La limousine innamorata
Il
caso appariva strano, ma ora è ancora e veramente più strano. Sono entrato prima
in garage e nella limousine poco dopo, ovvio no, si fa sempre cosi!? Ho
inserito la chiave nel cruscotto, ho virato a destra, come al solito, niente.
Fredda
come il ghiaccio.
Mi
sono messo a pensare: io rifletto, e lei dorme. Chi è il matto? Certo che sono
io. Esco. E dopo aver pensato, non troppo, ho capito. Stasera non vado, per non
avere altro cui montare, nemmeno il cavallo di San Francesco. Non vado. E come
faccio a dirle che sono a piedi? Così il fatto ha voluto che mi s’illuminasse
il pensiero e farmi dire: per Bacco! Ma io ho le gambe! Cambio le scarpe e mi
avvio e, di lì a poco, mi trovo allo stesso posto, dove fermavo la limousine.
Sì, ma ora come faccio, se non ho la limousine per farmi riconoscere, per non
averla portata nemmeno in miniatura? I fari non li ho, quindi non posso
lampeggiare per avvisare che sono arrivato, non posso chiamare ad alta voce,
ché potrei svegliare il vicinato.
Accendo
una sigaretta, così che si veda almeno una lucina? Non ho i cerini e nemmeno le
sigarette. Guardo nella solita direzione e vedo qualcuno che si avvicina. E’
buio, agito le mani e mi avvio per andare incontro.
Ah,
è lei! Mi faccio più vicino, l’abbraccio e la stringo e la bacio e subito le
dico:
-
Sono a piedi. Nemmeno la bicicletta!
Mi
guarda e dice:
-
E allora, dove mi porti questa sera se non all’ombra degli alberi del
viale? Ce ne torniamo ognuno a casa propria?
- Io
avrei un’altra idea.
-
Quale sarebbe?
-
Avviarci a piedi, con l’intenzione di fare una passeggiata romantica,
non ne abbiamo mai approfittato di farne una.
-
Andiamo. Ci avviamo lungo il viale alberato, ai lati si sentono profumi
deliziosi di vario tipo, sottobraccio affiancati e al buio come due fantasmi,
tre curve, quattro ponti a sei arcate e appare l’entrata costellata di luci
dello chalet.
-
Lo chalet - e in coro - lo chalet, ma è proprio lo chalet.
Ancora
due passi e le cose non cambiano, la chiave nella toppa e l’uscio si apre.
Siamo proprio allo chalet, chiudiamo dall’interno e ci adagiamo comodamente sul
divano bianco che riconosciamo a vista e al tatto. Poi a un certo momento lei
mi guarda e dice:
-
Ma si può, si può venire anche a piedi.
Io
non rispondo e dico tra me, tu non sai da dove io vengo. Ho consumato le suole
delle scarpe e se qui non trovo un paio di riserva, domani sera non avrò più i
piedi.
Intanto
ricominciamo daccapo scrivendo un testo tosto e un bicchiere di whisky on the
rock scalda la temperatura che comincia a salire e, un po’ sfatti, afferriamo
la nostra penna, e scivoliamo verso la zona notte, per cercare una diversa
posizione e per sentirci più comodi, ci spogliamo quasi del tutto. Il clima
cambia insieme con le danze e i giochi sussultori e ondulatori che si
protraggono fino a notte inoltrata e, quando proprio non ne possiamo più, abbracciati
alle nostre penne, che cadono distese con le ultime parole famose:
-
Il caffe!
Questa
è pur sempre la nostra notte. Scrivono le penne agitatissime.
A
piedi, romanticamente a piedi. Cosa non fa l’amore per fare all’amore? L’amore
è l’unica medicina per ogni cosa, anche per la malattia.
-
Oh bella davvero, questa storia della limousine che non voleva saperne di
partire! E sai perché non voleva partire? L’ho vista in garage, svestita, con
addosso solo un paio di pantofole a forma di coniglietto! Mai che le abbia
viste prima, ma le ho trovate simpatiche, infilate nelle ruote.
La
signorina, tirata a lustro e col pieno di benzina, attendeva con ansia il suo
fuoristrada, del quale si era perdutamente innamorata. Per questo non ha fatto
una piega, quando hai tentato di accendere il motore. E ti ha costretto a uscire
a piedi
E
domattina? Ma certo! Il nostro caffè, immancabile come sempre, con quella moka
brontolona che ci vuol svegliare a tutti i costi, anche se a noi piacerebbe
tanto starcene al calduccio sotto le coperte, prima di mettere i piedi per
terra, alzarci e andare da quella sbuffante buffona sbruffona, che però sa fare
un ottimo caffè.
E
dopo? Dopo andremo a spasso a piedi, con le scarpe rotte? Ma no, nello chalet
c'è una stanza guardaroba, dove nel ripiano in basso si trova in bella vista una
collezione di scarpe per ogni stagione, maschili e femminili, e sopra ben
disposti sulle grucce, ogni genere di abiti, e nei cassetti di mezzo, camicie
di ogni Foggia e colore. Ma anche di ogni Bari, e tutti pari, poi seguirà il Brindisi,
e saremo a cavallo, fosse anche quello di San Francesco! Altro che storie! Sarà
una bella storia, come lo sono sempre le nostre, scritta a due mani e quattro
piedi scalcagnati!
La
Dama del Nilo e il Cavaliere errante
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