Scrive,
in Aleph, Paulo Coehlo:
“La vita è un treno con molti vagoni.
Talvolta ci troviamo in uno,talaltra in un altro. Talaltra ancora passiamo
dall’uno all’altro: accade quando sogniamo o ci lasciamo trasportare da
qualcosa d’inspiegabile. Ogni
notte, durante il sonno, visitiamo altri piani. Parliamo con i vivi, con coloro
che riteniamo morti, con quelli che abitano una dimensione diversa, con noi
stessi – con gli individui che siamo stati o che saremo nel futuro.
L’amore prevale sempre su quella che riteniamo
“morte”. Ecco perché non dobbiamo
piangere per i nostri cari: continuano ad essere accanto a noi e a rinnovare il
legame d’affetto.
Lo so, è davvero arduo accettare la
separazione”.
E
in un’altra pagina:
“Ma le preghiere non avvicinano gli
esseri umani a Dio?”
Voglio rispondere con un’altra domanda.
Le preghiere che reciti fanno nascere il sole l’indomani? Ovviamente no: il
sole sorge perché obbedisce ad una legge universale. Dio ci è vicino, indipendentemente dalle preghiere che
recitiamo.
“Intendi dire che le nostre preghiere
sono inutili?”.“Nient’affatto, Se non ti svegli presto, non riuscirai mai a
vedere il sole che spunta. Se non preghi, anche se Dio è sempre accanto a te,
non ti accorgerai mai della Sua presenza. Ma se pensi di raggiungere un qualche
risultato affidandoti soltanto a simili invocazioni, allora è meglio che tu ti
trasferisca nel deserto di Sonora, negli Stati Uniti, o che passi il resto
della tua vita in un ashram in India. Nel mondo reale, Dio è presente più nel
violino, che in colui che lo suona.”
Occorre
leggere tutto il libro, anzi tutti i romanzi di Coelho, per apprendere quanto
di spirituale esista in lui. Di quanto abbia preso da ogni religione la parte
buona, quella che educa all’amore e alla fede in Qualcuno che è presente
incessantemente nella nostra vita, che lo vogliamo o no, Quella frase “Dio è
presente più nel violino, che in colui che lo suona” significa proprio che Dio
è ovunque. Che non occorre cercarlo, poiché è Lui che vuole noi. Se preghiamo,
recitando formule in modo meccanico, senza davvero metterci il cuore, preghiamo
a vuoto. La preghiera è il dialogo con il Signore, è un filo robusto che ci
lega a Lui. Quindi, se non preghiamo, se non fissiamo gli occhi del cuore su
Dio, non lo “vediamo”. Lui ci è vicino, ci tocca, ci conduce, ma noi non
avvertiamo la Sua presenza. Se invece guardiamo alla creazione, alla vita, con
l’assoluta convinzione che abbiamo Qualcuno accanto, allora riusciamo anche a
dialogare con Lui.
Il
sole che sorge, non ci apparirà più come un fatto fisico, dovuto alla rotazione
della Terra intorno ad esso, e alla stessa rivoluzione, ma diventerà
meraviglia, incanto, e comprenderemo che è uno dei doni più importanti per la
nostra esistenza: senza di esso, infatti, non saremmo qui a popolare questo
Pianeta. E senza Dio, l’aridità spirituale ci impantanerà in una vita infelice,
anche se non ci appare tale. Una vita che non avrà futuro, che finirà con la
dissolvenza del corpo, non ha nessun valore. Paulo Coelho dice:
“Parliamo con coloro che riteniamo morti,” e nel corso del suo
romanzo, Paulo dimostra la totale convinzione che nessuno muore mai veramente.
Coloro che sono morti al mondo, lasciando il loro corpo materiale, sono solo
passati ad un’altra dimensione, in un mondo parallelo, ma altrettanto vivo.
Mi
direte che nessuno è tornato a raccontarcelo. Questo è vero, ma è altrettanto
vero che, se ci rivolgiamo a coloro che sono passati, percepiamo ancora la loro
presenza. E quelli che sono saliti ad alte sfere, ci ascoltano e ci aiutano, ci
proteggono e ci guidano. In questa vita, infatti, abbiamo una natura fragile:
nostro corpo, che ci pone dei limiti insuperabili. Quando l’anima si libera da
questo fardello ingombrante,la nostra sostanza mortale, allora ha una potenza
centuplicata, e compie atti che non avremmo immaginato mai, nel tempo in cui
era prigioniera in una crisalide.
Come la farfalla, che da verme si trasforma
in bozzolo, per poi uscirne volando, così da spostarsi in spazi aerei, senza
l’ingombro di una materia limitata.
In
tanti difficili frangenti della mia vita, ho rivolto una domanda, una
preghiera, a coloro che sono vivi in un’altra dimensione, e quelle difficoltà
le ho sempre superate, poiché sono stata ascoltata, e ho avuto così
la prova certa, che chi è passato a miglior vita - e tengo a ribadirlo “miglior vita” e non a morte - è vivo
e presente, anche se non lo vediamo con gli occhi del corpo, e non lo
ascoltiamo con le nostre orecchie di carne.L’anima infatti, ha percezioni che
la materia non ha. Appartengono alla nostra anima, e a quella di chi non è più
materialmente tra noi, ma che continua a vivere,
Come
sostiene Coelho, e l’ho sempre pensato anch’io: L’AMORE
PREVALE SEMPRE SU QUELLA CHE RITENIAMO “MORTE”.
Un
po’ in ritardo, riguardo 2 novembre, giorno in cui ricordiamo i nostri cari che
ci hanno preceduto nella vita eterna, ma credo che queste mie riflessioni siano
valide per tutto il corso dell’anno.
Danila Oppio
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