprimere il mio pensiero su quanto è accaduto, accade e accadrà.
Mi sono posta alcune domande:
-       Perché molta gente aderisce a queste nuove - chiamiamole chiese - o congregazioni, o come vi pare sia meglio definirle, oppure seguono certi autoproclamati Guru?
-       Perché non restano fedeli alla propria religione?
-       Perché c’è sempre più il dilagare dell’ateismo?
La prima risposta che mi viene in mente è che le persone sono insoddisfatte di quello che “passa il convento”.
Mi spiego meglio. Nella Chiesa Cattolica accadevano e succedono tuttora fatti che un tempo si credevano insospettabili: abusi sui bambini, sulle donne, corsa al potere, amore per il denaro (la famosa Mammona che tanto Gesù deprecava). E si respira poca spiritualità. Quanti preti indaffarati a organizzare riunioni, feste e altro, che dichiarano di non avere più tempo da dedicare alla guida spirituale dei fedeli, alla carità vera, non quella della raccolta di offerte per questo o quest’altro fine benefico? Non va bene. Più sovente molti di loro gettano la veste e tornano alla laicità…in fondo non c’è molta differenza.
Scusate il sarcasmo, ma è quanto constatato personalmente e sentito da chi l’ha vissuto sulla propria pelle di laici o sacerdoti.

Le persone hanno un estremo bisogno di avvicinarsi a Dio, a qualsiasi religione appartengano, e se non vi sono Maestri, saggi sacerdoti, veramente capaci di trasfondere l’Amore verso il Creatore, molti prendono le distanze da una Chiesa che poco ha da dare e da insegnare, e se non diventano atei, perché molti comunque sono alla ricerca di Dio, si affidano a chi propone loro un diverso cammino spirituale.

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Sulle tre religioni monoteiste vorrei dilungarmi un poco, partendo dalla religione Ebraica, madre delle altre due: Cristiana, nata dagli insegnamenti evangelici di Gesù  e Islamica nata dal Quran di Maometto. 


EBRAISMO

L'Ebraismo è religione monoteistica basata sugli scritti della Torah, sviluppatasi certamente precedentemente all'anno 1000 a.C., scaturendo dalle religioni enoteistiche dei popoli cananei; dall'Ebraismo si fanno derivare numerose altre religioni, tra cui le due principali sono il Cristianesimo e l'Islam. Il testo sacro per antonomasia, ma non l'unico nella religione ebraica, è la Torah, scritta in ebraico, corrispondente ai 5 libri del Pentateuco e contenente le istruzioni impartite da Dio al Popolo d'Israele sul Monte Sinai, quarantanove giorni dopo l'esodo dall'Egitto. Essa contiene la descrizione della storia dell'umanità dalla Creazione fino all'arrivo degli Ebrei in Terra d'Israele. Inoltre include i precetti comandati da Dio al Popolo d'Israele, che suggellano il patto stretto tra la Divinità e il popolo ebraico. Il canone ebraico delle Sacre Scritture venne definito nel I secolo
La Torah (in ebraico תּוֹרָה), è il documento più importante dell'Ebraismo, considerato parola ispirata da Dio e rivelata a Mosè. Il termine Torah significa letteralmente "insegnamento", "istruzione", scrittura" o "legge". Viene anche tradizionalmente chiamata Cinque Libri di MosèLegge di Mosè (תּוֹרַת־מֹשֶׁה, Torat Moshe), oppure, in lingua grecaPentateuco (Πεντετεύχως, "cinque rotoli"). Il lemma è generalmente utilizzato per indicare il testo sacro e l'intera tradizione giuridica ebraica, includendo quindi il Mishnah, il Talmud e il Midrash.

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ISLAMISMO
Chi era Maometto? Maometto  in arabo أبو ﺍﻟﻘﺎﺳﻢ محمد بن عبد الله بن عبد ﺍﻟﻤﻄﻠﺐ ﺍﻟﻬﺎﺷﻤﻲ, Abū l-Qāsim Muḥammad ibn ʿAbd Allāh ibn ʿAbd al-Muṭṭalib al-Hāshimī; La Mecca, 570 circa – Medina, 8 giugno 632) è stato il fondatore e il profeta dell'Islam, «l'uomo che tutti i musulmani riconoscono loro profeta».Il nome Muhammad significa “Il Lodato” e fu colui che scrisse il Quran.
Biografia • Rivelazioni dello spirito
Maometto nasce a Mecca in un giorno imprecisato (secondo diverse fonti tradizionali il giorno dovrebbe essere il 20 aprile o il 26 aprile) dell'anno 570 (anche in questo caso l'anno non può essere indicato con precisione, ma è stato fissato convenzionalmente). Appartenente al clan dei Banu Hashim, mercanti della regione peninsulare del Hijaz, in Arabia, componente della tribù dei Banu Quraysh, Maometto è figlio unico di Amina bint Wahb e Abd Allah b. Abd al-Muttalib ibn Hashim. La madre Amina è la figlia del sayide del gruppo dei Banu Zuhra, un altro clan che fa parte dei Banu Quraysh.
Maometto rimane orfano precocemente sia del padre, morto in seguito a un viaggio di affari che l'aveva condotto a Gaza, in Palestina, sia della madre, che aveva dato il figlio piccolo in consegna a Halima bt. Abi Dhu ayb. Il piccolo Maometto, quindi, cresce con la protezione di due tutori: Abd al-Muttalib ibn Hashim, nonno paterno, e Abu Talib, zio paterno, grazie ai quali a Mecca ha l'opportunità di entrare in contatto sin da piccolo con gli hanif, gruppo monoteista che non fa riferimento a nessuna religione rivelata.
Viaggiando insieme con lo zio nello Yemen e in Siria, Maometto conosce anche la comunità cristiana e quella ebraica. In occasione di uno di questi viaggi incontra Bahira, monaco cristiano della Siria che riconosce il segno del carisma profetico del futuro in un neo tra le sue spalle. Maometto, comunque, da bambino viene curato anche dalla moglie dello zio, Fatima bint Asad, e da Umm Ayman Baraka, schiava della madre di origine etiopica che rimane con lui fino a quando egli stesso ne favorisce il matrimonio con un uomo di Medina.
Secondo la tradizione islamica, Maometto ha sempre nutrito per Umm Ayman (appartenente alla Gente della Casa e madre di Usama ibn Zayd) un profondo affetto, riconoscente nei suoi confronti visto che proprio lei è stata una delle prime persone a credere e prestare fede al messaggio coranico che egli diffonde. Maometto, in ogni caso, è molto affezionato anche alla zia Fatima, apprezzata soprattutto per il temperamento dolce, che viene pregata in diverse occasioni dopo la sua morte e che viene onorata in molti modi (una delle figlie di Maometto avrà il suo nome).
Crescendo, Maometto ha l'opportunità di viaggiare molto, anche grazie all'attività mercantile della famiglia e al lavoro che svolge per la vedova Khadjia bt. Khuwaylid, e così estende le proprie conoscenze, sia dal punto di vista sociale che dal punto di vista religioso, in maniera molto ampia. Nel 595 Maometto sposa Khadjia bint Khuwaylid: dopodiché, inizia a dedicarsi in maniera continuativa alle sue riflessioni dello spirito. La moglie è la prima persona a credere fermamente nella Rivelazione portata da Maometto. A partire dal 610, infatti, egli inizia a predicare una religione di tipo monoteista, sostenendo di agire sulla base di una Rivelazione. Tale religione è fondata sul culto di Dio, indivisibile e unico.
In quei tempi in Arabia il concetto di monoteismo è alquanto diffuso, e la parola Dio si traduce con Allah. Tuttavia, i residenti di Mecca e del resto dell'Arabia peninsulare sono per la maggior parte politeisti - eccezion fatta per alcuni zoroastriani, alcuni cristiani e un numero piuttosto rilevante di ebrei - e quindi adorano numerosi idoli. Si tratta di dei venerati durante feste e pellegrinaggi, tra cui il più importante è l'haji, cioè il pellegrinaggio panarabo che va in scena durante il mese lunare di Dhu l-Hijia.
Maometto, invece, inizia a ritirarsi sul monte Hira, in una grotta non lontana da Mecca, dove medita per ore e ore. La tradizione vuole che, durante una di queste meditazioni, nell'anno 610 in occasione del mese di Ramadan, Maometto riceve l'apparizione dell'arcangelo Gabriele, che lo persuade a divenire Messaggero di Allah. Maometto rimane colpito e sconvolto da un'esperienza simile, e crede di essere impazzito: turbato da tremori alquanto violenti, cade a terra spaventato.
Si tratta della prima esperienza teopatica di Maometto, che inizia a sentire gli alberi e le rocce parlargli. Sempre più terrorizzato, egli fugge dalla caverna, ormai in preda al panico, verso casa propria; poi, giratosi, osserva Gabriele, che lo domina e che con le sue enormi ali copre totalmente l'orizzonte: Gabriele, a quel punto, gli conferma che Dio lo ha scelto per farlo divenire suo messaggero. Maometto inizialmente mostra molta fatica nell'accettare tale investitura: è grazie alla fede della moglie che si convince che quello che pensa di aver visto è successo veramente. Un ruolo importante in questo senso viene svolto anche da Waraqa ibn Nawfal, cugino della moglie, monoteista arabo che persuade Maometto. Gabriele torna spesso a parlare a Maometto: quest'ultimo, quindi, inizia a predicare la Rivelazione infusagli dall'Arcangelo.
Per molti anni, tuttavia, sono pochi i concittadini che Maometto riesce a convertire: tra di essi, Abu Bakr, suo coetaneo e amico intimo (che per altro diventerà il suo successore come guida della comunità islamica e califfo), e un piccolo gruppo di persone che di lì a poco sarebbero divenute suoi collaboratori: i Dieci Benedetti. La Rivelazione dimostra la verità di quanto scritto nel Vangelo, cioè che nessuno può essere profeta in patria.
Nel 619 Maometto deve affrontare il lutto per la morte di Abu Talib, lo zio che per tanto tempo gli ha assicurato protezione e amore, pur non convertendosi alla sua religione; nello stesso anno viene a mancare anche la moglie Khadjia: dopo la sua morte, Maometto si sposa nuovamente con Aishna bt. Abi Bakr, figlia di Abu Bakr. Egli, nel frattempo, si trova a fare i conti con l'ostilità dei cittadini di Mecca, che attuano un boicottaggio nei suoi confronti e nei confronti dei suoi fedeli, evitando qualsiasi tipo di rapporto commerciale con loro.
Insieme con i suoi fedeli, ormai diventati una settantina, dunque, Maometto nel 622 si sposta a Yathrib, a più di trecento chilometri da Mecca: la città prenderà poi il nome di Madinat al-Nabi, vale a dire "Città del Profeta", mentre il 622 sarà considerato l'anno dell'emigrazione, o dell'Egira: sotto il califfato di Omar ibn al-Khattab, il 622 sarà trasformato, quindi, nel primo anno del calendario islamico.
Dal punto di vista della predicazione religiosa, inizialmente Maometto si considera un profeta nel solco dell'Antico Testamento. Egli, tuttavia, non viene riconosciuto in quanto tale dalla comunità ebraica di Medina. La predicazione di Maometto a Medina dura otto anni, durante i quali viene formulato anche lo Statuto, o Patto, la cosiddetta Sahifa, che viene accettato da tutti e che permette la nascita della prima comunità di credenti, la Umma.
Insieme con i suoi seguaci, poi, Maometto sferra diversi attacchi contro i Meccani e le loro carovane. Vanno in scena così la vittoria di Badr e la sconfitta di Uhud, cui fa seguito il successo finale di Medina, la cosiddetta Battaglia del Fossato. Al termine di questa battaglia, portata a termine contro le tribù politeiste di Mecca, tutti gli ebrei vengono espulsi da Medina, accusati di aver violato la Umma e di aver tradito la componente islamica. Progressivamente Maometto esilia i Banu Qaynuga e il clan dei Banu Nadir, mentre dopo la Battaglia del Fossato vengono fatti decapitare settecento ebrei del gruppo Banu Qurayza.
Ottenuta una posizione di predominio, Maometto nel 630 decide che è arrivato il momento di provare a conquistare Mecca. Dopo aver vinto una battaglia contro i Banu Hawazin a Hunayn, si avvicina a Mecca conquistando oasi e villaggi come Fadak, Tabuk e Khaybar, necessari per poter ottenere un vantaggio strategico ed economico di valore non indifferente.
Negli ultimi anni della sua vita, Maometto ripete il Corano per intero due volte, permettendo a diversi musulmani di ricordarlo: sarà, però, solo Uthman b. Affan, il terzo califfo, a farlo mettere per iscritto.
Nel 632, sopraggiunge la morte, al termine del cosiddetto "Pellegrinaggio dell'Addio", o "Grande Pellegrinaggio". Maometto, che lascia una figlia, Fatima, e nove mogli, non indica in maniera esplicita chi dovrà essere il suo successore alla testa della Umma. A proposito delle mogli, occorre sottolineare che l'Islam non permette di avere più di quattro spose: tuttavia Maometto aveva avuto la possibilità di non rispettare tale limite proprio grazie alla rivelazione divina. Per altro, diversi matrimoni erano semplicemente la conseguenza di un'alleanza politica o della conversione di un determinato gruppo. Oltre alle mogli, egli ebbe sedici concubine.
Profeta e fondatore dell'Islam, Maometto ancora oggi è ritenuto dalle persone di fede musulmana il Sigillo della Profezia e messaggero di Allah, ultimo di una serie di profeti incaricato di divulgare tra gli Arabi la parola divina.
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Credo che molti abiurino la propria religione perché insoddisfatti o delusi e si affidino ad altre correnti religiose o a movimenti o ideologie che non hanno nulla in comune con le religioni conosciute o che hanno preso a prestito alcuni concetti e modificati a loro piacimento.

