Della
Abramovic ricordo di aver visto due video relativi alle sue performance. Uno
riguardava l'incontro lungo la muraglia cinese tra lei e il suo compagno,
per dirsi addio. L'altra è lei seduta ad un tavolino, dove i visitatori si
devono sedere in una sedia posta di fronte, guardarla negli occhi senza
parlare. Poi, tra la folla, arriva lui, il suo ex, si guardano a lungo, e
parlano solo i loro occhi, poi si sfiorano la mano...e lui se ne va.
Sarà il
mio romanticume che viene a galla, ma quelle scene mi sono piaciute. Mi fanno
inorridire invece quelle delle ossa, ma se si va a guardare il loro
significato, che rappresenta l'ecatombe del popolo serbo (da cui proviene
l'artista) allora si comprende tutto il dolore straziante che la performance
contiene.
Ma è la performance THE LOVERS a celebrare, nel 1988, la fine di questa relazione sentimentale e professionale. I due artisti si incontrano per dirsi addio a metà della Grande Muraglia cinese, dopo aver percorso a piedi duemilacinquecento chilometri ciascuno, partendo lei dall'estremità orientale e lui da quella occidentale.
Negli anni Novanta il dramma della guerra in
Bosnia ispira l’opera Balkan Baroque (1997),
che le vale il Leone d’Oro alla Biennale di Venezia del 1997, e che assurge a
metafora contro tutte le guerre. All’interno di un buio scantinato,
Abramovic pulisce una ad una mille ossa di bovino
raschiando pezzi di carne e cartilagine mentre intona canzoni
della tradizione popolare serba.
Dal 21 settembre 2018 al 20 gennaio 2019
Palazzo Strozzi ospita una grande mostra dedicata a Marina Abramović,
una delle personalità più celebri e controverse dell’arte contemporanea, che
con le sue opere ha rivoluzionato l’idea di performance mettendo alla prova il
proprio corpo, i suoi limiti e le sue potenzialità di espressione.
L'evento si pone come una straordinaria retrospettiva che riunisce oltre 100 opere offrendo una panoramica sui lavori più famosi della sua carriera, dagli anni Sessanta agli anni Duemila, attraverso video, fotografie, dipinti, oggetti, installazioni e la riesecuzione dal vivo di sue celebri performance, attraverso un gruppo di performer specificatamente formati e selezionati in occasione della mostra.
Ma chi è Marina Abramovic?
Marina Abramovič è un'artista serba naturalizzata statunitense. Attiva fin dagli anni Sessanta del XX secolo, si è autodefinita come la «nonna della performance art»: il suo lavoro esplora le relazioni tra l'artista e il pubblico, ed il contrasto tra i limiti del corpo e le possibilità della mente. 30 novembre 1946 (età 72 anni), Belgrado, Serbia.
Ora però vorrei dire la mia impressione sulla mostra - che non ho visto ma della quale ho letto alcune notizie - e sull' "arte" di questa donna.
Per quanto riguarda la mostra, si è avvalsa di figuranti, la qual cosa ha tolto l'importanza della stessa, in quanto mancava la protagonista principale, ovvero Marina. Del resto, una donna di 72 anni si guarda bene dal farsi vedere nuda, priva di quella plasticità tipica dei giovani.
Posso comprendere il significato dell'addio sulla muraglia cinese, forse un modo per esprimere il distacco, o forse l'incomprensione tra due esseri che un tempo si erano amati.
Posso entrare nel merito delle ossa di manzo scarnificate, simbolo della guerra crudele avvenuta nella ex Jugoslavia. Segno di dolore, di morte.
In tutta sincerità non mi pare significativo il dover oltrepassare una porta, ai cui stipiti sono appoggiate due persone nude e lo scopo sarebbe quelle di sfiorarle nel passaggio.
Poi Angela mi racconta:
ho aperto anche le porte piccole delle sale, paludate da una tenda a cannule e in una di queste c'era un video sonoro
con un gran bel ragazzo nudo sulla riva di un mare, coi piedi nell'acqua, che si faceva una sega al ritmo canticchiante della pioggia.
