Più di troppo (lussurie)
di Coucou Sèlavy
il dolore delle pietre studiando
Vomiterò di pagine il sapere altrui.
Oh assassino, il tuo volto non vo’ sapere:
Bastami la gioia dei colpi e il mio cadere
Ché calpestai il diniego delle onde cercando
La lussuria del pianto
La lussuria del pianto
Io morirò nel mistero
Mai vissuto, intessuto
Di strali sperduti, di strade
Travisate e punti luce
Senza figura (scartata ogni certezza del tuo possibile, gli involucri mostrano
segni di roghi troppo remoti, se ne vanno e non trovi più nulla a cui affidare
biasimo: il tempo che occorre attraversare è fermo, ti muovi con lui)
Perché mi insinuavo in segrete stanando
La lussuria del santo
La lussuria del santo
Rammentami ora le barbare discese del nord
Le litanie dalla Spagna
Come solitudine di due uomini in un vicolo notturno ―di qualunque lotta si
trattasse, la trovai tanto più viva e colorata dell’indifferenza dorata
Io che di trapani e cauterizzazioni avrei fatto a meno se la presunzione vostra
non arrecasse al cosmo più spasmi della vecchia Inquisizione nella smania di
risposte domandate, riverite
Spopolerò la vita nello squallore che merita
Quella chiesetta sconsacrata
Strie di fluidi in fuga
Porterò la fine all’occhiello insultando
La lussuria del rimpianto
La lussuria del rimpianto
E sconosciuto è ogni conosciuto.
Coucou Sèlavy
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