POETANDO

In questo blog raccolgo tutti gli scritti, poetici e in prosa, disegni e dipinti di mia ideazione. Recensioni stilate da me e da altri autori. Editoriali vari. Pubblico poesie, racconti e dialoghi di vari autori.Vi si possono trovare gallerie d'arte, fotografie, e quant'altro l'estro del momento mi suggerisce di pubblicare. Sulla banda destra della home page, appaiono i miei e-book poetici ed altre sillogi di alcuni autori. Così come le riviste online de L'Approdo e de La Barba di Diogene, tutto si può sfogliare, è sufficiente cliccare sulla copertina. Aggiungo che , sempre nella barra a destra della home page ci sono mie video poesie, con sottofondo musicale. E' sufficiente cliccare sull'immagine per ascoltare testo e musica, direttamente da YouTube. Tutte realizzate dalla eclettica Anna Montella., Ci sono poi i miei libri scritti nel corso di circa 10 anni. Buona lettura e buon ascolto!

mercoledì, settembre 27

DUE MESI DOPO IL COLPO DI STATO E IL SAPORE DELLA LIBERTÀ

 

                         Due mesi dopo il colpo di stato e il sapore della libertà

Era il mercoledì 26 luglio quando l’inattesa chiamata sul cellulare di un giornalista italiano sconosciuto chiedeva com’era la situazione in città dopo il colpo di stato. Sorpreso dalla notizia all’ora di pranzo non è stato difficile appurare la veridicità della notizia tramite le agenzie informative nazionali e internazionali. Era tutto vero perché Il presidente riconosciuto era fatto prigioniero dalla guardia presidenziale a casa sua, assieme alla moglie e al figlio. La giunta militare che ha preso il potere annunciava la sua destituzione come condizione per la salvaguardia della patria messa in pericolo, secondo gli autori del golpe, dal regime deposto. Concitate le reazioni nazionali e soprattutto internazionali che accusavano i putschisti di un colpo di stato di ‘troppo’ nel Niger, abituato a questo sistema di riavvii atipici della vita democratica e politica del Paese. Da allora passano i giorni tra sanzioni economiche, frontiere chiuse alle mercanzie e alle persone che comunque e di frodo le attraversano con mezzi di fortuna e onerosi sistemi di arrangiamento con militari e doganieri. In città è lo stadio nazionale che raccoglie migliaia di simpatizzanti della giunta e soprattutto la marea umana che ha invaso, pacificamente finora, i dintorni della base dove sono stazionati i militari francesi e di altre nazionalità. Quanto ai militari degli Stati Uniti si trovano attualmente presso l’aeroporto di droni di Agadez, a un migliaio di chilometri della capitale, verso il deserto.

Pochi giorni dopo il colpo di stato una parte dei cittadini europei, sospettando il rischio di un attacco armato dall’esterno, è stata invitata dai propri Paesi ad evacuare Niamey. Diverse centinaia di stranieri occidentali, per misura precauzionale, sono tornati nei rispettivi Paesi di origine e nel frattempo, dopo la scelta di un nuovo primo ministro, è stata la volta dell’installazione di un nuovo governo. Da allora passano i giorni e succede che, presi come si è dalla sopravvivenza, ci si dimentica di trovarsi in un regime di eccezione militare. Ci si abitua all’incertezza e alla precarietà perché entrambe, degne figlie della polvere e della sabbia, erano già presenti nel quotidiano dei cittadini. Che per alcune ore ogni giorno manchi la luce, salgano i prezzi del necessario per nutrirsi, si complichi la vita per i genitori che devono provvedere per la scuola dei figli, non si sappia cosa riservi il domani, tutto ciò era parte del bagaglio del cittadino comune. Col tempo ci si adatta al colpo di stato e, segno evidente di apparente normalizzazione, il Paese bruscamente scompare dalle prime pagine delle notizie di agenzia e si passa ad altre cronache e notizie più avvincenti. La caparbia capacità di resistere del popolo non merita menzione alcuna da parte dei media più influenti che, con poche eccezioni, sono pagati per essere al servizio dei potenti e dei loro interessi. Com’è noto, il verbo resistere solo si può coniugare al tempo presente ed è ciò che la gente ha imparato da allora.


Siamo a due mesi dal colpo di stato che si organizza per durare nel tempo. Nel frattempo, si registrano arresti di ex ministri del regime precedente e dall’esecuzione di campagna di smascheramento dei crimini economici perpetrati negli anni passati. Erano gli anni del ‘rinascimento’ e degli slogan dove i ‘nigerini che nutrono i nigerini’ andava di moda, così come gli hotel di lusso e l’Africa del mercato unico. Libera volpe in libero pollaio e libere bandiere del Niger che sventolano sui tricicli al suono delle trombe di plastica che accarezzano il sapore, amaro, della libertà.