Dunque, tutto questo lungo preambolo serve a chiarire il mio pensiero e a rispondere a una domanda che assilla molti: queste religioni hanno cambiato il modo di vivere della gente? Quanti hanno interpretato a loro uso e consumi i contenuti della Torah, dei Vangeli e del Corano, trasformandoli in qualcosa di diverso dagli insegnamenti di Cristo o di Maometto o dei Profeti dell’Antico Testamento?
Il Cristianesimo riflette ancora il pensiero di Gesù su come deve vivere l’uomo?
Il Quran segue tutt’oggi il pensiero di Maometto?
La Torah, è ancora presente nella vita degli israeliti?
Lasciatemi avere qualche dubbio in proposito.
Le guerre, i genocidi, la violenza non fanno parte dei fondamenti di alcuna di queste religioni, eppure gli uomini si combattono tra loro, non amano, uccidono, rubano, distruggono la natura che ci è stata donata dal Creatore...e mi fermo qui.
Allora chi desidera veramente la pace e una vita non compressa e forse anche compromessa dall’attuale civiltà (sarebbe meglio definirla inciviltà?) e desidera fuggire dal caos delle multinazionali, del traffico, della corsa verso il successo, della ricchezza sempre più ad appannaggio dei pochi, e di tutti gli svantaggi che oggi la vita procura ai molti, cerca rifugio in quelle comunità che propongono uno stile di vita diverso.
Non credo che ci siano falsi profeti. Abbiamo avuto tanti buoni insegnamenti da Martin Luther King, da Mandela, da Gandhi, da tanti altri che si sono spesi per propagare il bene, la Pace nel mondo. Da Tagore, Albert Schweitzer, Madre Teresa di Calcutta, il Dalai Lama, tanto per citarne alcuni, e l’elenco potrebbe proseguire all’infinito con tanti altri nomi di Giusti, solo che, se pur quanti hanno lottato e lottano ancora per ottenere la pace nel mondo, in proporzione sono sempre molto pochi rispetto ai tanti che fanno di tutto per distruggere gli esseri umani e lo stesso nostro Pianeta che di Azzurro ormai gli resta ben poco.

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Uno sguardo su altre religioni


IL BUDDHISMO

Siddhartha, il Buddha. Chi è costui?
Il Buddha nasce in una regione, il regno dei Sakya che adesso è in Nepal, ma un tempo era nell’ India del nord. Non si trattava in realtà di una monarchia molto grande ma di una repubblica, un luogo in cui il padre di Siddhartha, un signorotto di questa regione, non era un re con grandi poteri come invece lo erano i re del regno di Magadha, dove Buddha andò ad insegnare per il resto della sua vita. La sua data di nascita si presume sia stata l’8 aprile 566 a.C. e il luogo fu nel parco di Lumbini tuttora esistente. Vi sono state edificate zone che ricordano dove il principe Siddhartha venne dato alla luce dalla madre Mahamaya e dal padre Suddhodhana, che erano i sovrani di quel piccolo stato; la capitale, che dista pochi miglia da questa parco di Lumbini, si chiamava Kapilavatthu. Adesso Lumbini si trova nel sud dell’attuale Nepal al confine con l’India.
Il nome che gli diede il re fu appunto Siddhartha che significa “Colui che ha raggiunto il suo scopo”. Era anche chiamato Gautama, dal nome di famiglia.

Quando il principe Siddhartha nacque, poiché si dice che era già destinato a raggiungere l’Illuminazione in quella stessa vita, aveva già dei particolari segni di nobiltà di spirito. Alla sua nascita il re Suddhodhana chiamò i saggi del luogo, cioè i bramini, gli asceti, i meditatori, i veggenti e tutti erano concordi nel riconoscere che il principe Siddhartha fosse un grande essere contraddistinto da una forte potenzialità e che in futuro sarebbe potuto diventare, secondo la maggior parte delle opinioni, un grande sovrano. Quindi, a causa dello status di principe di cui godeva, sarebbe subentrato al trono di suo padre e, per via delle caratteristiche che emergevano dai vari calcoli astrologici, il principe Siddhartha era destinato a diventare un capo tra i capi, un sovrano tra i sovrani.
Uno di questi saggi, un santo conosciuto nell’area per le sue doti di umanità e di veggenza, fece invece la predizione che, proprio per queste sue grandi capacità, il principe Siddhartha sarebbe stato destinato a un futuro ben maggiore, sarebbe cioè divenuto il salvatore tra gli uomini, colui che trova la strada che conduce gli esseri alla emancipazione dalla sofferenza. Un futuro questo evidentemente ben più raggiante e magnificente, ma che non piacque al re Suddhodhana che, essendo il sovrano, non voleva che il suo primogenito si dedicasse alla vita religiosa in quanto  avrebbe implicato l’abbandono del regno, e di conseguenza tralasciato la responsabilità di regnante e tutto quello per cui il padre aveva lavorato, tenendo conto che nell’India di allora era suo compito rimanere nella famiglia reale.
Il resto della biografia di Buddha lo potrete leggere qui.


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COSCIENZA DI KRISHNA

L’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna (ISKCON), i cui membri sono noti popolarmente come Hare Krishna, è una setta di origine induista. Anche se insegna che le sue origini risalgono al XVI secolo come ramo dell’induismo, la sua vera origine ha avuto luogo in pieno XX secolo in India, passando poi a New York nel 1965 e da lì al resto del mondo.
Il fondatore è stato l’induista Abhay Charan De, nato a Calcutta nel 1896 e che si è dato il nome spirituale di Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta, Swami Prabhupada. Nel 1922 ha trovato quello che sarebbe stato il suo maestro, Swami Bhaksidhanta Sarasvati, che l’ha proclamato “Sanyasa” (santo) e gli ha ordinato di diffondere in tutto il mondo la millenaria scienza spirituale dell’India, nota come Bhakti Yoga.
Il 18 settembre 1965 è arrivato negli Stati Uniti, dove a poco a poco ha iniziato a riunire giovani che l’hanno seguito e ha fondato il suo primo tempio a New York. Da allora la crescita è stata esponenziale, e oggi al mondo ci sono circa 20.000 membri, anche se spesso esagerano i propri numeri.
Prima della morte, Sarasvati ha eletto undici dei suoi discepoli di maggiore anzianità perché trasmettessero alle nuove generazioni il suo percorso spirituale. È morto il 14 novembre 1977 a Mathura, in India, dopo aver scritto più di 70 volumi di traduzioni e commenti dei testi religiosi più importanti dell’India. I suoi scritti sono diventati la guida dottrinale del movimento.
Dottrina: adorazione di Krishna
I membri credono a Krishna, non come avatar di Visnù (come lo intende l’induismo), ma come divinità unica, Verità suprema, Dio onnisciente e onnipotente.
Lo omologano al Dio di qualsiasi fede monoteista, rivolgendosi a lui con il termine “Hare”, che esprime profonda adorazione. Per loro, tutto deriva da Krishna per emanazione e tutto ritorna a lui alla fine di ogni ciclo cosmico.
L’uomo era un essere originariamente spirituale, ma ha perso il suo stato originario, e dopo la sua caduta è rimasto composto da un corpo materiale, un corpo sottile, immateriale, e un corpo spirituale. Il corpo spirituale è l’“io autentico” (atman), che è immortale, una scintilla tratta dal fuoco divino di Dio.
L’aspirazione dell’uomo è raggiungere la “coscienza di Krishna”, rendersi conto della sua natura divina, per non contagiarsi con il mondo apparente (sensoriale) e tornare così alla fusione con Krishna.
Anche per questo movimento, maggiori informazioni le troverete qui:




