Carissimo Alberto,
Chissà se ti ricordi ancora di me? Io non ti ho mai scordato, e sai
perché? Ora te lo racconto.
Da giovane eri stato
richiamato in servizio presso il mio reparto di artiglieria, in seguito alla
mobilitazione nel 1939. Eri un astigiano, iscritto alla leva del 1916.
La tua famiglia abitava in
Corso Dante della stessa Città di Asti. Eri davvero un bravo ragazzo, molto
gentile e, con me, fosti un vero amico. Non ho mai saputo cosa facessi nella
vita civile dopo aver prestato il servizio di leva. Non sono mai stato
interessato a porre domande sulla vita privata di amici e colleghi. Tu, come
me, rivestivi il grado di sergente. Nel 1939 eravamo insieme al campo estivo
tra le pendici del Colle dell'Assietta.
Notai che leggevi molto e una
matita tra le mani mi aveva fatto capire che non si trattava di giornali, anche
per la forma dell'oggetto, che non somigliava nemmeno a un libro. Incuriosito,
mi azzardai a chiederti di cosa si trattasse. E tu, sempre cortesemente, mi
dicesti che stavi leggendo delle dispense scolastiche con le quali ti preparavi
a sostenere un esame, per averne interrotto il corso, il cui motivo non seppi
mai. Pentito, cercasti di rimediare privatamente. Curioso nel chiederti notizie
di ciò che stavi leggendo, mi confidasti che avresti voluto diplomarti in
ragioneria, e aggiungesti: “Preparano bene e anche tu puoi iscriverti ad un
corso per poi sostenere gli esami presso una scuola pubblica”. A un mio
assenso, strappasti un foglio di copertina dalla dispensa, e me lo desti, così
che, seguendo le tue indicazioni, contattai una scuola di Roma e, da quel breve
colloquio, ne nacque il mio futuro. Quel tuo gesto cambiò la mia vita. Avevo
scelto il corso più impegnativo della riforma Gentile: il liceo classico.
Ecco a conferma che è proprio vero il detto:
chi trova un amico, trova un vero tesoro!
Dopo il conflitto del Giugno 1940 sul
fronte Occidentale, ne persi le tue tracce.
Alla fine della guerra mi fu possibile
rintracciarti a Genova dove gestivi, con un tuo fratello, una farmacia. Seppi
così che avevi conseguito la laurea in
Economia e Commercio.
Ci fu tra noi ancora un discreto scambio
epistolare, che si disperse nel tempo. Gli impegni di lavoro e la famiglia non sempre,
purtroppo, consentono di mantenere
assidue relazioni di amicizia.
Dopo il mio pensionamento, avrei
voluto trovare del tempo per non perdere definitivamente la tua amicizia tanto
preziosa. Con rammarico, non ci sono riuscito.
La tua presenza, Alberto, è sempre nei miei
pensieri e finché la manterrò viva, mi sarà tanto cara.
Addio Alberto, non conosco con esattezza
la tua data di nascita, ma quest’anno hai compiuto un secolo. Dovunque tu sia
in questo momento, su questa Terra o tra le Stelle, ti giunga la mia eterna
riconoscenza, e un interminabile abbraccio.
Tommaso Mondelli
Questo articolo ha avuto la prima pubblicazione su ROSEBUD a questo link potrete vederlo.
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