             Mauro Armanino, 26 settembre 2023

martedì, settembre 26

M'ILLUMINO DI TEMPO - Esposizione di opere e orologi luminosi di RENATO CONTE presentata da ANITA MENEGOZZO


Si dice sempre ma solo di rado è vero
Un'esperienza indimenticabile
Un genere artistico insospettato ed unico nel suo genere
Venire giustifica qualunque sforzo e qualunque impegno
Il trenta settembre spero di vedervi 
In tanti e non dico per scherzo

§§§§§

 Corro a presentare
Mi illumino di tempo
Con gli orologi del mio amico RENATO CONTE

PRESENTAZIONE  Di ANITA MENEGOZZO  

Apparteniamo tutti 
a questa razza umana 
direi dotata assai cerebralmente.
Ha solo un piccolissimo difetto:
fin dal momento in cui vede la luce
essa diventa schiava del suo tempo 
così invece di fare il suo dovere
che sta nel far evolvere la specie
pensa solo al potere necessario 
per non sentire più le sue paure.
Stasera assisteremo a un nuovo gioco 
che oserei definire affascinante, 
oggi noi scopriremo tutti insieme
che il tempo non è poi così tiranno 
che ha tutti i raggi di un arcobaleno 
e che giocarci è un gran divertimento,
curvati e poi lanciati
 lontano o verso il cielo
ritornano fedeli al nostro braccio. 
Vedremo che la luce come il tempo 
se catturati con un certo garbo
sanno seguir le regole di un gioco 
per l'armonia e il piacere che han di farlo.
Gettiamo tutti allora il nostro cuore 
ben oltre l’orizzonte abituale 
come dei fantasiosi visionari
come fanno da sempre i grandi vecchi
che sanno progettare cattedrali 
per le preghiere ignote di domani.
Oggi tornando a casa
ancora stupefatti 
da questo strano modo di misurar le ore 
proviamoci ad evolvere 
di poco più di un niente 
 foss'anche solamente di un istante
per quanto impercettibile 
per quanto irrilevante.
Ricominciamo a dire
 i sì
 come
 i per sempre
e raccontiamo a tutti
che riesce a fare l’arte quando nasce 
e cosa riesce a fare quando vuole
l'erede di Prometeo quando cresce.

domenica, settembre 24

FESTIVAL DELLA POESIA DEL MARE - ODI di ANITA MENEGOZZO

 


ANITA MENEGOZZO PRESENTA:

Quando sarà riemerso l'universo

Che cosa sarà mai del mare immenso
senza più terre emerse
senza più lungomari e luminarie
ad uso riservato ed esclusivo
senza genti sommerse in vecchie barche
le braccia verso il cielo

Non più bandiere flosce di ogni vento
a guardia di confini senza senso
Dentro il suo ventre mille e più Venezie
di cui non resta l'eco di un disegno

Ma come sarà il mare in quel frangente?
Sarà color del fango piatto e spento
o avrà ancora il coraggio di essere celeste
per una volta ancora e poi in eterno

Dentro quel grembo immoto 
solo apparentemente
pulluleranno chimiche evolute
di cellule perfette
di canti di sirene
di amori tra torpedini e balene
capaci di inventarsi anche dal niente
cosa sarà di noi e del nostro sole
quando sarà riemerso l'universo

Il cieco

Dovessi raccontare il mare a un cieco 
annasperei dicendo 
ben peggio di uno stolto
“immagina   piovesse giù l'azzurro 
farebbe un lago grande quanto un cielo”
e capirei ben presto che è inutile lo sforzo
perdendo le parole man mano che le cerco

Così che mi decido 
mi bendo e lo raggiungo 
in fondo al buio

Da questa mai esplorata prospettiva
rannicchio accoccolato sulla riva
mi cullo e mi consolo
come se fossi nato appena ieri
con onde che accarezzano i miei piedi 
con onde che leniscono i pensieri

Più tardi come segno dell'incontro
mi resta addosso un umido salmastro 
qualcosa di materno che mi galleggia intorno

Nulla di ciò mai andrà dimenticato
di ciò che solo un cieco del mare mi ha insegnato
quell’ansimar profondo sempre a fianco 
come se un qualche Iddio più affaticato  
restasse accanto a me a riprender fiato
 

Mareggiate

Ad ogni venir meno
di una delle tante mareggiate
che segnano la linea la vita di una riva   
ritrovo sul fondale appena emerso
le rughe a cui appartengo
quelle più antiche quelle più profonde
le stesse che io lascio con le impronte 
le stesse che incoronano la fronte  

Ma tra le secche di cui ho sentimento
il guizzo repentino di un pensiero
mi coglie a tradimento
feroce come un dubbio

Perché tanto silenzio?
Perché dopo il maltempo 
quasi non tira un alito di vento?
C' è un dio che si nasconde dietro un dito?
O sono io che ostino a darlo per disperso?