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BUDDHISMO TIBETANO

Il Dalai Lama è il capo politico del Tibet indipendente e uno dei più alti maestri di una particolare scuola del buddhismo tibetano, e non è il capo di tutto il buddhismo, come spesso sbagliando si dice: la scuola Gelukpa, o “i virtuosi”. La scuola è la più recente tra le diverse scuole tibetane, fondata nel XV secolo da Tsongkhapa (1357-1419), un grande erudito e maestro tibetano. È anche chiamata “Scuola dei berretti gialli”, dal colore del copricapo che la distingue dalle altre scuole più antiche (con i berretti rossi). Sul piano strettamente religioso, nel complesso sistema di “corpi di manifestazione” del buddhismo del Grande Veicolo e del buddhismo tibetano, il Dalai Lama è considerato un corpo di manifestazione (sprul sku in tibetano, pronunciato all’incirca “trulku”) del Bodhisattva della Compassione Avalokitesvara.
Il primo Dalai Lama, in realtà, non era il “Dalai Lama”. Il suo nome era Gendun Drup (1391-1474) ed era un allievo di Tsongkhapa e – più tardi – eminente maestro a sua volta. Il titolo venne concesso a Sonam Gyatsho (1543-1588) che si era alleato con un principe mongolo, Altan Khan. Fu quest’ultimo a chiamarlo “Dalai Lama”, cioè l’unione della parola tibetana Lama (“Maestro”) con quella mongola Dalai (“Oceano”). “Oceano” è anche il significato del nome tibetano Gyatso. Il titolo, però, venne accordato anche alle sue due “incarnazioni” (se si vuole usare una terminologia approssimativa di stampo occidentale) precedenti: Gendun Drup – per l’appunto – e Gendun Gyatsho (1475-1543), rispettivamente primo e secondo Dalai Lama.
Il terzo Dalai Lama non riuscì però a conquistare l’autorità suprema del Tibet, ma l’alleanza con i mongoli riportava alla luce un antico legame, conosciuto in tibetano come “choe-yoen” (mchod yon), che aveva le proprie radici ai tempi dell’Impero mongolo, ovverosia la relazione tra un sovrano laico buddhista (colui che protegge) e un maestro religioso (colui che è protetto). Il quarto Dalai Lama nacque nella famiglia di Altan Khan, ma fu soltanto il quinto Dalai Lama (conosciuto come il Grande Quinto) Ngawang Lobzang Gyatsho che riuscì a sconfiggere, con l’aiuto dei mongoli di Gushri Khan, gli avversari politici e religiosi e regnare così sul Tibet. Era il 1642. Due anni dopo in Cina cadeva la dinastia Ming (cinese han) e il Mandato Celeste passava alla dinastia Ch’ing, di etnia mancese che, nel secolo successivo, succederà ai mongoli nel rapporto di “choe-yoen” con il Dalai Lama. Questo legame rimarrà formalmente in vigore fino all’inizio del Novecento, anche se in realtà i mancesi non sempre svolsero il loro compito di protettori del Dalai Lama.
Il caso più ecclatante – ma non il solo – è l’invasione inglese del Tibet tra il 1903 ed il 1904, conosciuta come Missione Younghusband, quando i britannici, esasperati dall’impossibilità dei Ch’ing di far rispettare ai tibetani un qualunque accordo stipulato con Londra, invasero il Tibet. Il problema era che, per i diplomatici e funzionari inglesi – restii a comprendere l’esistenza di altre realtà giuridiche oltre alla loro – il rapporto di “choe-yoen” doveva tradursi come “protettorato” e dunque – sempre secondo gli inglesi – i tibetani dovevano onorare quanto accettato dai mancesi in sede di accordi internazionali. D’altronde gli inglesi avevano un timore sconfinato che Tibet, Iran e Afghanistan, porte e difese dell’India, potessero finire sotto l’influenza russa. Era l’epoca del “Grande Gioco”, che ormai però si avviava a conclusione. Per i tibetani, invece, il “choe-yoen” aveva soltanto un valore religioso e non accettavano alcuna imposizione dai Ch’ing, che in effetti, a loro volta, non erano in grado di imporre alcunché. Scriveva in proposito, nel 1894, l’agente politico britannico in Sikkim (piccolo regno himalayano tra Tibet, Nepal, Bhutan ed India) John Claude White: «I cinesi qui non hanno nessun tipo di autorità. I tibetani non obbediranno, e i cinesi hanno paura di dare qualsiasi ordine» (la lettera di White è riportata in Papers relating to Tibet. Presented to both Houses of Parliament by Command of his Majesty, London, 1904).
Tornando dunque alla Missione Younghusband, gli inglesi invasero il Tibet ed arrivarono a Lhasa nell’agosto del 1904, ma il Dalai Lama, il tredicesimo, Tupten Gyatsho, era ormai fuggito in Mongolia. Da lì si sarebbe poi recato a Pechino per far ritorno a Lhasa solo alla fine del 1909. Poche settimane dopo, però, dovrà fuggire nuovamente, questa volta dalle truppe dei Ch’ing che tentavano, negli ultimi mesi di vita dell’Impero, di controllare il Tibet militarmente. Il tredicesimo Dalai Lama si era rifugiato così in India. Adesso i britannici erano diventati amici. In effetti, gli inglesi continueranno a riconoscere l’autonomia tibetana sotto l’Alta sovranità della Cina (ovvero il “protettorato”, che presuppone la piena indipendenza sul piano interno e la subordinazione in politica estera) fino al 2008.
Come accennato, alla fine del 1911 la Rivoluzione Hsin-hai stava per concludere la millenaria storia imperiale in Cina. Il 1° gennaio 1912 fu proclamata la Repubblica. Circa un anno dopo il Dalai Lama rientrerà a Lhasa – di nuovo – e potrà emanare quella che è passata alla storia come la “Dichiarazione d’indipendenza del Tibet”. Avvierà una serie di riforme per cominciare a modernizzare il Tibet, ma morirà il 17 dicembre 1933, ad appena cinquantasette anni. Nel 1932 aveva redatto un testamento in cui spiegava di dover morire a breve per poi poter tornare in tempo ed essere pronto per i terribili sconvolgimenti che avrebbero potuto colpire il buddhismo e il Tibet. Circa un anno e mezzo dopo la sua morte, il 6 luglio 1935, un bambino, Lhamo Dondrup, nacque in un piccolo villaggio dell’Amdo (la regione nord-orientale del Tibet). Sarà lui ad essere proclamato il successore dopo che aveva riconosciuto – tra le altre prove – un lama travestito da servitore e preteso il rosario del tredicesimo Dalai Lama. Il suo nome, come Dalai Lama, è Tenzin Gyatsho. Quel bambino è l’attuale Dalai Lama.
Intanto la Cina precipitava nei conflitti tra nazionalisti e comunisti, sul piano interno, e con i giapponesi, sul piano internazionale. Al termine della Seconda guerra mondiale riprenderanno gli scontri interni che condurranno Mao alla vittoria nel 1949. Il Tibet che – come spiegato – non era mai stato sotto la sovranità cinese, ma soltanto all’interno del rapporto di “choe-yoen” prima con i mongoli e poi con i mancesi (mai con i cinesi), sarà invaso negli anni Cinquanta. La Mongolia, che al momento della fine della dinastia Ch’ing si trovava in una condizione giuridica internazionale simile al Tibet (nel 1913 i due stati, entrambi governati da due maestri della Scuola dei berretti gialli, il Dalai Lama in Tibet ed il Jetsun Dampa in Mongolia, avevano anche firmato un trattato), negli anni Venti era diventata una repubblica popolare sotto la protezione russa. Per questo motivo Mao, già sufficientemente isolato a livello internazionale (la Cina popolare sarà ammessa alle Nazioni Unite solo nel 1971), non si permise di rivendicare la Mongolia. Il Tibet, però, aveva perso il suo alleato: gli inglesi nel 1947 avevano dovuto lasciare l’India. Il Dalai Lama, dopo alcuni tentativi di convivenza con l’occupante cinese, sarà costretto a fuggire – come nella vita precedente – in India. Da allora non è più potuto tornare nel suo paese. Nel 1989 ha vinto il Premio Nobel per la Pace.
Vale la pena, in chiusura, citare anche il più “originale” tra i Dalai Lama, ovvero il sesto Dalai Lama Tsangyang Gyatsho, ricordato in primo luogo per essere stato un grande poeta che però, ai canti religiosi, preferiva i canti d’amore (le sue poesie sono state tradotte in italiano da Erberto Lo Bue). Nato nel 1683, la storia ufficiale lo dichiara deceduto nel 1706 – nel pieno di tragici contrasti interni ed esterni del Tibet – anche se una commovente biografia segreta (tradotta in italiano da Enrica Rispoli) racconta di un lungo esilio in Mongolia.


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Allora chi vuole crearsi un piccolo paradiso in terra, si rifugia in alcune comunità formate sullo stile degli Amish. Chi sono?




AMISH

pacifici agricoltori fermi a duecento anni fa.

Allora chi vuole crearsi un piccolo paradiso in terra, si rifugia in alcune comunità formate sullo stile degli Amish. Chi sono?
Rifiutano la società moderna in quasi tutti i suoi aspetti. Si vestono, vivono e lavorano secondo regole di due secoli fa, sono tranquilli e pacifici.

Gli Amish americani sono un gruppo religioso protestante che ha le sue radici nella comunità Mennonita. Facevano parte del primo movimento anabattista europeo che si scisse dal Protestantesimo ai tempi della Riforma: perseguitati come eretici sia dai Cattolici sia dai Protestanti, furono costretti a rifugiarsi sulle Alpi Svizzere e nel sud della Germania e qui nacque la tradizione Amish di dedicarsi all'agricoltura e di radunarsi nelle case e non nelle chiese per seguire le loro funzioni religiose.
La comunità è stata fondata alla fine del 1.600 dallo svizzero Jacob Amman. Emigrati negli Stati Uniti, principalmente in Pennsylvania, per sfuggire a persecuzioni, gli Amish, protestanti, basano la propria fede sul rigido rispetto della Bibbia e il rifiuto del progresso.

Oggi vivono in 22 stati ed in Canada. Ma l'Old Order Amish (circa 16-18mila persone) vive in Pennsylvania, tra Filadelfia e Lancaster.

In genere sono trilingue, poiché parlano la lingua del paese nel quale vivono, ma essendo di cultura normalmente germanica, parlano anche un dialetto tedesco, in famiglia (che nasce dall'unione della lingua del paese ospitante col tedesco), inoltre usano la lingua tedesca nei servizi religiosi.

Gli Amish rifiutano la modernità, ma non in quanto tale. Oggetti che non portino valori indesiderati nella casa e non provochino crepe nella struttura sociale sono i benvenuti se si rendono davvero necessari e se non sono un desiderio vanitoso e superfluo. Usano per esempio la stufa a legna moderna, perché migliore e meno costosa di stufe più vecchie, ma non transigono sull'abbigliamento o sui consumi alimentari, che rimangono legati
alla tradizione.

Per lo stesso motivo gli Amish non considerano nemmeno la televisione, sono aperti invece ai libri e alle riviste a patto però che non vadano contro la propria cultura. In genere non usano l'elettricità e non possono guidare mezzi motorizzati. Anche il rapporto con la medicina moderna è controverso. Normalmente si curano in casa, ma se un Amish sta veramente male, allora la comunità decide di portarlo in ospedale.

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Vissarion, per esempio, ha creato in Siberia dei villaggi che ricordano quelli degli Amish, con la differenza che lui si presenta come Gesù riapparso sulla terra.
Ovvio che non è la reincarnazione di Cristo, ma quel che predica è uno stile di vita molto simile a quello insegnato da Gesù. Vita in comunione, rapporti imperniati sull’Amore verso il prossimo, senso di pace tra tutta la gente che l’ha seguito. Così succede anche tra gli Hare Krishna.

Le religioni sono state ideate per mettere ordine nelle comunità. In che senso? Nei tempi antichi non esistevano delle vere e proprie leggi con tanto di codici, di conseguenza le stesse erano incuneate nei libri sacri.

 I pensatori dell'antichità, tra cui Platone e Aristotele, hanno svolto un ruolo fondamentale nella definizione filosofica del bene. Vi sono molti modi di concepire questo bene: come un ordine, come un insieme di beni umani oggettivi e come perfezione. Adoravano gli dei dell’Olimpo e altri dei, non si trattava però di religione in senso proprio. Questo accadeva sia nella Magna Grecia sia durante l’Impero Romano. Oppure adoravano Baal, Dio semitico nato come divinità minore legata ai capricci del clima del Vicino Oriente e poi divenuto Signore dell'Universo. Baal è ampiamente conosciuto dalle citazioni bibliche riferite, in massima parte, agli eccessi del suo culto, con sacrifici umani e prostituzione rituale. Ciononostante, la fede in lui caratterizzò molti popoli del Mediterraneo, dai famosi Egizi, Fenici e Cartaginesi, ai meno conosciuti Cananei, passando dalla sorprendente venerazione degli Israeliti.



