Alcune considerazioni riguardo alle traduzioni delle poesie da una lingua straniera all’italiano.
Sto leggendo con molta attenzione il libro POESIE di John Keats, a cura di Silvano Sabbadini. Non so se la cura sia relativa alla lunghissima introduzione o anche alla traduzione. Non ho trovato una dicitura che dica esplicitamente: Traduzione di…..
In ogni caso, conoscere il nome del traduttore in lingua italiana è del tutto marginale. Ciò che mi disturba è quel voler ripercorrere i versi creando rime nuove, modificando in qualche modo i versi così come sono stati concepiti dall’autore. Preferirei che la traduzione fosse integrale, anche se penalizza la rima. Sarebbe preferibile una traduzione prosastica, piuttosto che incidere sul vero contenuto dell’opera.
Mi ricollego alla poesia TOMTEN dello scrittore e filosofo Viktor Rydberg della quale, essendo scritta in svedese, lingua che non conosco, ho cercato la traduzione in inglese. In quest’ultima ho trovato tagli e modifiche, sempre a proposito del desiderio di chi traduce di mantenere le rime a discapito del contenuto reale del testo in lingua originale. Come faccio a saperlo, se non conosco le lingue nordiche? Semplicemente servendomi di un ottimo vocabolario.
Riporto una parte dell’articolo che avevo pubblicato in precedenza, dal titolo DIVAGAZIONI SUL TEMA: FRANCESCA DI EZRA POUND.
Arrivavi dalla notte
E c'erano fiori fra le tue mani,
Ora arriverai da una confusione di gente,
Da un chiasso di parole su di te.
Io che ti avevo vista fra le cose prime
M'infuriavo a sentirti nominare
In posti qualsiasi.
Magari mi scorressero onde fresche sulla mente,
E il mondo si seccasse come foglia morta
O come guscio di soffione per dissolversi in aria,
Così da ritrovarti di nuovo,
Sola.
ooOoo
Venivi innanzi uscendo dalla notte
recavi fiori in mano
ora uscirai fuori da una folla confusa,
da un tumulto di parole intorno a te.
Io che ti avevo veduta fra le cose prime
mi adirai quando sentii dire il tuo nome
in luoghi volgari.
Avrei voluto che le onde fredde sulla mia mente fluttuassero
e che il mondo inaridisse come una foglia morta,
o vuota bacca di dente di leone, e fosse spazzato via,
per poterti ritrovare,
sola.
Venivi innanzi uscendo dalla notte
portavi fiori in mano,
ora uscirai da una folla confusa,
da un tumulto di parole su di te.
Io che ti ho vista fra le cose prime
m'incazzai quando dissero il tuo nome
in luoghi volgari.
Avrei voluto che le fredde onde fluttuassero sulla mia mente
e che il mondo seccasse come una foglia morta,
o una bacca di dente di leone, e fosse spazzato via,
così t'avrei trovata ancora,
sola.
portavi fiori in mano,
ora uscirai da una folla confusa,
da un tumulto di parole su di te.
Io che ti ho vista fra le cose prime
m'incazzai quando dissero il tuo nome
in luoghi volgari.
Avrei voluto che le fredde onde fluttuassero sulla mia mente
e che il mondo seccasse come una foglia morta,
o una bacca di dente di leone, e fosse spazzato via,
così t'avrei trovata ancora,
sola.
Ezra Pound da Personae
Come avrete potuto notare, queste traduzioni si discostano leggermente l'una dall'altra e, pur trasmettendo la stessa situazione, danno ognuna un'espressione nuova, diversa.
Non conosco il nome dei tre traduttori che l'hanno interpretata secondo il proprio sentire, ma sono tutte e tre le versioni aderenti all'originale. Aggiungo un piccolo appunto: l'ultima traduzione riporta un'espressione "m'incazzai" che di sicuro Pound non avrebbe usato, considerato il periodo storico in cui è vissuto, e anche a causa delle sue origini puritane. Per pura curiosità, poiché non mi è piaciuta la traduzione di Bacca di dente di leone e neppure guscio di soffione, entrambi termini errati e anche stridenti, come non mi è piaciuta la traduzione del primo verso, quel "arrivavi dalla notte" o "venivi innanzi uscendo dalla notte" ho chiesto a mio figlio, traduttore e di madre lingua inglese, di usarmi la cortesia di darmi la sua versione in italiano della poesia di Pound. Così gli ho sottoposto il testo originale in inglese, perché non fosse influenzato dalle traduzioni già presenti nella nostra lingua.Ed eccola, e mi pare la versione più idonea.
Sei emersa dalla notte
E avevi in mano dei fiori
Ora riemergerai da una confusione di gente
dallo scompiglio di parole su di te.
Io che ti ho visto tra le cose primigenie
mi arrabbiavo quando pronunciavano il tuo nome
in luoghi comuni
Vorrei che delle fredde onde scorressero sulla mia mente
e che il mondo avvizzisse come una foglia morta
o, come il capolino serico di un soffione, fossi spazzato via
per poterti ritrovare
da sola.