Guardo nell'orizzonte
mi ci perdo
e per troppo stupore che non reggo
lascio che mi travolga 
stavolta senza opporre resistenza
la meraviglia come un mare intero

AUTUNNO! di DANILA OPPIO


Ho ricevuto ieri quanto pubblicato da RENZO MONTAGNOLI sul suo blog:

News L'armonia delle parole del 23 settembre 2023, quanto segue:
Buona serata.
E’ da pochissimo iniziato l’autunno astronomico e ho pensato che il nuovo aggiornamento possa essere dedicato a questa stagione, preludio dell’inverno, ma dal fascino particolare. Come?
Con una serie di poesie in tema.
Poesie per l’autunno, con i contributi di Danila Oppio, Guillaume Apollinaire, Giovanna Giordani, Mariangela De Togni, Piera Maria Chessa, Rosa Staffiere, Vincenzo Cardarelli, Renzo Montagnoli, Tiziana Monari, Graziella Cappelli, Maria Allo, Gavino Puggioni, Fernanda Pivano, Giuseppe Carlo Airaghi, Vincenzo D’Alessio.
Qui sotto, ecco la poesia autunnale, che avevo pubblicato in questo mio Blog VERSI IN VOLO, poiché inviata per le Edizioni Montalbano, e inserita in Agenda Poetica 2018. Sono trascorsi 5 anni, e ringrazio Renzo Montagnoli che l'ha ripresa nel suo Blog L’armonia delle parole. 
Avevo scritto nel 2018: anche quest'anno ho voluto partecipare all'Agenda Poetica ideata da Archeoclub Patti e realizzata dalle Edizioni Montalbano.
Contiene una mia recente poesia: AUTUNNO


Autunno
di Danila Oppio

S’alza presto all’alba la leggera bruma
Che al suo apparire tutt’intorno s’abbruna.
Il pallido sole, al far del giorno appare,
e la densa foschia solleva e scompare.

Le foglie ingiallite dalla lieve brezza
Ondeggiano tremule alla sua carezza.
E il rosseggiare del pruno e dell’acacia
Sono timide bimbe, che sole bacia.

Verso sera, cade una sottile pioggia
da nuvole strizzate che il cielo sfoggia
tali fossero bianchi panni da sciacquare
la terra potranno così dissetare.

Castagne e marroni rosolati al forno
Sono deliziosi doni in questo giorno
d’autunno, e bei grappoli d’uva dorati
dal dolce gusto soddisfano i palati.

Rinnova la natura a ogni stagione
E offre quel che produce e con ragione
Coi primi freddi bisogna ben mangiare
Alle calorie non si può rinunciare.

Benvenuto autunno, con le calde sciarpe
per riparare la gola, e calzar le scarpe
più pesanti per tenere i piedi al caldo
a fronteggiare il primo freddo spavaldo.


Sono felice che in L'ARMONIA DELLE PAROLE la mia composizione poetica sia presente con un bellissimo gruppo di altre opere di poeti famosi e di amici che amano poetare. Bello stare in loro compagnia! Complimenti a tutti!
Danila Oppio




giovedì, settembre 21

Inaugurazione mostra di Alessandro Nastasio


Sono orgogliosa di poter dire che l'artista ALESSANDRO NASTASIO mi ha inviato, qualche anno fa, un regalo che tengo in grande considerazione:
Qui sotto potrete vedere il meraviglioso regalo che mi ha donato!

E qui l'articolo che ho pubblicato stamane relativo alla mostra presso il Palazzo PIRELLI.



GALLERIA D'ARTE: COURTLAND WINSLOW


 Quando la pittrice italo-argentina Norma Trogu pubblica qualche bellissima immagine, del cui artista non conosce il nome, mi diverto a cercare l'autore di quadri o disegni. Qui sopra il disegno a penna ed evidenziatore che mi ha presentato Norma. Così oggi ho trovato questo, di cui ho scelto parte dei lavori di: 

COURTLAND WINDSLOW

che si presenta così. 

