L'Almanacco in oggetto è organizzato in modo diverso, ovvero, a metà pagina appaiono le composizioni poetiche di Roberto Vittorio Di Pietro, nell'altra metà, quelle di Palazzeschi. Un raffronto interessante, a mio avviso, poiché entrambi i poeti giocano con le parole, "si lasciano divertire" e divertono chi legge. Permettetemi di disturbare Dante, prendendo nel IX Canto de l'Inferno, il verso "sotto 'l velame de li versi strani. Infatti, la poesia pubblicata qui di seguito risulta essere una parodia sulla vita.
Impossibilitata a pubblicarle così come si trovano nella versione cartacea, su suggerimento dell'autore, le ho separate. Oggi quindi dedicheremo la lettura alla poesia I Fiori di Aldo Palazzeschi. Non stupitevi delle sue espressioni forti, dettate da una caustica ironia, a volte grottesca. Ricordate che Palazzeschi appartenne alla corrente futurista, e che è l'autore del famoso romanzo Le Sorelle Materassi. Dopo numerosi tentativi di riprodurre dall'Almanacco il testo della poesia in oggetto, ho deciso di mia iniziativa di riportarla per esteso, riscrivendola.
Ndr.Danila Oppio
I Fiori
Non so perché quella sera,fossero i troppi profumi del banchetto...irrequietezza della primavera...un'indefinita pesantezzami gravava sul petto,un vuoto infinito mi sentivo nel cuore...ero stanco, avvilito, di malumore.Non so perché, io non avea mangiato,e pure sentendomi sazio come un redigiuno ero come un mendico,chi sa perché?Non avvevo preso partealle allegre risate,ai parlar consuetidegli amici gai o lieti,tutto m'era sembrato sconcio,tutto m'era parso osceno,non per un senso vano di moralità,che in me non c'è,e nessuno s'era curato di me,chi sa...O la sconcezza era in me...o c'era l'ultimo avanzo della purità.M'era, chi sa perché,sembrata quella seraterribilmente pesala gambache la buona vicina di destrateneva sulla miafino dalla minestra.E in fondo...non era che una vecchia usanza,vecchia quanto il mondo.La vicina di sinistra,chi sa perché,non mi aveva assestato che un colpettoalla fine del pranzo, al caffè;e ficcatomi in bocca mezzo confettos'era voltata in là,quasi volendo dire:"ah!, ci sei anche te".
Quando tutti si furno alzati,e si furono sparpagliatinegli angoli, pei vani delle finestre,sui divanidi qualche romito salottino,io, non visto, scivolai nel giardinoper prendere un po' d'aria.E subito mi parve d'essere liberato,la freschezza dell'ariairruppe nel mio pettorisolutamente,e il mio petto si sentì sollevatodalla vaga e ignota penadopo i molti profumi della cena.Bella sera luminosa!Fresca, di primavera.Pura e serena.Milioni di stellesembravano sorridere amorosedal firmamentoquasi un'immane cupola d'argento.Come mi sentivo contento!Ampie, robuste piantedall'ombre generose,sotto voi passeggiare,sotto la vostra sana protezioneobliare,ritrovare i nostri pensieri più cari,sognare casti ideali,sperare, sperare,dimenticare tutti i mali del mondo,degli uomini,peccati e debolezze, miserie, viltà,tutte le nefandezze;tra voi fiori sorridere,tra i vostri profumi soavi,angelica carezza di frescura,esseri pura della natura.Oh! com'è bellosentirsi libero cittadinosolo,nel cuore di un giardino.-Zz... Zz-Che c'è?-Zz... Zz...-Chi è?M'avvicinai donde veniva il segnale,all'angolo del vialeuna rosa voluminosasi spampanava sulle spallein maniera scandalosa il décolletè.-Non dico mica a te.Fo cenno a quel gruppo di bocciuoliche son sulla spalliera,ma non vale la pena.Magri affari stasera,questi bravi figliuolinon sono in vena.-Ma tu chi sei? Che fai?-Bella, sono una rosa,non m'hai ancora veduta?Sono una rosa e faccio la prostituta.-Te?-Io, sì, che male c'è?-Una rosa!-Una rosa, perché?All'angolo del vialeaspetto per guadagnarmi il pane,fo qualcosa di male?-Oh!-Che diavolo ti piglia?Credi che sien migliori,i fiori,in seno alla famiglia?Voltati, dietro a te,lo vedi quel cespugliodi quattro personcine,due grandi e due bambine?Due rose e due bocciuoli?Sono il padre, la madre, coi figlioli.Se la intendono... e bene,tra fratello e sorella,il padre se la fa colla figliola,la madre col figliolo...Che cara famigliola!È ancor miglior partitofarsi pagar l'amorea ore,che farsi maltrattareda un porco di marito.Quell'oca dell'ortensia,senza nessun costrutto,fa sì finir tuttoda quel coglione del girasole.Vedi quei due garofanial canto della strada?Come sono eleganti!Campano alle spalle delle loro amantiche fanno la puttanacome me.-Oh! Oh!- Oh! ciel che casi strani,due garofani ruffiani.E lo vedi quel giglio,lì, al ceppo di quel tiglio?Che arietta ingenua e casta!Ah! Ah! Lo vedi? È un pederasta.-No! No! Non più! Basta-Mio caro, e ci posso far qualcosaio,se il giglio è pederasta,se puttana è la rosa?-Anche voi!-Che maraviglia!Lesbica è la vaniglia.E il narciso, quello specchio di candore,si masturba quando è in petto alle signore.-Anche voi!Candidi, azzurri, rosei,vellutati, profumati fiori...-E la violaciocca,fa certi lavoretti con la bocca...-Nell'ora sì fugace che v'è data...-E la medesima violetta,beghina d'ogni fiore?fa lunghe processioni di devozioneal Signore,poi... all'ombra dell'erbetta,vedessi cosa mostra al ciclamino...povero lilli,è la più gran vergognacorrompere un bambino-misero pasto delle passioni.Levai la testa al cieloper trovare un respiro,mi sembrò dalle stelle pungermimalefici bisbigli,e il firmamento mi cadesse addossocome coltre di spilli.Prono mi gettai sulla terrabussando con tutto il corpo affranto:-Basta! Basta!Ho paura.Dio,abbi pietà dell'ultimo tuo figlio.Aprimi un nascondigliofuori della natura!
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