Il CODICE DI HAMMURABI

La magnifica stele di diorite nera (alta 2,25 m) che reca inciso il Codice di Hammurabi venne ritrovata nel 1901 a Susa (oggi Shush), nell’Iran sud-occidentale.
Il codice prende il nome da Hammurabi, il re del primo impero babilonese, che governò dal 1792 a.C. circa al 1750 a.C. circa.
Oggi il Codice di Hammurabi costituisce uno dei gioielli della collezione di Antichità orientali del Museo del Louvre, a Parigi. Una copia si trova al Pergamonmuseum, a Berlino. Le iscrizioni cuneiformi, su entrambi i lati, sono suddivise in 51 colonne.
Nella parte superiore del Codice di Hammurabi è raffigurato lo stesso Hammurabi, in piedi al cospetto del dio Marduk, il sovrano celeste di Babilonia, che gli porge il cerchio e il bastone, simboli tradizionali del potere regale.
In testa alla parte scritta c’è un prologo, nel quale il re celebra la propria potenza e la propria autorità, dovute non soltanto alla benevolenza degli dèi, ma anche al fatto che il suo potere è legittimo e giusto perché difende il diritto.
Seguono poi 282 articoli. Questi riguardano la proprietà, la famiglia, la successione, le offese fisiche, gli affitti, i salari, gli schiavi, gli animali. Infine, c’è l’epilogo, che ribadisce i concetti del prologo: «Ogni uomo oppresso che abbia in corso una contesa venga presso questa stele e legga con attenzione le mie preziose parole: possano esse chiarire il suo caso. Io, Hammurabi, sono il re del diritto, al quale Marduk ha affidato le leggi».
Oggi sappiamo, al contrario di quanto si è a lungo pensato, che altri sovrani mesopotamici promulgarono raccolte di leggi prima di Hammurabi.
Il Codice di Hammurabi rimane però un documento straordinario, perché fu probabilmente il più esteso nel suo genere e perché, giunto a noi pressoché intatto, è la fonte più importante per la conoscenza del diritto e della società babilonese.

La legge del taglione

Il principio più noto che si ricava dalla lettura del Codice di Hammurabi è la legge del taglione. Secondo questa legge, che si trova anche in altre legislazioni antiche, s’infligge all’offensore lo stesso male che egli ha recato all’offeso (“occhio per occhio”, come dice l’espressione proverbiale).
Non bisogna però esagerare l’importanza del principio del taglione, come se fosse l’unico che determinava il diritto penale. In realtà il quadro delle pene e delle punizioni previste era ben più complesso.
Frequente era infatti la pena capitale e non di meno le pene corporali, dalla bastonatura alle mutilazioni più orribili, che sembrano non risparmiassero nessuno («Se un bambino ha colpito suo padre, gli si taglierà la mano»).
 Il Codice di Hammurabi fornisce indicazioni preziose anche sui rapporti sociali. La società babilonese appare divisa in tre categorie:
·       gli awilu (letteralmente, «uomini civilizzati»), le persone di rango elevato;
·       mushkenu («coloro che si sottomettono»), individui di condizione libera ma di ceto sociale inferiore;
·       wardu erano gli schiavi, i servitori.
A ciascuna delle tre categorie corrisponde, nel Codice di Hammurabi, un trattamento diverso. Le pene, infatti, non sono uguali per tutti. A titolo esemplificativo, riportiamo alcuni articoli del Codice di Hammurabi, che stabiliva sia i compensi in denaro per le prestazioni dei medici sia le pene in caso di errore.
215. Se un medico fa un’ampia incisione con un coltello operatorio e lo cura, o se egli apre un tumore (sopra l’occhio) con un coltello operatorio, e salva l’occhio, riceverà dieci shekels in denaro.
216. Se il paziente è un uomo libero, egli riceve cinque shekels.
217. Se egli è lo schiavo di qualcuno, il suo padrone darà al medico due shekels.
218. Se un medico fa una grande incisione con il coltello operatorio, e lo uccide, o apre un tumore con il coltello operatorio, e taglia l’occhio, gli saranno tagliate le mani.
219. Se un medico fa una grande incisione con il coltello operatorio sullo schiavo di un uomo libero, e lo uccide, rimpiazzerà lo schiavo con un altro schiavo.

221. Se un medico guarisce l’osso rotto o la parte molle ammalata di un uomo, il paziente pagherà al medico cinque shekels in denaro.
222. Se è un uomo libero pagherà tre shekels.
223. Se è uno schiavo il suo proprietario pagherà al medico due shekels.
Shekels: unità di peso e di valore monetario diffusa in Mesopotamia.
Leggiamo dal Codice di Hammurabi alcuni articoli che tutelavano le mogli da comportamenti arbitrari dei mariti. Il divorzio era una pratica normale (ma poteva chiederlo solo il marito); la mancanza di figli, attribuita sempre alla sterilità femminile, la sua causa principale. Un’altra causa era l’adulterio, colpa grave per una donna; se però la moglie ripudiata non veniva giudicata colpevole di adulterio, aveva salvo l’onore e poteva risposarsi.
131. Se la moglie di un uomo libero viene accusata di adulterio dal marito, senza però essere stata colta sul fatto mentre giaceva con un altro uomo, ella presterà giuramento (di innocenza) nel nome della divinità e potrà fare ritorno a casa sua.
138. Se un uomo libero desidera divorziare dalla propria moglie che non gli ha dato figli, egli le pagherà in contanti l’intero importo del suo prezzo di matrimonio, e inoltre le risarcirà la dote che ella aveva portato con sé dalla casa di suo padre; solo allora egli potrà divorziare da lei.
Vi rimando ad un interessante Link dove l Codice di Hammurabi è ampiamente spiegato.
 Alcuni studiosi ritengono che l’Antico Testamento (Bibbia) sia in parte basato sul codice di Hammurabi. E’ possibile sia vero, in base e a quanto riporto:
Occhio per occhio (se ricevi un danno hai diritto di rispondere con lo stesso danno) è un principio di rivalsa proporzionale al danno subito comunemente espresso dalla locuzione "occhio per occhio, dente per dente", che appare anche nella Bibbia:
« 19Se uno farà una lesione al suo prossimo, si farà a lui come egli ha fatto all'altro: 20 frattura per frattura, occhio per occhio, dente per dente; gli si farà la stessa lesione che egli ha fatto all'altro. »   (Levitico 24, 19-20)
« 24Occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede, 25scottatura per scottatura, ferita per ferita, contusione per contusione. 26Se uno colpisce l'occhio del suo schiavo o l'occhio della sua schiava e glielo fa perdere, li lascerà andare liberi in compenso dell'occhio perduto. 27Se fa cadere un dente al suo schiavo o un dente alla sua schiava, li lascerà andare liberi in compenso del dente perduto.. »   (Esodo 21,24-27)
Per i Cristiani il principio è rimasto nell'Antico Testamento (Bibbia) come monito nei confronti di chi commetteva danni o procurava la morte di altri ed è stato aggiunto nel Nuovo Testamento (Vangelo) il suo ribaltamento come esortazione a compiere verso gli altri solo azioni che si vorrebbero ricevere.
Nel Vangelo secondo Matteo è scritto:
« Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti. »   (Matteo 7,12)

Diffusione e analogie

Il principio ha origini remote ed è contemplato in modo concettualmente analogo in diverse culture o civiltà, scomparse o ancora esistenti, in diverse parti del mondo.
Babilonese
La più antica codificazione di questo principio è stata probabilmente espressa nel Codice di Hammurabi, del quale ho appena riportato alcune leggi, in cui la pena per i vari reati è spesso identica al torto o al danno provocato. Ad esempio la pena per l'omicidio è la morte: se la vittima però è il figlio di un altro uomo, all'omicida verrà ucciso il figlio; se è uno schiavo l'omicida pagherà un'ammenda, commisurata al prezzo dello schiavo ucciso. Il codice applicava il principio anche in caso di responsabilità indiretta e involontarietà: per esempio, se un architetto progetta una casa e questa crolla uccidendo chi vi abita, è colpevole e subisce la pena come se avesse ucciso di persona.
(una legge che andrebbe approvata anche al giorno d’oggi, per esempio quando crollano i ponti e trovano la morte molte persone.Il responsabile di tale accadimento andrebbe punito non dico con la morte, ma senz’altro con l’ergastolo).
Islam
Nel diritto islamico è di fatto accolto il principio dell'occhio per occhio vigente in Arabia ai tempi di Maometto. È tuttavia previsto, spesso con una minuziosa casistica, anche il principio di "compensazione pecuniaria" (in arabo diya, spesso tradotto "prezzo del sangue"), con cui è possibile evitare il ricorso all'occhio per occhio pagando risarcimenti in denaro. Solitamente però il ricorso alla diya è subordinato all’accettazione della compensazione da parte di chi è stato leso.
Maori
Il concetto Māori Utu, anche legale, esprime reciprocità o equilibrio nei rapporti con gli altri. Nel concetto Utu rientra la valutazione di ciò che è giusto fare sia per ricambiare le azioni gentili, sia per attuare una vendetta con i suoi effetti. Per l'aspetto vendetta è analogo a occhio per occhio.
Romana
Nella tavola VIII delle Leggi delle XII tavole sono contemplati, in analogia con "occhio per occhio", i diversi reati contro persone o cose e la pena relativa, differenziata a seconda della volontarietà o meno dell'atto. Questo complesso di leggi, lex talionis, è stato mantenuto nell'antico diritto germanico al quale si rifecero le legislazioni di alcuni stati italiani.
Vi chiederete: cosa c’entra tutto questo con le religioni? C’entra eccome! Poiché come avrete notato, alcune leggi contenute nel Codice di Hammurabi le troviamo sia nell’Antico Testamento del popolo ebraico che nel diritto islamico che in quelli che ho citato in seguito. Quindi a mio parere, le religioni non sono dettate da Dio, o in qualunque altro modo sia chiamato, ma dagli stessi uomini. Persone senz’altro istruite, intelligenti e dotate di capacità persuasive, ma uomini.
E l’apocalisse dove entra in questo contesto?
Per quanto riguarda il  Vangelo se ne parla in questo modo:
L’escatologia studia gli eventi che si riferiscono alla fine della storia dell’umanità e alla sua piena consumazione. Questo tipo di conoscenza sulle cose ultime non è futurologia (perché non si tratta di una serie di ipotesi sul futuro dell’uomo dal punto di vista naturale), ma una riflessione sul messaggio di Dio relativo al destino dell’uomo.
Nel contesto di questa realtà che si verificherà alla fine dei tempi, la parusia (seconda venuta di Cristo) è un evento che tutti noi cristiani aspettiamo con ansia. Gesù tornerà a terminare ciò che ha iniziato alla vista di tutti, ma a differenza della prima venuta, limitata al suo popolo, la seconda avverrà davanti a tutto il creato e nello splendore della sua gloria.
Quando si verificherà il ritorno di Cristo? Sappiamo solo che nessuno conosce il giorno e l’ora se non il Padre (Mt 24, 36), ma Gesù ci ha fatto conoscere una serie di segni che lo precederanno, anche se non ci ha detto quanto tempo passerà tra la loro manifestazione e la seconda venuta.
Cristo tornerà e i cristiani autentici non si spaventeranno perché quel giorno si realizzeranno tutte le loro speranze. Il ritorno del Signore implicherà la pienezza definitiva della creazione, una restaurazione totale e un rinnovamento fisico e morale del modo. Ma qual è il nostro atteggiamento di fronte alla parusia? Questa conoscenza che Dio ci ha anticipato sulle “cose ultime” ci invita a fare un esame di coscienza sul nostro rapporto con il mondo e con Cristo. Se smettiamo di vivere il nostro cristianesimo in chiave escatologica, possiamo dimenticare che è essenziale essere preparati. Gesù verrà come il ladro di notte.
Ma quali sono i segni che precederanno la seconda venuta di Cristo?