Fornisco illustrazioni, concept art, design e risorse per giochi e altri sforzi creativi. Mi concentro sul disegno a mano, sull'arte 2D e sul supporto che funziona utilizzando scultura 3D, animazione, video e media tradizionali. Vivo a Filadelfia e ho trascorso gli ultimi 12+ anni collaborando (spesso in remoto) con un'ampia varietà di clienti.For work and print inquiries, please email me. 

I provide illustration, concept art, design, and assets for games and other creative endeavors. I focus on hand-drawn, 2D art and support that work using 3D sculpting, animation, video, and traditional media. I'm based in Philadelphia and have spent the last 12+ years collaborating (often remotely) with a wide variety of clients.

 email: courtlandjw@gmail.com  

https://www.facebook.com/courtlandwins








Questa è una serie di disegni particolari, ma l'autore ha ideato anche personaggi come questi altri:








ALESSANDRO NASTASIO - LA RICERCA DEL VERO E DEL BELLO - INAUGURAZIONE 20 SETTEMBRE - 5 OTTOBRE presso PALAZZO PIRELLI SPAZIO EVENTI

 



Ingrandisco un poco il testo di presentazione, che non è leggibile dal volantino.





Per meglio conoscerlo, potete aprire questi link che parlano ancora di lui:












mercoledì, settembre 20

IL "NUNCA MÁS" NEL DESERTO DEL SAHARA di Padre MAURO ARMANINO


                            
Il ‘Nunca más’ nel deserto del Sahara

Mai più. Recitava il titolo del rapporto sui ‘desaparecidos’ della guerra ‘sporca’ in Argentina negli anni ’70. Il documento in questione metteva in evidenza i nomi delle vittime, il sistema organizzato di prigionia, il tipo di tortura inflitto ai ‘dissidenti’ del regime militare che aveva preso il potere nel Paese. Migliaia di persone ‘scomparse’ da casa, dal lavoro, in strada, nelle scuole o università avevano trovato un ultimo e definitivo eco nel rapporto citato. Mai più (Nunca mas) era intitolato come per affermare solennemente che quanto accaduto non avrebbe più dovuto riprodursi nel futuro. Purtroppo gli scomparsi continuano a perpetuare le liste nelle frontiere dove la mobilità umana sembra incompatibile con la marcia della globalizzazione. Soldi, mercanzie, giocatori di calcio, diplomatici, turisti e commercianti possono viaggiare e spostarsi liberamente e felicemente. Per chi è nato ‘dalla parte sbagliata’, come ricordava una vecchia canzone di Jean Jacques Goldman, è destinato, d’ufficio, a scomparire e, se possibile, senza lasciare tracce alcuna.

Da anni, ormai, siamo stati testimoni di queste quotidiane sparizioni di migranti nel deserto di sabbia e nel deserto di mare. Tra i due non c’è soluzione di continuità perché il primo e ‘frontale’ deserto si trova nel cuore del sistema stesso, nato per escludere chi non è nato ‘dalla parte giusta’ del mondo. Si è creata una sorta di complicità tra i processi di esternalizzazione delle frontiere europee e le politiche dei Paesi del Maghreb. I controlli delle frontiere, le espulsioni e deportazioni più in là, in pieno deserto verso il Paese confinante, hanno, in questi anni, prosperato anche grazie alle comuni politiche di ‘collaborazione’ nella gestione delle migrazioni. Gli scomparsi a volte tornano e raccontano l’accaduto nella fossa che separa l’Algeria dal Marocco a Oujda e le reti metalliche installate a Ceuta e Melilla, ‘enclaves’ spagnole in Marocco e soprattutto le quotidiane forme di morte sociale cui sono destinati i migranti sub sahariani. I loro nomi e le loro storie ci arrivano di prima mano, solo quando esse trovano uno sguardo e un orecchio libero all’ascolto che ‘umanizza’ quanto è stato sistematicamente tradito durante il viaggio intrapreso.

Mai più, scrivono sulla sabbia quanti hanno patito e sofferto a causa di ciò che sono e cercano. Il sistema sembra incapace di leggere ciò che l’umana mobilità porta e comporta come radicale novità di vita e di pensiero. I migranti arrivano dal deserto con le mani nude il cuore gonfio di attese e speranze di un mondo differente. Fanno di tutto per non scomparire tra i fondi fiduciari affidati alle grandi ONG che finanziano progetti di sviluppo che dovrebbero toccare le radici profonde delle cause delle migrazioni. Oppure, in cambio, la formazione offerta da Eucap Niger (espressione dell’Unione Europea) per imparare a controllare meglio le frontiere, i documenti e i traffici frontalieri. Poi ci sono le politiche delle autorità del Marocco, l’Algeria, la Tunisia senza dimenticare l’inferno libico (finanziato per esistere e riprodursi) che prendono i migranti come ostaggio per negoziare contratti, geopolitiche e soprattutto manna finanziaria. Mai più scrivono sulla sabbia gli ‘esodanti’ e gli avventurieri di questo mondo altro che fatica a partorire il nuovo.

