POETANDO

In questo blog raccolgo tutti gli scritti, poetici e in prosa, disegni e dipinti di mia ideazione. Recensioni stilate da me e da altri autori. Editoriali vari. Pubblico poesie, racconti e dialoghi di vari autori.Vi si possono trovare gallerie d'arte, fotografie, e quant'altro l'estro del momento mi suggerisce di pubblicare. Sulla banda destra della home page, appaiono i miei e-book poetici ed altre sillogi di alcuni autori. Così come le riviste online de L'Approdo e de La Barba di Diogene, tutto si può sfogliare, è sufficiente cliccare sulla copertina. Aggiungo che , sempre nella barra a destra della home page ci sono mie video poesie, con sottofondo musicale. E' sufficiente cliccare sull'immagine per ascoltare testo e musica, direttamente da YouTube. Tutte realizzate dalla eclettica Anna Montella., Ci sono poi i miei libri scritti nel corso di circa 10 anni. Buona lettura e buon ascolto!

domenica, febbraio 23

LE PAROLE CHE NON TI HO MAI DETTO (perché desuete) di DANILA OPPIO


Le parole che non ti ho mai detto...perché dimenticate o mai conosciute, sfuggite dal consueto vocabolario come tante formiche e gettate tra i rifiuti (o quasi). Eppure molte di loro sono ancora belle!
Parto con un breve elenco...ma seguono considerazioni sull'argomento.
Parole desuete (o poco conosciute e utilizzate)
A
Abbacinare – accecare - fig. ingannare
Alea - rischio - caso, sorte
Algido - Freddo, glaciale, gelido.
Alterco - Violento scontro verbale
Ancillare -  che è in relazione al termine ancella, inteso nel senso di serva, domestica (ling.) che è di supporto, propedeutico, serve, aiuta ad es. l’apprendimento di qualcosa
Astrùso - che è difficile a capirsi e complicato
Atavico - Che deriva dai più lontani progenitori: istinti atavici
Auspicare - prender gli auspici, augurare; desiderare vivamente
D
Dicotomia - divisione in due parti
Disamina - Esame attento e preciso
Duttile - Flessuoso, agile, fig. Che si modifica a seconda delle necessità e delle circostanze
E
Eristico contenzioso, polemico, ingannevole.
(deriva
dalla generazione del sofismo, ossia l’”eristica”, l’uso della parola come mero strumento di confutazione indipendente dal valore degli argomenti, dal loro contenuto di verità.)
F
Facondia  - Facilità di parola, scioltezza ed eleganza d’espressione
Favellare - Parlare; raccontare, narrare
G
Genetliaco - compleanno
I
Ignavo - indolente
Imbolsire – da cavallo bolso, in senso figurato, di persona, ingrassare in modo malsano
Inanità - inutilità, vacuità
Invacchire - andare in vacca, cioè a male
dei bachi da seta che si gonfiano e ingialliscono per poi morire
M
Misoneista - di persona assolutamente contraria a ogni innovazione, cambiamento o novità
N
 Nequizia - malvagità, iniquità


O
Opimo - lett. Grasso, pingue – generico. Copioso, abbondante
Orpello - ornamento inutile ed eccessivo - propriamente: similoro, lamine adoperate come ornamento
P
Panzana - Fandonia, frottola, bugia: tutte panzane! dire, raccontare panzane
Pedissequamente: alla lettera, passivamente
Pleonastico - superfluo, ridondante
Pletorico - fig. più numeroso del necessario, eccessivo
Preconizzare - annunciare solennemente– predire, profetizzare
Procrastinare - rimandare a domani, temporeggiare, differire
Probo - onesto
Prodromo - Segno, indizio, circostanza che preannuncia qualcosa, generalmente sfavorevole.
es. i prodromi di una malattia, di una crisi economica
S
Sacripante - uomo grande e grosso - briccone
Sciamannato - sciatto, disordinato
Segaligno - magro e asciutto, e per questo robusto e sano
Solipsista - Chi aderisce alla filosofia del solipsismo e, per estensione, chi dimostra atteggiamenti di egocentrismo e soggettivismo estremi
Stolido - Di chi dimostra scarsa intelligenza o prontezza.
Stoltiloquio - discorso vano, insensato, proprio di uno stolto
Subitaneo - Improvviso, immediato, repentino, inatteso.
T
tignoso [1 med. Che ha la tigna -2 fig. region. Di persona, avaro, spilorcio; pignolo - 3 fig. region. Caparbio, cocciuto
V
Veruno - qualcuno, alcuno
Vetusto 1 Molto antico, e perciò degno di venerazione: edifici v.; memorie v. 2 Riferito a persona, molto vecchio