1. La predicazione del Vangelo in tutto il mondo
Gesù stesso l’ha annunciata ai suoi apostoli dicendo: “Questo vangelo del Regno sarà annunciato in tutto il mondo, perché ne sia data testimonianza a tutti i popoli; e allora verrà la fine” (Mt 24, 14). La predicazione non significa che tutte le genti si convertiranno al cristianesimo, ma che il Vangelo si diffonderà in tutte le regioni del mondo perché tutti gli uomini possano convertirsi a Lui. Al ritorno di Cristo potranno esserci solo amici o nemici, e non ci sarà alcun popolo che potrà dire di non conoscerlo.
2. La conversione del popolo ebraico
Il non riconoscere Gesù come il Messia verrà meno e si alzerà il velo dal popolo ebraico quando sarà entrato nel regno di Cristo il numero completo di pagani (Rm 11, 25). Allora arriveranno gli ultimi, che devono essere i primi. La loro cecità avrà fine e troveranno la strada verso Gesù.
3. L’apostasia della fede
La rinuncia a Cristo non sarà totale e assoluta in tutto il genere umano, visto che la Chiesa non può perire. Forse il modo migliore per comprenderla è che la maggior parte dei popoli e delle Nazioni rinuncerà al cristianesimo trasformando tutta la vita pubblica in contraddizione alla morale e alla fede cristiane. Allo stesso tempo, la vita individuale della maggior parte degli esseri umani si dispiegherà lontana dal Vangelo. Quanti credono nel mondo perseguiteranno coloro che credono in Cristo, per quanto possano essere uniti a loro dal sangue. La persecuzione sarà una manifestazione dei grandi sforzi di Satana per danneggiare l’opera del Signore.
4. La comparsa dell’anticristo
Insieme all’apostasia e alla persecuzione si svelerà il “mistero dell’iniquità” sotto forma di un’impostura religiosa che fornirà agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, uno pseudo-messianesimo in cui l’uomo glorifica se stesso mettendosi al posto di Dio (cfr. CCC, n°675).
Anche se l’anticristo può essere sia una persona individuale che un insieme impersonale di idee, la maggior parte dei teologi lo intende come una persona concreta. Questa persona sarà umana, non un demonio, anche se si sarà consegnata al potere demoniaco. L’anticristo e chi lo propaganda cercheranno di mostrare che Gesù è il più grande nemico dell’umanità e fonderanno una nuova religione naturale che si presenterà come un umanitarismo filantropico e pacifista. Cercheranno di creare un nuovo ordine mondano al margine di Cristo e in violenta opposizione a Lui.


5. Grandi calamità e caos nel mondo
L’anticristo, che prometterà una gloria anticristiana, anziché portare il Paradiso provocherà il caos. Non sarà capace di produrre un ordine ateo al servizio dell’uomo, ma provvederà al suo annichilimento con guerre, fame e morte. A queste disgrazie si uniranno i poteri della natura, di fronte ai quali gli uomini si paralizzeranno perdendo la sicurezza precedente e la convinzione di non aver bisogno di niente. I leader del potere politico, economico, militare e sociale rimarranno indeboliti come i poveri e i piccoli. Nonostante tutto questo, molti di questi uomini temerari si ostineranno nel loro orgoglio. Il mistero del peccato si rivela qui in tutta la sua abissale incomprensibilità, ma i cristiani non temeranno, perché Cristo accompagnerà la Chiesa fino alla fine del mondo. (Fonte it.aleteia.org)
L'espressione fine del mondo viene usata in senso generico per indicare un possibile evento (o una serie di eventi) con conseguenze catastrofiche a livello globale, tali da causare la distruzione della Terra, della biosfera o della specie umana. Il tema della fine del mondo è presente soprattutto a livello escatologico in molte mitologie e religioni ed è inoltre ricorrente nella narrativa fantastica e fantascientifica e in misura minore anche in campo scientifico.
Nel giudaismo, il "Tempo della Fine" viene abitualmente chiamato anche la Fine dei Giorni (aharit ha-yamim, אחרית הימים), una frase che appare parecchie volte nella Tanakh. Anche se l'idea delle tribolazioni messianiche ha una posizione prominente nel pensiero giudaico, non è un processo immutabile isolato nella sua essenza, ma viene piuttosto associato ad un'immagine di redenzione senza sofferenza. Le due immagini sono a volte viste come la dicotomia di due diversi futuri possibili per Israele.
La "Fine dei Giorni" nella escatologia giudaica comprende una serie di temi interconnessi:
·       Messianismo giudaico
o   Il ritorno degli esiliati dalla diaspora ebraica
o   La ricostruzione del Tempio di Gerusalemme (terzo tempio)
Il Mondo a Venire ('Olam Ha-ba (עולם הבא)

  un termine ambiguo che può riferirsi all'aldilà, al regno messianico sul mondo, quindi anche alla vita dei resuscitati.

Eventi tumultuosi rovesceranno il vecchio ordine mondiale, creando un ordine nuovo nel quale Dio viene universalmente riconosciuto come il governante di ogni cosa e di ogni persona. Uno dei saggi del Talmud dice, "Lasciate la fine dei giorni venire, anche se io non vivrò per vederli [dal momento che il mondo sarà colmo di ogni possibile conflitto e sofferenza]".
Nel Talmud, nel trattato di Avodah Zarah, a pagina 9A, si afferma che il mondo come lo conosciamo esisterà soltanto per seimila anni o fino al sesto millennio (cfr Era messianica). Il calendario ebraico (luach) funziona completamente sull'assunto che quel tempo cominci con l'atto stesso della creazione di Adamo, l'uomo primigenio. Molte persone (specialmente Ebrei conservatori, gli Ebrei riformati oltre alla grande maggioranza dei cristiani) pensano che gli anni della Torah, o Bibbia ebraica, siano soltanto simbolici. Secondo agli antichi insegnamenti giudaici, sostenuti anche dagli odierni ebrei ortodossi, gli anni sono da considerare letteralmente e consistentemente nel tempo, di 24 ore al giorno (cfr Zmanim) e per una media di 365 giorni all'anno (cfr Festività ebraiche). Calibrazioni accurate vengono eseguite con gli anni mancanti, per rendere conto della differenza tra il calendario lunare ed il calendario solare, dal momento che il calendario ebraico si basa su entrambi i sistemi. Dunque l'anno 2007 equivale a 5767 anni ebraici dalla creazione dell'uomo sul calendario ebraico attuale. In base a questo calcolo, la fine dei giorni avverrebbe poco prima o durante l'anno 2240 (Anno 6000 del calendario ebraico: cfr Shekhinah-Bereshit).
Secondo la tradizione giudaica, quelli in vita durante i tempi della fine vedranno:
La riunione degli ebrei dispersi nella realtà geografica d'Israele, (questo è accaduto, poiché gli ebrei si sono impossessati della Palestina il 14 maggio del 1948, quando venne dichiarata unilateralmente la nascita dello Stato di Israele, un giorno prima che l'ONU stessa, come previsto, ne sancisse la creazione).
La disfatta di tutti i nemici di Israele,
La ricostruzione dell'edificio (oppure il miracoloso riposizionamento per intervento divino) del terzo tempio ebraico di Gerusalemme e la restaurazione delle offerte sacrificali e del sacerdozio nel tempio.
Il ritorno in vita dei morti (in ebraico techiat hameitim), oppure la Risurrezione intesa in qualche modo.
Ad un certo punto, il Messia degli ebrei dovrebbe comparire, ed essere unto dagli alti sacerdoti come il Re di Israele. Lui dividerà i giudei di Israele nello loro suddivisioni tribali ancestrali nella terra promessa. Gog e Magog attaccheranno Israele. Quali siano le nazioni di Gog e Magog risulta molto vago, praticamente indefinito. Magog combatterà una grande battaglia, nella quale molti moriranno in entrambi gli schieramenti, ma Dio interverrà a salvare i Giudei. Questa battaglia viene definita l'Armageddon. Dopo aver annientato questo suo nemico finale una volta e per tutte, in pieno accordo alla costruzione di un mondo perfetto, Dio vieterà ed impedirà ogni forma di malvagità dall'esistenza umana. Dopo l'anno 6000 (nel calendario ebraico), il settimo millennio sarà un'era di santità, tranquillità, vita spirituale, e pace universale, era denominata dagli ebrei 'Olam Ha-Ba ("Mondo Futuro"), dove tutte le persone avranno una conoscenza diretta di Dio.
"Tutto Israele ha una porzione nel mondo a venire" (Talmud Sanhedrin 10:1; cfr Zaddiq)
10:1; cfr Zaddiq): Nel Ramban, lo scrittore Nahmanide interpreta il "mondo che verrà" come il bene ultimo e lo scopo della creazione, dunque Nahmanide sostiene che il concetto del "mondo che verrà" in realtà si riferisca alla risurrezione dei morti. Un evento che dovrebbe accadere dopo l'avvenuto inizio dell'Era messianica. Nel libro del Ramban si legge che tutto il popolo d'Israele, tutti gli ebrei di tutti i secoli, includendo i suoi peccatori, avrà una porzione in questo periodo di risurrezione. (dalla Tzemach Tzedek, Derech Mitzvosecha, Legge di Tzitzis).

Ortodossia orientale

Le Scritture Greche Cristiane non menzionano una fine del mondo, ma la fine di una società empia. Gesù paragonò quel momento, che verrà in un'ora che nessuno sa, ai giorni del Diluvio Universale, e non si avvidero di nulla, finché venne il diluvio e li portò via tutti; così sarà pure alla venuta del Figlio dell'uomo (interpretabile come fine dell'umanità, non del pianeta Terra).
Nell'Apocalisse (famosa per la predizione della battaglia di Armageddon), si legge di come Dio ridurrà in rovina coloro che avvelenano la terra. La seconda lettera di Pietro tratta anche della distruzione degli uomini empi 2,9. Ben distinta e diversa è la fine dei giusti e dei malvagi, che comunque verranno distrutti tutti, ma per i giusti è annunciato che "non andranno incontro alla seconda morte" 3,17 e che "risiederanno sulla Terra per sempre" 37:10-11 28-29.