Lei, Sadamata, arriva con la sua piccola Fatima di un anno. Nata in Sierra Leone e portata con loro in Algeria. Hanno vissuto per sei mesi lavorando finche il papà della bimba è stato ucciso e la mamma espulsa e deportata al confine. Per qualche giorno rimane ospite della locale compagnia di trasporto Rimbo di Niamey e poi, con una valigia e una borsa dove ha custodito la memoria del suo viaggio di fuga dal Paese natale, dorme fuori, sulla strada. Con lo sguardo mite attende che si apra una porta per entrare, finalmente, nel futuro dove sua figlia, bella come lei, possa disegnare il profilo di un’umanità degna di questo nome. Mai più, scrisse il rapporto sulle sparizioni in Argentina. Mai più ha appena sussurrato la piccola Fatima, nelle braccia di sua madre.





                Mauro Armanino, Niamey, settembre 2023

MOSTRA COLLETTIVA "ARTE INSIEME" a CORTEMAGGIORE (PC)

 



domenica, settembre 17

E SORRIDIAMO, PERCHE' LA VITA HA BISOGNO DI SORRISI

 Un raccontino che mi ha inviato la cara amica

 ALESSANDRA GIUSTI 

Una signora compra un armadio all'IKEA perché i mobili costano meno.

Torna a casa, lo monta, ma quando ha finito passa la metropolitana (vive proprio sopra la stazione) e il mobile cade a pezzi a causa delle vibrazioni.

Allora incavolata come una iena, lo rimonta.

Ha appena finito e brooommm passa ancora il metrò e il mobile si smonta.

Lo rimonta una terza volta ma appena passa il metrò il mobile ricade in mille pezzi.

Allora indispettita telefona all'IKEA e quelli le mandano un tecnico.

Anche il tecnico appena ha finito di montare il mobile, constata che al passare del primo metrò cade a pezzi.

Allora dice alla signora:

"Adesso lo monto, poi entro nel mobile e aspetto che passi il metrò. Così vedo dall'interno dove sta il problema".

Detto fatto. Appena entra nel mobile, rincasa il marito che visto l'armadio dice:

"Cara! Che bel mobile!!!" Si avvicina e lo apre. Vede il tecnico e gli chiede:

"E lei chi è? Cosa ci fa dentro l'armadio?"

Il tecnico risponde:

"Guardi le dico che sono qui perché sono l’amante di sua moglie, perché tanto se le dicessi che sto aspettando il metrò non mi crederebbe!"



Galleria d'Arte: NORMA TROGU

Altre sue splendide opere 










sabato, settembre 16

CIBO DA POVERI PER DELIZIE DA PALATI RICCHI...DI GUSTO di Gianluca Bosia e Danila Oppio

Cibo da poveri per delizie da palati ricchi... di gusto

Riciclare gli avanzi e ingredienti semplici salveranno i nostri conti domestici ma non solo.

GIANLUCA BOSIA su IL GIORNO...ed io riporto volentieri questo interessante articolo perché condivido appieno il contenuto.

Che il carrello della spesa sia diventato molto più caro è evidente a tutti.  Coldiretti calcola l’11percento di aumento negli ultimi sette mesi per i generi alimentari e propone come ricetta il riutilizzo degli avanzi o l’uso di ingredienti di base a costo contenuto. Cibo semplice e della nonna quando anche in Lombardia si era poveri o comunque parsimoniosi.

Qualche esempio, secondo Coldiretti?  Polenta del giorno dopo fritta o in forno con i pezzi di formaggio rimasti nel frigidaire, l’avanzo di un risotto allo zafferano saltato in padella, mondeghili di pane, carne e formaggio avanzati e come dolce la miascia, con pane raffermo e frutta, o una torta paesana. A metterli in fila viene un menu da sballo, un vero e proprio omaggio alle nonne e un orgasmo per i palati che delle alchimie moderne dei talent culinari televisivi se ne fanno un baffo.

Ovviamente non è proprio facile, anzi. Le nonne non ci sono più e il tempo per cucinare è sempre meno. Magari il sabato o la domenica… Coldiretti però ha ragione: di avanzi di cibo abbiamo il frigorifero pieno e di prodotti naturali a prezzi commestibili sono zeppi gli scaffali o i banchi del mercato.