Alcune tra le voci elencate non paiono desuete. Ad esempio “auspicare”: Politici e rappresentanti di qualsiasi istituzione “auspicano” a ogni inaugurazione, discorso ufficiale, fine/inizio anno, intervista.
Alcuni mi hanno inviato loro pensieri riguardo a quanto sto mettendo insieme.
Finalmente ci si ricorda della nostra “povera lingua” così bistrattata e dimenticata soprattutto da chi ha la pretesa di insegnarci qualcosa e che invece non riesce a utilizzare neanche un congiuntivo al momento giusto.
Molto interessante l’idea di “mettere in mostra” parole desuete sperando che qualcuno se ne riappropri. Attenzione, però, a non confondere termini specialistici (come eristica) con quelli veramente in disuso.
Mi accorgo che gran parte dei termini è nel mio vocabolario, anche se li uso di rado, quindi mi sento un po’ desueta io stessa.
Molti dei termini sopra elencati in ordine alfabetico non mi sembrano desueti. Direi piuttosto che sono poco frequenti, ma non del tutto dimenticati. La desuetudine di una parola, invece, proviene da un duraturo mancato utilizzo, spesso dovuto alla sua sostituzione con termini che appaiono più facili da ricordare. Di seguito annoto alcune parole che reputo davvero desuete, sulle quali attendo eventuale commento.
Abbaccare: Fantasticare/Vagare con la mente = sin.   Almanaccare.
Abburattare: Setacciare la farina per separarla dalla crusca, utilizzando un buratto (setaccio) ma anche esaminare, discutere, malmenare.
Albagìa: pomposa vanità, sin. Alterigia
Bordaglia: Quantità di gente abietta = sin gentaglia
Brolo: Terreno coltivato a verdura o con alberi di frutta
Broscia: Brodaglia
Burbanza: alterigia vanitosa
Buzzurro: Originario delle zone montuose che scende a valle in inverno per vendere castagne, marroni, uomo zotico.
Cachinno: Risata smodata, perlopiù di dileggio
Cica: nulla
Conquidere: Ridurre a mal partito, abbattere, vincere, conquistare il cuore, gli animi.

