Ndr: Quando si coglie un'occasione, perché non raddoppiare? Così Angela Fabbri si è recata a Firenze per la presentazione dell'Antologia della quale ho appena pubblicato un "servizio". Ma l'amica Sixin che l'accompagnava, desiderava visitare la mostra di questa particolare artista serba. Qui sotto la breve relazione della scrittrice ferrarese, alla quale avevo chiesto di raccontarmi qualcosa in proposito.
L'ammasso di OSSA
(o le ossa all'AMMASSO) che ti ho spedito ieri e queste qui dello
scheletro accudito dal ragazzo magro, sono le uniche opere che mi hanno
interessato.
Io e Sixin abbiamo
seguito la Mostra (o la mostra?) separate. Ognuna coi suoi tempi.
Ero davanti e
scorrevo velocemente per cui sono arrivata alla parola fine molto prima di
Sixin che si soffermava anche a fotografare alcuni scritti appesi alle pareti.
Ma non mi son persa niente, ho aperto anche le porte piccole delle sale,
paludate da una tenda a cannule e in una di queste c'era un video sonoro
con un gran bel
ragazzo nudo sulla riva di un mare, coi piedi nell'acqua, che si faceva una
sega al ritmo canticchiante della pioggia.
Dopo essere entrati
e usciti da sale e porte si perde un po' l'orientamento, il che dà un'emozione
notevole.
Mi sono anche
addentrata in tre specie di scrivanie di legno con tanti lunghi cassetti e li
ho aperti e scrutati, ma... non contenevano nulla d'importante, dentro c'erano
dei ricordi poveri, anche quello coi minerali ne ho di meglio io, ma forse era
quello che voleva esprimere l'Abramovic, appunto dei 'ricordi poveri'... Fra
questi c'era un ragazzone
(penso della Nuova Guinea) stupendamente e placidamente nudo con a fianco un
cavallo chiaro.
Quando ci siamo
ritrovate con Sixin le ho detto che mi era tanto piaciuto il pezzo col ragazzo
che accudiva allo scheletro, lei mi ha detto di avergli fatto un video e siamo
scappate via.
In treno FE-BO le
ho chiesto di vedere le sue riprese: meraviglia! il ragazzo accudiva lo
scheletro inginocchiato in terra! La scena che avevo visto io era un'altra e ce
l'ho ancora ben fotografata dentro: un ragazzo magro, seduto su una sedia
magra, che aveva in braccio uno scheletro anch'esso magro, cui
lucidava con costanza la spalla destra
con uno straccetto imbevuto dell'acqua grigia di un secchiello lì a fianco.
Della Abramovic ho visto qualcosa a
APPLAUSI-Teatro e Arte che seguo tutte le domeniche notte e sapevo dunque di
questa Mostra.
Le due scene che hai seguito a video le ho sentite
raccontare su Wikipedia la notte prima di partire per Firenze.
Raccontavano anche della scena, eseguita col
marito, in cui loro due nudi sono appoggiati ai 2 opposti stipiti della stessa porta
e il pubblico era obbligato a passare fra loro due. C'erano anche qui, due
messi allo stesso modo e proprio nella prima stanza della Mostra, ma erano
molto ravvicinati, lo spazio poco e non so se qualcuno ha tentato la vecchia
avventura del passaggio, o se è andato oltre, lateralmente e agevolmente: qui
non c'erano passaggi obbligati e i due rosei interpreti non
avevano alcuna attrattiva.
In questa Mostra c'era certo esibizione, ma anche
molto esibizionismo e molto finalizzato, quasi in un unico senso.
Dico questo rileggendola tutta, velocemente come la
ho esplorata.
Racconta la storia di noi esseri umani che
abbiamo bisogno di stare in scena, di farci fissare, di farci sfiorare
fisicamente dagli altri sperando di coinvolgerli e di
chiamarli a noi stessi.
E racconta quello che rimane di noi, non a caso ho
aperto tutti i cassetti delle 3 scrivanie. Poche piccole cose usate, foglietti
di carta con note, foto sbiadite, pietrine raccolte nel tempo, il tutto sparso
in tanti scomparti, come la vita.
Marina Abramovic, accogliendo il pubblico come
Esibizionista, con tante scene di esagerazione, mi ha in fin dei conti detto:
questo è ciò che avanzerà di noi quando saremo morti, quando qualcuno
aprirà i nostri cassetti, rimasti al sicuro per anni da occhi estranei, che è
poi quello che vediamo quando apriamo i cassetti di una persona cara che non
c'è + per 'mettere ordine'.
Marina Abramovic, a me, ha raccontato quanto noi
esseri umani siamo uguali gli uni agli altri.
A spolpare ossa di bovini
a pitturare di grigio uno scheletro
Ed ora, soddisfatte della bella giornata trascorsa insieme, dedicandosi entrambe a cose di loro interesse, tornano a casa.
Anche qui, una bellissima sintesi. E un'altra precisazione, tenuto conto che i miei scritti sono email a Dani messe insieme a notte inoltrata... Dove dico " Fra questi c'era un ragazzone (penso della Nuova Guinea) stupendamente e placidamente nudo con a fianco un cavallo chiaro. " intendevo una foto. Sarebbe stata magia, però, aprire quel cassettone e veder saltar fuori cavallo e ragazzo in CARNE e OSSA, per restare in TEMA MARINA ABRAMOVIC.
RispondiEliminaAngie
Ma mi pare ovvio che si tratti di una fotografia, come potrebbe starci un uomo e un cavallo in un cassetto!!!Bel commento il tuo!
RispondiEliminaDani