POLITICA
Sono
stanca di sentir parlare di politica. Me ne sono occupata ben poco, devo
ammetterlo. Non sopporto i troppi partiti che si sono formati nel nostro Paese,
e soprattutto non mi piace che “i politici”, pur di mantenere caldo il loro
cadreghino, facciano la spola da un partito all’altro, sfocando l’immagine che
in precedenza ci avevano dato di loro. Chi era di sinistra, si sposta a destra,
chi di destra diventa sinistrorso. Io non so più a chi credere, vedo solo che
sono sempre le solite vecchie facce a sedersi qui o là in Parlamento. Ma in
realtà, Cos’è la politica?
Scienza
e tecnica, come teoria e prassi, che ha per oggetto la costituzione,
l'organizzazione, l'amministrazione dello stato e la direzione della vita
pubblica. Attività pratica relativa all’organizzazione e amministrazione
della vita pubblica; arte del governo. Dai diversi ambiti nei quali la vita
pubblica si sviluppa derivano le specifiche determinazioni che la stessa
acquista (internazionale, economica, finanziaria, ecc.).
La parola e il concetto. L’etimo della parola, e la sua
stessa struttura, racchiudono il significato della politica e mostrano il segno
dell’ambito cui essa specificamente afferisce: la sfera pubblica e comune. Il
termine politica deriva dall’aggettivo
greco πολιτικός, a sua volta derivato da πόλις, città. Era il termine in uso per designare ciò che appartiene alla
dimensione della vita comune, dunque allo Stato (πόλις) e al cittadino (πολίτης). Centro e
insieme oggetto della politica è la πόλις, la vita
nella città e della città; τά πολιτικά è
l’espressione che indica, in generale, le questioni politiche. Quasi tutte le
espressioni in uso per designare le questioni pubbliche, il governo,
l’amministrazione, il sistema politico sono derivate da πόλις. La città è il luogo dei «molti» (οἵ
πολλοί), è anche il luogo che fa di tali molti un insieme, una «comunità» (κοινωνία). Non stupisce allora che la parola πολιτικός («politico») e la parola πόλις («città»)
condividano la medesima radice πολ- della
parola che dice «i molti» (οἵ πολλοί).
E allora, se così veramente fosse, perché sono i pochi a governare i
molti? I soliti pochi, che appaiono tali solo rispetto ai molti, ma che in
realtà sono troppi anche loro.
Se la Politica (con l’iniziale maiuscola) fosse quella governata dai
probi, la persone oneste che pensano esclusivamente al bene del popolo che
governano, mi sarei occupata di interessarmene da tempo immemore. Ma la
politica che vive da decenni in Italia, è cosa sporca. Letame.
Mi sono sempre chiesta se il
contrario di Politica corrispondesse
ad Anarchia. Ufficialmente il
contrario sarebbe Apolitica, e
vi aderisce chi è estraneo alla politica, che non professa o non aderisce ad
alcuna fede o opinione politica.
L'anarchia (dal greco antico: ἀναρχία, ἀν, assenza + ἀρχός, governo o principio) è l'organizzazione
societaria agognata dall'anarchismo basata
sull'idea libertaria di un ordine fondato sull'autonomia e la libertà
degli individui contrapposto ad ogni forma di potere costituito compreso quello statale.
Non è proprio la stessa cosa, ma si avvicinano
molto l’una (Apolitica) all’altra (Anarchia).
La politica, a mio modesto avviso, e legata a nodo
stretto con la Giustizia, e se la Giustizia non funziona, significa che anche
la Politica ha molte falle.
Mi torna alla mente tutta la faccenda di Pietro
Valpreda, per rendermi conto come la Giustizia funzionasse male allora, e
funzioni peggio ora. Basti pensare quanti assassini e delinquenti sono a piede
libero, scagionati anche dai più efferati crimini. Ma desidero parlare di
Pietro, che ho conosciuto come padre di Tùpac, e compagno di Laura, la mamma
del piccolo che allora frequentava la Scuola Materna di Via Palermo a Milano,
insieme ai miei due figli maggiori. Perché gli mise questo strano nome? Andiamo
a vedere chi era Tùpac e quale fascino ha avuto al tempo in cui visse e come
dal suo nome nacquero i tupamaros.
Un po' di storia
Túpac Amaru (Vilcabamba, 1545 – Cuzco, 24 settembre 1572) è stato un sovrano inca.
Fu l'ultimo
sovrano dell'effimero regno di Vilcabamba, creato dal padre Manco II, nei recessi più selvaggi
delle Ande, nel tentativo di
restaurare l'Impero inca dopo la conquista
spagnola e la perdita della capitale Cuzco.
