1)Papa Francesco nell’udienza generale del 13 Aprile 2022, riferendosi alla guerra in Ucraina, ha ribadito con forza che la pace di Gesù non è mai una pace armata, ma va costruita con la mitezza e il perdono. A partire dalla tua esperienza missionaria, quali percorsi ritieni più utili per costruire una pace vera oggi?
Bella domanda davvero! la prima cosa che credo utile è quella di evitare di 'sventolare' bandiere...! E cioè di favorire un nazionalismo fin troppo di moda di questi tempi. La sola bandiera alla quale, noi cristiani, abbiamo il diritto di portare è quella della croce, che ricorda le sofferenze di tutti gli innocenti. Poi educarsi a disarmare:
. le parole
. lo sguardo e i pensieri
. la mani
. il cuore
Imparare a 'sguardarsi' negli occhi per imparare che l'altro/a è il mio specchio! Educarsi al rispetto dei più deboli e smascherare il nostro piccolo potere quotidiano.
2)Nelle scuole italiane di ogni ordine e grado sono stati ospitati bambini, adolescenti ucraini e non si contano le iniziative di riflessione e approfondimento sul tema della pace. Come, secondo te, la scuola può diventare un luogo sempre più inclusivo e un laboratorio di pace?
La scuola e la famiglia sono entrambi luoghi privilegiati per educare alla pace per vari motivi. Ci educano alla differenza di genere, di età, di forza/debolezza, vedono la diversità non come una minaccia ma come un dono e una possibilità, talvolta difficile, di crescita e di APERTURA. Una scuola che si rispetti dovrebbe avere porte e finestre aperte al mondo, educare all'accoglienza del mondo dell'altro, con umiltà e delicatezza!
3)Don Tonino Bello sapeva agire localmente per seminare pace globalmente e affermava che “se la guerra genera povertà, anche la povertà genera guerra; la pace si costruisce a cominciare dalle case, dalle strade, dalle botteghe, là dove artigianalmente si plasma la comunione” Come diventare uomini e donne missionari di pace nel concreto?
Tutto nasce dall'ascolto. L'ascolto di noi stessi e delle nostre fragilità, ma anche e soprattutto dell'altro, che ha le nostre stesse 'seti' di riconoscimento, vita, rispetto...misericordia. L'ascolto implica il silenzio e l'attenzione a cogliere i messaggi e i segnali che l'altro/a ci inviano, piccoli segni che domandano rispetto e, in fondo, amore o amicizia. Imparare ad ascoltare il bisogno dell'altro. Per questo occorre DECENTRARSI perché ciò significa crescere: solo donandoSI si crea un mondo nuovo. E infine c'è bisogno di speranza, che è la capacità di leggere i fermenti di novità nascosti nelle sconfitte e nella sofferenza.
Un abbraccio, Mauro
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