POETANDO

In questo blog raccolgo tutti gli scritti, poetici e in prosa, disegni e dipinti di mia ideazione. Recensioni stilate da me e da altri autori. Editoriali vari. Pubblico poesie, racconti e dialoghi di vari autori.Vi si possono trovare gallerie d'arte, fotografie, e quant'altro l'estro del momento mi suggerisce di pubblicare. Sulla banda destra della home page, appaiono i miei e-book poetici ed altre sillogi di alcuni autori. Così come le riviste online de L'Approdo e de La Barba di Diogene, tutto si può sfogliare, è sufficiente cliccare sulla copertina. Aggiungo che , sempre nella barra a destra della home page ci sono mie video poesie, con sottofondo musicale. E' sufficiente cliccare sull'immagine per ascoltare testo e musica, direttamente da YouTube. Tutte realizzate dalla eclettica Anna Montella., Ci sono poi i miei libri scritti nel corso di circa 10 anni. Buona lettura e buon ascolto!

lunedì, novembre 24

Il mondo è un'unica zattera!

Ciao Angie! Carlo ed io le abbiamo appena “assaggiate” insieme, Le frittelle del Papa, e mi ha detto di dirti che è una parabola molto bella! Pensa, ha usato proprio questo termine, pur non avendogli mai accennato che l'avevi a suo tempo tu stessa definita così! 
Si complimenta con te, e a me spiace solo che non sia stata pubblicata su Youtube, per poterla inserire, recitata, nei vari blog!
Dani

Diamo tempo al tempo, Dani. Dentro di me ho sempre saputo che in qualche modo le Frittelle sarebbero arrivate al Papa. Ci avevo provato personalmente, scrivendo a non so quale vescovo che sembrava persona molto aperta e anche portando il bel segnalibro alle Edizioni Paoline e poi avevo chiesto anche a te di aiutarmi, ricordi?, con le tue conoscenze carmelitane. Ma non è successo nulla. Forse perché non c'era il Papa giusto e i suoi si uniformavano come pecore grigie al Pontefice in carica.
Qualcuno scrisse "C'è una stagione per ogni cosa e un tempo per tutto, sotto i cieli". E adesso è il tempo che Carlo è tornato a casa. Guarda che 'tornare a casa' è un'espressione meravigliosa perché significa sapere che esiste un posto per noi dove saremo accolti e non saremo stranieri ma di famiglia. Questo è forse il grande compito che abbiamo tutti in questo inizio secolo.
E a questo proposito ti allego il pezzo che ho pubblicato sul blog di Renata (SENZAFINE) in settembre-ottobre.
Leggilo con Carlo, per favore, vorrei sapere cosa ne pensate.
Theodore Gericault : la zattera delle Meduse
Ciao, a più tardi se vuoi.
Angie                          

Zattera

Ormai, siamo tutti su una zattera.
La stessa zattera, anche se talvolta sembra grande come un continente e talvolta piccola come è la nostra casa.
Tutta la Terra è un’unica terra, come se la deriva dei continenti li avesse di nuovo riuniti tutti insieme.
C’è il mare tutto attorno a noi e da lui arrivano le grida dei migranti sulle loro zattere microscopiche ansiose di sbarcare su un’altra terra che non c’è.
Intendo migranti poveri e migranti ricchi. I primi cercano solo la salvezza, i secondi cercano la salvezza nella ricchezza.
Due diversi modi di fotografare il fenomeno mettono in evidenza il destino in piccolo e il destino in grande.
Ma la zattera è una.
E’ venuto il tempo di sentirlo.
Che la Terra è una, una sola. Unica. Per tutti.
Non ci sono più zattere che navigano lontano, ognuna proteggendo la propria cultura e il proprio aspetto.
Ognuna è sbarcata dall’altra.
Il viaggio è arrivato al suo termine.
Cioè, finalmente, al suo principio. 
(Angela Fabbri, 22 settembre 2014)    

