POETANDO

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sabato, novembre 9

L'eternità dell'anima

Dialogo metaforico con Margherita Hack

Oh, ne ho sentite tante, di ogni sorta. E allora ne ho tratto un piccolo ragionamento. Su cosa? Sulla reincarnazione, sulla sopravvivenza dell’anima oppure no.
Cominciamo dalla reincarnazione. La religione induista afferma che potremo reincarnarci in un animale, una pianta, un sasso, o in un’altra persona.
Teniamolo per buono. Le ammoniti che si trovano fuse in una pietra, e a loro volta fossilizzate in materiale pietroso, un tempo erano il guscio di esseri viventi. Ora sono sassi.
Gli abitanti di Pompei ed Ercolano, a seguito dell’eruzione del Vesuvio, sono ora pietrificati. Lo stesso procedimento è accaduto ad animali preistorici. Seguendo il pensiero induista, questi esseri o persone, si sono reincarnati (o trasformati) in monumenti di pietra.
Gli esseri umani, una volta trapassati, col tempo diventano polvere, le loro molecole subiscono un procedimento tale, nel corso sei secoli e dei millenni, da diventare nutrimento per piante o animali. Quelle cellule che compongono la cenere umana, entrano in un altro organismo vivente…ed ecco che in qualche modo, si sono “reincarnate”.Si tratta però di materia, per di più deteriorabile.
Quel che avviene per l’anima, invece, è storia che nessuno ha ancora scientificamente scoperto. L’anima non ha peso, non ha forma, neppure aerea. Molte religioni vogliono credere che sia immortale. C’è chi è persuaso che l’anima di un essere umano vada, in base allo stile di vita condotto su questa terra, in Paradiso, all’Inferno o in Purgatorio. C’è chi invece crede nella reincarnazione, che in fondo è una forma di purgatorio, perché secondo la logica induista, l’anima, prima che raggiunga il Nirvana, ovvero la perfezione, deve rivivere in altre forme: se ha sprecato la propria esistenza terrena, retrocede, divenendo sasso, pianta o animale, se invece ha condotto una vita abbastanza buona, ma non ancora perfetta, si reincarna in un’altra creatura umana, che si spera conduca un’esistenza migliore della precedente.
Gli indiani d’America, ritengono che l’anima sia in tutte le cose, che si tramuti in vento, in fiume, in terra, in lupo, etc. in successione.
Nessuna religione però, accetta che l’anima sia mortale, poiché il valore della stessa è ritenuto così alto, da non credere che sia possibile che, con la morte fisica, muoia anch’essa.
Ci sono altre correnti di pensiero, per esempio quella che ritiene che, fintanto  permane il ricordo del defunto nel cuore e nella mente di chi lo ha amato, egli continua a vivere. Ma per quanto, mi chiedo, tenuto conto che, dopo alcune generazioni, quel ricordo svanisce?
Noi siamo creature della Creazione, chiamiamolo Dio, Entità Suprema, Energia cosmica, accetto per ora qualunque definizione. Quindi, in noi esiste una scintilla divina, il dna della Creazione, schegge dell’Energia cosmica. Dentro di noi, nel più profondo, c’è qualcosa che non conosciamo, ma che è eterno, perché proviene da quell’energia che non si spegne mai. E che tornerà a far parte della Creazione, a far parte di Dio o dell’Energia Cosmica, di quell’Entità Suprema che ci è sconosciuta, a livello pratico, ma che da quando l’uomo ha cominciato a pensare, a conoscere, la sta cercando. Mi chiedo: come mai fin dalle più antiche civiltà, l’idea di un Dio, inteso come Qualcuno superiore all’uomo, ha preso piede e si è radicata? Ho una sola risposta plausibile: quell’impronta, quel dna originario, ha lasciato un “ricordo” nella nostra mente, nel nostro cuore, nell’anima. Un ricordo che è incancellabile, e che viene tramandato di generazione in generazione.
Diceva Margherita Hack: “Credo nella solidarietà tra gli esseri viventi. Penso che ricorrere a Dio sia una spiegazione comoda. Non credo in un Dio che abbia creato il mondo, che abbia creato tutto ciò che esiste. Credo, anche se è difficile capirlo che la materia abbia queste capacità “divine”. Credo che dalla sua composizione di particelle elementari si siano formate le molecole, dalle molecole, sempre più complesse, siano nate le stelle, e dalle stelle si siano formati tutti gli elementi che noi conosciamo. Le stelle, evolvendo, hanno prodotto e liberato gli elementi necessari per formare i pianeti e tutto ciò che si manifesta su di essi, compresi gli esseri viventi. Riconosco che sia strano, che sia incredibile pensare che da un miscuglio, da una zuppa di particelle elementari. si sia potuti arrivare fino agli esseri umani, a un cervello così complesso come il nostro,  Non credo all’esistenza di Dio. Certo, è anche vero che non posso dimostrare che Dio non ci sia. Ritengo che non sia dimostrabile scientificamente né l’esistenza né la non esistenza di Dio. Però poi aggiunge:Credo in questa formula: non fare agli altri quel che non vorresti fosse fatto a te. Ama il prossimo tuo come te stesso”. Queste due regole sono la guida etica che mi accompagna da tutta una vita”.
Cara Marga, ti sei contraddetta da sola, poiché Cristo ha divulgato proprio questo concetto, che è divino. Per i cristiani, infatti, Gesù è anche Dio incarnatosi in un uomo.
Ho apprezzato, di Margherita Hack che si dichiarava atea, quella frase in cui afferma che non può dimostrare né l’esistenza né la non esistenza di Dio. E’ una risposta che non rifiuta in toto l’essenza divina.
Per questo concordo che da quel caos primordiale, da quel brodo o zuppa che dir si voglia, è iniziato un processo continuo di evoluzione. La domanda che segue è impellente: quel brodo primordiale, da dove viene? Chi l’ha creato, inventato, costruito, elaborato? Usate il verbo che più vi aggrada, ma la domanda resta senza risposta scientifica: Da dove viene? Neppure Margherita lo sapeva. Forse ora l’avrà scoperto, e glielo auguro di vero cuore. Perché sono persuasa che l’anima abbia davvero un destino eterno.
Un breve sguardo alle religioni, erroneamente definite “l’oppio dei popoli”. Teniamo ben presente che esse sono nate per educare la gente all’etica, alla morale, al buon senso. Mi direte: anche la filosofia ha uno scopo analogo. Vi rispondo che questo è vero, ma durante la civiltà greca e romana, chi aveva accesso a questo tipo d’istruzione, apparteneva ad un ceto sociale elevato. Solo una piccola parte della popolazione poteva frequentare gli atenei o le scuole filosofiche, matematiche o umanistiche. Gli altri, gli analfabeti, erano lasciati al lavoro nei campi, alla pastorizia, all’artigianato. Come trasmettere loro certi valori, se non attraverso la religione?
Tornando all’eternità dell’anima, preferisco certo crederlo, perché non potrei mai accettare che questa vita terrena finisca inesorabilmente con la morte. Che senso avrebbe soffrire, attraversare difficoltà di ogni sorta, combattere per il lavoro, la famiglia, se tutto poi finisce nel nulla? Che senso avrebbe mettere al mondo dei figli, se avessi la convinzione che il loro destino si avvia verso la morte eterna?
E i pensieri, i sentimenti più profondi, come l’amore, così come tutte quelle attività che coinvolgono la mente: la ricerca, la scienza, l’arte, la letteratura, dove andrebbero a finire? Che senso avrebbe darsi da fare per migliorare sé stessi e l’intera umanità? A mio avviso, nessuno. Quindi, tutto torna al Principio, poiché in ognuno di noi, c’è la scintilla di Dio. Il non poter dimostrare la Sua esistenza, e faccio riferimento alla scienziata Hack, non significa che non esista. Egli è Mistero, troppo incomprensibile per noi umani, ma è un mistero che affascina, che attira, che dà forza e coraggio per affrontare le avversità di questa nostra esistenza. Poiché Egli è la roccia.
Tutti sapevano, al tempo di Gesù, che è da stolti costruire la propria casa sulla sabbia, nel fondo delle valli, anziché in alto sulla roccia. Dopo ogni pioggia abbondante si forma quasi subito un torrente che spazza via le casupole che incontra sul suo cammino. Gesù si basa su questa osservazione che aveva forse fatto di persona per costruirvi la parabola odierna delle due case, che è come una parabola a due facce.
 "Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia.
 Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia".
Con simmetria perfetta, variando solo pochissime parole, Gesù presenta la stessa scena in negativo: "Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande".

