POETANDO

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sabato, febbraio 19

INPS: QUALCHE RIFLESSIONE di DANILA OPPIO


INPS: QUALCHE RIFLESSIONE 

LETTO SU Il GIORNO del 15 febbraio 2022 di cui riporto solo una parte dell’articolo.

Milano, 15 febbraio 2022 - Il Covid ha colpito, e ucciso, soprattutto gli anziani. A dirlo sono i dati ufficiali sui tassi di mortalità. Una circostanza che ha inciso sui conti dell'INPS che ha dovuto erogare molte meno pensioni. Un effetto "risparmi" (purtroppo per le migliaia di persone che hanno perso la vita e per i loro cari che le hanno piante) che si protrarrà anche nei prossimi anni visto che persone che sono morte di Covid intorno ai 60 anni avrebbero potuto continuare a vivere e incassare gli assegni ancora per molti anni (l'aspettativa di vita media in Italia è attualmente di 82 anni, scesa di un anno a causa del Covid).

L'effetto Covid

Nel 2020 l'INPS ha risparmiato in spesa per pensioni 1,1 miliardi a causa dell'eccesso di mortalità per Covid.  È quanto emerge dal nono Rapporto di Itinerari previdenziali secondo il quale si avrà fino al 2029 una spesa minore per 11,9 miliardi. "Il 96,3% dell'eccesso di mortalità registrato nel 2020 - si legge - ha riguardato persone con età uguale o superiore a 65 anni, per la quasi totalità pensionate. Considerando per compensazione l'erogazione delle nuove reversibilità, si quantifica in 1,11 miliardi il risparmio, tristemente prodotto nel 2020 dal Covid a favore dell'INPS, e in circa 11,9 miliardi la minor spesa nel decennio".

Pensioni pagate da più di 40 anni: quante sono

Per dare un'idea di quanto la spesa per una singola pensione incida nei conti dell'INPS per molti anni basti pensare che sono oltre 476mila le pensioni Ivs (invalidità, vecchiaia e superstiti) pagate da oltre 40 anni. Il dato è contenuto nel nono Rapporto di Itinerari previdenziali sui dati Inps dai quali emergono che 423mila sono le prestazioni che riguardano il settore pubblico e 53.274 quelle riguardanti il settore privato. Tra queste oltre 217mila sono assegni di invalidità o inabilità previdenziale mentre quelle ai superstiti sono oltre 183mila nel complesso (168.403 quelle del settore privato con un'età media alla decorrenza di 38,29 anni).

L'impatto

Le pensioni di vecchiaia vigenti da oltre 40 anni sono 53.634 nel settore privato (con un'età media alla decorrenza di 53,76 anni) e 21.104 nel settore pubblico. La durata delle pensioni più remote ancora oggi vigenti è in media di quasi 46 anni nel settore privato - si legge nel Rapporto - e di 44 per il pubblico "mentre prestazioni corrette sotto il profilo attuariale non dovrebbero superare i 20/25 anni". Questo è un "monito fortissimo alle forze politiche e sociali che, a fronte di una delle più elevate aspettative di vita, continuano a proporre forme di anticipazioni". 

La riflessione

Il risparmio generato sulle casse INPS dall'eccesso di mortalità nel 2020 (anno in cui la pandemia ha colpito più duramente) dovrebbe ancora far riflettere chi sostiene che "il Covid non esiste". L'impatto che ha avuto questo virus sulla fascia più anziana di popolazione è stato elevatissimo. I numeri, anche quelli delle pensioni, purtroppo lo testimoniano.

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Concludo che se da un lato il fondo INPS per le pensioni ha avuto un notevole incremento dovuto alla morte di molti anziani che percepivano la pensione e che ora l’INPS non deve più erogare, questo articolo mi pare di un cinismo esasperante, quasi che la morte di tanti anziani causata dal Covid sia stata un “grazia”. 