Cattolicesimo

Anche i cattolici fanno riferimento al 25º capitolo del Vangelo di Matteo, nel versetto dove Gesù Cristo afferma che "nessuno conosce l'ora o il giorno, eccetto il Padre" (Matteo, cap. 25). Mentre alcuni credono che la predizione delle date o dei tempi sia futile, altri credono che Gesù abbia anticipato i segni che indicherebbero che la "fine dei giorni" si avvicina. Alcuni di questi segni includono disastri naturali, carestie, rivolte civili, ecatombi belliche, e ogni genere di inconsueta catastrofe della massima entità. Del tempo preciso, comunque, Gesù accenna soltanto che verrà come un "ladro nella notte" (Apocalisse 3,3). Secondo il Catechismo della Chiesa Cattolica, le credenze cattoliche attorno al "tempo della fine" vengono espresse nella Professione di Fede, il Credo.

Islam

L'escatologia islamica riguarda quegli aspetti (dogmatici e non) che nel sistema dei valori e delle credenze musulmane si preoccupano di indicare quale sia il destino del genere umano dopo la morte e la risurrezione voluta da Allah nel Giorno del Giudizio.
Anche nell'Islam il tempo della fine ha una data ignota, che conosce soltanto Allah il misericordioso, e che non era nota neanche al Profeta Maometto. Nonostante questo, il Profeta indicò dei segni maggiori e altri minori che erano: "aumento dell'omosessualità",
"segni nel cielo", "grande terremoto, apertura di una faglia che avrebbe allargato la Terra, allungando il giorno".
L'assetto escatologico è, tutto sommato, abbastanza semplice e, nei suoi aspetti dogmatici elencano in successione il tormento della tomba, la Bilancia, il Ponte e il Bacino.

Fede Baha'i

Il fondatore della Bahá'íBahá'u'lláh affermava di essere il Ritorno di Cristo come pure di rappresentare le aspettative di altre religioni. Portò anche prove della Fine dei Tempi e della Sua posizione al riguardo. L'affermazione della Fede Baha'i coincideva con la profezia di William Miller, che indicava l'anno 1844. Relativamente a particolari attese della fine dei tempi, è stato argomentato che la battaglia di Armageddon è già avvenuta e che i martirii di massa previsti per la fine dei tempi siano già avvenuti nel contesto storico della Fede Baha'i.

Escatologia dei nativi americani (Apache, Hopi, Lakota)

Queste escatologie non forniscono date, ma ad esempio gli indiani Hopi forniscono segni: il "serpente di ferro", la comparsa di ragnatele per la comunicazione, "colonne di fuoco e di fumo" in terre distanti dove l'uomo bianco farà la guerra. Il segno definitivo che segna la fine di quest'era è la comparsa della "stella blu e della stella rossa katchinas".

Escatologia dei vichinghi e altri popoli nordici

La mitologia norrena ha come culmine escatologico il Ragnarǫk, ossia il "crepuscolo degli dei", la battaglia fra le forze del bene e dell’ordine e le forze della distruzione e del caos. Questa sarà preceduta dal Fimbulvetr, un lungo e freddissimo inverno della durata di tre anni che nuocerà fortemente alla vita sulla Terra. Una volta distrutto il mondo, esso rinascerà dalle ceneri per essere ripopolato ancora.

Escatologia del zoroastrismo-mazdeismo

L'escatologia zoroastriana, riassumibile con il termine Frashokereti  (frašō.kərəti) presente nell'Avestā, locuzione corrispondente anche al termine medio persiano frašagird plškrt definisce la dottrina zoroastriana di un rinnovamento finale dell'Universo, quando il male verrà distrutto, e tutto quello che resterà sarà allora in perfetta unità con Dio (Ahura Mazdā). Il termine probabilmente significa "rendendo meraviglioso, eccellente".
Le premesse dottrinali sono le seguenti:
·       Il bene alla fine prevarrà sopra il male;
·       La creazione era inizialmente perfettamente buona, ma venne successivamente corrotta dal male;
·       Il mondo verrà alla fine ripristinato alla perfezione che aveva al tempo della creazione;
·       La "salvezza dell'individuo dipende dalla somma dei pensieri, parole e opere [di quella persona], e dunque non vi può essere alcun intervento, compassionevole oppure capriccioso, esercitato da alcun essere divino per alterare questo".
Dunque, ogni essere umano ha la responsabilità del destino della propria anima, e simultaneamente condivide la responsabilità per il destino del mondo. (e su questo concordo pienamente)
La fine del mondo dal punto di vista scientifico
Da un punto di vista antropocentrico, l'estinzione dell'uomo o la fine della sua civiltà equivarrebbero alla fine del mondo. Queste eventualità dal punto di vista scientifico potrebbero verificarsi per varie cause naturali e artificiali, come una pandemia estremamente letale, oppure la compromissione della biosfera a causa dell’inquinamento e della sovrappopolazione, o ancora il verificarsi di una guerra nucleare (come una terza guerra mondiale atomica):
La regressione della civiltà con perdita di buona parte della odierna tecnologia potrebbe inoltre avvenire per varie cause. Ad esempio una massiccia espulsione di massa coronale solare, colpendo l'atmosfera con particelle cariche, potrebbe provocare un potentissimo impulso elettromagnetico del tipo che si verificò sul cielo del Québec nel 2000 e nell'intero nordamerica nel 1859, ma su una scala molto più ampia - tale da distruggere tutte le infrastrutture elettriche. Un evento di grande portata potrebbe causare l'esplosione di trasformatori della rete elettrica, con conseguente collasso della stessa, seguita da tutti i possibili danni connessi alla mancanza di elettricità: perdita di refrigerazione degli alimenti, collasso del sistema di regolazione del transito stradale, collasso della rete dei cellulari, di telefoni, di internet e di tutti i computer, compromissione delle trasmissioni radiotelevisive, panico, disordini, atti di violenza generalizzata.

Distruzione chimica, fisica o biologica della biosfera

La vita sulla Terra potrebbe essere compromessa da uno di questi fenomeni:
·       Impatto astronomico (collisione di un grosso meteoroide, asteroide, cometa, o altra classe di oggetto celeste contro la Terra): l'energia rilasciata dall'impatto ucciderebbe istantaneamente gran parte delle forme di vita in un raggio di svariati chilometri, mentre le polveri sollevate oscurerebbero il cielo per anni causando il crollo delle temperature e l'interruzione della catena alimentare. I violenti sismi e maremoti colpirebbero gli insediamenti umani ed inoltre potrebbero esserci esalazioni venefiche: ad esempio sembra che l'impatto di Chicxulub, che estinse i dinosauri, abbia perforato la litosfera, e che, arrivando al mantello, abbia provocato un'enorme fuoriuscita di gas contenenti acido solforico, causando imponenti piogge acide. Gli asteroidi più pericolosi in quanto più vicini alla Terra (NEA) sono: AN10 1999; 4179 Toutatis. I crateri da impatto più famosi sono ChicxulubMeteor cratercratere di Shivacratere di Vredefort.
·       Collasso gravitazionale di una supergigante rossa, come Betelgeuse o Antares, e formazione di una stella di neutroni o di un buco nero; in seguito all'esplosione in supernova, la Terra sarebbe colpita da uno sciame di radiazioni gamma e beta nell'emisfero orientato verso la stella.
·       Effetto serra supermassivo (liberazione dei depositi fossili di metano contenuti nel permafrost).
·       Allargamento del buco dell’ozono:
·       i raggi ultravioletti della radiazione solare ucciderebbero piante ed animali esposti ad essi.
·       Pioggia acida estesa a livello globale.
·       Glaciazione globale.
·       Eruzione supermassiva: come la possibile eruzione del supervulcano Yellowstone Caldera (avvenuta 640 000 anni fa); o del sistema vulcanico Campi Flegrei-Vesuvio. Si ritiene che l'ultima super-eruzione sia stata quella del lago Toba, avvenuta circa 75. 000 anni fa. Geologicamente, in base alla quantità di basalto calcolata, la più massiccia è stata quella dei Trappi del Deccan in India, avvenuta circa 63 milioni di anni fa.
·       Estinzione di una specie di insetti chiave per la vita delle piante che si riproducono mediante impollinazione (si cita l'esempio delle api) e conseguente crisi dell'approvvigionamento alimentare per l'uomo. (ed è quanto sta già succedendo)
·       Una guerra nucleare globale, (ma forse anche un'estesa guerra nucleare locale in zone sub-tropicali, ad esempio tra India e Pakistan) visto l'elevato potenziale degli arsenali nucleari, causerebbe la distruzione mutua assicurata dei contendenti e un fallout nucleare con conseguente inverno nucleare.
·       Guerra nucleare

Distruzione della litosfera e del pianeta Terra

Impatto di asteroidicometeplanetesiminanopianeti con energia cinetica molto superiore a Chicxulub.

·       Fuoriuscita del pianeta Mercurio dalla sua orbita ed impatto (estremamente improbabile) contro la Terra.
·       Cattura della Terra da parte di un buco nero o di una stella errante nella galassia.
·       Supernova: Esplosione di una stella nova nelle vicinanze del Sistema Solare.

Inversione del campo magnetico terrestre I poli magnetici della Terra si invertono (all'incirca ogni 200/300 000 anni), con conseguenze che ovviamente non sono prevedibili se non in via teorica.

Distruzione del Sole

 Fine del Sole per esaurimento dei combustibili da fusione    idrogeno e elio, successiva espansione a gigante rossa, ed infine collasso gravitazionale, previsto dagli astrofisici ta 5 miliardi di anni. Allora possiamo stare tranquilli, questo tipo di fine del mondo non ci deve preoccupare. Saranno altri gli accadimenti che si potrebbero evitare.

 

Distruzione della Via Lattea

·       La collisione della nostra galassia (la Via Lattea), contro la galassia di Andromeda è prevista matematicamente dall'astrofisica entro 3,5 miliardi di anni. Tuttavia questa eventualità si tradurrebbe più che altro in una fusione "indolore" fra le due galassie piuttosto che un generale impatto fra le stelle delle stesse.
·       Fine delle stelle della nostra Galassia, per esaurimento dei combustibili da fusione nucleare idrogenoelio e boro.
Tutto questo ed altro ancora sotto il profilo degli studi scientifici.

È veramente stupefacente quanto siano in sintonia le tradizioni delle grandi religioni mondiali. Qualche studioso ha ipotizzato che tutti questi insegnamenti facciano riferimento a un’unica tradizione ancestrale che avrebbe la sua origine in epoca antichissima (post-diluviana) e che poi si sia frammentata in diverse tradizioni religiose seguendo i flussi migratori. In ogni caso, ci sembra di poter individuare alcuni elementi in comune tra le varie tradizioni:
1) Sia nella concezione lineare del tempo (Cristianesimo e Islam) che in quella circolare (Buddhismo, Induismo e religioni mesoamericane), ogni religione accetta l’idea che il mondo è destinato a finire: la storia si muove verso una conclusione.
2) Tutte le tradizioni parlano di un aumento generalizzato dell’immoralità degli uomini. La violenza e le guerre caratterizzano gli ultimi tempi.
3) Tutte condividono l’idea che la fine dei tempi sarà preannunciata da sconvolgimenti climatici e geologici, terremoti e inondazioni, e segni astronomici visibili da Terra.
4) L’aspetto più affascinante è che tutte le tradizioni attendono il ritorno o la manifestazione di una divinità. Chi potrebbe essere? Qualcuno che l’umanità ha già incontrato in un remoto passato?
ooOoo
Ora, dopo questo lungo trattato, che ho ritenuto necessario trascrivere parzialmente da varie fonti, vorrei esporre alcune mie considerazioni. Nel romanzo Oneirikos, che scrissi nel 2018, presi in considerazione la distruzione del nostro mondo causata dall’imbecillità umana. Una terza guerra mondiale con l’utilizzo di armi nucleari, dalle dimensioni catastrofiche, rade al suolo ogni tipo di vita, da quella umana a quella animale e vegetale, lasciando solo polvere. Si tratta di un racconto di genere fantascientifico, ma non siamo molto lontani da un possibile e similare disastro. Molti Stati sono già in possesso di armamenti nucleari e se a qualcuno di loro prude il dito indice e schiaccia un tasto, succederà davvero il finimondo e non solo come locuzione figurativa.
Armamenti atomici
Le bombe atomiche sono già state sperimentate. Ricordiamo ancor oggi lo spaventoso evento del 1945 quando, il mattino del 6 agosto, alle ore 8,16, L’Aeronautica Militare Statunitense sganciò la bomba atomica “Little Boy” sulla città giapponese di Hiroshima, seguita, tre giorni dopo, dal lancio dell’ordigno “Fat man” su Nagasaki.
Quanto dolore è stato causato da un ragazzino e un ciccione!
Eppure i potenti minacciano  e ancora provocano.