NB non puoi pubblicare questa mia opera d'ingegno a meno che non ti ceda i diritti .Thomas
Ovviamente non mi ha ceduto i diritti, poiché scherzava!
Alone, non significa SOLA, nel senso di solitaria, ma DA SOLA, volendo significare l'autore che Francesca non fosse più circondata dalla folla. Lo stesso dicasi per quella "bacca di dente di leone" che è un termine non botanico, il tarassaco non produce bacche, ma palloncini formati da aerei semi che al primo soffio volano via. E tantomeno "guscio di soffione" poiché un guscio di norma è duro, legnoso, come quello della noce, mentre i semi dei denti di leone sono morbidi, soffici. Inoltre, nel secondo capoverso: "I who have seen you..." non è al passato e quindi non va tradotto in "Io che ti avevo vista..." ma in "Io che ti ho visto.." Quella brutta abitudine di trasportare al femminile un verbo, la si dovrebbe accantonare...Io ho visto, tu hai visto e non io ho vista tu hai vista! e si comprende dal contesto della frase, a chi è rivolto quello sguardo!
Alone, non significa SOLA, nel senso di solitaria, ma DA SOLA, volendo significare l'autore che Francesca non fosse più circondata dalla folla. Lo stesso dicasi per quella "bacca di dente di leone" che è un termine non botanico, il tarassaco non produce bacche, ma palloncini formati da aerei semi che al primo soffio volano via. E tantomeno "guscio di soffione" poiché un guscio di norma è duro, legnoso, come quello della noce, mentre i semi dei denti di leone sono morbidi, soffici. Inoltre, nel secondo capoverso: "I who have seen you..." non è al passato e quindi non va tradotto in "Io che ti avevo vista..." ma in "Io che ti ho visto.." Quella brutta abitudine di trasportare al femminile un verbo, la si dovrebbe accantonare...Io ho visto, tu hai visto e non io ho vista tu hai vista! e si comprende dal contesto della frase, a chi è rivolto quello sguardo!
Tornando a John Keats, mi sono divertita a leggere questa sua filastrocca, che si differenzia molto dal suo classico poetare. Ma anche qui, pur di mantenere la rima nella traduzione in italiano, sono state modificate molte parole volute dal poeta inglese. Perché mai modificarle?
Ed eccoci al punto.
Ninnies: perché tradurre in coglioni, quando sarebbe stato meglio dire gonzi o sempliciotti?
Of two or three hours - tradotto in Nelle due o tre ore morte. Keats non ha scritto di ore morte, ma il traduttore ha aggiunto questo aggettivo per rimare con porte.
Cats: tradotto in gattine...sono solo gatti!
Mice: due o tre topone? Sono semplicemente topi.
Two or three smiles: Sono sorrisi, non battiti di ciglia come è stato tradotto il verso.
Dove's eggs: si tratta di uova di colomba, e posso anche capire che, essendo piccole, sono ovucce. Ma sarebbe stato meglio precisare come ha scritto Keats. Espressione molto più delicata. Ogni altro verso, pur non corrispondendo ad una precisa traduzione, lo accetto perché abbastanza aderente al pensiero poetico dell'autore.
Resta il fatto che ogni autore straniero, se fosse vivo e leggesse certe traduzioni, si seccherebbe non poco, trovando travisamenti del suo testo originale, e se è defunto, come nel caso degli autori da me citati, si rivolterebbe nella tomba.
Vorrei vedere se un poeta vivente leggendo la traduzione in altra lingua della sua poesia e si accorgesse che non corrisponde esattamente al suo scritto, accetterebbe le modifiche senza fiatare!
In ogni caso, quel che ho detto e fatto, è un esercizio di approfondimento sulle opere di autori di altra nazionalità.
Danila Oppio
Ninnies: perché tradurre in coglioni, quando sarebbe stato meglio dire gonzi o sempliciotti?
Of two or three hours - tradotto in Nelle due o tre ore morte. Keats non ha scritto di ore morte, ma il traduttore ha aggiunto questo aggettivo per rimare con porte.
Cats: tradotto in gattine...sono solo gatti!
Mice: due o tre topone? Sono semplicemente topi.
Two or three smiles: Sono sorrisi, non battiti di ciglia come è stato tradotto il verso.
Dove's eggs: si tratta di uova di colomba, e posso anche capire che, essendo piccole, sono ovucce. Ma sarebbe stato meglio precisare come ha scritto Keats. Espressione molto più delicata. Ogni altro verso, pur non corrispondendo ad una precisa traduzione, lo accetto perché abbastanza aderente al pensiero poetico dell'autore.
Resta il fatto che ogni autore straniero, se fosse vivo e leggesse certe traduzioni, si seccherebbe non poco, trovando travisamenti del suo testo originale, e se è defunto, come nel caso degli autori da me citati, si rivolterebbe nella tomba.
Vorrei vedere se un poeta vivente leggendo la traduzione in altra lingua della sua poesia e si accorgesse che non corrisponde esattamente al suo scritto, accetterebbe le modifiche senza fiatare!
In ogni caso, quel che ho detto e fatto, è un esercizio di approfondimento sulle opere di autori di altra nazionalità.
Danila Oppio
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