Enneade: insieme di nove persone o cose
Flagizioso: scellerato, infame, malvagio
Labbreggiare: Proferire parole a fior di labbra, mormorare.
Màcolo: percosso, pieno di lividi, affranto, sfinito.
Pravo: malvagio, perverso
Ruticarsi: muoversi piano e con fatica
Prèdio: podere, proprietà agricola
 Propagginare: Sotterrare i rami delle piante, o i tralci delle viti, senza tagliarli dal tronco, in modo che mettano nuove radici e germoglino/Sotterrare vivo col capo in giù; forma di pena di morte in uso nel medioevo.
Salaccaio: vecchio libraccio
Salapuzio: uomo di piccola statura
Santimònia: Vita e atti di persona devota/Affettazione di santità, ipocrisia.
Zinzinare: Bere a piccoli sorsi, centellinare
Zozza: Miscuglio di superalcolici di infima qualità
La fonte sono i due volumi de “Il Novissimo Melzi”, edito da Vallardi nel 1953. Tomi preziosi che si lasciano leggere come se fossero un romanzo, tanto che qualcuno ha avuto l’impulso di scrivere qualcosa per esercitarsi nella padronanza delle parole dimenticate. Sopra non ho elencato proprio tutti i vocaboli utilizzati nella storiella qui sotto riportata ma possono aiutare a comprenderla meglio. Un linguaggio questa volta davvero obsoleto e difficile da interpretare.
“Amava così tanto abbacare che quella mattina, nella speranza di poterlo fare solitario e in un luogo silenzioso, decise di discendere il borro nonostante sapesse che sarebbe stato costretto a ruticarsi in ragione del terreno sassoso e irto di insidie. Durante il cammino, però, fu colto da un’improvvisa e violenta buriana che lo costrinse a rifugiarsi nel cavedìo di un sacello diroccato dove, scoprì con disappunto, aveva trovato rifugio un’enneade di buzzurri. Questi, mentre zinzinnavano della misera zozza da una ghirba che si scambiavano ridendo, una volta accortisi di lui cominciarono a ciambolare sommessamente tra loro. Infine, emerso da quella bordaglia, un salapuzio flagizioso prese irriverente a celiare con lui e, cerimonioso, gli offrì la broscia alcolica che divideva coi suoi compari, col cavicchio di rifocillarlo. A ciò un immediato cachinno si sollevò da quella prava bruzzaglia, il cui abburattarsi scomposto suscitò in lui una sdegnata burbanza. Tentò allora di replicare salace, ma cica quelli ascoltarono della sua fiera ma troppo composta risposta al dileggio ricevuto. Così egli, màcolo e conquiso di tanta scelleratezza, labbreggiando improperi all’indirizzo dei villani che avrebbe tanto desiderato propagginare, fuggi via attraverso il brolo lì accanto; ma correndo quasi alla cieca sotto la pioggia battente che aveva ripreso a cadere, finì piedi e gambe in un cumulo di maleolente cessino. Il lotume gli intrise i calzoni e colmò le sue scarpe. Quel lordo incidente l’avvilì ancor più, tanto che la vista del suo prèdio fu per lui una vera salvezza, ansioso com’era di mondarsi vesti, corpo e spirito…”
 “I limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo”. [Ludwig Wittgenstein]
Una persona misoneista,
però faconda nel favellare panzane,
non preconizza su algidi alterchi
con dicotomia eristica.
Mia sorella Mariella si è divertita così!
L’idea, quella di creare un dizionario di termini desueti, in un mondo linguistico sulla via (in discesa) dell’impoverimento e dell’imbarbarimento è lodevole, anche se degna d’interesse, ahinoi, solo per pochi, credo. “Affettazione” e “Sprezzatura” possono essere considerate parole desuete? A me paiono ancora abbastanza attuali.
Ah, quanta bellezza in queste parole! Peccato davvero che la nostra bistrattata e depauperata lingua abbia raggiunto un simile degrado cognitivo. Oramai nessuno parla un buon italiano. Magari nei circoli dei letterati c’è ancora qualche anima pia che abbia un briciolo di passione artistica (e culturale) tale da consentirle di utilizzare ancora un certo tipo di linguaggio ritenuto desueto tipo.
Ritengo sublime sentir parlare la gente in siffatta maniera. Che dite? Qualcuno cachinnerà divertito!
Mi sono chiesta e me lo domando ancora se anche il vocabolario non abbia il diritto di usare le parole oggi in voga. Tutto cambia e si evolve, anche il linguaggio deve farlo. Vorrei conoscere il parere di qualche membro della Crusca per poterne discutere, anche se so già che la Crusca ha battezzato l’aggettivo “petaloso” coniato da un ragazzino.
Interessante. Ma si dovrebbe anche trattare delle “costruzioni” desuete della lingua italiana, ad esempio:
“Parmi” per mi pare
“Renderassi” per si renderà
“Assaissimo” per moltissimo
“Risponderotti” per ti risponderò
Leggendo Leopardi nel suo Zibaldone, ho trovato ripetuto molte volte l’avverbio massimamente, Oltre a molti altri vocaboli che non si usano più già da un paio di secoli. La lingua si evolve, si vanno creando nel corso del tempo neologismi e si depennano verbi, vocaboli e quant’altro di non gradimento, perché troppo astrusi o ridondanti.
Ma senza perdersi in affannose ricerche, basti dire che egli – ella – esso – essa - essi - sono ormai stati sepolti dopo un lungo funerale. Ora questi pronomi personali sono stati ampiamente sostituiti con i semplici: lei, lui, loro.
Ricordo che a scuola insegnavano gli aggettivi o pronomi dimostrativi: questo, codesto, quello. Codesto è stato pure lui sepolto nella polvere del passato. Codesto è usato oggi soltanto in Toscana o nella lingua burocratica per indicare vicinanza a chi ascolta (o legge).
Ti garba codesto libro? Il sottoscritto chiede a codesta amministrazione la seguente autorizzazione.

