Ieri, previa telefonata, si è
presentata da me una signora che mi ha informata di aver scritto un nuovo libro, chiedendomi se ero disposta a occuparmi di una eventuale
presentazione in questa città.
Gestisco una libreria di mia
proprietà, e mi occupo di recensire, su un quotidiano online locale, quei libri
che mi hanno particolarmente colpito. Fino a un paio d’anni fa, gestivo un
salotto letterario, non presso la mia piccola insignificante libreria, pomposamente denominata "Galleria del libro". In realtà si tratta di un piccolo negozio, non un
luogo adatto a riunire un pubblico selezionato. Meglio dire: gente che ama
leggere, ed è cosa rara, in questi tempi in cui il cartaceo è stato ampiamente sostituito da libri elettronici quali tablet e ebook.
Eppure a me piace ancora l’odore della carta stampata, per questo seguo la mia
attività con molto piacere.
Questa signora, come dicevo, entra
nel mio negozio, si guarda intorno, e poi mi pone delle domande. Ne ha avuto,
del coraggio, a presentarsi da me, sicura che avrei potuto esaudire il suo
desiderio!
Così le ho risposto, con aria
saccente:
- Lei è un’esordiente,
sconosciuta, ed io mi occupo solo di autori emergenti, come per esempio
Carofiglio e Di Giovanni (giallisti). Fino a marzo ho il calendario pieno,
lavoro con il Comune, che si aspetta io inviti scrittori affermati. Se
organizzassi qualcosa per lei, ci sarebbe il vuoto. (Ne
ero proprio sicura?)
La signora mi guarda in modo strano, e
di certo pensa che mi stia dando un tono, nel citare nomi di scrittori
emergenti, ed in effetti è così, ma proseguo imperterrita:
- - E guadagno sulla vendita dei libri, quindi se dovessero acquistare i suoi, il
ricavato spetta a me. (e mentre lo dicevo, pensato: ma chi vorrà acquistare un
libro di questa emerita sconosciuta?)
Immagino che la mia interlocutrice
penserà:
- ”E’ scema o che altro? Di norma i
librai pretendono solo una percentuale sul venduto”.
Ma del resto, io di che campo?
Il salotto letterario è fermo da due
anni, e con la nuova Giunta e relativo Sindaco, non so come potrei muovermi,
non essendo ancora a conoscenza di quali siano i progetti dell’Assessorato alla
Cultura. Prima di Natale, ho tanti libri da leggere e recensire, e magari
organizzare presentazioni, e via di seguito.
Mi chiede, la sfacciata, se potevo
parlarne almeno nel mio spazio "Libro sul comodino", sul giornale
online Legnano News. L’ho guardata come se mi avesse chiesto la luna, e le ho
risposto:
- Lei è la
prima a pormi una domanda del genere. Nessuno si è mai permesso di
chiedermelo".
Partendo dal presupposto che chiedere
è lecito e rispondere è cortesia, mi parso di leggere nello sguardo della signora:
- - Una
persona tanto priva di savoir faire non l'ho
mai incontrata. Quella che tacitamente ha voluto dirmi: “lei non sa chi sono
io”.
Le sarà venuta la nausea, non per
essere stata delusa nel non aver ricevuto da me risposte che avrebbero potuto
aprire la porta a prospettive future, ma per il mio atteggiamento di superba
superiorità. In effetti, non avrei dovuto spegnere i suoi sogni, senza aver
prima letto il suo libro. Forse, se l’avessi lasciata parlare, mi avrebbe
riferito che il suo libro è stato apprezzato dal dottor Salvo Figura, medico e
scrittore, che si è anche occupato dell’editing e della prefazione del romanzo.
Che il Cav. Tommaso Mondelli, plurilaureato, e tra queste lauree vi sono anche
quelle di filosofia e di lettere, ne ha scritto la postfazione. E che il Prof. Roberto Vittorio Di Pietro,
poeta e critico letterario molto apprezzato, per anni consulente artistico
presso la RAI, ne stese un’eloquente e entusiasta recensione. Forse, se prima
lo avessi letto, mi sarei posta in modo diverso, poiché avrei compreso che si
trattava di un testo particolare, che avrebbe sicuramente riscosso l’interesse
del pubblico. Ormai non posso rimangiarmi quel che ho detto.
Le ho accennato a Carofiglio, e mi
sono comportata da “Carafiglia …di buona madre”.
