“Sui Monti della Luna”
da “Se canti ti passa – è sempre amore” di Tommaso Mondelli
Una delle poesie più belle e significative della nuova pubblicazione in versi di Tommaso Mondelli, “Se canti ti passa – è sempre amore” (L’ArgoLibro Editore, 2014), è quella che porta il titolo de “Sui Monti della Luna”.
Attraverso cinque efficaci quartine il poeta fotografa perfettamente un preciso momento sia della propria vita sia di quella dell’intera nazione che nel 1939 si ritrovò, come tutto il vecchio continente, sull’orlo del baratro della guerra. Si tratta del periodo che vide l’autore giovanissimo artigliere da montagna di una divisione dell’Esercito italiano, come da lui stesso già raccontato nella sua precedente raccolta di memorie militari pubblicata alla fine dello scorso anno (“Settimane bianche e crociere a costo zero – memorie di guerra e prigionia di un ragazzo partito soldato”, L’ArgoLibro Editore); nella prosa la narrazione procede con dovizia di particolari, mentre a questi versi bastano invece poche ma significative immagini per evocare tutta l’incertezza di quei mesi tra la fine del ’39 e il giugno del ’40, quando infine anche l’Italia prese parte ufficialmente alla grande mattanza del secondo conflitto mondiale.
Fa da sfondo un paesaggio alpino – quello del Lago Nero e dei Monti della Luna nel Torinese – di straordinaria bellezza, la cui armonia già strideva con quanto di lì a poco sarebbe accaduto:
“Una coltre bianca, fresca e pura / ascoso lago nere alle sue acque / a prenze Umberto pure piacque / a giugno non fu altro che paura. / Sotto coltre i monti della Luna / bianca la neve simbolo di pace / in Europa c’è chi si compiace / che primavera porti sua fortuna.”
Ed è proprio in mezzo a quella neve, “simbolo di pace”, che il poeta, così come già aveva fatto nella prosa, riesce a cogliere un’immagine non di poco conto: l’incontro e la rispettosa amicizia fra soldati italiani e militari francesi che, essendo quella zona di confine, stazionavano sulle stesse montagne.
“Con l’amico Franco si stornava / del fumo e una fugace sigaretta /
nel dubbio che ci sia vendetta / e la mano stretta si apprestava.”
Francesi e italiani, dunque, tutti figli del medesimo destino già scritto da altri, aggrappati però alla speranza di non essere costretti a scontrarsi a causa di folli e perentorie decisioni dall’alto.
Ma le ombre della notte ormai si allungavano feroci anche lassù, sui Monti della Luna, portandosi via la luce di quei giorni, come pure il fumo delle sigarette, le chiacchiere tra amici e chissà quanti semplici sogni da ragazzi, seminando nel contempo un lugubre silenzio che presto sarebbe stato riempito da frastuoni di morte e distruzione.
Un componimento, questo di Tommaso Mondelli, pregno d’importanti significati, primo fra tutti quello della condanna non solo della guerra di allora, ma di tutte le guerre di ogni tempo e luogo. In perfetta sintonia, del resto, con quanto enunciato fin da “Rime in Libertà” (Gli Occhi di Argo, 2012), sua prima silloge che, a mio parere, resta un meraviglioso inno alla vita e all’amore.
Laura Vargiu
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