E volevo a tal proposito aggiungere codesto avverbio: testé; che serve a delineare una cosa appena detta, avverbio quindi noto come iponimo di: ti è stato appena detto…in riferimento a: testé detto che…Ad esempio:
Come testé detto tali sillogismi posti nella maniera così enigmatica non mi abbacinano più di tanto. Bramo che la mia recensione sia conservata in serbo di ognuno di voi, esimi colleghi di eloqui.
Non mi reputo tal letterata da competere su certe precisazioni, ma leggo e ne faccio tesoro. In trasparenza vorrei poter dire che non è di questi tempi ascoltare per le strade il linguaggio obsoleto, pur se io ne sia orgogliosa ma incartapecorita mi sento.
Non so se esserne lieta o meno, ma a parte i termini più “tecnici”, uso quotidianamente molte di queste parole. Mi è stato detto più volte di “parlare potabile”…
Si potrebbe andare avanti all’infinito. Personalmente amo, almeno nella scrittura poetica, utilizzare ancora certe espressioni considerate desuete. A mio avviso sono un valore aggiunto, esattamente come un ninnolo antico poggiato su un ripiano di casa, offre una nota affatto stonata anche in un ambiente ultra moderno.
In calce, ma solo a titolo esemplificativo, ripreso dalle note su un corso online di lingua inglese, si può apprendere che anche la lingua di Shakespeare, quella parlata e scritta nel ‘600 pur considerata già moderna, ha subito parecchie metamorfosi fino a divenire l’attuale inglese. Non stupiamoci quindi se molti vocaboli della lingua italiana sono finiti nel dimenticatoio! Ogni lingua ha prodotto dei cambiamenti nel corso dei secoli.
Nella pagina dedicata alla Storia della lingua inglese si è avuto modo di illustrare – seppur brevemente . come essa si è originata a partire dalla lingua celtica e da quella germanica degli  anglo-sassoni, e come si è poi modificata e sviluppata attraverso i secoli, soprattutto alla sua fusione con la lingua dei normanni. Quali cambiamenti ha avuto nelle epoche successive e quali grammaticali, morfologici e fonetici hanno permesso di passare dall’“Old English” al “Modern English”. Si conclude che, malgrado piccole differenze, l’inglese moderno può dirsi nato a partire dal “Periodo Tudor” (1500-1600 circa). L’inglese dell’epoca Tudor è quello del drammaturgo William Shakespeare, con il quale sono scritte tutte le sue celebri opere. Oltre che a essere capolavori di letteratura e drammaturgia, le opere del Bardo forniscono un ottimo quadro di quello che era l’inglese dell’epoca: “un primario inglese moderno”. Le opere di Shakespeare possono essere analizzate, oltre che dal punto di vista storico, intellettuale, letterario o stilistico, anche dal lato linguistico, al fine di rilevare non solo le differenze con l’inglese moderno, ma anche come la lingua britannica sia andata modificandosi nel tempo.
Questi appunti su una lingua non nostra, ma che ormai è diffusa in ogni settore lavorativo, utilizzata nel linguaggio dei computer, li ho portati ad esempio di come ogni lingua tenda a evolversi, lasciando indietro espressioni idiomatiche ormai antiquate, e aggiungendone di più moderne. Quel che mi dispiace è che molti nostri vocaboli o verbi siano stati rimpiazzati da parole straniere, soprattutto inglesi, e per tale miscellanea, stiamo perdendo l’uso delle specifiche locuzioni nella nostra lingua.
Danila Oppio

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