E' una mia poesia scritta alcuni anni fa, mai pubblicata in questo blog e neppure altrove.
Il tuo pallido incarnato
Cela di pece l’anima
Uomo che non hai dato pane
E non l’acqua all’assetato
A chi ha la pelle scura
E un cuore di madreperla.
Tu, che porti apparenti aiuti
Velenosi più di un aspide
Inutile civiltà aberrante
Putrefatta, simile al cuore tuo
Che emana marcescenza
Nauseabonda ammorbante
Sfruttatore, opportunista
Uomo ripieno di malsano ego
Non hai udito e sei privo di vista
Nel tuo infame sussiego
Tieni le avare mani in tasca
Scorre nelle tue sclerose vene
Oleoso denso liquame
Petrolio e denaro sporco
Aberrante incapace di bene
Cammini tra i viventi, morto
Nel cuore, tua gelida spelonca
Ah, come mi si contorce
L’anima, per te che ne sei privo.
Ma dea Spes non muore ed io
Per un tuo ripensamento
Prego il mio immenso Dio.
Danila Oppio
Inedita
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