La nostra storia ha inizio durante la seconda metà del "800", quando nei Giardini Pubblici di Porta Venezia, iniziarono a comparire le prime voliere, i primi ambienti recintati per gli animali.
Anche Milano come tutte le grandi città aveva il suo parco zoologico, uno dei più antichi.
Appena si entrava, si veniva accolti dalle giraffe che allungavano la testa sui passanti cercando di rubare le noccioline e dal baccano fragoroso che facevano le otarie nella loro vasca dalle piastrelle azzurre; proprio di fianco alla vasca posteggiava spesso un piccolo banchetto di pesci che serviva ad adulti e piccini per "sfamarle".
Poco più in là, nelle "montagnette" scavate nella roccia dei Giardini (ancora oggi presenti dei cumuli) c'era una grotta refrigerata con una piscina fredda: era l'ambiente di Gran Marnier, l'orso bianco.
C'erano anche leoni, leonesse, tutti animali nati naturalmente in cattività provenienti da altri parchi zoologici.
Ma su tutti gli animali, spiccava lei...era davvero la più amata da tutti i bambini e non solo, tutta Milano era letteralmente impazzita per lei, tanto che si era scatenata una sorta di gara fra alcuni nobili a chi offriva di più allo zoo per sfamarla e accudirla: Bombay, la grande elefantessa asiatica, nata in un circo indiano.
Bombay arrivò a Milano che aveva già 6 anni nel 1934.
Passò quasi un anno dal suo arrivo, ma qualcosa non funzionò per il verso giusto.
Ben presto i veterinari del parco si accorsero che Bombay andò in depressione: non mangiava più, era schiva, dimagriva sempre più...
Era un elefantessa nata nel circo e nel circo in cui fino a poco prima aveva vissuto, aveva tutti gli stimoli necessari per un animale nato in cattività a differenza di tutti gli altri attorno a lei: gli spostamenti, i suoi giochi, gli esercizi a cui era abituata, il contatto diretto con l'uomo, un ritmo di vita molto attivo.
Mariuccia Ciapponi in Molinar la nobile beneficiaria dello zoo, ordinò al direttore di contattare il circo in India dove Bombay nacque ,per far venire a Milano il suo addestratore, colui che l'aveva cresciuta.
Fu pagato profumatamente per trasferirsi qui e prendersene cura.
E cosi fu.
Ben presto Bombay tornò ad essere se stessa, tornò a fare tutto ciò che era abituata a fare : calciava il pallone, allungava la proboscide in cambio di una carezza e schiacciava con le grosse zampe un organo costruito appositamente per lei facendolo suonare in cambio di una buona manciata di noccioline sotto gli occhi innamorati di grandi e piccini.
Spesso alzava con la proboscide, un cartello “Attenzione ai borsaioli” (il suo addestratore gli aveva insegnato a farlo soprattutto nei momenti di grande confusione).
La grande elefantessa tornò ad avere i suoi stimoli, tornò alla vita a cui era abituata, al contatto umano di cui aveva bisogno (il suo addestratore permise anche ai visitatori di poterla accarezzare, Bombay era abituata a ciò e aveva bisogno del contatto umano, cosa che prima il direttore dello zoo non permetteva, credendo potesse essere dannoso per l'animale).
Mariuccia Ciapponi in Molinar conosceva ogni singolo animale dello zoo, conosceva le loro abitudini, il loro carattere, sapeva come e in che modo viziarli, conosceva le loro manie, i loro bisogni, ma ben presto tutto questo equilibrio fra uomo e animale verrà irrimediabilmente spezzato...
Negli anni avvennero nello zoo numerose nascite, di certo sintomo che gli animali erano ben tenuti, ma questo iniziò a causare molti scompensi e problemi logistici perché i Giardini Pubblici non sarebbero mai riusciti a contenere cosi tanti animali (iniziarono a raggiungere quota 300) in uno spazio di due ettari impossibile poi da ingrandire in quanto tutto abitato attorno. Cominciarono quindi a spandersi giuste e feroci critiche per come gli animali venivano sempre più sacrificati nello spazio.
Spazi che anziché allargarsi come solitamente avviene oggi in tutti i parchi, si restringevano sempre più, tutto iniziò ad essere terribile per quegli animali.
E nel 1991 lo zoo, non trovando altri benefattori che mettessero a loro disposizione i propri terreni in periferia per sviluppare un nuovo giardino zoologico più grande e attrezzato, (Mariuccia stessa non voleva più vedere i "suoi" animali cosi sacrificati), raggiunsero l'inevitabile e giusto verdetto finale, venne definitivamente chiuso: era il 1991, un altra epoca cessò di esistere.
