Nei Vangeli, Gesù si presenta come il
“consacrato” dello Spirito, come suo “unto”. L’Oriente cristiano scopre in
questo senso una “Cristologia pneumatologica” dominata dal mistero della
“pneumatizzazione” compiuto nella carne, vale a dire nell’umanità di Gesù.
Cristo è “esistenza nello Spirito” (Jean Zizioulas) L’incarnazione è opera
dello Spirito ed è nello Spirito, attraverso la sua potenza, che Gesù realizza
i “segni”: guarisce malati, caccia i demoni, annuncia la buona novella...”.
Qui sopra ho riportato quanto preso dal
sito Vaticano. Mi rendo conto che risulta di difficile comprensione,
trattandosi di moderna interpretazione teologica, ma era necessario che citassi
il teologo Olivier Clement, per poter ampliare l’argomento.
Mi
preme però spiegare cosa significhi pneuma: In greco antico
πνεύμα) è un termine che significa
"respiro", "aria", "soffio vitale".Nel Cristianesimo il pneuma traduce
il termine ebraico spirito רוח ("ruah"),
nome di genere femminile che significa anche vento, respiro.
La teologia cristiana userà il termine pneuma
per indicare lo "Spirito Santo” che in ebraico è nominato רוח הקודש, "ruah
hakodesh".
Il Catechismo della CEI, da cui estrapolo
alcuni brani, dice più semplicemente:
“Se
lo Spirito di Colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che
ha risuscitato Cristo darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del
suo Spirito che abita in voi” (Rm 8,11).
In altre parole, possiamo dire che il
nostro corpo risorto, sarà un corpo spirituale, glorificato, così è avvenuto
per il Signore. Come possa accadere, resta comunque un grande mistero.
E’ Pasqua, Cristo è Risorto…e con la sua
risurrezione fa risorgere anche noi.
Molti chiedono: “Nel Credo recitiamo “Credo nella resurrezione della carne”,
ma cosa realmente significa?”. Penso che un tempo non fosse facile definire il
senso dell’aspetto glorificato di un corpo umano, ed era più facile spiegarlo
con la resurrezione del nostro corpo che ha avuto un’esistenza mortale. In
realtà, se guardiamo al Cristo come Primizia dei Risorti, possiamo avere
un’idea più concreta sul significato di resurrezione. Nel Vangelo leggiamo
alcune testimonianze:
Quando Maria di Magdala si trova davanti
al sepolcro di Cristo è in lacrime vicino alla tomba. Non sente nulla
dell’esultanza pasquale, né della risurrezione. Gli angeli seduti, uno al posto
della testa e l’altro al posto dei piedi di Gesù, li nota appena. Essa non vede
che lo spazio vuoto tra i messaggeri di Dio: “Hanno portato via il mio
Signore...”, ecco la sua pena. Vuole sapere dove lo hanno riposto,
assicurarsene. Mentre sta per allontanarsi, qualcosa accade: i suoi occhi si
aprono. Sente il timbro di quella voce familiare: lo riconosce vivo. Egli non
le parla del loro passato comune, ma del suo avvenire, che sarà lo stesso dei
discepoli che hanno fede: riunirsi al Padre. Ma sappiamo anche che subito non
lo riconobbe…lo confuse con il giardiniere.
Accadono altri episodi, come quello dei
discepoli di Emmaus: anche loro lo riconobbero dal gesto dello spezzare del
pane, e dalle sue parole, poiché i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo.
La sera di quello stesso giorno
mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli, venne
Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. Detto questo,
mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse ancora “Pace a voi – Shalom!” anche quando, in una volta successiva,
incontrò Tommaso.
Teniamo presente questi tre episodi
evangelici: Gesù non fu riconosciuto in quelle che erano le sue sembianze
umane, e solo dalla sua voce o dai suoi gesti, rivelò la sua vera identità.
Passò attraverso porte chiuse: un corpo umano non potrebbe mai farlo, ma mangiò
con gli Apostoli, quindi il corpo del Signore manteneva ancora la sua umanità.
Come possiamo ben comprendere, un corpo tornato cenere, non può
ricomporsi, poiché disperso nella materia. Ma la grazia di Dio può donargli un
aspetto umano, glorificato. Un corpo visibile ma, poiché votato all’eternità,
indistruttibile, quindi spirituale.
Guardiamo quindi alla Resurrezione di
Cristo come alla Speranza di una vita che non avrà fine, priva di dolore fisico
e psichico, poiché queste sono sofferenze insite in un corpo materiale e
destinato alla dissoluzione.
Ora stiamo camminando in questa vita, e la
resurrezione non va pensata solo in riferimento all’eternità. Noi possiamo
risorgere anche su questa terra! Ovviamente si tratta di una risurrezione
interiore che, a mio avviso, consiste nell’abbandonare il piangersi addosso, il
rimuginare su quel che avremmo desiderato vivere ma che non è stato, al
rimpiangere ciò che si è perso, e al rincorrere alee irraggiungibili. E’
consigliabile, invece, accettare con serenità ciò che l’esistenza ci offre, e
vivere pienamente il presente, senza guardare alle pecche grandi o piccine, che
riteniamo intralcino la nostra vita. Mirare al positivo, alla Bellezza che
indubbiamente c’è nelle creature e nel creato, è già vivere qui e subito, il
senso dell’Eterno. Ogni volta che un pensiero negativo si presenta alla
nostra mente, proviamo ad immaginare che Gesù venga a noi, con quel suo saluto:
“Shalom, la pace sia con voi”: ci eviterà di lamentarci e di parlare in
continuazione di quanto non funziona come dovrebbe, di criticare le azioni o i
pensieri altrui, e vivremmo quella “povertà” di cui Papa Francesco ha trattato
nel suo discorso quaresimale:
“In
cosa consiste lo stile di Dio? Dio non si rivela con i mezzi della potenza e
della ricchezza del mondo, ma con quelli della debolezza e della povertà: “Da
ricco che era, si è fatto povero per voi…”. Cristo, il Figlio eterno di Dio,
uguale in potenza e gloria con il Padre, si è fatto povero; è sceso in mezzo a
noi, si è fatto vicino ad ognuno di noi; si è spogliato, “svuotato”, per
rendersi in tutto simile a noi (cfr Fil 2,7; Eb 4,15). È un grande mistero
l’incarnazione di Dio! Ma la ragione di tutto questo è l’amore divino, un amore
che è grazia, generosità, desiderio di prossimità, e non esita a donarsi e
sacrificarsi per le creature amate. La carità, l’amore, è condividere in tutto
la sorte dell’amato. L’amore rende simili, crea uguaglianza, abbatte i muri e
le distanze. E Dio ha fatto questo con noi. Gesù, infatti: “ha lavorato con
mani d’uomo, ha pensato con intelligenza d’uomo, ha agito con volontà d’uomo,
ha amato con cuore d’uomo. Nascendo da Maria Vergine, egli si è fatto veramente
uno di noi, in tutto simile a noi, fuorché nel peccato”. (Conc. Ecum. Vat. II,
Cost. past. Gaudium e Spes 22).
Lo
Spirito Santo, grazie al quale siamo come poveri, ma capaci di arricchire
molti; come gente che non ha nulla e invece possediamo tutto» (2 Cor 6,10),
sostenga questi nostri propositi e rafforzi in noi l’attenzione e la
responsabilità verso la miseria umana, per diventare misericordiosi e
operatori di misericordia”. Papa
Francesco.
Buona Risurrezione a tutti, in Cristo nostro
Signore!
Danila
Oppio
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