di ANDREA MORLEO
Articolo apparso su IL GIORNO del 14 settembre 2021
Immaginatevi di guadagnare a malapena mille euro al mese. Senza reddito di cittadinanza né mancette di papà però, ma trascorrendo la vostra giornata lavorativa alla guida di un furgone di una delle tante società incaricate della consegna dei pacchi Amazon. Dall'alba al tramonto. Sotto una pioggia battente o con quaranta gradi all'ombra. Zigzagando tra le viuzze di Brera o a passo d'uomo sulla circonvallazione. Cercando di parlare al citofono con il signor Bianchi, arzillo ottantenne ma del tutto sordo o nell'attesa della signora Rossi, che dice di lasciare il libro di yoga al custode perché sta allattando. Ecco, avete capito. E allora pensate che dopo anni di frenate, accelerazioni e cambi di marcia, di stop, semafori rossi e lavori in corso vi vengano recapitate cartelle esattoriali da migliaia di euro per infrazioni al codice della strada che le società per cui lavoravate invece non hanno mai pagato. Anzi quei maledetti furgoni li avevano intestati a voi ignari di tutto mentre nel frattempo quelle cooperative hanno chiuso i battenti, non esistono più e i loro amministratori con tutta probabilità di stanno sorseggiando un Martini in qualche resort dopo avervi spremuto come limoni. Ecco, come vi sentireste? Sappiate che tutto questo è successo davvero a un manipolo di storici driver milanesi che ora combattono per evitare l'ennesima beffa dopo anni di Far West dei diritti. Ricordatevelo quando riceverete la tanto attesa Alexa. Siate gentili perché vi poteva andare molto peggio.
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Mi sono informata sulla questione dei mezzi di trasporto dei corrieri, ben convinta che questi fossero messi a disposizione delle case di vendita per corrispondenza, proprio come Amazon. Non è così, come non è vero del tutto neppure quel che ha scritto il giornalista su IL GIORNO. Le persone che si occupano dei trasporti e delle consegne a domicilio sono gli effettivi proprietari dei loro furgoni. Ecco che dice Aranzulla, che è ben informato ed esperto di molte cose. Soprattutto su come usare i computer e quindi come candidarsi a diventare corriere Amazon.
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Prima di entrare nel vivo di questo tutorial e spiegarti come diventare corriere Amazon, lascia che ti elenchi quelli che sono i requisiti necessari per poter lavorare per il celebre colosso fondato da Jeff Bezos. Il programma per diventare corriere Amazon non è aperto a imprese individuali o a privati ma esclusivamente a società di capitali (aziende con forma giuridica SRL o SPA) che hanno una licenza di trasporto conto terzi e che sono iscritte al REN (Registro Elettronico Nazionale delle imprese). Inoltre, i soci e gli amministratori non devono aver riportato condanne penali o avere procedimenti penali in corso, mentre il personale deve essere inquadrato all’interno del CCNL Trasporti e Logistica.
Per quanto riguarda i veicoli necessari, sono richiesti furgoni con una capacità di carico di almeno 6,5 metri cubi (è consigliata una cubatura di 8 metri cubi), non è richiesta attrezzatura particolare e non è necessario che riportino il marchio Amazon. Tuttavia, per quei percorsi che prevedono che il veicolo sia marchiato Amazon, è previsto un compenso per la promozione del marchio.
Chiaro quindi che, se un corriere incorre in incidenti di percorso, multe per parcheggio errato, è a suo completo carico ogni multa o spese assicurative. Non si tratta quindi di un raggiro da parte di Amazon, e quell'affermazione di Morleo che dice: anzi quei maledetti furgoni li avevano intestati a voi ignari di tutto. È bene precisare, quindi, che le società di trasporto che aderiscono all'invito di consegnare materiale Amazon, hanno un contratto di lavoro con Amazon, ma che Amazon non è responsabile se tali società, spesso fittizie, non si accollano ciò che dovrebbe essere a loro carico, e mettono nei guai gli autisti dei mezzi.
Quindi attenzione: chi volesse operare nel settore dei corrieri, si accerti che le società proprietarie del furgoni siano oneste. E che non addebitino eventuali problemi ad Amazon, che si occupa solo del magazzino e della preparazione dei pacchi da spedire, ma non dei trasporti, che affida ad altre società.
Danila Oppio
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