Spero ti piaccia, Angie! Riferendomi alla tua poesia, e ai commenti tuoi sulla stessa, ritengo che sia molto interessante, per i lettori, capire come possa esser nata una poesia, un brano in prosa, perché forse ha ragione Pessoa, quando dice:“Il poeta è un fingitore.
Finge così completamente
che arriva a fingere che è dolore
il dolore che davvero sente”
“Essere poeta non è una mia ambizione.
E’ la mia maniera di stare solo.
Mi sono moltiplicato per sentirmi
per sentirmi ho dovuto sentire tutto,
sono straripato , non ho fatto altro che traboccarmi…
Sentire tutto in tutte le maniere,
vivere tutto da tutte le parti ,
essere la stessa cosa in tutti i modi possibili allo stesso tempo….
Ho creato in me varie personalità.
Creo costantemente personalità.
Ogni mio sogno , appena lo comincio a sognare , è incarnato in un’altra persona che inizia a sognarlo , e non sono io.
Per creare, mi sono distrutto ; mi sono così esteriorizzato dentro di me che dentro di me non esisto se non esteriormente.
Sono la scena viva sulla quale passano svariati attori che recitano svariati drammi.
Viaggiare? Per viaggiare basta esistere .
Passo di giorno in giorno come di stazione in stazione , nel treno del mio corpo , o del mio destino, affacciato sulle strade e sulle piazze , sui gesti e sui volti , sempre uguali e sempre diversi come in fondo sono i paesaggi.
La realtà,
sempre di più o di meno
di quello che vogliamo"
Pessoa ha saputo descrivere molto bene il sentire di uno scrittore, di un poeta. E mi è parso che vi sia una certa concomitanza di pensiero, tra lui e te. Sbaglio? Dani
C'è. E c'è moltissimo. C'è così tanto che mi sono sentita sollevata. Perché adesso so che qualcun altro ha vissuto la mia stessa storia. E questo vuol dire che non sono più sola. Adesso ho qualcuno più grande di me perché sono un sogno di Pessoa, dunque la mia esistenza ha un significato.
Grazie di avermi inviato quel che mi hai inviato.
E a questo proposito ti chiedo un favore: pubblica Pessoa e non me.
Poiché nelle parole di lui tu sei finalmente riuscita a capire le mie.
Grazie. E Pace.
Angela
Tesoro di una Angela
Mi erano capitati sott'occhio, non so da quale sito li abbia estrapolati, questi versi di Pessoa, e mentre li leggevo, mi pareva di leggere te. Allora non sono così superficiale e così lontana da te, come hai sempre creduto! Certo, è stato proprio così, nelle parole di Pessoa ho ritrovato te.
Ma ho già pubblicato la tua poesia, e quella sta lì in bella vista. Magari la prossima volta, pubblico te insieme a Pessoa, invece che insieme ad una Dani che vale poco!
Ciao e Pace davvero!
Dani
Vero!
Ma io prendo quello che mi si dà e recito di conseguenza. Siccome sono un grande attore mi immedesimo completamente nella parte del momento e in questo momento: Tu per me sei una donna meravigliosa e io sono felice.
Angie, che saluta con un inchino
Non credo che si tratti d'essere attore, nel recitare la vita. Penso piuttosto che vi siano particolari stati d'animo, a volte tristi, annoiati, sfiduciati, incazzati....ma altre allegri, sereni, colmi d'amore, e pieni di energia e voglia di fare. Quindi non si è sempre gli stessi. Sul palcoscenico della vita, si recita la propria esistenza, e se i personaggi che ci stanno intorno la influenzano, o nel positivo o nel negativo, anche la nostra vita ne subisce le conseguenze.
Meglio però vivere sereni, con sé stessi e con gli altri, e lo sfondo del palcoscenico si illumina a giorno!
E a proposito di giorno: BUONGIORNO!
E poiché non desidero impossessarmi di articoli altrui, ecco qui sotto da dove ho finalmente trovato la poesia di Pessoa che ho trasmesso ad Angela Fabbri.
Fernando Pessoa fu un letterato poeta e giornalista portoghese (Lisbona 1888/1935), figura affascinante, esoterica e enigmatica che scompose la sua identità artistica in personalità parallele, che teatralmente definirei personaggi, ai quali affidava i suoi pensieri più intimi e i suoi versi scintillanti.
Ed ecco apparire sulla scena i suoi eteronimi, Ricardo Reis, Alvaro De Campos, Alberto Caeiro, Bernardo Soares,che firmarono alcuni dei suoi capolavori poetici e letterari, come “Il libro dell’inquietudine” di cui vi consiglio la lettura, edito da Feltrinelli e tradotto da Antonio Tabucchi, magnifico interprete del genio e della follia creatrice di Fernando.
“L’origine dei miei eteronimi è il tratto profondo di isteria che è in me(…) L’origine mentale dei miei eteronimi sta nella tendenza organica e costante alla spersonalizzazione e alla simulazione.
Questi fenomeni per fortuna mia e degli altri si sono mentalizzati, ,non si manifestano nella mia vita pratica, esplodono verso l’interno e io li vivo da solo, con me stesso.”
Ciascuno dei suoi eteronimi, come nella migliore tradizione teatrale, aveva una mimica ben definita, e un costume di scena adatto alle intenzioni che tale personaggio doveva esprimere, tutto studiato nei minimi dettagli, tutto come solo un primo attore di compagnia saprebbe fare. .
Incredibile mente, che riesco solo a stimare , luminosa intelligenza, che lo rendeva capace di descrivere gli abissi dell’anima, con la leggerezza di un volo di farfalle.
Ho citato l’opera di traduzione di Tabucchi, perché a quest’ultima dedicò la maggior parte della sua vita, divenendo il più grande traduttore della Letteratura portoghese che il nostro paese ricordi.
Vi invito, a tal proposito, a leggere il mio post su Tabucchi e il Don Chisciotte ,per ascoltare la bellissima lezione che tiene sul capolavoro di Cervantes.
Vi lascio con alcuni frammenti lirici di Pessoa , tratti dalla raccolta “Il Poeta è un fingitore” edita da Feltrinelli, che ritengo sia di rara bellezza e intensità. (ndr:qui non la riporto per intero, poiché già presente nella corrispondenza con Angela. Ma Pessoa prosegue con:
Il mondo esterno esiste come un attore su di un palco:sta lì ma è un’altra cosa.
Oh notte dove le stelle mentiscono luce, notte unica cosa della dimensione dell’Universo , fammi diventare , corpo e anima, parte del tuo corpo , fa che io mi perda nel fatto di essere mera tenebra e diventi notte anche io , senza sogni che siano stelle in me nè sole aspettato che risplenda dal futuro.
Siediti al sole,
abdica,
e sii re di te stesso…”
Dal sito: Tuttoilmondoateatro