Centrali nucleari
Abbiamo centrali nucleari, che spesso si guastano, e non è ancora cancellato il ricordo del disastro di Černobyl'  che avvenne il 26 aprile 1986 alle ore 1:23:40 del mattino, presso la centrale nucleare V.I. Lenin, situata in Ucraina settentrionale (all'epoca parte dell'Unione Sovietica), a 3 km dalla città di Pryp"jat' e 18 km da quella di Černobyl', 16 km a sud del confine con la Bielorussia. È stato il più grave incidente nucleare mai verificatosi in una centrale nucleare, e uno dei due incidenti classificati come catastrofici con il livello 7 (massimo della scala INES) dall'IAEA, insieme all'incidente avvenuto nella centrale di Fukushima Dai-ichi nel marzo 2011.
ll contatto dell'idrogeno e della grafite incandescente delle barre di controllo con l'aria, a sua volta, innescò una fortissima esplosione, che provocò lo scoperchiamento del reattore e di conseguenza causò un vasto incendio.
Una nuvola di materiale radioattivo fuoriuscì dal reattore e ricadde su vaste aree intorno alla centrale, contaminandole pesantemente e rendendo necessaria l'evacuazione e il reinsediamento in altre zone di circa 336 000 persone. Nubi radioattive raggiunsero anche l'Europa orientale, la Finlandia e la Scandinavia con livelli di contaminazione via via minori, toccando anche l'Italia, la Francia, la Germania, la Svizzera, l'Austria e i Balcani, fino a porzioni della costa orientale del Nord America.
Tutto questo non ha insegnato ancora nulla?
Incendi
E non dimentichiamo gli incendi boschivi in Amazzonia del 2019, che hanno bruciato parte della foresta amazzonica in Sud America
Secondo l'Istituto nazionale di ricerche spaziali (INPE) al 20 agosto 2019 si sono susseguiti 74.155 incendi nell'area della foresta amazzonica, segnando un notevole incremento rispetto ai numeri registrati nello stesso periodo del 2018 (circa l'83%). Di questi, 39.194 sono stati registrati nella cosiddetta Amazzonia Legale Brasiliana (in portogheseAmazônia Legal, abbreviata in BLA). Nei primi 8 mesi del 2019, secondo INPE e NASA, si sono sviluppati circa 83.000 incendi nella regione, che raffigurano i dati più alti della decade e probabilmente i secondi più alti in assoluto dal 2000 (secondi solo a quelli del 2005, quando nei primi 8 mesi dell'anno si sono registrati almeno 133.000 incendi)
L'Australia sta combattendo dal settembre 2019 contro una grave emergenza incendi che ha messo in ginocchio il Paese. La capitale Canberra, situata nell'entroterra australiano, si è ritrovata  assediata dalle fiamme, con le temperature che stanno registrando valori molto alti e venti che alimentano i roghi. Ai residenti di alcune zone intorno alla capitale, riporta la Bbc, è stato consigliato di cercare rifugio in casa perchè troppo tardi per evacuare, mentre le autorità hanno decretato la chiusura dell’autostrada Monaro.
Questi sono solo i più gravi, ma spesso alcune zone terrestri sono state devastate da incendi, anche si di minore entità.
Alluvioni
 Diversi luoghi, nel corso degli anni, hanno subito ingenti danni a causa delle alluvioni. Colpa solo della natura o piuttosto dell’uomo che non ha saputo arginare il corso dei fiumi nel dovuto modo oppure che ha costruito in maniera selvaggia troppo vicino ai corsi d’acqua?
L'alluvione di Firenze del 4 novembre 1966 fa parte di una serie di straripamenti del fiume Arno che hanno mutato, nel corso dei secoli, il volto della città di Firenze. Avvenuta nelle prime ore di venerdì 4 novembre 1966 fu uno dei più gravi eventi alluvionali accaduti in Italia, a seguito di un'eccezionale ondata di maltempo che causò forti danni non solo a Firenze, ma anche a Pisa, in gran parte della Toscana e, più in generale, in tutto il Paese.
Pestilenze -  pandemie
Occhi del mondo puntati sul virus di Wuhan, con la paura di una pandemia che si possa diffondere in tutto il mondo. Si tratta di un virus denominato Coronavirus dalla Cina diffusosi nel 2020. Ma non siamo nuovi a queste influenze che hanno avuto origine in Cina, infatti l'influenza asiatica fu una pandemia influenzale di origine aviaria, che negli anni 1957-60 fece circa due milioni di morti. Fu causata dal virus H2N2 (influenza di tipo A), isolato per la prima volta in Cina nel 1954. Ma ancor prima avvenne L'influenza spagnola, altrimenti conosciuta come la grande influenza o epidemia spagnola, fu una pandemia influenzale, insolitamente mortale, che fra il 1918 e il 1920 uccise centinaia di milioni di persone nel mondo, la prima delle due pandemie che coinvolgono il virus dell'influenza H1N1.
Terremoti, maremoti, tsunami.
Il più tremendo e recente fu quello avvenuto col devastante e drammatico terremoto e successivo tsunami che nel 2004 provocarono la morte di oltre 230mila persone in 14 paesi. Il terremoto ha avuto inizio alle ore 00:58:53 del 26 dicembre 2004 quando una scossa di magnitudo momento di 9,3 (originariamente di 9,1) è stata registrata al largo della costa nord-occidentale di Sumatra, a 30 chilometri sotto il livello del mare. Nelle ore successive le onde di tsunami, hanno colpito e devastato parti delle regioni costiere dell’Indonesia, dello Sri Lanka, dell’India, della Thailandia, della Birmania, del Bangladesh, delle Maldive giungendo a colpire le coste della Somalia e del Kenyore.
E qui sopra ho accennato solo ad alcune catastrofi più recenti, ma non possiamo dimenticare il terremoto di San Francisco fu un sisma violento che colpì la città  (Stati Uniti) la mattina del 18 aprile 1906. Il terremoto fu di magnitudo 8.3, il suo epicentro secondo gli esperti era posizionato sulla costa di Daly City a sud-est della città di San Francisco e quello  di Messina, due anni dopo, nel 28 dicembre 1908 è considerato uno degli eventi sismici più catastrofici del XX secolo. Il sisma, di magnitudo 7,1 Mw, si verificò alle ore 5:20:27 del 28 dicembre 1908 e danneggiò gravemente le città di Messina e Reggio Calabria nell'arco di 37 secondi. Fece tra le 90.000 e 120.000 vittime. Terremoti devastanti, che hanno causato migliaia di vittime, si sono avvertiti in molte parti del mondo, anche se mi sono limitata a ricordarne solo alcuni.
E la terra non smette mai di tremare. Lo possiamo testimoniare anche noi italiani a partire daI terremoto del Friuli del 1976, soprannominato dai locali Orcolat (Orco in lingua friulana), fu un sisma di magnitudo 6.5 della scala Richter che colpì il Friuli, e i territori circostanti, alle ore 21:00:12 del 6 maggio 1976, con ulteriori scosse l'11 e 15 settembre.
Con il nome di terremoto dell'Aquila del 2009 si intende una serie di eventi sismici, iniziati nel dicembre 2008 e terminati nel 2012, con epicentri nell'intera area della città, della conca aquilana e di parte della provincia dell'Aquila (bassa Valle dell'AternoMonti della Laga e Monti dell'Alto Aterno). Il nome si riferisce principalmente alla scossa principale, verificatasi il 6 aprile 2009 alle ore 3:32, che ha avuto una magnitudo al momento (Mw) pari a 6,3 (5,8 o 5,9 sulla scala della magnitudo locale),con epicentro nella zona compresa tra le frazioni di Roio Colle, di Sassa e Collefracido (località colle Miruci a Roio) interessando in misura variabile buona parte dell'Italia Centrale. A evento concluso, il bilancio definitivo è di 309 vittime, oltre 1.600 feriti e oltre 10 miliardi di euro di danni stimati[
Per vastità della zona colpita, per i decessi e per i danni provocati è uno dei peggiori terremoti che abbiano mai colpito l'Italia. O gli eventi sismici del Centro Italia del 2016 e 2017, definiti dall'INGV sequenza sismica Amatrice-Norcia-Visso, hanno avuto inizio ad agosto 2016 con epicentri situati tra l'alta valle del Tronto, i Monti Sibillini, i Monti della Laga e i Monti dell'Alto Aterno.
La prima forte scossa si è avuta il 24 agosto 2016, alle ore 3:36 e ha avuto una magnitudo di 6.0, con epicentro situato lungo la Valle del Tronto, tra i comuni di Accumoli(RI) e Arquata del Tronto (AP). Due potenti repliche sono avvenute il 26 ottobre 2016 con epicentri al confine umbro-marchigiano, tra i comuni della provincia di Macerata di VissoUssita e Castelsantangelo sul Nera (la prima scossa alle 19:11 con magnitudo 5.4 e la seconda alle 21:18 con magnitudo 5.9).
Il 30 ottobre 2016 è stata registrata la scossa più forte, di magnitudo momento 6.5 con epicentro tra i comuni di Norcia e Preci, in provincia di Perugia. Il 18 gennaio 2017 è avvenuta una nuova sequenza di quattro forti scosse di magnitudo superiore a 5, con massima pari a 5.5, ed epicentri localizzati tra i comuni aquilani di MonterealeCapitignano e Cagnano Amiterno. Questo insieme di eventi provocò in tutto circa 41 000 sfollati, 388 feriti e 303 morti, dei quali 3 morirono per via indiretta (causa infarto per lo spavento).
Mi fermo qui, poiché i terremoti sono avvenuti e avvengono in ogni tempo e in ogni luogo così come le alluvioni, Giusto per ricordarne una, quella del Polesine del novembre 1951 fu un evento catastrofico  che colpì gran parte del territorio della provincia di Rovigo e parte di quello della provincia di Venezia (Cavarzerano), causando circa cento vittime e più di 180.000 senzatetto, con molte conseguenze sociali ed economiche.




Invasione di locuste

Non mi riferisco alle dieci piaghe d’Egitto citate nell’Antico Testamento, ma l’ottava quella dell’invasione delle locuste, sta ancora accadendo in questi giorni, tra il mese di gennaio e febbraio 2020.


