Vorrei trattare di libri, di presentazioni
delle opere personali. Di concorsi poetici o letterari, e di eventuali
premiazioni.
LIBRI E PRESENTAZIONI
MI rivolgo a tutti quei poeti e scrittori
sconosciuti ai più, che vorrebbero pubblicare le proprie opere e che molto di
frequente si rivolgono a Case Editrici che in realtà fungono solo da passamano.
Mi spiego meglio. Se desidero pubblicare qualcosa di mio, mi rivolgo a Pinco
Pallino, il quale m’informa che devo acquistare un minimo di cinquanta copie
del libro, che provvederà a pubblicizzarlo attraverso il suo sito, o su FB, o
con altre vie, ma poi non riscontro nulla di concreto. L’Editore si limita a
trasferire il file ad una tipografia che si occupa della stampa e poi mi
spedisce il pacco contente i libri. Mi suggerisce poi di organizzare una
presentazione, dove posso vendere i libri e ricavarne un piccolo utile, oltre a
poter coprire il costo di stampa.
La presentazione richiede un location che va
pagato, un presentatore che chiede un regolare compenso, un buffet a mio
completo carico. Poi vendo ,su 100 presenti, sempre che si giunga a un così
alto numero, il 10 percento della mia produzione. In parole povere, acquistano
dieci libri se tutto va bene. Mi conviene? No, ho speso un sacco di quattrini
per ricavarne una colonna di fumo. Ne vale la pena?
CONCORSI POETICI E LETTERARI ED EVENTUALI
RELATIVE PREMIAZIONI
Ormai mi sono fatta una grande esperienza in
merito.
Ci sono concorsi poco impegnativi: non richiedono
la presenza dell’autore a eventuali premiazioni, si limitano a premiare con un
attestato di merito o d’onore l’opera vincitrice, e spesso pubblicano la
raccolta delle poesie o dei racconti ricevuti, in un’antologia di autori vari.
Quanto spendo? Alcuni indicono concorsi gratuiti, e quindi non c’è nessuna
quota d’iscrizione, e l’unico esborso consiste nell’acquistare una o più copie
dell’antologia, senza alcun obbligo. E questo tipo di concorso lo apprezzo
molto.
Ci sono concorsi che richiedono una quota di
partecipazione, talvolta definita come “spese di segreteria”, e immagino serva
a contribuire al monte premi, che consiste in denaro o in targhe e coppe, oltre
che ai vari diplomi di merito. Alcuni aggiungono gratuitamente una copia
dell’antologia collettiva. Nessun invito alla premiazione, per evitare oneri
aggiuntivi ai concorrenti Anche questo sistema mi piace. Una buona idea, purché
la quota di partecipazione non sia esosa e il costo dell’antologia troppo
elevato.
Ci sono concorsi osannati, come fosse l’evento
dell’anno. Richiedono quote di partecipazione che a mio parere sono esagerate,
e se la tua opera ha ottenuto un riconoscimento, sei invitato alla premiazione,
magari in un luogo lontano centinaia di chilometri dal tuo domicilio. Ti
organizzano pranzi e cene a tuo carico, ti prenotano una stanza in hotel per il
pernottamento. Se vinci del denaro, lo spendi tutto per essere presente
all’evento, se vinci una coppa, una targa o un semplice diploma, non ammortizzi
neanche un centesimo di quanto hai speso. Che business si sono creati! A nostre
spese, poiché sanno come farti accendere d’orgoglio per aver ottenuto un bel
riconoscimento. Tale ambaradan potrebbe andar bene, se ti dicessero che in caso
di impossibilità a recarti presso il luogo dove avverrà la premiazione, sono
disposti a spedirti il premio a casa tua, previo rimborso spese postali. E
anche questo mi sta bene. Però esistono concorsi che se non puoi essere
presente, il premio in denaro che hai ottenuto verrà aggiunto al monte premi
per il concorso dell’anno successivo. E questo è ladrocinio. Conosco un valido
concorso che elimina le premiazioni ufficiali, proprio per non sobbarcare gli
autori vincenti di spese di trasposto e alberghiero. E il premio in denaro è
spedito con raccomandata, sotto forma di assegno bancario.
