SCARPETTE ROSSE
Palmina si aggira per le stanze della “Residenza Sanitaria Assistita” che la ospita, appoggiandosi al carrello per camminare. Sta cercando qualcosa di rosso da indossare perché quello è il suo colore preferito. Nel suo armadio non trova nulla e, quindi, va a frugare tra gli abiti di qualche altra ospite. Palmina, che ha ormai 89 anni, sente che il rosso le dà energia e benessere. La sua amica Francesca, leggendo l’oroscopo settimanale, le ha detto che il colore dell’Ariete (è il suo segno zodiacale) è proprio quello e che fa bene alla salute, aiuta la circolazione, il cuore, la respirazione… Veramente, lei se lo sentiva anche prima che il rosso le facesse bene! E, quindi, deve averlo. Infine, trova una gonna, la caccia nella borsa e torna nella sua camera per infilarsela. Fatto ciò, di buon umore, ricompare sotto, nel salone, dove si pavoneggia con tutti, chiedendo loro come sta, con la sua gonna “rossa”.
Solo quando, più tardi, arriva la figlia in visita, le chiede dove ha preso quella gonna che non è sua.
- Non so, era nell’armadio. È della mia misura. È mia. Non l’ho mica rubata! -
La figlia la obbliga a toglierla e va a restituirla. La suora ci pensa un po’, poi, forse, la riconosce e la riporta nell’armadio della proprietaria. Nella residenza ci sono più di sessanta anziani, non sempre i loro capi di abbigliamento hanno la targhetta con il numero e, quindi, non è facile riconoscerli.
Infine, la figlia di Palmina se ne va.
“Per fortuna, - pensa Palmina - non viene tutti i giorni, così ci sarà un po’ di tregua.”
Domani mattina, Palmina si rimetterà la gonna rossa. La figlia tornerà giovedì e quel giorno ella non avrà l’indumento incriminato ma lo nasconderà nell’armadio, sotto le maglie. Così sfuggirà al controllo e il giorno successivo riavrà quel capo che le piace tanto.
Monica accetta l’invito alla festa conclusiva dell’anno scolastico del Liceo. È stato proprio lui, Mario, il compagno di cui è segretamente innamorata, a chiederglielo. Si vedranno a mangiare la pizza al Green, un enorme locale sul mare. Poi, magari, faranno una passeggiata sulla spiaggia, o prenderanno un gelato, chissà! Monica immagina già una scena romantica: Mario che la bacia sotto le stelle, mentre le onde del mare accarezzano la sabbia fine del litorale.
Si prepara accuratamente, indossa la sua nuova gonna rossa, a palloncino, che le scopre le gambe perfette, con una maglietta attillata blu. Anche le scarpe, ballerine, sono rosse, come pure il rossetto, scintillante. Ha letto da qualche parte che il rosso è il colore della seduzione.
Alla festa intervengono anche amici più grandi, un gruppetto di ragazzi che frequentano già l’università o che sono in attesa di lavoro. Seduti alla lunga tavolata all’aperto, in attesa della pizza, tutti bevono parecchio, ma non è una novità, spesso i giovani lo fanno, in discoteca, dappertutto.
Anche Monica beve qualcosa per darsi tono e coraggio. Mario è seduto dall’altra parte del tavolo, due posti più in là. Ogni tanto, lo vede confabulare con i suoi vicini. Ridacchiano. Mario la guarda un po’ di traverso, mentre gli altri gli danno delle pacche sulle spalle.
L’amica di Monica, Anna Maria, conferma la sua impressione: finalmente, Mario l’ha notata e, forse, questa sera si dichiarerà.
Poi, arriva la pizza e tutti mangiano. Le pinte di birra si sprecano, non c’è ragazzo o ragazza che non ne abbia una davanti, forse solo Giorgio, il più timido, che non parla con nessuno e tiene gli occhi bassi. Senz’altro, si è pentito di essere venuto! Ogni tanto, lancia qualche occhiata a Monica, diventa un po’ rosso e, quindi, distoglie lo sguardo.
Finita la pizza, c’è il dolce e qualche liquorino.
Poi, qualcuno propone una passeggiata sulla spiaggia.
La sera non è particolarmente calda, il mare è molto mosso e rumoroso e, mentre una parte dei ragazzi saluta e va a casa, un gruppo ristretto si avvia alla spiaggia.
Le guance di Monica sono rosse per l’emozione: certamente quello sarà il momento fatale!
I giovani si fermano in un angolo riparato. Sono quasi tutti maschi, escluso Monica e Anna Maria. Mario si siede vicino a Monica e, finalmente, la bacia. Forse, le campane suonano per lei o, forse, è il mal di testa che le sta venendo… Monica non è abituata a bere e le gira la testa, poi vorrebbe appartarsi, non le va di stare lì con tutti gli altri, ma Mario non vuole muoversi. Intanto, girano un paio di bottiglie di wodka. Ognuno ne beve un sorso o più.
