POETANDO

In questo blog raccolgo tutti gli scritti, poetici e in prosa, disegni e dipinti di mia ideazione. Recensioni stilate da me e da altri autori. Editoriali vari. Pubblico poesie, racconti e dialoghi di vari autori.Vi si possono trovare gallerie d'arte, fotografie, e quant'altro l'estro del momento mi suggerisce di pubblicare. Sulla banda destra della home page, appaiono i miei e-book poetici ed altre sillogi di alcuni autori. Così come le riviste online de L'Approdo e de La Barba di Diogene, tutto si può sfogliare, è sufficiente cliccare sulla copertina. Aggiungo che , sempre nella barra a destra della home page ci sono mie video poesie, con sottofondo musicale. E' sufficiente cliccare sull'immagine per ascoltare testo e musica, direttamente da YouTube. Tutte realizzate dalla eclettica Anna Montella., Ci sono poi i miei libri scritti nel corso di circa 10 anni. Buona lettura e buon ascolto!

lunedì, gennaio 13

INVOLUZIONE DELLA SPECIE di LUISA BOLLERI - impressioni sulla lettura di Danila Oppio



Luisa Bolleri
Involuzione della specie
Non ho la capacità che appartiene agli autori che scrivono recensioni di un certo peso e stile. Ho letto la prefazione di Alessandro Vergari e la recensione di Martino  Ciano e mi sono sentita inadeguata nel volermi cimentare in quella che non posso definire recensione, ma piuttosto da questa silloge ho raccolto alcune mie impressioni. Tenterò di esprimere quanto ho provato nel leggere e rileggere le poesie di Luisa contenute in questa sua raccolta poetica.
Sento un grido soffocato, un dolore profondo per le atrocità che si commettono ogni giorno su questo Pianeta. Avverto urla di disperazione, a causa di guerre che si ripetono, di violenze inaudite, di sopraffazione, di fame, di vite trascinate a stento, d’incapacità ad Amare. Maiuscolo. Perché oggi questo verbo è inflazionato, non rispecchia più il reale significato. L’Amore vero è altra cosa, maiuscolo appunto.
Dice bene l’autrice, quando non ci si sofferma a pensare che in fondo siamo polvere, che alla fine del tunnel non c’è luce, ma il buio della morte. E allora, perché turarsi le orecchie per non sentire i lamenti del mondo, e voler ignorare quanta sofferenza c’è per molti, e anche dentro di noi, perché no?
La specie umana si è involuta, invece di volare alto, tende a rasentare il suolo, come un viscido serpente. Eppure l’uomo si crede un dio. Quale dio? Se gli somigliasse almeno un poco, si sarebbe alzato sopra le miserie umane, avrebbe steso una mano amica a chi chiede aiuto, avrebbe tralasciato la sua corsa al successo, all’effimero, al denaro, per realizzare qualcosa di grande per tutti, non solo per se stesso.
Memento mori. Con questo pensiero, inciso nel cuore e nella mente dell’uomo, egli avrebbe potuto trasformare il mondo in un giardino felice, invece che in una palude dove chi cerca la salvezza, annega nel Mare Nostrum. Avrebbe evitato di costruire bombe atomiche e chimiche, per poi farle esplodere su piccoli innocenti. Non violerebbe le donne e i bambini, avrebbe rispetto per ogni vita, ivi compresa quella delle piante e degli animali. Non avrebbe appiccato incendi dolosi, costruito ponti fatiscenti che finiscono col crollare. No, Luisa non ha scritto solo di questo, ma nell’urlo delle sue poesie ho letto anche altro. La sua scrittura tocca nel profondo per la sensibilità con cui tratta alcuni argomenti, con uno stile che le è proprio, che somiglia, in questa raccolta, a una trenodia. È pianto funebre, atto ad accompagnare il decadimento della coscienza umana, allora la voce del poeta s’innalza sopra il brusìo delle inutili chiacchiere, come il canto appassionato di Rafael Alberti, quando scriveva contro le guerre: “Una sirena urta contro una mina e un arcangelo annega, indifferente”. Oppure quando scrive la Balada para los poetas andaluces de hoy parla del presente di allora, dei poeti andalusi di quell'oggi che si ritrovavano soli, dopo che i loro predecessori, uomini liberi, erano stati distrutti, annientati, esiliati dalla dittatura franchista. Una poesia dove la libertà si scontra con il deserto, con la solitudine. I poeti esistono ancora, ma che cosa cantano, che cosa vedono, che cosa sentono? Cantano, vedono e sentono con voce di uomini, ma gli uomini non ci sono più. Sono soli.
In questo essere soli, si rispecchia anche Luisa. Una solitudine interiore, che ho riscontrato sia tra le liriche dell’autrice che in quelle del poeta catalano. Entrambi innalzano un triste canto, contro le brutture di una società che ha perso il vero senso della libertà di esprimersi, di guardare con occhi pietosi quanto accade nel mondo. Luisa è grande, scrive e descrive con penna di grande talento i suoi sentimenti, e quegli stessi li trasmette anche a chi legge.
Danila Oppio

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