Zattera  2  (La Vendetta?)
Se alla fine tutto andrà storto, ci si rifiuterà di capire, non verrà ridata dignità agli umili senza i quali la comunità non tiene, resteranno 3-4 persone sulla zattera e tutti gli altri a mollo intorno…
Immagine che, oltre ai film coi buoni e i cattivi nel finale di giustizia è fatta, evoca un bel po’ dell’ Inferno di Dante illustrato da Gustave Doré.
Personalmente preferisco cancellare l’immagine sciacquandola via e pensare che sia solo un brutto sogno.
 (Angela Fabbri, 29 ottobre 2014)
Il sogno sarebbe bello così!

Per mera curiosità. Angie, sono andata a vedere il nuovo blog di Renata. Ma non sapendo sotto quale etichetta ha pubblicato la tua zattera, ho pensato che fosse naufragata...ma per colpa mia, perché non la trovo.
Ho letto, ma il tuo pensiero è simile ad Armageddon, perché pare proprio che andrà a finire così, con una catastrofe mondiale! E Carlo in questi giorni è già catastrofico di suo, tanto è depresso e cerchiamo di distrarlo con discorsi leggeri, musica piacevole e nessun argomento che dia da pensare seriamente. Nella sua mente, il mondo, per quanto lo riguarda, è già finito. Si vede finito. Allora mi perdonerai se non farò leggere, almeno per il momento, questo tuo pezzo. 
Pare colmo di speranza, almeno nella seconda parte, credere che si tratti di un sogno, ma in fondo, volendo essere realisti, siamo davvero su una fragile zattera che rischia di essere spezzata e affondata dai marosi.
Ma quel discorso di "a casa" lo comprendo benissimo! E se hai ripreso in mano Il Paese di Fantasia, c'è quella tua poesia che ho riportato:

Altri cieli altri mondi
che finisce con :

Così ho perduto
le nuove strade. 
E i mondi si sono invecchiati
e ho provato
L'irresistibile voglia di tornare a casa.

(a pag, 70  e a pag, 71 Proseguo con la favola)

Perfetto, anche a Smilla è venuta l'irresistibile voglia di tornare a casa.Tornare nel Paese di Fantasia...

E si, hai ragione, Angie, avere una casa, e non intendo solo le mura domestiche, ma proprio le persone che ti fanno sentire "a casa" è un dono prezioso, e spesso neppure ci si fa caso. L'abitudine cancella la capacità di apprezzare chi si ha intorno, e non necessariamente devono essere consanguinei.  "A casa" si sta bene, quando ci si trova con persone che apprezzi, e che ami, e che vedi come una barriera difensiva contro l'indifferenza del mondo, l'egoismo e la falsità. 
Quando scrivo una email a qualcuno, se quel qualcuno è persona che sento davvero vicina, ecco, mi sento " a casa". In caso contrario, se sono costretta a scrivere a chi  mi è estraneo, mi sento in balia dei venti gelidi, non riparata dalla sicurezza di un affetto che mi dà calore e senso di protezione, per il fatto di sentirmi compresa nel più profondo.
Beh, in periodo di alluvioni, forse ho esondato anch'io con questa lunga email.
Tornando alla zattera, e rileggendola ancora una volta, credo che anche tu, come me, abbia un senso utopistico del mondo...purtroppo da sempre è diviso, dai tempi biblici della Genesi, quando Caino uccise il fratello Abele. Ed erano solo in due! Pensa te! Il mondo non riuscirà mai a diventare UNO, perché ci saranno sempre i contrari: ricchi e poveri, oppressori e oppressi, e i ricchi non mollano potere e denaro, per elargirlo equamente ai popoli in miseria. Per cui questi ultimi cercheranno scampo sul fragili zattere, e spesso naufragando miseramente, mentre gli altri se la ridono,  sui loro yacht di lusso,indifferenti e persuasi che così ci saranno meno bocche da sfamare. Cinica? No,amore, solo realista!
Ciao
Dani