E allora proviamo a non buttare nulla e a riciclare in tavola o, ad esempio, a mettere in forno una bella teglia di patate, cipolle e salsicce (mangi in 4 con una dozzina di euro). Di Cracco ce n’è uno ma il web è pieno di ricette facili e a costi contenuti. Sfruttiamo l’occasione dell’inflazione che prende alla gola i nostri conti domestici per cucinare altro. Risparmi ma mangi bene, anche se da “povero”. Perché la rivoluzione (culturale e sociale) inizia anche a tavola, mentre a spacciare brioches si rischia la testa e l’uomo è sempre ciò che mangia. Buon appetito!

Nota mia, ci sono popoli del mondo che patiscono la fame, che non hanno proprio nulla da porre sotto i denti, sempre che abbiano ancora tali strumenti! e veder buttar via del cibo ancora buono, solo per non riciclarlo allo stesso modo, mi pare una vera e propria infamia. Lasciamo perdere l'aumento dei prezzi nei negozi di alimentari, che dovrebbe metterci sull'avviso, e cerchiamo di usare i consigli ed esempi delle nostre nonne che sapevano bene come utilizzare gli avanzi di cibo. Con il pane secco si possono fare anche i canederli (Knödel), la pappa al pomodoro, gli strangolapreti (con tutto il rispetto per i preti!) il pane pugliese, come sostituzione delle friselle,  la soupe Paisanne della Valle d'Aosta, Sbizzarritevi in questa ricetta dal sapore contadino usando formaggi a piacere. Certo, essendo una specialità della Valle d'Aosta, il più indicato resta la fontina, il pancotto pugliese, l'acquacotta toscana e la variante siciliana.Tutte ricette che vi consiglio di andare a cercare sul Web, e tutte che richiedono l'utilizzo del pane raffermo. 

mondeghili (polpette milanesi) sono un piatto povero della tradizione contadina; nel 2008 questa pietanza ha ricevuto la Denominazione Comunale che riconosce l’appartenenza dei mondeghili al territorio di Milano. All’apparenza qualcuno potrebbe pensare che si tratti di polpette, ma guai a chiamarle così! L’origine dei mondeghili arriva da molto lontano: il nome, che significa polpetta, deriva dalla parola araba "al-bunduck", ma ad insegnare la preparazione dei mondeghili ai milanesi furono gli spagnoli, durante i loro 150 anni di dominazione a Milano. I milanesi mutarono la parola spagnola “albondiga” in “albondeguito” che poi diventò “albondeghito”, per poi arrivare al termine odierno mondeghilo. Ci possiamo ispirare a questa ricetta tradizionale, realizzando un impasto con diversi tipi di carne, il tutto aromatizzato da un piacevole sentore agrumato e dalla noce moscata. Provate la versione dei mondeghili e vi leccherete i baffi!


La torta miascia è un dolce rustico tipico della tradizione lombarda, diffuso in particolare nella provincia di Como. Considerata in passato "il panettone dei poveri", è una ricetta dalle origini umili, preparata con ingredienti poveri e nata per riciclare il pane raffermo. Una volta reidratato nel latte, questo viene mescolato a uova, zucchero, un pizzico di farina e frutta fresca ed essiccata, che la manterrà morbida e piacevolmente umida. L'aggiunta finale dei fiocchetti di burro e del rosmarino fresco, poco prima del passaggio in forno, la renderanno profumata e dorata in superficie. Semplice e veloce gustatela come merenda genuina o delizioso fine pasto. Questo preparato, lo arricchisco con cacao amaro, e non ci metto il rosmarino perché l’accoppiamento con il dolce non mi convince. Uso invece solo frutta secca in base a quel che ho nella dispensa: usa sultanina, detta anche zibibbo, fichi e datteri tagliati a tocchetti, noci o nocciole sbriciolati, e non utilizzo frutta fresca, così il dolce dura più a lungo. 


Risotto ai formaggi

A quanti risultano avanzi di formaggio nel frigo? Impresentabili sulla tavola, possono essere utilizzati per un risotto ai 4 – 5 o 6 formaggi, basta tagliarli a pezzettini eliminando la scorza, oppure grattugiati, dipende dalla loro durezza, o inseriti a cucchiaiate, quelli cremosi, in una padella dove si è aggiunto del latte o della panna liquida, e fatti sciogliere a fuoco basso, formando una crema molto saporita, da aggiungere al riso bollito e scolato, sul quale si versa questo preparato. Buonissimo! 