Costruire la propria casa sulla sabbia vuol dire riporre le proprie speranze, certezze, su cose instabili e aleatorie che non reggono all'urto del tempo e dei rovesci di fortuna. Tali sono il denaro, il successo, la stessa salute. L'esperienza ce lo mette ogni giorno sotto gli occhi: basta un nonnulla - un piccolo grumo nel sangue, diceva il filosofo Pascal – per far crollare tutto.

Costruire la casa sulla roccia, vuol dire, al contrario, fondare la propria vita e le proprie speranze su ciò "i ladri non possono rubare, né la tignola corrodere", su ciò che non passa. "I cieli e la terra passeranno, diceva Gesù, ma le mie parole non passeranno". 

E a quanto pare, non sono passate neppure nella vita di Margherita Hack, poiché, alla fin fine, ha citato proprio un brano evangelico.

Per concludere, tutte le religioni, purché non affette da fanatismo, servono per diffondere l’amore tra le creature, tra le creature e la natura, che portano alla pace. Ma allo stesso tempo, tutte le ideologie filosofiche, se usate con senno, ottengono lo stesso risultato.
Questo mio ragionamento, nulla toglie al fatto che io sia cattolica credente e praticante, e che io ami la mia religione, poiché fondata su un uomo-Dio eccezionale, qual è Gesù Cristo.

Danila Oppio







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