Tanti anni fa ho scritto una poesia con la quale ho partecipato al Concorso Letterario LA MOLE di Torino, che ha ottenuto il secondo posto pari merito con altri partecipanti. Sono contro ogni tipo di violenza, soprattutto se sono le donne e i bambini a subirla. La poesia premiata nel 2013 è titolata proprio violenza. In seguito ho partecipato all'antologia LA PELLE NON DIMENTICA con tutte queste poesie:
Delicate suggestioni
(Col cuore in Syria)
Danza scalza
Avvolta da impalpabili veli.
i piccoli piedi posati su intrecci
di tappeti afshar delicati.
Amuleti preziosi tintinnano
ai suoi polsi diafani
e cavigliere d’oro
come il pizzicar di cembali.
Profumi d’oriente
ambra, nardo e sandalo
aleggiano nell’aria dolce
della sera aleppina.
Danza scalza
Come sospesa in un cielo
di cobalto, ora come allora
in un assoluto incanto.
Sultani dai volti estatici
con cenni d’assenso
l’incitano a volteggiare
mentre bruciano incenso.
Danza scalza
Rapita dal loro sguardo
di diopside stellato
li asseconda smarrita.
Il sogno d’improvviso si dissolve
coi piedi insanguinati s’incammina
lungo le vie di Haleb devastata
dalla feroce guerra intestina.
La guerra dei Roses
(dedicato agli uxoricidi)
Quale sadico piacere
hai provato nel prendere
a scudisciate la mia anima
ammantata dal tuo odio?
Come fosse macchia d’olio
sgocciolata dalla usurata coppa
d’un trabby scalcagnato.
Come fosse catrame
spalmato su una dissestata
strada periferica.
Hai vinto tu, ed io perso.
Ho perso la fiducia in te
e non bastasse, ho perduto
la stima di me stessa.
Nelle mie vene plebee
ormai sclerotizzate
scorre lento sangue blu.
Solo la carotide pulsa piano
con un leggero battito.
Ecco, ti porgo la mia gola.
Prendi questo stiletto
completa il tuo lavoro
e facciamola finita.
Mentre esalerò l’ultimo
mio respiro, sarò
Sempre ancora lì
A implorar per te il perdono.
Ululato
(Dedicata alle guerre sanguinarie)
Ulula l’affamata lupa
lungo i muri roventi
e sotto gli umidi anfratti
uggiola il cucciolo
udendo i suoi lamenti.
In questo tempo uggioso
volano ubriachi i falchi
irrisione ulteriore
nell’ultimo tramonto
Ugualmente una prece
sale uniforme ad altre
universale pianto
per una civiltà urtante.
Urgente occorre aiuto
in quest’usurato tempo
travolto da uragani
di guerre tanto inutili
E’ l’anima dell’umanità
ustionata da crimini
cruenti brutali sanguinari
di devastante disumanità.
L’arsura della Terra
Urla il suo tormento
che nulla può uguagliare
resta dunque mera utopia
ogni desiderio di pace
Racchiuso dentro un’urna
sepolta nella melma
nauseabonda e putrida
ubriaca di sangue
Violenza
(In memoria di Jyoti Singh Pandey e di tutte le donne violate e uccise da esseri ignobili)
Hanno straziato il suo cuore
mandandolo in frantumi
sminuzzato in coriandoli
in mille schegge di sangue
rappreso, ormai bluastro
Poiché il rosso è scomparso
dentro vene di cemento
Ora indurita e ripiegata
in se stessa gelida
statua di pietra serpentina
di quel cuore raccoglie
il poco che ne è rimasto
Qualche briciola dimenticata
da ghignanti iene bavose
e famelici avvoltoi rapaci
Tutti fanno festa al banchetto
di ciò che di lei rimane
ubriacandosi e schiamazzando
in volgarità e insipienti lazzi
Trasformata in freddo marmo
lacrima gocce di piombo
lentamente spirando.
Poetesse arrabbiate
(Dedicata a tutte le donne offese nel corpo e nell’anima)
Fulgide essenze le donne
con lievi e decisi passi sortite
da un’assemblea di fate
in combattenti trasformate.
Mascherate da miti sorrisi
quelle sofferenze appese
su nodosi rami contorti
da gravi impietose offese.
Cantano di donne violate
uccise da amori falsati
bruciate da quei fidanzati
calpestate, poi annientate.
Cantano, come usignoli
rinchiusi in dorata gabbia
invocando libertà e giustizia
con grida furiose di rabbia.
Cancellato ormai il tempo
sdolcinato, tra rose e viole
gli amari versi gridati
squarciano le loro gole.
Vergognati, lurido verme
deciso a strappare alla vita
distrutta, lasciata inerme
lei, che hai detto d’amare.
Armate di penna e di versi
agguerrite da energico piglio
a lottare per difender la vita
donne non più allo sbaraglio.
Basta con violenze e soprusi
siate uomini e non animali
non più assoggettate ad abusi
onoratele come fossero altari.
Danila Oppio
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