Ora ho fatto un rapido excursus su concorsi cui
ho partecipato, senza citarne il nome perché non serve. Posso dire che si può
imbattersi in concorsi all’apparenza seri, che sono una buggeratura. Chiedono
una quota partecipativa, ti dicono di inviare il materiale (poesie o racconti)
ti assicurano che li pubblicheranno in un’Agenda poetica o in un’antologia, e
poi non ne sai più nulla. Si sono intascati i tuoi soldi e ciao!
Ora vorrei raccontarvi di una prova che ho
voluto fare, per accertarmi della competenza di alcune giurie ai concorsi. Ho
scritto una poesia, l’ho fatta leggere a un grande poeta e critico letterario,
il quale mi ha dato dei preziosi suggerimenti su come modificare alcuni versi.
Non che li avesse riscritti lui, ma solo per avere la sicurezza di aver
costruito la lirica in perfetti endecasillabi. Passato positivamente il suo
giudizio, ho spedito questa poesia a sei concorsi letterari. Quattro l’hanno
premiata con coppe o menzioni d’Onore, gli altri l’hanno ignorata. Non perché
fosse una mia poesia, ma era meritevole di premi da ognuno di loro. Su quali
basi è stata scartata dalle altre giurie? Non lo so e neanche m’importa, ma da
questo test ho compreso che alcune giurie o non sono competenti oppure a loro
serviva solo la mia quota di partecipazione. Così come quando per alcuni anni
ho partecipato allo stesso concorso, e mai una volta ho ricevuto uno straccio di
diploma. (del resto è assurdo definire diploma un attestato di merito). E anche
qui ho capito che non è consigliabile inviare testi a certi concorsi.
Allora mi chiedo: vale la pena pubblicare le
nostre opere, per riempire la casa di libri invenduti? Con tutti gli autori di
grido, chi mai vorrà spendere dei soldi per leggere quanto abbiamo scritto con
passione?
Pochi amici, qualche parente. Ho fatto stampare
qualche mia silloge poetica e alcuni romanzi.
L’ho fatto non con l’intenzione di trovare acquirenti, ma solo per il
piacere di donare un mio libro a parenti o amici cari.
E ora vorrei trattare proprio della vendita di
libri tra noi autori. Un tempo con amiche scrittrici o poetesse, facevamo
scambio. Io dò il mio libro a te e tu dai un tuo a me. Così mi piaceva molto.
Leggo su FB o mi arrivano messaggi privati,
dove mi si chiede di acquistare il tal libro presso vari siti di vendita, come Amazon,
IBS o Case Editrici, oppure di richiederlo direttamente all’autore. Mi sta bene
acquistare un libro di una persona amica, ma quando mi accorgo che sono sempre
io ad attivarmi, e mai nessuno degli autori per i quali ho ordinato una loro
opera, ha acquistato una delle mie, allora mi pongo qualche domanda. Non la
esprimo qui, ma posso immaginare che l’avrete capita anche voi. Ho la mia
libreria piena di opere di amici, poche ricevute in dono, in uno scambio
amichevole, e tantissime acquistate. Una domanda: io regalo un mio libro a te,
e tu mi chiedi di comprare un tuo libro? Che bello scambio! Ora la mia libreria
trasborda e quindi qui lo dico e qui lo confermo: non acquisto più libri
pubblicizzati sulle varie piattaforme sociali, neppure se mi siete molto cari.
Posso al massimo fare un baratto: un tuo libro in cambio di uno mio. Null’altro.
E per i concorsi? Ora li seleziono con
accuratezza, e parteciperò solo a quelli che mi hanno dimostrato serietà. Aggiungo che ho visto vincere poesie
insignificanti e scartate altre di grande pregio. E non parlo delle mie. Vorrei
anche capire con quale criterio siano giudicate le opere partecipanti ai
concorsi. Mi riferisco a quelle poetiche. I racconti non fanno testo: o sono
interessanti, nuovi, originali, oppure si cestinano. Con le poesie è tutt’altro
discorso. Alcune mancano di musicalità di metrica, di contenuti, eppure chissà
come raggiungono il podio dei premiati. Misteri misteriosissimi!
Danila Oppio
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