Lettera all’amico - poeta Prof.
Roberto Vittorio Di Pietro (con qualche riferimento al grande Totò!)
Oggi ho pubblicato Madonna Psiche e
Frate Naso...un bel dilemma psicologico, quell'autoinganno! A volte si desidera
auto convincersi di qualcosa che è palesemente dannoso o traditore, forse per
innata ingenuità, forse perché non si vuol credere alla realtà. Facilmente ci
si può procurare una sofferenza immeritata e anche, se vogliamo, un poco stupida.
Le dico questo perché ho picchiato la
testa contro un muro costruito da cattiveria gratuita e cementato con ipocrisia
sfacciata.
Le racconto una storiella del tutto
vera dove, forse troppo disposta a perdonare, a comprendere a sperare che le
cose possano cambiare, ci sono di nuovo cascata.
Avevo creato un blog per un amico
poeta (amico? poeta?). Ho pubblicato per lui tutto ciò che m’indicava: roba
sua e di altri autori, famosi o ignoti. In seguito mi ha mandato al diavolo in
modo inatteso e feroce, un po' come fece una nostra comune amica. Amen. Qualche
mese fa, il tal poeta, dopo lungo silenzio, mi ha scritto dicendomi che
stava per uscire una sua nuova silloge. Mi sono felicitata con lui. Una decina
di giorni fa, mi conferma di attendere i libri stampati e che me ne avrebbe
inviato uno.
Stupidamente, cosa ho pensato? Che
avrebbe gradito ne parlassi sul "suo" blog! Chiunque altro avrebbe
accolto l’iniziativa con piacere, almeno secondo logica. E l'ho fatto,
chiedendo all’amica che ne aveva scritta la prefazione, di inviarmi il file
della stessa, in modo da poter presentare la silloge, preceduta dalla sua
prefazione.
Scritto l'articolo, ho inviato il
link al "poeta", il quale mi ha risposto: "Non intendo dare
ulteriore pubblicità alla silloge, per cui ti pregherei di rimuovere l'articolo
dal blog. E non intendo neppure mantenere o proseguire alcun rapporto con te.".
Alla faccia del bicarbonato di sodio!
Scusi, ma che ne pensa? Questa persona
ha il cervello bacato o cos’altro? Gli faccio un favore, direi una sorpresa, mi
dimostro disponibile a dare maggior visibilità alla sua silloge, la stessa che
aveva promesso di inviarmi come dono e alla fine, senza una ragione plausibile,
mi chiude la porta in faccia. Sono rimasta senza parole. La colpa è mia,
sicuramente! Io sono quella psiche che non sa dare ascolto a ciò che Messer Naso
le consiglia!
Però ci casco sempre. Tendo a sperare che la gente sia disposta al dialogo,
almeno civile. Che le persone conservino un briciolo di gratitudine nel loro
cuore o, almeno, rispetto verso gli altri. Ma mi faccia il piacere! Stupidamente tendo a farmi calpestare, prendere a calci, e alla fine mi
ritrovo anche a dover ringraziare per le bastonate subite. Non sono masochista,
mi creda, il problema è che nutro e concedo fiducia alle persone, anche quando
non vi sarebbe motivo per farlo.
Quisquilie e pinzillacchere!
Per questo oggi ho scelto quella sua
lirica, tra quelle altre che mi aveva indicato per la pubblicazione. Mi ha dato
molto da pensare, e credo che, a causa di questa mia irriducibile ingenuità,
dovrei prendermi a schiaffi.
Perdoni questa confessione, ma mi
creda, in tante sue liriche, io mi ci ritrovo come in uno specchio!
Le dirò di più: attraverso i suoi
insegnamenti, dai quali molto ho imparato, sull’arte poetica, sto analizzando
le mie poesie, per vedere quanto possono distanziarsi dalla metrica, ma soprattutto
dalla musicalità. Attraverso questa lente che mi ha offerto, mi sono resa conto
che anche le poesie dei moderni poeti appaiano prive di ogni attributo, per
poter essere definite tali. Certo, oggi sono considerate “versi liberi”, senza
costrizioni, ma se fossero poesie originali, se trasmettessero messaggi
intelligenti se…
allora rientrerebbero di forza nella poetica vera,
con o senza rima, o prive di metrica.
Ho pubblicato dei brevissimi ma intensi versi di Alessia D’Errigo. Ricercatrice in campo
teatrale e cinematografico. Scrittrice, poetessa, interprete, regista e
performer in Cine Teatro Roma.
Vorrei
che la conoscesse: non si aspetti rime, né metrica, ma il contenuto è svelamento
di una pazienza tale, che mi ha colpita nel profondo. Certo criptica, ma per cui
vuol intendere, chiara come il sole.
Il bottone
era piccolo e cucito alla buona
in qualche modo restava sulla pelle
purché tu te ne accorgessi
e ne fossi asola
ma il tuo paltò era di peltro
e i tuoi abbracci di lega e broccato.
Dovetti cucire di notte
dovetti cucire di giorno
finché m'addormentai
perdendo il ditale.
in qualche modo restava sulla pelle
purché tu te ne accorgessi
e ne fossi asola
ma il tuo paltò era di peltro
e i tuoi abbracci di lega e broccato.
Dovetti cucire di notte
dovetti cucire di giorno
finché m'addormentai
perdendo il ditale.
Alessia
D’Errigo
Vorrei
dire che ho cercato anch’io, di ricucire il bottone che si staccò da quel paltò
di peltro, o forse anche di cemento,(figura retorica,
allusiva, considerata la ruvidezza dell’elemento) non certo di broccato, appartenente al presunto
amico poeta, ma per quanto cucissi, quel bottone veniva da lui regolarmente
strappato e, alla fine, anche il ditale rappresenta la pazienza perduta
definitivamente. Non si può pretendere che funzionino cuore e cervello, in chi di
norma non li sa usare nel modo corretto!
Un
caro saluto, prezioso e sincero amico
Danila
Mi fa piacere
che abbia trovato interessante MADONNA PSICHE E FRATE NASO, una sorta di
tenzone ("contrasto", in termini letterari) che non a
caso avevo voluto impostare come modesto omaggio al poeta Cielo
D'Alcamo. Ci vorrebbe una coscienza più lucida e sgombra, forza
nella vita, ogni volta che, come la mia Madonna Psiche, cadiamo
ingenuamente nella trappola di un'istintiva, troppo
fiduciosa idealizzazione nei confronti di alcune persone. E' un dato di
fatto che, finché ci siamo dentro, non siamo proprio capaci di vedere
la realtà per quella che è -- per non dire che, molto
spesso, ce la prendiamo a morte con quei veri amici
che tentano di aprirci gli occhi prima che sia troppo tardi, prima che
l'inevitabile successiva delusione diventi per noi più amara e cocente. Il
guaio è che le esperienze negative di questo genere, per quanto numerose
possano essere state, non ci insegnano mai abbastanza. Crediamo di avere
imparato, ma, se per natura siamo degli idealisti dal cuore
semplice, finiamo sempre per ricaderci senza via di scampo.
Roberto Vittorio Di Pietro
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