Poi gira del fumo. Oscar prepara la sigaretta e la fa passare tra i presenti.
Monica non vorrebbe fumare, non ama l’erba, ma Anna Maria ride, scherza, si diverte. Così lei si sente sola e non ha il coraggio di opporsi o anche solo di andare via.
Le gira la testa sempre di più e le viene anche da vomitare.
Mario la sdraia sulla rena. In realtà, la spiaggia savonese è spesso ghiaiosa e, quindi, Monica prova fastidio sotto la schiena, ma pensa ancora che sia meraviglioso stare tra le braccia di Mario. Però, comincia a capire poco, ha la testa confusa…
Le porgono ancora la bottiglia, Mario la aiuta a bere. Non è capace di dire di no. Vorrebbe solo stare in pace, ormai si sente tanto male, non le importa più neppure di Mario, non è quello che lei pensava!
Con la coda dell’occhio vede Anna Maria tra le braccia di Johnny…
Ora Mario non è più vicino a lei, dove è andato?
Invece, c’è Oscar che le offre di nuovo il fumo. Monica sta sempre più male, rifiuta, ma lui le spinge la sigaretta tra le labbra e gliela fa respirare, mentre le tira giù le mutandine rosse.
Monica cerca di divincolarsi ma lui è forte e la tiene ferma, mentre si pone sopra di lei.
Debolmente, Monica si ribella, cerca di urlare “No! No!” ma il fragore del mare in tempesta copre le sue proteste.
Anna Maria si volta verso di lei senza dire nulla. Johnny ha finito e ora tocca a Beppe.
Intanto, Oscar lascia il posto a Johnny.
Mario non c’è più, è andato via, eppure sapeva come sarebbe andata a finire!
Nessuno la difende, Anna Maria non si ribella.
Monica si vomita addosso.
Infine, i maschi se ne vanno.
Rimangono solo loro due.
Dopo parecchio tempo, si ripuliscono alla bell’e meglio con l’acqua del mare. Tornano ognuna a casa propria. I genitori dormono, per fortuna. Nessuno si accorge di nulla.
Il giorno dopo, con un terribile mal di testa, Monica esce con una scusa e chiama Anna Maria. Si incontrano nei giardini di Villapiana, quartiere in cui, sicuramente, non c’è nessuno del loro gruppo.
Monica piange e chiede all’amica come sia potuta succedere una cosa simile e perché lei non si sia ribellata.
- A cosa sarebbe servito ribellarsi? Loro erano cinque e noi due.
- Potevamo gridare, forse qualcuno ci avrebbe sentito…
- Chi? A quell’ora non c’è nessuno sulla spiaggia! C’era il frastuono del mare… A ribellarsi c’era il rischio di prendere anche delle botte…
- Ma come puoi accettare una cosa simile?
- Non l’accetto ma cosa potevo fare? Eravamo tutti brilli e fatti, si sa come vanno queste cose!
- Cosa vuol dire? Ti era già capitato?
- Beh, può capitare. Quando in disco sono tutti ubriachi, poi magari se ti accompagnano a casa… Non sanno quello che fanno.
- È terribile! Non credevo che fosse così! E Mario? Perché se n’è andato?
- È chiaro che si erano messi d’accordo prima… Tutti sapevano che ti piaceva, così lui li ha aiutati a portarti in spiaggia.
- Perché mi ha fatto questo?
- Anche lui avrà avuto paura…
Monica torna a casa. Cosa si può dire di più? La sua “amica” non è come pensava. Non sembra neppure dispiaciuta che cinque ragazzi abbiano fatto sesso con lei. E Mario? È davvero uno schifo.
É già a dormire, quando suona il telefono.
É Anna Maria: - Hanno messo le foto di noi due su Facebook.
- Che foto?
- Quelle di noi mentre facevamo sesso…
Monica accende il computer, si collega, vede una serie di immagini di lei con le gambe larghe, la gonna rossa alzata, e Oscar sopra di lei, poi Johnny, e Beppe, Giacomo, Stefano…
Uguale per Anna Maria! La festa di fine anno, c’è scritto.
Monica si sente male: non si era neppure accorta che qualcuno avesse fatto delle foto!
Sono le vacanze estive. Monica non esce mai di casa. Non se la sente di incontrare nessuno. Le sembra che ogni persona abbia visto “quelle” immagini e la giudichi. Prova troppa vergogna.
Sua madre e suo padre non sanno nulla, si stupiscono un po’ che lei non vada alla spiaggia come le altre estati ma, infine, lasciano perdere e non se ne parla più.
