Prima di andare al parco, so per certo che farò degli
incontri ravvicinati del terzo tipo: cani, tartarughe, oche, anatre, corvi e cornacchie,
uccellini di ogni varietà e colore e….scoiattoli.
Di quelle bestioline, un tempo ve ne erano
moltissime, non solo quelle grigie americane, ma anche qualcuna rossa europea. Ora
quei pochi rossi non si vedono più, e il motivo pare sia quello di cui tratta
l’articolo che riporto qui sotto. Non sono del tutto d’accordo su quanto dice
questo servizio giornalistico che ho ripreso da:
“Fermate lo scoiattolo grigio”, Francia e Svizzera contro
l’Italia
Dopo l’Ue, anche i singoli Paesi in campo per tutelare gli esemplari
rossi
Non solo l’Unione
Europea ha inviato tre «raccomandazioni» ufficiali aprendo anche un «case file»
contro l’Italia, cioè un severissimo avvertimento. Ma Francia e Svizzera -
sebbene per il momento in modo informale - hanno già messo il Bel Paese
sull’avviso: «Se troviamo anche un solo esemplare nei nostri boschi, sarà
guerra». Diplomatica, s’intende. I cugini d’Oltralpe e gli austeri elvetici si
riferiscono al solo apparentemente innocuo ma in realtà molto temibile
scoiattolo grigio nordamericano (Sciurus carolinensis) introdotto in Italia
negli Anni ’60, che sta invadendo i nostri boschi. Il rischio è che entro
qualche anno la sua diffusione porti alla probabile estinzione dello scoiattolo
rosso (Sciurus vulgaris), quello che, con la sua enorme coda e le simpatiche
zampette usate come mani per
mangiare le noci, vive da milioni di anni nelle foreste europee.
L’allarme è stato
lanciato a livello nazionale sebbene le regioni più colpite siano al momento
Piemonte e Lombardia, proprio quelle che hanno in comune le montagne che fanno
da confine con Francia e Svizzera. Ma problemi cominciano a presentarsi in
qualche area del Centro Italia. Ora anche la Liguria di Ponente teme che
l’avanzata da Nord del simpatico ma invadente mammifero «made in Usa», possa
trasformarsi in una mortale invasione dei boschi. Nei giorni scorsi a Imperia è
arrivato lo zoologo Andrea Marsan, dell’Università di Genova, per illustrare
agli agenti della Polizia provinciale e al Corpo Forestale non solo gli areali
di diffusione del mammifero americano, ma anche i metodi (pochi e poco
efficaci) per combattere la dannosa proliferazione. I dati sono sconsolanti:
l’Italia, grazie allo scarso senso ambientalista, eccessivo animalismo e a
leggi inefficaci, è l’unico Paese europeo (insieme all’Inghilterra che però è
un’isola) ad ospitare da oltre 20 anni il pericoloso scoiattolo. E non ha fatto
nulla per liberarsene. «Il rischio è che i nostri figli e nipoti non possano
più vedere lo scoiattolo europeo ma solo quello americano», dice preoccupato il
professor Marsan.
Gli scoiattoli grigi
sono, fra le altre cose, portatori sani di un virus che uccide la specie
europea. In Italia, a creare il danno è stata negli anni 70 una signora
genovese che, al ritorno da un viaggio in America, decise di portare nel
giardino di casa sei esemplari di scoiattolo grigio. Non immaginava ciò cui
avrebbe dato inizio. Lo stesso errore, il secolo prima, lo fece un lord
inglese, che, poveretto, nulla sapeva di biodiversità: a bordo di un veliero
salpato da Boston, approdò a Londra e fu un disastro. Nella brumosa Albione
pare resista una sola colonia di scoiattoli rossi relegata sulla montagne
scozzesi guardata a vista dagli agenti del Corpo Forestale di Sua Maestà. Solo
che gli scoiattoli non possono attraversare la Manica. Dall’Italia, invece,
possono invadere tutta Europa. Ora è scattata la corsa contro il tempo. Ma è
una corsa che, difficilmente, si potrà vincere.
E come dicevo, non sono d’accordo per il semplice fatto che,
se questi esemplari sono più robusti di quelli rossi, hanno tutto il diritto di
proliferare e abitare nei nostri parchi e boschi. Oltretutto, sono simpatici e
belli da vedere, con quella loro coda argentata!
Anche ieri mi sono recata al parco, munita di un bel
pugno di noccioline, prodotte dal mio nocciolo contorto, riposte dentro la
tasca.
Percorrendo il viale che porta ai tavoli di legno e
relative panche, collocate a ridosso del bar del parco, incontro sempre questi
scoiattoli, che scendono di corsa dagli alberi, perché sanno che i frequentatori
del parco li nutrono con nocciole, noci e arachidi. Non sempre mi ricordo di
portar loro del cibo, ieri però non l’avevo scordato. Si avvicina uno
scoiattolo troppo timoroso, non ha osato prendere dalle mie mani la nocciola,
ed è scappato via, Gliela ho lanciata nel prato, ma neppure lì si è azzardato a
soffermarsi, e si è arrampicato di corsa sui rami più alti di una quercia.
Allora raggiungo il mio posto abituale, mi siedo, e poco
dopo arriva di corsa un altro scoiattolo, dalla coda un po’ spelacchiata. Prima
viene accanto a me, sulla panca, e gli offro una nocciola, poi fingo di non
vederlo, lo ignoro, e lui salta sul
piano del tavolo, a pochi centimetri dalle mie mani. Gli allungo una
nocciolina, poi un’altra e un’altra ancora. Un signore anziano, che frequenta
assiduamente il parco, mi grida dalla sua postazione: “Non toccarlo,
allontanalo, perché ha la rogna, non vedi che è spelacchiato?”. Il suo pelame
era lucido e senza difetti, solo la coda era come se fosse stata spiumata, a
differenza di quella degli altri suoi simili, che l’avevano grossa e fitta di
pelo.
Mentre il piccolino si è messo seduto, tenendo fra le manine
la nocciola da sgranocchiare, ho potuto vedere il suo sottopancia, che mostrava
una serie di mammelle gonfie, con i capezzoli grossi. Allora ho compreso. Era
una giovane femmina che aveva partorito ed era in fase di allattamento. La
mancanza dello spesso pelo sulla coda, era dovuto al fatto che si era privata
della parte più soffice, per preparare il nido alla sua cucciolata. E che fame
aveva! Di solito uno scoiattolo si accontenta di un paio di nocciole, poi
scappa sugli alberi. Lei invece restava ferma vicinissima a me, e quando ho
esaurito le nocciole, sgranava gli occhietti e con una zampina mi toccava la
mano, come per dirmi che ne voleva ancora.
Che tenerezza! E allora, cari francesi e svizzeri, che importa se i
nostri scoiattoli sono americani o italiani? Appartengono a questo nostro
Pianeta, e incutono tanta tenerezza.
Danila Oppio
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