E' appena uscito il nuovo numero de LA BARBA DI DIOGENE, rivista multi
linguistica - filosofica di Ipazia Books.
In questa edizione è stato pubblicato, a pag. 10, un articolo scritto a due mani, da Tommaso Mondelli e da Oppio Danila.
Qui riporto il testo intero:
Riflessioni su Kant e la
situazione odierna
Da anni ci
stanno preparando psicologicamente a una guerra totale, detta Terza, forse, di
brevissima durata, neanche fosse un gioco da ragazzi. E come se giocassero, Trump e Kim Jong-un, pare non vogliano tener
conto che il loro gioco è pericoloso per l’intera umanità.
Dobbiamo
preoccuparcene, o riflettere se è il caso di preoccuparci? Secondo me, la Seconda
ha insegnato qualcosa d’importante. Chi perde e ne esce vivo, paga caro e anche
chi ha obbedito agli ordini di chi ha perso, sarà chiamato a pagare. La guerra
vera non si farà fino a quando non ci sarà il sicuro colpevole e, con i volta
gabbana di oggi, non è facile identificarlo. Date retta a me. La terza c'è, ma
non ci sarà.
Penso a quanto
sostenne il filosofo Immanuel Kant nel suo trattato: Critica della ragion pratica. Vale la pena ricordarlo.
“Due cose riempiono l’animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e
crescente, quanto più spesso e più a lungo la riflessione si occupa
di esse: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me.
Queste
due cose non ho bisogno di cercarle, e semplicemente supporle come se fossero
avvolte nell’oscurità, o fossero nel trascendente fuori del mio orizzonte; io
le vedo davanti a me e le connetto immediatamente con la coscienza della mia
esistenza”.
Due essenze in
contrasto pieno, come il buio e la luce. Non è possibile escludere che il suo
pensiero abbia un contenuto di sapore filosofico, reale e inquietante? Insieme
a tanta generalità con cui pone un filo conduttore, sembra che per l'uomo sia stata
dettata una diversa funzione. Ma quale? In quale direzione e a quale
scopo? Si può attendere una risposta a questa
domanda? E di che tipo?
Kant si è chiesto “Perché l’uomo?” E’ una domanda filosofica senza risposta,
che pone altre domande. So quello che vuole intendere e come lui anch’io non ho
alcuna risposta. Allora: sia il microbo che l’ippopotamo vivono sulla terra e
in armonia con essa, utilizzandola, nutrendosene e rispettandola. L’uomo,
simile e diverso, per numero e capacità, cresce nelle due direzioni, modifica
l’ambiente ed è sotto gli occhi di tutti, cosa ha combinato. E da qui il “perché
l’uomo?” Questa specie che si crede un dio, che costruisce e distrugge, o è sul
punto di farlo, ti domando, lettore, lo avresti creato tu un uomo così? Ti pare
giusto stare a guardare? Siamo a no degli idioti? Perché l’uomo non sarà
mai condannato a estinguersi, forse per salvare la terra?
Tra non molto la terra emersa
sarà popolata solo da uomini che dovranno finire col mangiare se stessi per
nutrirsi, uccidendosi a vicenda, non
rimanendo altro.
Perché
dico questo? Fino a che punto noi dobbiamo pensare che l’uomo, con i suoi
perché, è un cancro della natura o
un’aberrazione, una stoltezza, di cui potersi elogiare con Erasmo da
Rotterdam. Per nostra fortuna, ci sono ancora molti cervelli che lavorano per
il bene comune, ma se pensiamo a chi dovrebbe governare il mondo con coscienza,
cadono le braccia.
Un’amica ascolta
assorta le mie elucubrazioni, e ribatte.
L'uomo per
Kant è massimamente libero e tale sua libertà si radica nella morale. Kant
rappresenta dunque il primo passo: il trionfo della libertà contro ogni possibile
determinazione sociale. Adorno nota come la lettura che compie Kant della
libertà dell’uomo conduca a una visione dell’uomo inteso come un “puro essere
in sé assoluto”. L’uomo descritto da Kant diventa una sorta di pura
razionalità, totalmente astratta, morale e libera.
Kant è consapevole come
le domande fondamentali, che s’impongono a ciascun uomo nel corso della sua
esistenza, siano sostanzialmente tre:
a) che cosa posso
conoscere?
b) come devo
comportarmi?
c) cosa posso sperare?
Sono domande cruciali e
irrinunciabili, cui anche la nostra cultura contemporanea non può sottrarsi.
Sono tre domande
apparentemente molto semplici e lineari che, tuttavia, appaiono decisive per
ciascuna persona che voglia interrogarsi seriamente sulla vita. Decisive e
ineludibili, soprattutto perché rinviano, in ultima analisi, a una questione
fondamentale: chi è realmente l'uomo?
L'uomo, qualunque uomo, è il frutto della conoscenza, della morale e delle speranze che sempre albergano nel suo cuore. Per Kant la conoscenza costituisce una possibilità, i cui confini e i cui limiti devono sempre essere indagati con precisione e con esattezza.
L'uomo, qualunque uomo, è il frutto della conoscenza, della morale e delle speranze che sempre albergano nel suo cuore. Per Kant la conoscenza costituisce una possibilità, i cui confini e i cui limiti devono sempre essere indagati con precisione e con esattezza.
Non solo: la conoscenza,
di per sé non esaurisce il comportamento umano concernente anche la vita
pratica e, quindi, il suo dovere morale. Come devo comportarmi in quella
determinata situazione? D'altra parte Kant, con la sua tricotomia, ci ricorda
come conoscenza e morale si saldino anche con l'escatologia: che cosa possiamo
sperare? Che cosa possiamo attenderci? Quali desideri nutriamo nel nostro
cuore?
Sono domande di
non facile risposta, dobbiamo solo rifletterci seriamente.
Fuori dall'azione dell'uomo l'equilibrio
regge. Le trasformazioni seguono un ritmo fondato su un principio che può anche
essere sconosciuto agli operatori che lo osservano. Lo attuano con o senza
consapevolezza? Noi non possiamo rispondere al posto loro. Lo sguardo al futuro
ha un senso se ben si conosce il presente, e la storia dei cambiamenti avvenuti
in passato, che sono storia certa. I cambiamenti non sono sottrazioni e
aggiunte bensì mutazioni consentite dalla natura e dalla Storia, operante nel
sistema totale.
E' stato accertato che i grandi
stravolgimenti portano a mutazioni rilevanti nei dintorni e cambiamenti
ambientali perenni.
Con la vorticosa accelerazione imposta
dall'uomo al ritmo della vita, la possibilità di un attrito, come il
verificarsi di uno scontro epocale che mandi il tutto in frantumi, sembra
probabile.
Appare chiaro
che se la Natura a volte è crudele (terremoti, maremoti, inondazioni…) l’uomo
lo è maggiormente, poiché pur avendo la possibilità di gestire al meglio questo
nostro Pianeta, spesso opera all’esatto contrario. E a noi, poveri illusi, non
resta che restare a guardare impotenti.
Tommaso
Mondelli e Danila Oppio
Ovviamente su questo blog tendo a dare rilievo agli articoli da me scritti, o dagli amici di cui pubblico loro opere, negli spazi appositamente creati per loro. Ciò non toglie che consiglio di leggere tutta la rivista, dove troverete articoli di gran lunga più importanti di questo, basti guardare i nomi nel sommario. La troverete, insieme alle precedenti, sulla barra a destra della home page, cliccando sulla parziale illustrazione della copertina.