Saranno le solite crisi dell’adolescenza.
Non accende mai neppure il computer, non vuole più vedere se stessa…
Passa le giornate sdraiata sul letto a dormicchiare o a guardare la televisione.
A settembre ricomincerà la scuola. Dovrà incontrare Anna Maria e soprattutto Mario, che è nella sua stessa classe.
Alla fine di agosto, infine, un giorno, sola in casa, accende di nuovo il computer e si collega.
Le sue foto sono ancora là e un numero enorme di persone ha cliccato “Mi piace”. Che cosa gli piace? Per loro è una ragazza che, consenziente, si è divertita con cinque maschi. Nessuno ha pensato, conoscendola, che non poteva essere possibile, che non poteva aver scelto volontariamente di avere rapporti con cinque persone nella stessa sera! Nessuno ha avuto neppure un dubbio, se non le ha telefonato per chiederglielo. E Mario? Come potrà incontrarlo in classe senza pensare a cosa le ha fatto? L’ha svenduta a cinque bulli, altro che interessarsi a lei!
Non ce la farà a sedersi nel banco tra i compagni e lui. Tutti sanno, tutti hanno visto. Nessuno ha pensato che potesse essere uno stupro di gruppo. Nessuno si è chiesto come stesse.
Non tornerà a scuola.
Ma anche per la strada non può andare. Tutti sanno, tutti la guardano… Tutti ridono di lei.
L’intervista a Giorgio è sulla prima pagina del giornale locale. Monica era una ragazza carina, aveva una simpatia per un ragazzo, aspettava che lui si facesse avanti. Invece, lui l’ha portata sulla spiaggia e si sono approfittati di lei. Infine, gli stupratori, anche cyberbulli, hanno pubblicato le foto della serata su Facebook, rendendo pubblica quella che Monica considerava una vergogna.
Ma Giorgio si tormenta perché non le ha mai telefonato. – Monica mi piaceva molto, ma lei non mi vedeva neppure, era persa per Mario. Quando ho visto quelle foto, ho subito pensato che non poteva essere successa una cosa simile per sua volontà. Monica era una brava ragazza, forse troppo sognatrice… Ma non le ho neppure telefonato, non ne ho trovato la forza. La incontrerò per la strada, ho pensato, potrò farle coraggio a voce… Ma non l’ho mai incontrata. Questo rimorso mi tormenterà per tutta la vita.
Una signora, anonima, ha dichiarato al quotidiano di essere stata violentata all’età di 12 anni: - Non avevo nessuno a cui dirlo e posso immaginare quanto fosse spaventata Monica. Anch’io, non sarei stata in grado di dire a nessuno quello che stavo passando.
Al funerale di Monica, sono presenti tanti giovani e giovanissimi. Le rose rosa, con una grande fascia rossa con la scritta “Ci manchi, non dovevi andartene!”, coprono la bara bianca.
Qualcuno ha scritto su Facebook: “No al suicidio. Sì alla denuncia.” Tanti hanno cliccato “Mi piace”.
Ma è troppo tardi, almeno per Monica.
Palmina ha la sua gonna rossa. Si accomoda nel salone davanti al televisore. Si aggiusta la stoffa rossa sulle gambe. Che bella!
Sul video scorrono le immagini di tante scarpe rosse. È il telegiornale della Liguria.
- Ogni paio di scarpe rosse sistemato ordinatamente lungo un percorso -spiega la giornalista - visualizza la marcia di donne assenti, una camminata che sottolinea il dolore che provoca una mancanza. La tradizione di rappresentare il femminicidio con le scarpe rosse (rosso, il simbolo dell’energia vitale, della forza fisica e mentale, della volontà di opporsi ai maltrattamenti) ha preso il via dall’installazione “Zapatos rojos”, ossia “Scarpette rosse”, dell’artista messicana Elina Chauvet a Ciudad Juárez, una città del Messico, dove la violenza sulle donne si moltiplicava.
Oggi, le scarpette da donna di colore rosso, décolleté, ballerine, sandali, zeppe, portate dai cittadini, fanno bella mostra di sé in piazza Sisto IV. Ogni paio rappresenta una donna e la traccia della violenza subita: un corteo di donne assenti perché cancellate dalla violenza, di cui rimangono solo le scarpe. Ma soprattutto, si vuole ricordare Monica e la sua tragica fine.
“Mah. Questa gioventù moderna se le va a cercare. - pensa Palmina - Ai miei tempi, mia madre non mi lasciava uscire di sera. Che belle scarpe, però. Peccato che non possa andare là, altrimenti me ne sarei presa un paio.”
Renata Rusca Zargar
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