POETANDO

In questo blog raccolgo tutti gli scritti, poetici e in prosa, disegni e dipinti di mia ideazione. Recensioni stilate da me e da altri autori. Editoriali vari. Pubblico poesie, racconti e dialoghi di vari autori.Vi si possono trovare gallerie d'arte, fotografie, e quant'altro l'estro del momento mi suggerisce di pubblicare. Sulla banda destra della home page, appaiono i miei e-book poetici ed altre sillogi di alcuni autori. Così come le riviste online de L'Approdo e de La Barba di Diogene, tutto si può sfogliare, è sufficiente cliccare sulla copertina. Aggiungo che , sempre nella barra a destra della home page ci sono mie video poesie, con sottofondo musicale. E' sufficiente cliccare sull'immagine per ascoltare testo e musica, direttamente da YouTube. Tutte realizzate dalla eclettica Anna Montella., Ci sono poi i miei libri scritti nel corso di circa 10 anni. Buona lettura e buon ascolto!

lunedì, aprile 19

LA FATINA DALLE ALI DI MIELE di RENATA RUSCA ZARGAR

La fatina dalle ali di miele

di Renata Rusca Zargar

C’era una volta… e c’è ancora, e se andate in qualche pomeriggio assolato lungo boschi e ruscelli delle valli liguri lo potrete accertare, una Fatina dalle ali di miele. Ella abitava dentro il grande tronco concavo di un vecchissimo albero insieme alla sua mamma, la Fata Nerina e al suo papà, il buon Mago Mangione.

Tutte le mattine era impegnata a frequentare la scuola di magia dove si divertiva molto.

Spesso, infatti, per esercitarsi, gli alunni del corso dovevano far sparire, ad esempio, con un incantesimo, le galline dal pollaio. Allora il contadino, che si era recato a distribuire il becchime e non aveva più trovato neppure un polletto, si metteva le mani nei capelli strillando che la volpe gli aveva rubato tutto. Quando la moglie accorreva dalla cucina con le mani ancora infarinate, le galline, però, erano al loro posto starnazzanti e il povero contadino scappava in bagno a lavarsi la faccia perché, certamente, doveva aver avuto le traveggole!

Gli umani, per fortuna, non potevano udire le risate della classe intera di magia, altrimenti, chissà come si sarebbero infuriati!

Oppure, quando un pastorello si addormentava sotto un albero sui monti, gli studenti birichini facevano apparire qualche capra e capretto che si arrampicava sui sassi alla ricerca di erbe aromatiche. Un soffio di vento svegliava il malcapitato che si vedeva circondato da un gregge molto più numeroso e continuava a contare e a ricontare fintanto che le capre non erano di nuovo quelle di prima.

Certo, non sempre gli incantesimi riuscivano alla perfezione: qualcuno non ritrovava mai più la scarpa che aveva, a un tratto, misteriosamente perduto nel prato tra il trifoglio, o la torta fresca di forno che era volata via dalla finestra.

Solo i bimbi sapevano in realtà che Folletti e Fatine stavano studiando le loro materie e non avevano paura. Eppure, quando raccontavano ai genitori d’aver visto una bellissima Fatina dai capelli neri, abbronzata e con le ali di miele alzarsi in volo all’intorno, non erano mai creduti.

Al pomeriggio, dopo la scuola, la Fatina era libera di girovagare nei sentieri tra la fitta vegetazione. Il sole si infiltrava tra le fronde spandendo bagliori verdi mentre gli uccellini cinguettavano festosi al suo passaggio. I fiori aprivano le corolle di ogni colore dell’arcobaleno e mille e mille insetti di ogni forma si affaccendavano a procurarsi il cibo. Era bello cogliere ogni profumo e ogni fruscio, stendere le alucce di miele e scherzare con il vento gentile che accarezzava le foglie! Solo la sera giungeva veloce a interrompere quelle dolci passeggiate: la Fatina tornava al suo grande tronco concavo e il buio infinito delle notti stellate dell’entroterra ligure cullava i suoi teneri sogni.