Ringrazio il cronista per avermi portato alla mente queste tre ricette che ho sempre fatto, perché anche se in passato non ci sono stati aumenti di prezzo nei supermercati, non mi è mai piaciuto buttare il cibo nei rifiuti. La fantasia in cucina serve sempre, riciclando quei cibi che girano in frigo o nelle dispense a lungo, fino a che non si decide di eliminarli perché oramai troppo vecchi! Che non sia mai che si sprechi questo ben di Dio! 

Danila Oppio


MIGRATORI di DOMENICO QUIRICO e da altre notizie sul Web

  


Anche l’Onu richiama l’Ue: «Situazione insostenibile, aiutate l’Italia». E l’ex Iena Giarrusso candida i cittadini dell’isola al Premio Sakharov

È allo stremo come non mai, l’isola di Lampedusa, dopo gli arrivi a catena di decine e decine di imbarcazioni di fortuna con a bordo migranti in arrivo dal Nordafrica. Soltanto dalla mezzanotte di oggi, martedì 13 settembre, sono 1.849 le persone sbarcate sull’isola a bordo di 42 barchini, soccorsi dalle motovedette della Guardia di finanza, Capitaneria e carabinieri. E decine di altre imbarcazioni sono in fila in attesa di poter sbarcare. Il numero complessivo accertato di migranti a Lampedusa si attesta così al numero record di 6.762. Buona parte di questi trovano riparo nell’hotspot dell’isola, che scoppia, ma l’affluenza è tale che gruppi di migranti sono accampati in diversi punti dell’isola, a cominciare dal molo Favarolo di approdo. Fra i quasi 7mila, riportano le autorità, vi sono anche 257 minori non accompagnati. Numeri insostenibili per le capacità di accoglienza pur temporanea dell’isola, tanto che oggi il Comune di Lampedusa ha proclamato lo stato di emergenza. «Abbiamo ribadito quello che chiediamo da mesi, ossia cercare di bypassare l’isola con le navi in rada, aiuto e sostegno per un’isola che in questi mesi è sotto un forte stress», ha detto il sindaco Filippo Mannino nell’annunciare la decisione in consiglio comunale.


Ho premesso questo articolo, per spiegare quanto accade a Lampedusa, ed ora pubblico un articolo del giornalista de LA STAMPA Domenico Quirico.