Pochissimi anni prima, quando fu deciso in Comune che lo zoo doveva chiudere perché non più in grado di ospitare gli animali, molti di questi furono lentamente venduti e regalati ad altri parchi italiani e stranieri (molti furono regalati all'attuale ZooSafari di Fasano, in Puglia)...
A proposito, avete presente i fenicotteri rosa presenti a Villa Invernizzi in pieno centro di Milano? Altro non sono che discendenti dei fenicotteri rosa nati ai Giardini di Porta Venezia.
Nel mentre che tutti gli animali lasciavano lo zoo, Bombay fu l'ultima a rimanere: visse ai Giardini ben 51 lunghi anni, davvero tanto se consideriamo che la vita di un elefante asiatico si aggira attorno ai 47 anni.
Per capire quanto Bombay fosse ormai organica allo zoo, o forse meglio dire , quanto lo zoo fosse organico a Bombay riporto le parole dal libro "Il pappagallo dal ventre arancio" del naturalista Renato Massa: "Ricordo soprattutto le sincere parole di stima e amicizia del dottor David Taylor, il veterinario londinese che per anni aveva curato tutti gli animali dello zoo di Milano. Mi ricordo una delle sue ultime visite a Milano: l'addestratore di Bombay morì e Mariuccia lo aveva chiamato appositamente, perché deperiva a vista d’occhio nella tristezza dello zoo ormai svuotato e silenzioso, del suo circense scomparso e del suo spettacolino interrotto per sempre dopo 50 lunghi anni".
Ma Bombay è "ancora qui", fra noi, sapete dove?
La trovate al Museo di Storia Naturale, proprio li, nei Giardini Pubblici di Porta Venezia dove ha vissuto la sua vita.
La trovate nella sala “Foreste equatoriali e ambienti umidi tropicali”, sappiatelo se vi capita di entrare in quel museo, o se ci siete già stati (dopo la sua morte fu imbalsamata ed è esposta li da allora).
Questa è la sua storia. Ed è la storia del giardino zoologico scomparso di Milano. Da una situazione di assoluto equilibrio per gli animali, passata poi a qualcosa di più brutto a causa degli spazi.
E non nascondo che nel documentarmi per raccontarvela mi sono molto emozionato e mi ha fatto molto, molto riflettere.
Perché spesso non ci rendiamo conto di quanto questi animali nati in cattività abbiano bisogno di noi per tutta la loro vita. E che certi slogan come "mettiamoli in libertà" con animali come lei non possono funzionare.
Come era abituata lei.
Bombay era nata per divertirsi e divertire. Per essere viziata e per far innamorare.
Con lei un epoca milanese è scomparsa.
Nel 2015 è addirittura andato in scena uno spettacolo teatrale divertente e commovente sulla vita di Bombay chiamato "Suonale ancora, Bombay".
Oggi, la sua storia, così legata a Milano ,ma che quasi nessuno conosce, la possiamo solo rivivere osservandola dietro un vetro al Museo, per non dimenticarci di lei e di tutti gli animali che facevano parte di quei giardini, per ricordare, per continuare a sognare, per imparare da loro, almeno per un po’...
Angelo
Ho trovato nel Web l'articolo qui sopra, perfetto per le foto che la mia amica di FB ha pubblicato, scattate quando tanto tempo fa accompagnava la sua piccolina allo zoo nell'interno dei giardini Pubblici milanesi. Mi ha fatto tenerezza rivedere Bombay in quelle foto, allora non possedeva la macchina fotografica, mi limitavo a fotografare con gli occhi e mantenere il ricordo nella memoria. Infatti, nel mio libro STORIA DI VERA, ho scritto qualcosa che riguarda la dolce elefantessa indiana.
Nei giardini pubblici di Piazza Cavour,
esiste lo zoo. (Rimosso nel 1991). Vera non
lo visita solo per ammirare gli animali
esotici. C’è Bombay, un docile gigantesco
elefante, che suona la campanella e
l’organetto, destreggiandosi in tanti altri
esercizi che il suo domatore gli ha con
pazienza insegnato. Alla fine dello
spettacolino, allunga la proboscide, fa il giro degli spettatori e se gli offrono noccioline le
porta alla bocca, se invece sono monetine, le
consegna al suo custode.
Ora il cranio di Bombay si trova esposto al
Museo Civico di Storia Naturale, che si
trova all’interno dei Giardini Pubblici, dove
era situato anche lo zoo che, finalmente, è
stato smantellato. Le gabbie erano
malagevoli, poco spaziose perché gli animali
si potessero muovere liberamente.
Danila Oppio