Qualche volta, quando i pomeriggi erano molto caldi e afosi, la Fatina si bagnava nelle acque di qualche laghetto o ruscello. Spesso, a farle compagnia e a giocare con lei, c’era un simpatico Folletto ancora piccolo, con i capelli corti e un’espressione furba e scherzosa sul suo faccino appena lievemente dorato dal sole. Allora, i due amici si tuffavano nelle limpide acque e le loro testoline facevano capolino dalle onde con i capelli neri all’indietro quasi come corolle che spuntano improvvisamente dal terreno. Dopo tanto nuotare, prima di asciugarsi sull’erba ai raggi del sole, si sciacquavano sotto la doccia di una mormorante cascatella.

Tutto era sereno e tranquillo e nulla avrebbe turbato la pace dei boschi.

Eppure, un giorno, un improvviso temporale si era scatenato proprio quando la Fatina e il Folletto si stavano bagnando nel fiume. In un attimo, tutto era divenuto buio, i lampi squarciavano l’aria e il vento si sbatteva prepotente e cattivo.

Un drago Mangiatutto era sbucato dall’ombra e si era avventato sulle piccole creature della campagna. Tutti scappavano e correvano all’impazzata per sfuggirgli: coniglietti, cerbiatti, lucertoline…

Gli uccellini non cinguettavano più e tentavano di difendere i loro nidi che la tempesta voleva trascinare via, il fiume si era ingrossato a dismisura e ruggiva per divorare case e paesi.

La Fatina e il Folletto non riuscivano a ritrovare la strada di casa, solo fuggivano disperati dinanzi a quel mostro che li inseguiva facendo rimbombare il terreno e calpestando il grano che già biondeggiava nei campi!

La pioggia gelida sferzava i loro volti, incollava i capelli e le ali della Fatina e se anche il pianto stringeva loro la gola, veniva ricacciato indietro: non c’era tempo per piangere, bisognava trovare un riparo dall’orribile mostro!

Così, correndo disperati, con l’agghiacciante fracassare dei tuoni nelle orecchie, si infilarono in uno stretto sentiero intorno al quale gli alberi erano tanto fitti da ferirli con i loro rami puntuti! Dopo il loro passaggio, le fronde verdi, che avevano ascoltato sempre con piacere le loro risate al tempo dei giochi, si chiudevano strettamente e nessuno, né grande né piccolo, avrebbe più potuto raggiungerli. Intanto, la pioggia si era fatta più leggera e i tuoni non scrollavano più l’atmosfera. Stanchi di tanto affanno, gli esserini avevano trovato rifugio in una capanna e un sonno profondo li aveva rapiti.

L’alba di sole nasceva serena sui prati e sui boschi: i fiori rialzavano il capino e gli animali uscivano fuori dalle loro tane. Tutto riprendeva a profumare di pace e serenità, il cielo azzurro aveva dimenticato ogni paura.

Anche la Fatina e il Folletto si erano risvegliati e si erano avviati per tornare a casa. Ma, nel camminare proprio vicino a un ruscello che canticchiava cristallino sui sassi, non avevano resistito all’impulso di un piccolo tuffo nell’acqua.

La Fatina allungando in alto le braccia, si era infilata dolcemente nelle onde facendo spuntare la sua testolina un po’ più in là mentre il Folletto, ridendo, con un salto e tanti spruzzi, si era lanciato verso una piccola pozza.

Solo, nel tornare a galla, il piccolo abitatore dei boschi si era sentito un po’ impacciato e pesante: diverso dal solito, insomma. Sulla sua schiena erano spuntate, infatti, due piccole alucce delicate e si vedeva ormai, in realtà, che non si trattava di un Folletto ma di una Fatina: una dolcissima Fatina dalle ali di zucchero!

Da quel giorno, le due amiche non si lasciarono mai più e continuarono a bagnarsi nelle fresche acque che scendono dalle morbide colline liguri durante i pomeriggi assolati e focosi.

Qualche volta, anche, si divertono a fare qualche scherzo ai contadini della zona facendo sparire e riapparire animali e cose.

Se taci, per un momento, puoi udire le loro voci argentine ridere e chiacchierare, proprio come fanno tutti gli innocenti bambini del mondo.

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