Terribile davvero! Certo, un tempo la vita umana era più breve, e quindi l’erogazione della pensione terminava prima, ed oggi la vita si è allungata di parecchio, ma rimango perplessa per questi conteggi che paiono esprimere soddisfazione per aver ottenuto il fondo pensioni più sostanzioso a seguito dei molteplici decessi. 

Non si è pensato che ultimamente molte attività industriali e commerciali stiano chiudendo i battenti in Italia, per trasferirsi all’estero. E chi versa alle casse dell’INPS se non gli stessi lavoratori che operano nei vari settori? Come potrà sopravvivere questo necessario servizio pensionistico, se ora ci saranno sempre più disoccupati, o lavoratori “in nero” pur di sopravvivere?

Ecco un altro articolo sempre letto recentemente su IL GIORNO.

Legnano (Milano), 18 febbraio 2022 - Operai in piazza a Legnano. I lavoratori della Emerson di Rescaldina sono scesi alle 9 in piazza Monumento contro la chiusura della fabbrica a difesa dei posti di lavoro. La multinazionale, storica azienda legnanese che produce valvole, ha deciso di delocalizzare la produzione lasciando a casa ben 125 i lavoratori. Dopo lo sciopero proclamato la settimana scorsa, ecco una nuova mobilitazione. Sul caso interviene anche il partito democratico di Legnano: "Per logiche esclusivamente di profitto la ditta si appresta a lasciare il territorio per approdare presumibilmente in Malesia. Uno schiaffo anche all’alto milanese che si troverà a dover gestire l’ennesima area dismessa con le criticità che ne conseguiranno, dalla sicurezza all’ambiente". 

I lavoratori hanno poi raggiunto il Comune per incontrare il sindaco Lorenzo Radice. Che altro aggiungere? Per il proprio tornaconto, le aziende non esitano a trasferire altrove la loro attività, lasciando in ginocchio i propri dipendenti italiani e anche il Servizio Nazionale Pensionistico.

Danila Oppio


2 commenti:

  1. Riguardo il primo pezzo, quello sull'INPS. Ci avevo pensato tanto spesso anch'io a quanti morti e a quante pensioni in meno da pagare... Sono una pensionata di 70 anni per ora sopravvissuta, ne ho lavorato 34 e sono andata in pensione a 60. Poi l'ho attesa per 13 mesi, cosa che accade nel privato, restando senza alcuna forma di risorsa che non fossero i miei risparmi. Poi mi hanno erogato 950 euro di pensione di vecchiaia e ho dovuto attendere i 65 anni di età per il ricongiungimento con i contributi da me versati quando sono stata a partita iva. L'hanno erogata, ma, dopo qualche mese, hanno detto che avevano sbagliato i conti e mi hanno detratto quel che secondo loro era in +. A fine anno mi scrissero che invece si erano sbagliati e mi rimborsarono i denari dovuti.
    Secondo me, ben prima del Covid, la gente che lavora all'INPS creava incubi infiniti e inutili. Da chiedersi: MA QUESTI CHI LI PAGA? con la fame di lavoro che c'è.
    Il CINISMO nato col COVID, per me dice solo che chi scrive gli articoli è FUORI dalla situazione. E si protegge così.
    Angela Fabbri da Ferrara

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  2. Visto solo ora il tuo commento. Questo articolo volevo pubblicarlo già prima, ma leggendo i giornali online, ho preferito fare riferimento a quelli, giusto per non essere unica voce del coro. E ho voluto puntualizzare quel velato cinismo sul fatto che ora le casse dell'INPS si sono rimpolpate, ma non hanno tenuto conto i cari giornalisti, che se le aziende chiudono e il lavoratori restano disoccupati, non ci sarà per molto trippa per gatti. Infatti le casse INPS hanno avuto i versamenti dei contributi di chi lavora, e quindi se quei contributi finiranno con lo scarseggiare, e chi provvederà a riempirle nuovamente?
    Danila Oppio da Legnano

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