Tupamaros
Español
« O bailan todos, o no baila nadie. »
|
Italiano
« O
ballano tutti, o non balla nessuno. »
|
(Slogan dei Tupamaros)
In effetti, lo penso anch’io. O vengono coinvolti tutti gli abitanti
di un Paese, oppure nessuno deve avere
la supremazia assoluta. Ideologia collegata al bene di tutti e non al
solo di pochi eletti.
|
I Tupamaros, noti anche sotto il nome di MLN (Movimiento de
Liberación Nacional, o Movimento di Liberazione Nazionale), furono un'organizzazione
di guerriglia urbana di ispirazione marxista-leninista, attiva in Uruguay tra gli anni sessanta e gli anni settanta. Il MLN è
inestricabilmente connesso al suo leader più importante, Raúl
Sendic (Raúl Sendic Antonaccio) - militante
del Partito Socialista dell'Uruguay - e alla sua concezione delle politiche
sociali da adottare.
Il movimento
Tupamaro assunse il suo nome riprendendolo dal romanzo Ismael del 1888 di Eduardo
Acevedo Díaz che parlava delle truppe dei "contadini, nativi o criollos, rappresentati
nel testo come gli uomini al seguito del libertador José
Gervasio Artigas e comparati da spagnoli e proprietari terrieri alle truppe al
seguito di Túpac Amaru II. L’autore spiegava come
la denominazione tupamaro fosse usata spregiativamente dalla
classe dominante (...) Si scelse il riferimento storico ai tupamaros di José
Gervasio Artigas (...) con l'obiettivo di dargli una connotazione più aperta e
capace di andare oltre i tradizionali riferimenti troppo legati alla sinistra
eurocentrica (...)" ed avere invece un forte richiamo ad Artigas e al
coraggioso ed eroico Inca, Túpac Amaru II. Le sue origini lo
collegano all'unione creatasi fra il Movimiento
de Apoyo al Campesino (Movimento di Sostegno al
Contadino), fondato da Sendic nelle aree rurali più povere, e i membri dei
sindacati. Tale unione si irrobustì in stretta correlazione all'ascesa in Uruguay del potere militare,
che approdò a una famigerata dittatura repressiva nel 1973 e 1974.
Pietro Valpreda e la strage di Piazza Fontana
Ecco come, da
una parola all’altra, si possa ampliare l’orizzonte etimologico e storico. Ma
torniamo a Pietro Valpreda. (Milano, 29 agosto 1933 – Milano, 6 luglio 2002) è stato un anarchico, scrittore, poeta e ballerino italiano, noto per il suo
coinvolgimento nel procedimento giudiziario per la strage di
Piazza Fontana, dal quale uscì poi assolto. Chi non la ricorda?
La strage di piazza Fontana fu
conseguenza di un grave attentato terroristico compiuto il 12 dicembre 1969 nel centro di Milano presso
la Banca
Nazionale dell'Agricoltura che causò
17 morti e 88 feriti. Considerata «la madre di tutte le stragi», il «primo e
più dirompente atto terroristico dal dopoguerra», «il
momento più incandescente della strategia
della tensione» e da alcuni
ritenuto l'inizio del periodo passato alla storia in Italia come anni di piombo. Per tanti
aspetti si può parlare d'una storia della Repubblica prima di
piazza Fontana e dopo piazza Fontana.
Dicevo che ho conosciuto Pietro perché entrambi accompagnavamo i nostri
figli alla Scuola Materna. Tupac Libero Emiliano era un bimbo bellissimo,
biondissimo nei suoi primi anni di vita. Presumo nacque intorno al 1972-1973
perché aveva pressappoco l’età dei miei figli. Concepito, immagino, dopo la scarcerazione del padre. Ricordo che, nell'ufficio della direttrice dell’asilo, piantava certi capricci davvero incontrollabili. Piangeva
disperato, si buttava a terra e pestava i pugni sul pavimento, e la direttrice
aveva il suo bel daffare nel cercare di consolarlo. Semplicemente non voleva
essere lasciato lì dal padre o dalla mamma Laura.
Laura era una bella ragazza hippie, molto più giovane di Pietro. O almeno, la credevo tale per il tipo di
abbigliamento che indossava, ma a quell’epoca, forse quella moda l’abbiamo adottata un po’ tutti, almeno in qualche occasione.
Leggo sui giornali del 6
luglio 2002: Pietro Valpreda, l'anarchico
che fu accusato e poi assolto per la strage di Piazza Fontana, è morto nella
sua abitazione di Milano. Aveva 69
anni ed era da circa un anno malato di tumore.
Valpreda si è spento ieri sera, circondato dai familiari, dopo alcuni giorni di coma in seguito all'aggravarsi della malattia. Inesorabilmente la malattia che lo affliggeva alle gambe (il morbo di Buerger) peggiorava sempre più e aggravava considerevolmente le sue condizioni di salute.
