Venerdì 31 a Roma e dintorni è piovuto. Gli amanti della Cabala potranno opportunamente notare che 31 è l’inverso di 13 e che quindi si potrebbe considerare una sorta di Venerdì 13…spurio. La qual cosa potrebbe offrire una prospettiva diversa, più fatalista e magica, rispetto a quella surreale realmente accaduta. Ora, per quanto abbondante e prolungato, un evento però abbastanza naturale in una città che fin dai tempi dei fasti imperiali onorava per l’appunto, Giove Pluvio e, opportunamente costruì la Cloaca Maxima. Per quanto poi potrà apparire strano ai profani di “cose idriche” la “valle di esondazione del Tevere” si è opportunamente allagata assolvendo in pieno il suo compito. Abbastanza ovvio che dove i comuni hanno consentito di costruire, quelle abitazioni e capannoni sono finiti sott’acqua, altrimenti non si sarebbe chiamata “valle di esondazione del Tevere” ma in altro modo, che so io “valle all’asciutto quando piove e il Tevere straripa”. Le parole hanno ancora la loro importanza nonostante l’età moderna c’abbia abituato ad usarle in libertà e spesso senza alcun senso.
Umidità e traffico impazzito a parte, quel giorno devo dire di non aver avuto grossi problemi se non nei tempi che si sono allungati oltre ogni umana aspettativa. Siccome però pare che il segno zodiacale che mi vide nascere parla di previdenza, per il ritorno ci eravamo attrezzati con pop-corn, patatine, Coca-Cola ed altre “schifezze” del genere, immaginando il noioso film ad inquadratura unica che sarebbe stata la fila sul Gran Raccordo Anulare, simpatico acronimo dell’igegner Gra che lo progettò. Pensare che fin dalla sua nascita venne pensato a tre corsie, poi la leggenda narra che un consigliere si alzò in Consiglio Comunale e pronunciò la fatidica frase “tanto tutte le strade portano a Roma” e della terza corsia non se ne fece nulla. Anche l’idiozia non è cosa di questi nostri giorni, è stata a lungo coltivata e ora, tutt’al più da i suoi frutti nei nuovi virgulti che , degnamente, sostituiscono i vecchi. Ma sto divagando che nomade non è stato solo il mio girovagare per il mondo ma anche talvolta la mia scrittura.
Ora si da il caso che io viva e da non molto, in uno di quei paesi arroccati in collina che nel loro nome portano, per chissà quale ignoto motivo, l’appellativo di Porto, un porto che, a quelle altezze non hanno mai visto ma tutt’al più sentito nominare o solo sognato. Un paesino ameno, di quelli che le guide indicano spesso come ridenti e, come già ebbi a dire, con la sua piazza di ciane e beghine che nelle chiacchere del prima e del dopo la scuola tirano lance invece di spezzarle a favore di questo o di quella, a dimostrazione, se mai ce ne fosse bisogno, che le amministrazioni comunali rappresentano a pieno i propri cittadini.
Quel venerdì era oramai ora di cena quando avendo accompagnato i colleghi, mi avventuravo per la Montefiore, strada dalla toponomastica colma di ottimismo, essendo fatta essenzialmente di scarpate. Ora avendo i miei antenati attraversato il Rubicone con Giulio , forse per rispetto a questa mia genia, Giove Pluvio aveva cessato di inondare la strada e io non vedevo l’ora di tornare a casa per lasciarmi andare ad una piacevole doccia bollente. Poco dopo una curva la strada era però sbarrata da macchine dei Vigili che ora con più proprietà di linguaggio si chiamano Polizia Locale. Mi si avvicina un omino della Protezione Civile con un bel corpetto catarifrangente e mi comunica che non si può procedere causa frana.
Ora, la parola frana evoca nell’immaginario di chiunque, disastri di immani proporzioni e, mentalmente, mi ritrovo a chiedermi cosa diavolo potesse essere franato al punto di ostruire quella strada. Il sindaco è appena passato a verificare la situazione. Dentro di me rifletto, avendo il dono dell’intelligenza, che se è potuto passare il sindaco, posso passare anche io che sono solo a pochi metri dalla strada asfaltata che mi porta a casa e che in alcun modo può essere franata. Non avevo capito. Secondo l’omino, che poi tanto omino non era almeno nella stazza del ventre, non si poteva proprio passare e mentre lo dice si gonfiava come se quel fatto lo riempisse di qualcosa che solo lui poteva sapere e io al massimo supporre. Poi il colpo di genio: “lasci qui la macchina e prosegua a piedi”.
Sono questi i momenti dell’esistenza in cui colleghi tutto e vedi le cose con una chiarezza quasi disarmante e ti domandi come possa essere possibile di non aver capito tutto quanto c’era da capire…prima. Valle di esondazione del Tevere, tutte le strade portano a Roma, Protezione Civile e in un attimo comprendi che dietro queste parole deve esserci per forza la stessa identica persona che le ha usate con un solo ed unico motivo, quello di prenderti per i fondelli. Diventi perfino complottista, tu che odi quei degenerati mentali e dietro questo complotto vedi una sola persona che poi altro non può essere che L’omino delle Rotonde, quell’incompetente che ha riempito tutta l’Italia di unitili rotazioni attorno allo stesso punto, non avendo la benché minima idea di cosa fosse e a cosa servisse una rotonda.
“Lasci qui la macchina e prosegua a piedi” e non posso far altro che guardarlo negli occhi, fisso, stupito e attonito “mi sta anche prendendo per il culo?” gli dico mentre la voce mi trema impercettibilmente per la voglia di strangolarlo con le mie stesse mani. Sulla mia vettura svetta azzurro, europeo e grande , con foto a colori e nome, un tagliando che non può destare equivoci sul fatto che la persona che guida quella vettura ha gravi problemi motori. E’ cosi che in quei momenti torni con la mente a quando hai fatto il militare, da ufficiale ed avresti potuto riscattare la Beretta e con il porto d’armi essertela portata a casa e ti dispiace di non averlo fatto. Mi sembrò che da qualche parte Giove Pluvio se la ridesse.
Pensai in che mani stavamo, e che se era quell’Incivile che doveva Proteggerci, meglio affidarsi alla natura. Comunque la Beretta non l’avevo riscattata motivo per cui non ho potuto sparagli ma se c’è una cosa che funziona in questo paese spesso e volentieri, sono i Carabinieri. Non nel senso che se li chiami intervengono, spesso e volentieri sono impegnati con ben altre cose ma basta evocarli e come d’incanto, qualcosa sempre avviene. La frana non era più cosi imponente e nemmeno il pericolo tanto incombente. “Tanto domani chiudiamo tutto”, insistette ancora l’omino della Protezione Incivile come fosse una minaccia.
Era solo caduta un po’ di terra da quelle reti che avrebbero dovuto evitare che accadesse. Lentamente giro la curva e trovo un’altra auto della Polizia Locale proprio poco prima della mia strada. “Chi l’ha fatta passare?” Non ne sono sicuro ma ci sono buone probabilità che nasca cosi un serial killer.
Buona vita a tutti voi da 2MP
Ovvero Massimo Mariani Parmeggiani
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