Penso sia solo questione di cultura. Nessuno di noi ha mai esperimentato la pace e così a ognuno di noi viene solo in mente di fare la guerra. E, se non si è un governo o un mondo integralista di una qualche religione o gli affiliati di una setta (commerciale, mafiosa ...), si fa la guerra a chi ci sta vicino.
E possono essere davvero i vicini di casa, ma ancor più facilmente chi vive nella stessa casa con noi, o addirittura chi amiamo.
Senza guerra non c'è pace: che stupida frase! Ma comincia proprio quando due innamorati litigano e poi ridicono l'altrettanto stupida frase: è bello litigare perché poi  si fa pace.

Ora, poiché su una zattera ci siamo già e ci siamo tutti, poveri e ricchi (poveri e ricchi poi di cosa?), siamo noi che dobbiamo allargare la zattera fino a farla diventare un bastimento dove tutti potremo stare comodi e trasformare i focherelli accesi per scaldarci in luce elettrica e calore continuo: non è andato via così il progresso tecnologico?
C'è sempre del buono nelle invenzioni quando non si vuole per forza farne un ricavo.
E' solo questione di cultura. Che si costruisce con l'abitudine a un comportamento nuovo.
Poiché sono priva di questa cultura e sono sorretta solo dal buon senso, non so che altro dire, per ora. Sono disorientata, confusa, legata a quel pochino di benessere che ho conquistato con tanta fatica e insieme cerco di abituarmi a pensare che forse, di questo benessere di cui sono affezionata custode, dovrei fare un uso migliore.
Di una cosa sola sono certa: se mantengo il problema vivo in me giornalmente, mi entrerà dentro anche una nuova cultura un po' alla volta.
Angela
  Mi sento molto triste, sai Dani?, mentre ti scrivo quello che ti ho scritto poco fa. Ma mi sento anche
molto unita. Unita a te.

Amore mio! E non fraintendermi, Angie, Ti amo come una sorella, o forse di più, non so valutare i sentimenti...non si possono misurare! Non c'è una cultura nei sentimenti: sono selvaggi, e se non lo fossero, sarebbero finti, costruiti, e non sono cose per noi, soprattutto non lo sono per te, che ami la sincerità, la spontaneità e la verità.
Quello che mi hai scritto è molto bello, è una verità che tocca il cuore. Parlo anche della precedente, alla quale rispondo qui.
Emblematico il senso di
proprietà! Nessuna condivisione
neppure su un'isola deserta!
Tolstoj ha scritto Guerra e Pace ed è un classico della letteratura. Senza entrare nel contenuto, il solo titolo è un dato di fatto. Ma come l'hai descritta tu, quella pace che viene dopo un litigio o una guerra, la si apprezza solo in questo modo. Dopo una guerra, che sia una guerra personale tra due persone, che magari si amano intensamente, o tra popoli, solo dopo la tempesta, si gusta appieno il sereno. La stupidità  umana è non capire che si può vivere in pace, ogni giorno e, al tramonto, è meraviglioso poter dire: "oggi ho vissuto in pace, con me stessa e con gli altri".
Cultura? Nessuno è mai colto abbastanza, nessuno ha la sapienza perfetta. Tutti abbiamo ancora la facoltà di apprendere, di cercare, di scoprire cose nuove. Ma la tranquillità economica, quella che tu chiami "benessere", te la sei sudata con anni di lavoro, con viaggi da pendolare, e con la preoccupazione costante per la tua mamma, che non è poco. Penso che sia ciò che tutti dovrebbero ottenere, perché la pace viene anche dal non avere difficoltà di mettere insieme il pranzo con la cena, o un tetto sopra la testa. Se tutto il mondo avesse di che vivere agiatamente, forse non ci sarebbero liti in famiglia, non ci sarebbero guerre per espropriare il territorio altrui. Non ci sarebbero zattere che portano disperati, quei pochi che arrivano vivi, in un altro Paese. 
E adesso ti chiedo, tutto questo che ci siamo scritte, vuoi che lo condividiamo con qualcun altro? 
 Ps.Ho detto a Carlo, a tavola, che tu avevi inviato un pezzo e desideravi anche il suo parere. Non gli ho fatto cenno del contenuto. Mi ha risposto: "io sono un sopravvissuto, non ho più risposte profonde da dare". Se non è triste questo, non so cos'altro potrebbe esserlo.
Ti abbraccio
Dani

