Paris mon amour
Quella notte salimmo sul TGV Milano-Parigi notturno, con cuccetta.
Era la prima volta che visitavo Parigi, ma il fascino della Ville Lumiere fu
irresistibile, e vi tornai ancora.
Ciò che cercavo, era la città degli artisti, in quello stile bohémien
che risvegliava in me letture appassionanti, mi riferisco a quel periodo, magistralmente
descritto da Woody Allen nel film del 2011 “Midnight
in Paris”, ambientato nella
mitica Parigi degli anni “20. Trattava di quella “generazione perduta” che mi
affascinava da sempre. Qui,
per una notte, il protagonista incontra gli scrittori e gli artisti che a
quell'epoca soggiornavano a Parigi: Francis Scott Fitzgerald, con la
moglie Zelda, il compositore Cole Porter, che prova la sua Let's
Do It al pianoforte, Ernest Hemingway. che gli offre lezioni di
scrittura e di vita; e poi Salvador Dalì, Luis Bunuel, Pablo Picasso, Man
Ray e molti altri. Quel film non lo avevo allora certo potuto
vedere, perché è stato girato parecchi anni dopo il mio viaggio in Francia. Ma
già immaginavo tutto, proprio come Allen ha poi narrato, con l’utilizzo di una
scenografia pittorica davvero unica nel suo genere.
Torno alla mia breve e intensa visita parigina.
Durante quei giorni visitai Montmartre, salii sulla Tour Eiffel, scattai
parecchie foto, tutte piuttosto grigie, poiché erano giorni piovosi e avvolti
da una leggera bruma, ma poco importa, la mia mente registrò e immagazzinò
immagini colorate. Ricordo i ponti, splendidi, con le loro balaustre dipinte di
nero, e dai particolari dorati. Così come certe cancellate dei palazzi antichi.
Dall’Esplanade du Trocadéro si poteva spaziare lo sguardo lungo la Senna, alla
cui riva sinistra si affaccia la Tour Eiffel.
Non poteva mancare un giro notturno sul bateau
mouche, che scivolava lento sul fiume, dal quale potei ammirare la Tour
Eiffel, l’Hotel des Invalides, la Sainte Chapelle, Notre Dame, il Museo
d’Orsay, il Louvre, la Concierge, il Petit e Grand Palais, la Statua della Libertà
e molto altro ancora, illuminati come fossero un presepe allestito per tutto
l’anno.
Rientrati in albergo, mi affacciai alla finestra e
vidi, appoggiato agli stipiti della finestra del palazzo dirimpetto, un uomo
che fumava una sigaretta. A un’altra finestra, una donna spiava attraverso la
tendina scostata. In un’altra, un gatto guardava la luna. Che strano, erano
come incantati. Il sonno mi ha costretto a coricarmi e la mattina del giorno
dopo, quei personaggi erano ancora lì. Compresi in quel momento, che si
trattava di meravigliosi trompe l’oeil, realizzati tanto bene da parere
creature viventi.
Al nostro gruppo, si era unito un anziano frate, e
quando abbiamo deciso di prenderci da bere, lo abbiamo invitato a consumare
qualcosa con noi in un antico bistrot. Non so quale idea si fosse fatta di quel
locale, tant’è che ha scrollato indignato la testa, dicendo che lui in un luogo
di perdizione non sarebbe mai entrato. Gli abbiamo spiegato che il bistrot è
l’equivalente di un nostro bar italiano e che non avrebbe peccato, se fosse
entrato con noi per gustarsi una birra fresca che, eravamo sicuri, avrebbe
molto gradita. Così ha accettato ben volentieri!
Il giorno appresso, salimmo su le métrò, per raggiungere La Defense, che prende il nome dalla statua de "La Défense de
Paris" ("La Difesa di Parigi"). Fu costruita nel 1883 per commemorare i soldati che avevano
difeso Parigi durante la guerra franco-prussiana. Il nome della zona provoca
talvolta confusione negli stranieri, che suppongono abbia qualcosa a che fare
con l'esercito. Si tratta del più grande quartiere d’affari d’Europa.
Creata nel 1900, la
metropolitana parigina (la RATP) possiede ben 14 linee distinguibili in base ai
diversi colori. Ogni linea prende il nome dalla sua stazione terminale. Certe
stazioni sono ancora nello stile dell’epoca art noveau, altre invece sono state
rifatte. La linea numero 4, di colore viola, inoltre, passa sotto la Senna... Per
andare a Eurodisney, bisogna prendere la
RER A e scendere all’ultima fermata, quella di Marne-la-Vallée, ovviamente
pagando un biglietto con supplemento. Grazie a questa rete di trasporti un
parigino o un turista può attraversare la città da un polo all’altro,
raggiungendo ogni sua meta prescelta in pochi minuti!
Certo che, se pensavo di
fare un viaggio a ritroso nel tempo, e trovarmi nella Parigi descritta da
Victor Hugo nella sua opera Les
miserables o in Notre Dame de Paris,
oppure in quella degli artisti maledetti, non è ciò che avrei trovato, anche se
a Montmartre ci sono scorci che rievocano il periodo artistico degli
impressionisti. Ma i sogni, con l’aiuto della fantasia, assumono effetti
speciali, come quelli di un film che vorresti non finisse mai.
Ho scarpinato molto,
bighellonando attraverso le vie parigine, col naso in aria, per ammirare le
vestigia di un tempo che fu, ma…Parigi val bene una Messa!
Danila Oppio
Già. E chi lo disse << Parigi val bene una Messa! >> che io non me lo ricordo?
RispondiEliminaAngie
Tutti, parigini e non, abbiamo sentito almeno una volta pronunciare l’espressione "Parigi val bene una messa" non conoscendone storia e spesso anche significato. In questo post vogliamo proprio parlare di questa celebre frase pronunciata da Enrico di Navarra e risalente alla fine del '500, periodo in cui la Francia era devastata da una terribile guerra civile conosciuta come la “guerra dei tre Enrichi": Enrico di Guisa, Enrico III e appunto Enrico di Navarra.
RispondiEliminaDopo anni di sanguinosa guerra vinse Enrico di Navarra, divenendo così il primo monarca del ramo Borbone a prendere il trono di Francia. Però, a questo punto, divenne necessario per il futuro Re, che era ugonotto e di religione protestante, convertirsi al cattolicesimo per poter salire sul trono di Francia ed è proprio prima di farsi cattolico che Enrico IV pronunciò la famosa espressione "Parigi val bene una messa", indicando con tali parole che "vale la pena sacrificarsi per ottenere uno scopo alto", ossia rinunciare alla sua fede protestante in favore di quella cattolica pur di conquistare il regno di Francia.