Non avrei dovuto stroncare sul
nascere le richieste dell'autore. Avrei dovuto dirle: mi lasci leggere il suo
libro, e ne riparleremo in seguito, se riterrò valido e interessante il suo
romanzo.
E la scrittrice sarà rimasta istupidita
da una donna come me, e come me ce ne sono tante, che amano stare in mezzo ai
libri ma non sono in grado di scriverne, perché non hanno alcun talento e
tantomeno pazienza di imparare a farlo. Così si trasformano, come me, in
mezze commercianti e hanno bisogno di qualche “prodotto emergente” da spacciare
per sbarcare il lunario.
E così agendo, è molto probabile che la
scrittrice, che non ha certo la penna secca, o arida, scriverà di me, di questa donna
esclusa dalla gioia e dal dolore di scrivere davvero. S’immedesimerà in me,
avvertendo quel che sono, estranea a questo mondo di scrittori – io che mi
limito a vendere libri – e che mi sento allontanata dall'ambiente di chi sa
scrivere per davvero, avendo la penna secca e le idee fiappe. E che avrò l’immenso desiderio di stare in mezzo ai libri, come
realmente ci sto, ma solo come venditrice, e dai quali, pur essendo sommersa
da carta stampata, ne sarò comunque esclusa.
Be', dovrà rimanermi in mente, questa
signora, considerato che è stata la prima a avermi chiesto 'se poteva appoggiare il suo
libro sul mio comodino'.
E se è una scrittrice come sostiene
di essere, potrebbe anche scrivere un pezzo
dissacrante, su di me, che me la sono tirata come se ce l'avessi solo io. Non
pensate male, non parlavo di quella cosa che le donne hanno tra le gambe,
intendevo il potere di portare agli altari, o affossare le persone, a mio
piacimento. Si, ho fatto i nomi di due scrittori di libri polizieschi o gialli,
sono bravi, niente da dire, ma ce ne sono tanti come loro, magari ancora
sconosciuti, e magari anche migliori di tanti che hanno avuto successo grazie a chissà quali conoscenze. Me ne sono fatta un vanto, come se io stessa fossi una
scrittrice di successo, e l’ha trattata con degnazione, come se lei fosse
nessuno o, peggio ancora, qualcosa.
Non ero informata che questa
scrittrice avessee vinto tanti concorsi letterari, come poetessa e anche scrittrice
in prosa, e che è conosciuta non solo in Italia, ma anche in tutto il mondo,
attraverso i suoi blog che sono visitati quotidianamente, e letti con
attenzione.
Lei non mi ha detto nulla di tutto questo, non le ho
dato neppure il tempo di parlare, mi sono gonfiata il petto, e ho pensato solo
a salire su di un immaginario piedistallo. Lei avrà riso di me e se davvero lo ha
fatto, me ne vergogno.
Ha visto la mia libreria, sembra un
vecchio negozio pieno di cianfrusaglie. Non ha stile, non espone con fantasia i
libri in vendita. Perché mai mi sono comportata come se fossi la proprietaria
di un lussuoso caffè letterario? In fondo sono una donna esclusa dalla gioia e dal
dolore di scrivere davvero. In fondo, vendo libri, e grazie alla conoscenza del
direttore del giornale online, che io chiamo confidenzialmente Marco, ho avuto
il privilegio di un piccolo, minuscolo spazio in fondo all’ultima pagina, quasi
nascosto, sul quale recensire alcuni libri che ho letto e che mi sono piaciuti.
Ma che non avrò mai il piacere di scrivere, perché so solo vendere, e
presentare le fatiche letterarie altrui. Di chi, pur nel silenzio mediatico,
esprime la profondità del suo animo, me ne disinteresso.
Io invece ho solo sparso letame.
Non so nulla di questa scrittrice,
l’ho trattata come se fosse un piccolo niente. Se mi fossi informata, prima di
sparare idiozie, mi sarei espressa con più garbo. Ho solo voluto vantarmi come
un pavone che sfoggia la sua coda, ma in realtà, sono solo una libraia, che
cerca di campare vendendo opere altrui, senza pensare alla fatica che ci sta
dietro, a ogni libro scritto da ogni autore, sudando sangue, consumando la
vista e togliendo ore al sonno, sia esso famoso, emergente, esordiente...o un
piccolo niente. Non ho avuto rispetto che per me stessa, e ho fatto la figura
della saccente, che non sa un bel niente.
Danila Oppio
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