Il fenomeno sta mettendo a rischio la sicurezza alimentare dell’intera regione, tanto che la scorsa settimana il ministero dell’Agricoltura in Somalia ha dichiarato lo stato di emergenza. E ora è arrivato anche nel nord della Tanzania e nel nord-est dell’Uganda, dove sono stati avvistati sciami di locuste, forse provenienti dal Kenya. La commissaria tanzaniana regionale del Kilimangiaro, Anna Mgwira ha confermato alla Bbc l’avvistamento di sciami nei villaggi dell’area di Moshi e ha detto che la risposta si concentrerà sulle aree nei pressi della zona di Taveta, al confine con il Kenya, aggiungendo che il governo annuncerà presto come intende combattere il fenomeno. In Somalia, per gli effetti del cambiamento climatico causato da milioni di locuste è stato dichiarato lo stato d’emergenza.
In Uganda, come riferisce ancora Bbc, c’è stata una riunione di emergenza presieduta dal primo ministro Ruhakana Rugunda dopo che le locuste sono state avvistate in almeno due distretti a nord-est del Paese. Ci si aspettava che gli sciami già presenti nel Corno d’Africa raggiungessero l’Uganda e il governo aveva annunciato un piano per combattere l’invasione delle locuste. Tale piano prevede l’irrorazione aerea di pesticidi, oltre a quella su quattro ruote tramite trattori e autocarri. Saranno inoltre utilizzate centinaia di pompe manuali a spruzzo e saranno schierati 2mila soldati dell’esercito addestrati a spruzzare pesticidi, anche questi non certo salutari per chi li respira.
ooOoo
Non sono proprio segnali di fumo come quelli dei Nativi Americani, vero? Sono gravi accadimenti, che creano allarme.
Mi fermo ancora qui.
Quelli elencati sono disastri naturali, e alcuni dei quali ritengo sia, in buona parte, responsabile anche l’uomo.
Rispondiamo a qualche interrogativo:
Perché le guerre?
Perché qualche guerrafondaio vuole occupare un territorio che ambisce ma non gli appartiene.
Perché i ponti crollano?
Perché sono stati costruiti non in maniera ottimale e in seguito mai eseguiti regolari controlli e relative manutenzioni
Perché le strade sono spesso dissestate, con buche a volte profonde?
Perché per asfaltarle si usano materiali scadenti.
Perché alcuni appartamenti prendono fuoco?
Perché la disattenzione dei suoi abitanti causa incidenti che si potrebbero evitare.
Perché tanti incidenti stradali?
Perché chi guida va troppo veloce, oppure lo fa sotto effetto di alcol e droghe, oppure si distrae e non mette attenzione a quanto gli succede intorno.
Perché tanti omicidi, femminicidi, infanticidi, violenze, abusi e soprusi?
 Perché l’essere umano è fondamentalmente cattivo, incapace di amare, di perdonare, di comprendere che la vita di ogni essere umano e di ogni creatura vivente è sacra.
E evito di aggiungere altri “perché” in quanto le mie risposte sono talmente ovvie che quasi mi vergogno ad averle scritte.
Ecco il motivo per cui sono nate le religioni: per mettere delle regole affinché i gruppi sociali si comportino umanamente, nel reciproco rispetto. Ma anche le religioni hanno dato esempi negativi, la storia di Caino insegna. La Bibbia racconta di guerre e di vendette e violenze, ultima tra tutte l’immeritata crocifissione di Gesù.
A volte penso che se si abolissero le religioni forse – e dico forse - avremo meno disaccordi, ma poi ripensandoci, perché invece non potrebbero dialogare tra loro e coabitare in armonia? Ognuno ha diritto di praticare la propria fede, poiché ogni religione è strettamente legata agli usi e costumi dei popoli.
Il popolo ebraico ha subito con la Shoah qualcosa d’indicibile, tanto fu orribile l’dea xenofobica partita dalla mente di un cristiano (guarda un po’!) di nome Hitler. Ed ora il resto di  questo popolo sparso per il mondo ha occupato la  Palestina, pretendendone la proprietà, uccidendo e cacciando dalle loro case i palestinesi. Rivalsa? Non ha insegnato loro niente quanto hanno patito nei lager? E’ proprio ancora attuale il detto “mors tua vita mea”.
Le multinazionali stanno distruggendo l’economia mondiale e privata, Sempre meno lavoro e mal pagato, Precarietà su tutti i fronti. Uomini politici che hanno dimenticato la vera polis, ovvero il saper governare con giudizio pensando al popolo cui sono stati messi a capo. Puntano alle poltrone sulle quali il loro sedere sta al caldo, con appannaggi iperbolici, mentre il popolo è afflitto dalla disoccupazione, da debiti che gravano a causa di eccessive aliquote di interessi sul capitale, dalle tasse, la cui maggior parte va a intaccare il modesto reddito del contribuente lavoratore, mentre gli evasioni fiscali risultano essere quelli che possono vantarsi di ingenti redditi. In questo modo la povertà si dilata a macchia d’olio, e lo Stato non può spremere i limoni che non hanno più succo.
Non proseguo su questo discorso, che ho volutamente solo sfiorato, ma posso affermare che anche questo problema porterà a conseguenze altrettanto catastrofiche.
Dall’Apocalisse si deduce che la possibile fine del mondo non avverrà all’improvviso, ci saranno segni, anche terribili, ma ancora non sarà giunto il tempo.
A me pare che tanti segni sono già avvenuti e altri siano in embrione. Come ai tempi del diluvio universale, la gente non se ne accorge, frastornata dai Media che propinano notizie fasulle, intontiscono le menti con spettacoli o giochi, in modo da distrarla dai veri problemi. La droga viaggia ovunque, e nessuno riesce a fermare quel che appare il modo più facile per far soldi a palate, rovinando i cervelli degli esseri umani che ne fanno sempre più uso. Così come dell’alcol. Così come i giochi d’azzardo. Così come la prostituzione, la pedofilia: un giro di compra vendita di corpi con cui trastullarsi. E arrivano le malattie spesso mortali. Non tacciatemi da bigotta, da persona di vedute estremamente chiuse e retrograde, soprattutto quando si tratta di costumi sessuali. Il sesso diventa malattia quando non è controllato, al pari dell’esagerata alimentazione che è la causa di malattie anche gravi, come il diabete, la cattiva circolazione, problemi di cuore, d’obesità che poco alla volta le conseguenze sono spesso mortali. Ma perché non volete capirlo? E la pubblicità martella verso un consumismo che, terminato ormai da tempo il boom economico, spinge la gente ad acquistare cose di cui potrebbe benissimo farne a meno. E l’economia va a farsi friggere, impoverendo sempre più chi è già a rischio collasso. E i governi che fanno? Avranno  interesse a lasciare che le cose vadano alla deriva?
Ecco che allora accadono omicidi, perché chi fa uso di droghe o è dedito all’alcol non connette più, non si rende neppure conto di quel che fa. Perde il senso morale, l’etica, la ragione. I governi vogliono realmente fermare la produzione e lo spaccio della droga? Io non lo credo. E le aggressioni, i furti, le rapine spesso sono la diretta conseguenza della mancanza di lavoro e la conseguente penuria economica. Allora non resta che rubare?
Il male viaggia su un treno che non ha ritorno.
Guardiamoci intorno. Il nostro Pianeta è ancora salvabile,  osservo la bellezza nelle cose della natura, ma anche nelle opere dell’uomo, degli artisti, dei poeti, degli architetti.  Gente che ama costruire, ma c’è un mondo parallelo che opera al fine di distruggere cervelli e cose. Ed è questo il pericolo più grave. L’uomo che disattende il bisogno di vivere in pace, che fa di tutto per creare tensioni, che sfociano in guerre o in ritorsioni come gli attentati terroristici. Perché lo fanno? Perché gli attentatori sono consapevoli di quanto è lunga la mano del potere, che spoglia territori che non sono di sua appartenenza. Che si infila con dita ad uncino nei governi altrui.
La Storia insegna che l’uomo è sempre stato avido, prepotente e distruttore. Corsi e ricorsi storici, appunto! Una lettura dei canti e poesie di Tagore mi ha dato conferma che secoli fa le cose non andavano diversamente e il grande poeta indiano, con a sua filosofia spirituale, lo afferma nella sua lirica 20.



Mi sveglio di nuovo!
La notte declina
E l’universo schiude i suoi petali –
Questo prodigio è senza fine!
Continenti sono sommersi,
Stelle si sono estinte
Ed epoche sono giunte alla fine.
Eroi conquistatori del mondo
Sono scomparsi nelle leggende,
Nazioni hanno innalzato le loro colonne trionfali
Nel fango intriso di sangue,
Per soddisfare l’nsaziabile fame di polvere.
In mezzo al sangue di questa grande distruzione,
La mia fronte riceve la consacrazione
Dei primi raggi dell’alba nascente,
Al termine di un’altra notte –
Questo è prodigio senza fine!
Oggi,
Sono in mezzo al corteggio di stelle –
Sono una cosa sola con l’Himalaya
Una cosa sola con il Saptarishi. (La costellazione dell’Orsa Maggiore)
Mi trovo là dove le onde danzano
Il violento riso di Rudra, il Terribile! (altro nome di Shiva, il Signore)
Secoli, che foste testimoni del sorgere
E del cadere di corone e scettri,
Avete lasciato il loro suggello
Negli anelli di questo antichissimo albero;
Mi sento privilegiato di sedere sotto la sua ombra
Ancora per un altro giorno.
Questo è prodigio senza fine!

Mi azzardo ad interpretare il canto di Tagore: nonostante il mondo sia sempre stato in subbuglio, tra guerre e i mali dell’umanità, occorre apprezzare le meraviglie della natura, i doni ricevuti dalla Natura, e soprattutto la nostra propria esistenza, che di per sè è già prodigio, miracolo e dono.

E proprio perché la Vita, quella di tutti, regno animale e vegetale compresi, è meravigliosa, diventa necessario rispettarla, amarla e sperare che tutti gli abitanti di questo nostro pianeta sappiano comprendere quanto sia importante salvarlo, conservarlo e proteggerlo.  Non importa a quali religioni possano appartenere i suoi abitanti, o se siano atei, quel che non bisogna  mai scordare è di ascoltare la propria coscienza, guardare con amore ciò che ci circonda, non giudicare ma eventualmente correggere e aiutare a comprendere l’importanza di vivere in pace, seguire una precisa etica morale, e allora la fine del mondo non verrà. Perché questa Terra che abitiamo è l’unica che abbiamo, non esistono altri pianeti dove trasferirci se questo, dove poggiamo i nostri piedi, lo distruggiamo. Moriremo con lui.
Non vorremmo che la superficie della  Terra finisse con l’assomigliare al desertico aspetto lunare, vero? Guardate l’enorme differenza tra il Pianeta azzurro e il suo satellite Luna. Siamo ancora in tempo a mettere un freno a certe speculazioni atte a distruggere questo nostro bellissimo mondo.


Mio convincimento è guardare al passato per non ripetere gli errori commessi dai nostri predecessori, e salvaguardare il presente per lasciare in eredità ai nostri figli e nipoti un mondo ancora pienamente vivibile.

Ed ora siamo in balìa del Covid 19...Quo Vadis?

Danila Oppio

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