Allora dirò di più: Che al tramonto, sia meraviglioso poter dire: "oggi ho vissuto, con me stessa e con gli altri". E questo accadrà quando la parola 'pace' sarà insita nel discorso di ogni giorno.
Questo intendevo, anche e soprattutto, per cultura. L'educazione, messa assieme fin da piccoli, a costruire.
E allora va bene, condividiamo. 
Riguardo a Carlo, anzi, per riguardo a Carlo, lasciamo i miei articoli al vento del web, dopotutto, una volta che li ho scritti, io non ci penso più. E scrivo altro. Quando sarò pronta scriverò qualcosa che commuoverà Carlo a tal punto da farlo tornare a guardare il mondo. Ma non so se potrò farlo.
 Angie

Sono d'accordo anche sulla tua appendice (non l'appendicite! ahahh), ovvero che ad ogni tramonto dobbiamo pensare di aver vissuto, di aver vissuto con e per noi stesse e con e per gli altri. Ho fatto una piccola aggiunta, ma la cosa più straordinaria è poter dire: oggi c'è stato qualcosa di migliore, per noi!  Vero? 
Si mandiamolo sul web, ma per non interrompere o lasciare spezzato il dialogo, devo giocoforza inserire anche la Zattera e la Zattera 2 altrimenti i nostri scambi di opinioni resterebbero un po' criptati.
Ti sto scrivendo, ma ti vedo, vedo te che porgi un dono (lo scudo) al tuo amico Marco (non dirmi che ho sbagliato nome!) e vedo un cielo meraviglioso, che hai fotografato dal tuo ritorno dopo essere stata all'ospedale. Mi chiederai come? Quando apro una email per te, mi si aprono anche queste due foto. piccole come francobolli, ma ti vedo! Ed è come averti vicina e parlarti direttamente.
Buona notte Angie!
Dani

AH!AH! Mi ha interrotto quello che è stato il mio grande amore, Mauro da Ravenna, con una email titolata,
guarda caso, "La zattera". Era in tema con stasera.
 Va bene. Tu metti su e poi domani avrò il grande piacere di leggere di nuovo una nostra collaborazione.
 Sono imbarazzata. Hai i miei santini uno di qua e uno di là dalla mail? Ma guarda che non sono il Papa, sono solo una Frittellaia (ma con la 'F' maiuscola),
Ciao e buona mattinata (vista l'ora)
Angie



2 commenti:

  1. Se rispondo solo adesso è perché sono stato incollato con gli occhi e col cuore allo scambio epistolare tra Angela e te. Che dire? Al bello non ci sono aggettivi, al superbo non si può aggiungere nulla. In tutto questo, il gemellaggio tra te e Angela è la più sicura delle zattere che si possa attendere al porto del bene e della pace. Angela è persona squisita, piena di risorse e di vita ed ha un modo brillante di esprimere se stessa. 
       Cercate di non interrompete o abbassare questo dialogo, forse non salverà il mondo, ma resterà pur sempre un lume acceso che non sarà mai solo a illuminare le spalle. “Faceste come quei che va di notte e porta il lume dietro a sé non giova e dietro a lui dietro fa le persone colte...” Cito a memoria e a caso (non vogliatemene) un passo di Dante che mi pare si adatti al caso.
       Complimenti, con auguri e il mio affetto per entrambe.
       Tommaso Mondelli

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  2. Io continuo
    a inciampare perchè nella mia mente c'è davvero poca luce. Un bel grazie a Tommaso che me l'ha fatto capire!
    Angela

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