La paura è il primo sentimento evocato nella Divina commedia, dopo appena sei versi.  E ‘’ogni viltà convien che qui sia morta’’ è il primo suggerimento che dà Virgilio a Dante nel superare la porta dell’inferno, la condizione per procedere oltre.  La paura prende diverse facce, viltà, pietà, vergogna. Noi italiani, europei, occidentali nella apocalisse della Migrazione che dura da dodici anni non abbiamo ascoltato il consiglio di Dante, non aver paura, non essere vili. Invece paura e viltà hanno guidato ogni nostro decreto atto parola, sia di chi invocava esorcismi di una misericordia molto ipocrita perché condita di ‘’ma…’’, e di coloro che astutamente urlavano, con eccitazione ed esclusivismo populista e xenofobo, alla catastrofe permanente e se ne facevano gradassi nel proporre soluzioni impotenti.
 I migranti ci fanno paura. Sempre. Noi siamo cosmopoliti ma del benessere. Nel 2011 quando i barconi sbarcavano tunisini e nel 2013 quando a questa umanità formicolante si sono aggiunti i siriani; e poi un anno dopo l’altro quando hanno cominciato a scalare continenti e mari africani di tutte le latitudini e gli afgani. Fino ad oggi, nel 2023, quando i barchini hanno preso il posto dei barconi e hanno occupato il mare, innumerevoli, fragili scialuppe di popoli in fuga. La retorica di queste eterne circostanze, dodici anni per una sofferenza imposta e accettata è una eternità, è ormai una impertinenza.
 Non facciamo più la vecchia domanda; da dove vieni? non c’è più tempo sui moli, e poi bisognerebbe ripassare una geografia composta di innumerevoli nomi di cui siamo ignoranti.  Migranti semplici e astrusi come la natura, che hanno lasciato città morte, abbandonate come  abiti usati, o come gusci d’ostrica a deperire nei loro deserti di fame di guerra di dittatura e fanatismo. La cruda realtà, non la intelligenza o la ragione, ci ha costretti alla fine a dismettere il nostro vecchio gioco delle nazionalità come identità e appartenenza che serve a dividere a scegliere a privilegiare; e ammettiamo che sono un popolo nuovo del mondo. Superficiali e boriosi (la boria è un difetto europeo) abbiamo cercato vilmente di aggirare il faccia a faccia con il diverso da sé.
Ho passato giorni e giorni con i migranti, ho camminato e sono affondato al loro fianco, ho sentito il loro esclusivismo, la loro alterità, la loro solitudine. Forse per questo non ne ho paura.  Sono il prodotto della Storia e della miseria. Possono ad ogni momento dire: è tutto finito, sono pronto. Noi abbiamo sempre bisogno di un rinvio, chiediamo tempo. La loro vita è divisa tra la nuova e la vecchia patria, le loro idee del mondo sono frammentarie, divise tra quello che è proprio e quello che è altrui.
La Migrazione era una fortuna che ci offriva la Storia. la sua volontà di catturarci, il metterci alla prova che esercitava in ognuno delle sue mille sfaccettature (perché la migrazione è cambiata in questi anni mille volte, solo noi siamo rimasti ottusamente eguali) perfino il suo carattere invasore  ci chiedevano una risposta immediata, un soprassalto di volontà critica. Ci spingeva a non accettarci ingenuamente con le nostre bugie ma ci obbligava con la sua violenza a fronteggiarla. Era in questo senso una occasione rivoluzionaria.
Noi xenofobi per ignoranza e per utile, oppure pietosi ma con la regola di evitare gli scomodi e gli azzardi della pietà che altrimenti è mezzuccio e affare, ci siamo impegnati a aggirare  quello che era diventato il punto morto del nostro mondo, l’anello che non teneva, il filo da sciogliere  per essere davvero Diritto realizzato e vivente.
Sfogliamo la strategia per affrontare la Migrazione.  Non era per viltà che illuminati ma realisti bizantineggiavano sulla distinzione tra migrante utile e migrante superfluo? il primo da accogliere, meglio da assumere, perché serve; il secondo da respingere o spazzare nel buio della clandestinità perché non ci aiuta a restare ricchi, oziosi e gaudenti. Mentre altri, i furbi che avevano capito tutto si arricchivano. chi con i voti passando, con libelli arroganti, dall’irrilevanza al governo, chi con i soldi; perché il migrante rende. E non solo al trafficante di uomini, allo scafista che è solo anello della lunga catena di business e di violenza, stramaledetto, certo, perseguito a parole ma poi di fatto impalpabile, poliziescamente individuato nella manovalanza criminale.
E’ stata viltà e paura a muoverci in delegazioni di eccellenze continentali per andare a mendicare dall’altra sponda l’aiuto interessato e lucroso di canaglie e criminali, preventivamente assolte perché non si fanno accordi con chi non senti eguale. E anche qui i progressisti che rubano la parte agli altri, anticipano disinvoltamente i tempi, le napoleoniche missioni libiche, l’idea di affidare il migrante a carcerieri senza pietà, annullarlo nel suo mondo che sarebbe feroce per natura. E intanto continuare a proclamare la necessità e la virtù dell’accoglienza! E poi quando le maglie di quella rete si sono allentate, gli altri, i pugnodiferro, i mascelluti dei blocchi navali, dei porti sbarrati, dei decretissimi Cutro, anche loro, giù a rincorrere loschi individui, sempre di più, sempre più a sud del mondo: rais egiziani dai molti delitti, presidenti nigerini amici di Macron ma che fanno palanche con i migranti, e il ciglioso ducetto tunisino che non si contenta di soldi, pretende anche salamelecchi e riguardo. E adesso il Sudan, il Gabon, il Marocco, e chissà quanti altri dopo ogni nuova guerra, golpe, catastrofe naturale, ruzzolando su una china che non ha fine.  Imiteremo l’Inghilterra che paga a buon prezzo il Ruanda perché faccia il samaritano al suo posto, spedendo aerei carichi di respinti.  E forse è la faccia di un colonialismo al contrario; esseri umani in cambio di rame e coltan.
Si tira avanti all’infinito con una fanghiglia di decreti circolari fogli d’ordine piani patti che impasta e offusca i cervelli. La destra la definisce ‘’emergenza’’ per giustificare il pugno di ferro il si salvi chi può e chiamare a colpevole l’Europa antipatica. la sinistra replica con il ‘’fenomeno strutturale’’. Che ha una vernice sociologica ma che è qualcosa che assomiglia alla grandine per i contadini: ciclico inevitabile maledizione eterna. Migreranno sempre, non si fermeranno mai, un mondo si svuota un altro il nostro che è bellissimo si riempie...   Trovo questo non solo errato storicamente, è una condanna per milioni di uomini. Fuggire non è una forma culturale di essere, è la conseguenza dello sfruttamento e della violenza. Che bisogna aiutare quegli uomini a rovesciare, con la forza se necessario. Allora non partiranno più.