Rido tra me e me! Questo tipo di performance la conoscono bene anche gli adolescenti, e gli uomini in genere. Scommetto che non ve n'è alcuno che non si sia cimentato in simili esperimenti!! Ma dai, cosa significa questo genere di arte, e come mai questa Marina ha ottenuto un così grande successo?
Posso tirare ad indovinare. La decadenza dell'arte è palese. Ora si cerca solo di
colpire con performance che si pensa possano stupire. A volte ci si riesce, a volte no. Ma ho trovato una risposta esauriente nella favola di Hans Christian Andersen. Ve la racconto brevemente. La gente è davvero tanto credulona?
Un imperatore spendeva tutti i soldi per comprare nuovi abiti, trascurando ogni altra attività. Un giorno giunsero in città due imbroglioni, che dissero di saper tessere la stoffa più bella del mondo. I vestiti fatti con questa stoffa avevano la particolarità di essere invisibili alle persone che erano completamente stupide o non adatte a ricoprire la carica che avevano.
Presi i soldi dall'imperatore, i due impostori montarono due telai e fecero finta di tessere la stoffa, senza però utilizzare la seta e i fili d'oro che ricevevano e che nascondevano invece nelle loro borse. Nei giorni seguenti, l'imperatore mandò dei fidati funzionari per vedere come procedeva il lavoro: essi non videro niente ma, per paura di sembrare stupidi o incapaci, lodarono il tessuto, i suoi colori e i suoi disegni.
Dato che tutti parlavano di quella magnifica stoffa, anche l'imperatore volle vederla e si recò, con uno stuolo di uomini scelti, dai due imbroglioni che continuavano a far finta di tessere. Nessuno vide niente, ma di nuovo tutti, per paura di sembrare stupidi o incompetenti, elogiarono il tessuto e proposero addirittura che l’imperatore si facesse fare con quella stoffa un abito nuovo per il grande corteo. I due imbroglioni stettero perciò svegli tutta la notte, al chiarore delle candele, facendo finta di tagliare e cucire il nuovo vestito e, la mattina seguente, convinsero l’imperatore a spogliarsi, ad indossare l’abito che non esisteva e a guardarsi allo specchio: tutti, a partire dall’imperatore, lodarono i vestiti che in realtà non vedevano.
Durante il corteo pomeridiano i ciambellani, i funzionari e tutti i sudditi lodavano la foggia i colori dei vestiti nuovi dell'imperatore, facendo finta di vederli, per non passare per molto stupidi o indegni della carica che occupavano. Ad un certo punto, però, un bambino gridò: “Ma non ha niente indosso!”, e la voce dell’innocenza convinse tutti che l’imperatore era nudo. E all’imperatore, sicuro che la gente avesse ragione, non rimase che continuare il corteo, coi ciambellani che facevano finta di reggere uno strascico che non c’era.
Personalmente le performance che vengono definite arte, mi pare aderiscano perfettamente alla favola di Andersen. Se non si applaude davanti a certe installazioni si passa per inesperti, per arretrati, per disinformati, praticamente per degli stupidi. E così ecco che queste installazioni "artistiche" vengono accolte da Musei di grande fama, e la gente accorre a frotte, per farsi prendere per il naso. Non a caso (ne è uscita pure la rima) la Abramovic proprio a Palazzo Strozzi, nel mese di settembre, e stata presa a colpi di tela da un visitatore che evidentemente non solo non ha apprezzato le sue opere, ma si è anche sentito preso in giro da questa montatura faraonica sulle opere esposte.
Considerato che l'amica Angela Fabbri ama dire quel che pensa, e bisogna accettare il suo pensiero, per par condicio ho voluto esprimere il mio, e aggiungo che quanto la signora Marina crea, mi riconduce alla famosa scatoletta di Pietro Manzoni, nella quale sosteneva di aver racchiuso la propria merda.
Ma almeno lui ha dato alla sua opera il giusto nome: MERDA!
Danila Oppio