Valpreda si è spento ieri sera, circondato dai familiari, dopo alcuni giorni di coma in seguito all'aggravarsi della malattia. Inesorabilmente la malattia che lo affliggeva alle gambe (il morbo di Buerger) peggiorava sempre più e aggravava considerevolmente le sue condizioni di salute.
Lunedì scorso era stato riportato a casa
dall'ospedale Fatebenefratelli. Gli erano accanto la moglie Pia, la sorella
Maddalena, il figlio Tupac e il cognato. «L'ultimo anno è stato travagliato e
doloroso, ma Pietro si è spento serenamente e senza sofferenze - ha detto la
sorella - In questi ultimi giorni, tra ospedale e casa, sono venuti in tanti a
portargli l'ultimo saluto e commoventi testimonianze d'affetto».
Si sa che le sofferenze fisiche e morali, patite per
ingiuste accuse e condanne, possono causare serie malattie, come il tumore. Così accadde
anche a Enzo Tortora.
Anche Enzo Biagi ricordò Valpreda in un suo libro
titolato “IO C’ERO” – Un grande giornalista racconta l’Italia del
dopoguerra . a cura di Loris Mazzetti.
Cosa trovo, tra le altre testimonianze raccolte da
Biagi?
“Abita in una
vecchia casa di Corso Garibaldi con i cortili dove passeggiano i gatti e le
balconate milanesi che fanno venire in mente i poveri delle commedie di
Bertolazzi, o gli sconfitti di De Marchi. Due camere, che ha imbiancato,
ripulito, con i pavimenti di cotto rosso; nella
culla c’è il bambino che dorme, Tupac Emiliano Libero Valpreda. Al
centro del tavolo la fruttiera con le mele e le arance, su una parete il
ritratto di Errico Malatesta. La conversazione è facile; passa subito al tu, mi
chiede se ho preso il caffè, insiste per il whisky <<perché>> dice
<< non voglio che poi racconti che non ti ho nemmeno offerto da
bere>>: C’è una donna anziana che si presenta: <<Sono socialista,
lo conosco da quando era piccolo, conoscevo anche suo nonno, questo non ammazza
neppure una mosca. Che coglionata>>.
<< I
parenti di Laura, che non vogliono saperne di me la spediscono in Cile, ero
anche malato>>. Lascio a voi,
se lo desiderate, leggere il libro di Biagi per intero e anche quelli che
Valpreda ha scritto, in particolare “Lettere dal carcere” e “Poesie dal
carcere” scritti nel 1972.
Quello di Pietro Valpreda è uno degli innumerevoli
casi di malagiustizia e di malgoverno. A mio avviso sono “quasi” la stessa
cosa.
E allora mi domando per quale motivo dovrei occuparmi
di politica, se tanto mi dà tanto.
Ciao Pietro, sono quasi 16 anni che ci hai lasciati e
spero tanto che, dove ti trovi ora, tu non debba incontrare giudici incapaci e politici
disonesti.
Danila Oppio
Ho giocato con Tupac nella casa di ringhiera di corso Garibaldi. Mio nonno era il suo vicino di casa, stava nel minuscolo appartamento adiacente. Non mi hanno raccontato niente della prigione, di piazza fontana, né di altro. Lo ho scoperto da grande. Ho sentito dire che Tupac sia diventato eroinomane e morto così. Spero sia una menzogna.
RispondiEliminaSpero con tutto il cuore che non sia vero, l'ho conosciuto a Londra dove lavorava, qualche anno prima della scomparsa del padre, ragazzo meraviglioso, pieno di vita, dalla simpatia contagiosa, ironico, era più grande di me e si comportava da fratello maggiore. Ricordo l'orgoglio col quale descriveva il padre, l'attaccamento alla madre. Poi tornai in Italia era il 1999 e ho perso i contatti. In me ha lasciato un segno, tanto da andare a ricercarne notizie dopo quasi 20 anni. Spero non sia vero e se qualcuno avesse notizie certe sarebbe cosa gradita.
EliminaTupac sta benissimo, è diventato papà e vive in sud africa.
EliminaLaura é una nonna felice.
Non so nulla di recente su Tupac, ,e di quanto gli possa essere accaduto. Da bambino era difficile da gestire, faceva impazzire la direttrice della Scuola Materna di via Palestro con capricci e pianti, si buttava a terra e batteva i pugni sul pavimento. Questo lo ricordo bene, perché frequentava lo stesso asilo dei miei figli. Con la situazione che ha vissuto, non sarà stata facile la sua vita. Speriamo bene! Grazie per l tuo ricordo.
RispondiEliminaTupac sta benissimo, è diventato papà e vive in sud africa, Laura è una nonna felice.
RispondiEliminaHo sessantasette anni e ogni 12 dicembre dal 1969 ricordo con sincero profondo e doloroso pensiero una persona per bene come Pietro Valpreda
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